ARROTINO BLUES
Devo fare duplicati di alcune chiavi, mi dirigo quindi dall’arrotino da cui mi servo già da un po’, in pieno centro storico di Mutina, in Luke’s Narrow Lane (va beh, in Calle di Luca), di fronte a Saint Francis Church. Il knife grinder ha il cognome modenese e uno di quei nomi esotici che venivano dati ai bimbi qui in Emilia alcuni decenni fa, nome di origine greca che significa forte. Il negozietto è uno di quelli rimasti fermi nel tempo. Macchinari di una volta, spazi ristretti, bancone anni settanta o sessanta e via dicendo. Osservo l’artigiano nel suo grembiule grigio tornire le chiavi con maestria.

arrotino
Chiedo di pagare con bancomat, diligentemente digita il prezzo sul macchinino e mi dice “Ah, prima o poi chiudo il negozio”,
“Come mai Athos (nome di fantasia)?” gli chiedo.
“Sono stanco, sa, non ne posso più, è diventato tutto troppo complicato” mi dice, riferendosi al pos …”
Sono basito ma sto al gioco “beh guardi sono un po’ stanchino anche io, due anni fa lavorativamente parlando ho dovuto reinventarmi e ributtarmi nella mischia ed effettivamente non è semplice …”
Mi confida la sua età, siamo coetanei (ha un anno in più), e quando lo informo di cosa si occupa la azienda per cui lavoro da tre mesi (senza entrare nello specifico, trattasi di faccende ipertecnologiche) sbianca e mi lancia uno sguardo di terrore. Uno che già trova difficile gestire un pos e la fatturazione elettronica non può che sentirsi sbigottito dinnanzi ad un mondo sconosciuto come quello dove sono capitato.
Esco dal negozio ricaricato, a differenza del mio coetaneo arrotino mi sembra di essere ancora on the brighter side of the road dopotutto, riuscire a galleggiare nell’humus ipertecnologico in cui sono capitato alla mia età non è automatico, ad esempio l’altro giorno a pranzo nei soleggiati tavoli all’aperto del giardino intorno a cui si dipana la azienda ho tenuto banco di fronte ad alcuni miei giovani colleghi, mica mammolette, bensì scienziati e ingegneri, una sorta di geni alla Big Bang Theory, però fighi.
Così mi sono ribattezzato Tim Tirelli, l’Ingegnere dell’algorhythm and blues.
KINGS ROAD BLUES
Mentre prendo la strada del centro, la piazza è spazzata dal vento e penso che stasera rientro da te.
Svolto in Three Kings Road, una stradina costruita tra palazzi cinquecenteschi, un’era geologica fa una mia ex groupie abitava lì, e per circa sette anni quel sentiero di ciotoli fu un po’ la mia seconda casa. Siamo perfettamente nell’heart of the city ma quella stradina e le altre vicine non sono mai state esattamente posti eleganti, e possono essere catalogate come facenti parte dell’inner city, ovvero the central part of a city where people live and where there are often problems because people are poor and there are few jobs and bad houses (Cambridge Dictionary).
Mentre passeggio sotto ai portici, poveri stili architettonici si susseguono ogni dieci metri, le porticine di legno o di metallo sono consunte da decenni di incuria, sui campanelli segni di etichette rimosse e rimesse, i cognomi rimandano a genti che nulla hanno che fare con l’originale etnia territoriale. La pavimentazione è così sconnessa che mi viene il mal di mare.
Alzo lo sguardo, rivedo la finestrella da cui osservavo i tetti di quella parte della città; in certi pomeriggi, nelle domeniche piovose d’inverno, era bello guardare i coppi lavati dalla pioggia e perdersi nel perenne Rambling On My Mind blues.
Mi allontano, mentre torno verso Piazza Grande quel terrazzo col glicine fiorito in Servants Little Square mi accoglie ora come allora,

Il balconcino di piazzetta dei Servi – Mùtina
mi si scioglie il cuore; a poche decine di metri the Little Garland Tower guida il mio cammino. Città mia città mia, pur piccina che tu sia tu mi sembri una magia …
BLUES AFRICANO
I’ve got a new friend, and his name is Mr Anthony Ruby from Rosespring (down there in Wolvesland), non è un caso che sia anch’egli un uomo di blues, un amante della grande musica (sponda jazz ma non solo), un appassionato di football (non dei miei stessi colori ma di una squadra che mi sta simpatica) e una mente illuminata.
Ci scambiamo spesso dritte su artisti che meritano di essere scoperti, ieri mi ha suggerito Nanà Vasconcelos, un percussionista afro-brasiliano il cui album del 1972 Africadeus mi sta scombussolando. Blues africano alla massima potenza, percussioni, berimbao e voce intrise di sperimentazione e di litanie esistenziali.
Già la copertina mi pare emblematica, quello stile anni settanta legato al magnetismo di certi musicisti neri e al potere della musica del loro spirito. Mamma mia che lavoro!
Poi uno mi chiede come mai sono così legato agli anni settanta, solo in quel decennio una etichetta discografica poteva pubblicare un disco come questo.
PS Thank you Anto’.
MOUSE PAD BLUES
Nella vita quotidiana accadono sciocchezzuole che mi fan capire che ancora non conosco del tutto la pollastrella con cui sto, pollastrella che ricordiamo è una sorta di amazzone: centaura, musicista, fan sfegatata della musica Rock, regina delle corse in Go-Kart, figlia dell’Emilia più concreta e rivoluzionaria. Una scimmietta forza della natura dunque, fino a quando …
An s’è mai vèst Johnny Winter con chi mouse pad chè.
OUTRO
Nei pigri sabati di aprile non resta altro da fare che perdermi nella luce aranciata del pomeriggio, cercando di trovare l’algoritmo giusto che risolva i miei quesiti esistenziali, che aiuti a staccare gli sticker adesivi che ho appiccicati all’animo, che dia un po’ di pace alla mia worried mind. Basterebbe poco, che stasera l’Inter battesse il Napoli e che Jimmy Page facesse uscire un nuovo disco.
Piccola città, bastardo posto…
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C’è qualcosa in questi scorci da te fotografati che mi ricordano Fossano , la cittadina (sita nella provincia di Cuneo) nella quale sono nato. Saranno i piccoli portici , le botteghe degli artigiani o l’architettura che rimanda a tempi lontani ma le sensazioni sono familiari.
La fine degli anni ’60 e i ’70 sono stati per la musica (e non solo) il periodo di massimo splendore , che altro dire. L’elevata qualità e quantità dei generi musicali , le bellissime copertine , per non parlare delle “facce” degli artisti. Ma quando le rivedi?
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Keys on the Kings’way… titolo per un blues (da 8 battute)
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Quando in auto esco da casa ( in periodo giallo….) ed ho ho voglia di citta’, ho
Bologna a 5 km e Modena a 30 km.
A Modena ho tantissimi bei ricordi.
Fangareggi 1 e 2, Freetime, fiere del disco…….
Ricordo anche un negozietto nella via che dal corso porta al palazzo ducale
dove lavorava un certo Mauro che ora ha da oltre 20 anni un negozio di
dischi a Vignola, Dora Dischi..
Sono ricordi musicali……ma la citta’ è bella anche per i suoi angoli ed i suoi
monumenti ( primo il duomo romanico veramente stupendo ).
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