Early In The Morning Blues

5 Lug

La groupie si sveglia alle 4,30, Palmiro evidentemente ha reclamato la sua razione di cibo, espletato con pazienza il compito di sfamare il felino di cui è innamorata, prima di rimettersi a letto e di ripiombare nel sonno ristoratore, alza un poco la tapparella per far entrare il fresco dl mattino al che io mi desto. Guardo la sveglia, so che non mi riaddormenterò più. Ci provo con tutte le mie forze, ma la maruga ha ripreso a macinare … i personaggi della saga miserella di Aramis Reinhardt vanno e vengono nei miei pensieri formando scie che si trasformano in storie, prendo appunti mentali, ho sonno ma resto intrappolato nella ragnatela del processo che si esplica nella formazione delle idee, dei concetti, della coscienza, dell’immaginazione, dei desideri, della critica, del giudizio, e di ogni raffigurazione del mondo. Minnie alle 5:00 miagola perché vuole uscire. Sottovoce le lancio un urlo: “Minnie!”. Lei capisce e va a posizionarsi nel suo posticino preferito.

Verso le 6 dal comò si lancia sul letto, si viene ad accoccolare tra il mio braccio destro e il torace e inizia a fissarmi. Io chiudo gli occhi nella speranza che averla lì mi concili il sonno, li riapro poco dopo e lei è ancora lì che mi fissa, li richiudo, li riapro e lo sguardo di Minnie è sempre fisso sui miei occhi, li riapro e li richiudo almeno altre cinque volte e lei è lì che mi osserva attentamente. Non so dire se sia adorazione o cosa, se sta semplicemente cercando di capire cose che il suo cervellino non è in grado di elaborare, so solo che in quello sguardo sospeso tra il call of the wild e la interazione col suo umano di riferimento deve esserci – seppur minimo – un barlume di coscienza, dunque di anima.

Ma devo sbarazzarmi di me stesso, mi alzo e vado ad estirpare le erbacce in una lunga aiuola giù in giardino, come mi ha chiesto ieri la groupie. Chino in versione El Jardinero, nel misty morning sun di questa calda domenica mattina di luglio, mi chiedo se Johnny Winter abbia mai fatto di quei lavori qua.

LA SALA DEL BLUES

Dopo pochi mesi dal mio arrivo, una delle grandi stanze dell’azienda in cui lavoro è stata ribattezzata sala Blues. Certo che la Direzione ha una bella pazienza …

la sala blues del posto in cui lavora TT – foto TT

MEA CULPA, MEA CULPA, MEA MAXIMA CULPA

Al telefono con Lollo; come sempre tra di noi non si parla mai del più e del meno, casomai del blues e del treno ovvero del sentimento che per certi versi ci porterebbe a salire sul primo convoglio ferroviario con destinazione il Bayou. Percepisco che il mio amico deve dirmi qualcosa … inizia informandomi che si è comprato un nuovo paio di Adidas e che sta iniziando a provare qualche brivido per questo brand di sneakers (va beh, questo marchio di scarpe da ginnastica) poi, sperando di avermi messo di buon umore, se ne esce con un “devo confessarti che ogni tanto esco in braghe corte anche se devo girare in centro … lo so, ho peccato, ho molto peccato” mi dice sconsolato.

“indossavi i sandali?” gli chiedo

“no, i sandali mai!”

“Va bene, stasera prima di addormentarti tre testi dei The Firm e due dei Bad Company, e che non si ripeta. Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Emerson et Lake et Palmer. Amen”.

 

ADIDAS MANIA

Anche il mio amico LIZN si sta dando all’Adidas, l’altra sera durante il sinodo d’estate degli Illuminati del Blues mi dice: “vecchio, mi son comprato due paia di Adidas, adesso ne compro altre”. E niente, ho capito che sono davvero un influencer, l’Adidas dovrebbe tenerlo presente.

E’ PIU’ FORTE DI ME

Quando entro alla Coop, il sabato mattina, do sempre un’occhiata al reparto libri. Da alcune settimane il libro della leader di Fascisti d’Italia è in vetta alle classifiche. Fatico a capacitarmene, e pensare che il suo partito, la Tega e quello del cavaliere nero hanno ormai più del 50% delle preferenze mi getta nello sconforto. Così mi soffermo un po’ davanti alle copie del libro di Donna Cantaloupe, cerco di resistere, ma poi cedo e lo capovolgo. Non ne vado fiero, ma è più forte di me.

L’ANGOLO DELLA POSTA

Da quanto conosco Marco Borsani, Led Zep uber fan & guitarist extraordinaire? E chi se lo ricorda…direi più o meno da trent’anni, era uno dei fedelissimi lettori della fanzine (1985-2003) che dirigevo. Ci siamo visto un paio di volte recentemente … Robert Plant a Milano, Jeff Beck al Vittoriale … forse anche John Paul Jones all’Alcatraz nel 1999.

L’altro giorni mi manda un messaggio su messenger:

“Ciao carissimo, tutto bene? Ti scrivo per dirti che ho riletto il tuo Oh Jimmy qualche giorno fa! So che sei molto (auto)critico su quel libro scritto troppo “col cuore”, ma mi sento di dirti una cosa. Ho parecchi altri libri musicali degli anni ’80 (Gammamlibri, Arcana, ecc) e direi che nessuno di loro svetta per scrittura, italiani o internazionali che siano. Salvo solo Casamonti, accorato e polemico, ma con una certa personalità in un bel libro su Neil Young. Quindi il tuo Oh Jimmy direi che non ha nulla di che impallidire, ma soprattutto ha retto bene il tempo, meglio di quanto tu pensi. Sarò condizionato dall’argomento e dall’autore, ma è stato piacere rileggerlo! Cerca di scrivere qualcosa d’altro, ti leggo sul blog ma lì è spizzichi e bocconi…. Buona giornata e saluta Saura!”

Ora, pur essendo dotato di un certo ego, sono uno che rifugge (o almeno crede di farlo) la autoreferenzialità. Oh Jimmy (il libro) lo scrissi nel 1987 e oggi mi pare un poco obsoleto e deboluccio, come è giusto che sia, ma ne vado comunque fiero. Certo, magari dal punto di vista critico non ero ancora del tutto maturo, avevo letto da poco Hammer Of The Gods e forse in certe parti il libro ne risente, ma dopotutto è un libretto scritto in un periodo in cui era assai complicato recuperare notizie, verificarle, confrontarle. Tutti i mezzi odierni di comunicazione non esistevano, per cui è stato un lavoro da certosino e mica così semplice. Credo di aver fatto del mio meglio, per le possibilità che avevo allora. Ecco, avrei potuto ribellarmi all’editore per un paio di battute “politiche” da lui inserite, battute che magari oggi condivido anche, ma che sono forzature gratuite. 

Che Marco, experienced man and musician, mi scriva questo mi riempie il cuore. Avrei forse dovuto tenere le sue considerazioni per me, ma ehi, il blog è il mio, il blog sono io, potrò concedermi qualche gratificazione no?

PS: Thank you mate, I appreciate.

 

 

2 Risposte a “Early In The Morning Blues”

  1. lucatod 06/07/2021 a 14:56 #

    Ogni mattina sveglia alle 4:30/5:00 per dare da mangiare ad uno dei miei due gatti che , nonostante abbia già le crocchette sulla ciotola , pretende di vedersele gettare direttamente dalla confezione. Ma dopotutto anche io ho le mie manie.

    L’Adidas è l’unico marchio sportivo che acquisto da almeno 25 anni ma più che altro per le scarpe (accezione per le all star alte della Converse che uso spesso in estate). Quest’anno la mia signora pur conoscendo i miei gusti piuttosto limitati mi ha regalato un paio di Diadora nel vano tentativo di “cambiare per una volta”. Di felpe col marchio classico (colletto alla coreana , zip e le tre bande ai lati delle braccia) ne ho conservato tante , ora non le uso più , ma sono ancora molto belle. Da ragazzino era l’abbigliamento di quelli che come me suonavano , portavano i capelli lunghi erano di sinistra e andavano alle manifestazioni . Oggi , magari più sgargianti , queste giacche le vedo spesso associate al clichè del pusher di strada con tanto di berretto d’ordinanza e il cane (di razza!) al guinzaglio , diciamo che la cosa mi ha allontanato non poco.

    La tendenza della maggior parte delle pubblicazioni sui Led Zeppelin anche degli anni successivi era di soffermarsi sui primi quattro gloriosi album della band e trattare gli altri come “fase calante”. I FIRM , quando citati , erano descritti come un esperimento andato a vuoto. Invece è un piacere leggere anche piccole argomentazioni sulle aspettative del pubblico , magari disattese, sui progetti post-Zepp. E’ anche vero che col senno di poi è più facile avere una prospettiva più ampia.

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  2. bodhran 08/07/2021 a 09:09 #

    Quello dell’early morning blues dicono sempre peggiori con l’età. Considerando che mi svegliavo presto anche da giovane, che ci fosse un gatto o no, qui la faccenda peggiora. Ma basta impegnare anche quel tempo e tutto si risolve.
    Confessando di indossare i sandali…. mi complimento per l’irruzione del blues in azienda, notevole!!

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