La domanda “ma sei un musicista?” and other assorted blues songs (Lukaku, Valentino, Keith e questo cavolo di porca vita)

8 Ago

Non riesco nemmeno a terminare la prima call del mattino (non ci credo che pure sono finito nel buraccione delle call)  che il fornitore con cui ho appuntamento si presenta. Dopo i primi convenevoli passiamo al tu, ma la cosa rimane giustamente un minimo formale, ho parecchie faccende da sbrigare e non vorrei dilungarmi. In modo schietto gli spiego meglio il perché del nostro incontro e le nostre esigenze. Lo accompagno in un veloce giro esplorativo dell’azienda, gli chiedo consigli, pareri, punti di vista. Terminato il giro gli offro un caffè nell’ampia e ultramoderna cucina aziendale.

“Però!” mi dice. The Kitchen fa sempre un certo effetto.

Sorseggia il caffè e poi mi chiede di botto: “ma … sei un musicista?”.

La domanda mi sorprende. Sono vestito in modo più sobrio del solito, non ho una delle mie solite (e famose qui in azienda) camicie fru fru (come direbbe la pollastrella), certo una camicia color violetto con pallini bianchi non è roba da commercialisti, saranno i capelli un po’ lunghi o forse quello che frega è il foulard. Già, questo accessorio che ormai fa parte di me da quando avevo vent’anni, vezzo acuitosi avendo come riferimento il Dark Lord, anch’egli gran appassionato di questi fazzoletti, di seta o d’altro tessuto, da collo (per uomo o per donna).

E dire che ho usato la mia personalità ufficiale (Stefano, yes I am) ed evitato qualsiasi argomento esterno al lavoro. 

Ma questa cosa è capitata e capita piuttosto spesso, gente sconosciuta che non sa nulla di me che mi chiede se sono un musicista (e adesso mi torna in mente che mio zio Onillo – fratello di Mother Mary – mi chiamava poeta).

Io credo sia la mia faccia blues, ma ad ogni modo fa ovviamente piacere pensare che la gente mi veda così, sebbene i musicisti siano troppo sopravvalutati, e poi io non so nemmeno se lo sono, ma meglio non stare troppo a sottilizzare e sorridere di questa misera aurea che sembro avere.

LUKAKU ADDIO

Io questa cosa non riesco a mandarla giù. Stavo iniziando a riprendermi dall’abbandono di Conte e dalla vendita di Hakimi (e da quello successo al Principe di Danimarca), leggevo di possibili buoni acquisti (Nandex e Dumfries) e quindi obtorto collo mi ero già messo in riga per il prossimo campionato, ma questa notizia come si fa a digerirla?

Come faccio a mantenere l’abbonamento a DAZN (per la Serie A) e a SKY (per la Champions) se l’Inter si ridimensiona così, se Suning conferma la debacle che tutti temevano ma che non ci saremmo mai aspettati? C’è chi ci consiglia di essere realisti, che la situazione è cambiata, che la crisi del calcio è profonda, che dobbiamo adeguarci … beh, io non ci riesco, dopo essere tornati nel posto che ci spetta un downgrade del genere non è accettabile, Suning non può continuare a comportarsi così, non mi farebbe piacere finire in mano ad un fondo americano, a sauditi o realtà del genere ma la proprietà deve vendere senza pretendere cifre che oggi non sono ipotizzabili. Come dice il mio amico Francesco Losurdo “noi siamo pronti ad invadere Pechino”. Cazzo!

Ma come potrò fare senza Big Rom, senza il mio Lukakone, senza quest’uomo che pareva cervello e anima ed essere ultra felice di essere diventato Re di Milano. Perché il tifoso dell’Inter deve essere condannato a sofferenze e drammi esistenziali simili?

Oggi sulla Gazza Andrea di Caro conclude il suo pezzo così:

L’Inter che sta passando velocemente dalla gloria al ridimensionamento, non è solo di chi l’ha comprata e di chi la gestisce. Ma un patrimonio del calcio italiano e dei suoi tifosi. Non va mai dimenticato.

Già, non va dimenticato, quindi mi si permetta perlomeno di chiudermi nella mia cameretta a piangere.

Tu quoque, Romelu, fili mi!

 

SUL VALE DEL TRAMONTO

Valentino Rossi annuncia il ritiro alla fine di questo Motomondiale, ed è giusto così; forse avrebbe potuto farlo prima, ma per fuoriclasse del genere non sono decisioni facili né uscite agevoli. Il mio interesse per le moto (da Cross) svanì intorno ai 16 anni, quando il Rock irruppe definitivamente nella mia vita, ma ho seguito Vale per tutta la sua carriera e avendo poi incontrato la pollastrella (fan scatenata di The Doctor) l’interesse per Rossi si è fatto più intenso. E’ stato il più grande, no doubt about it, quindi nel mio piccolo, su questo blog miserello, gli rendo onore.

WE SALUTE YOU VALENTINO!

KEITH RICHARDS BLUES

Scambio di messaggio whattsapp di un sabato mattina qualunque:

[08:34, 7/8/2021] Polbi Cell: Stones in tour senza Charlie Watss ….mah. Toglietemi anche le minime certezze che mi restano, ecco.
[11:09, 7/8/2021] Tim Tirelli: Io e Picca abbiamo fatto la stessa considerazione… poi avessero scelto che so Mick Fkeetwood , Aynsley Dunbar o simili, no, Steve Jordan … ma porca zozza…
[11:47, 7/8/2021] Polbi Cell: Scelta di Keith ne sono sicuro
[11:48, 7/8/2021] Tim Tirelli: Infatti Keith di musica non capisce un cazzo
[12:22, 7/8/2021] Polbi Cell: You made my day! 😂😂😂😂😂😂😂✊✊✊✊✊
[12:29, 7/8/2021] Tim Tirelli: It’s true. Cosa ascolta Keith? Oscuro blues rurale, gli AC/DC meno mainstream, gruppi sconosciuti di reggae giamaicano … di musica (blues a parte) non sa nulla. Poi chissenefrega, lo adoro, però è la verità.
[12:30, 7/8/2021] Polbi Cell: Pezzo sul blog subito

MUTINA BLUES

Nel caldo scriteriato dei primi giorni di agosto cammino per Mutina e l’occhio mi cade sempre su edifici, architetture, e dettagli blues. A volte mi sembra di essere continuamente alla ricerca di luoghi in stato di squallido abbandono …

“Mutina blues” agosto 2021 – foto TT

ESTATE – pubblicità & progresso

PALMIRO got the blues

Quando gli prende il blues finisce per andare a nascondersi nel contenitore dei miei foulard …

Palmiro e miei foulard – Domus Saurea – Luglio 2021 – foto TT

OUTRO

L’estate è in fase post sbocciatura, i petali iniziano a cadere, i vecchi iniziano a dire che dopo ferragosto il tempo comincerà a cambiare ma questa pseudo saggezza dell’Emilia che fu non ha tanto senso al tempo dei cambiamenti climatici. Vedremo un po’ quello che ci riserverà il nulla cosmico onnipotente, nel frattempo noi proveremo a gestire questa porca vita cercando modi per arrivare in altri universi.

 

13 Risposte to “La domanda “ma sei un musicista?” and other assorted blues songs (Lukaku, Valentino, Keith e questo cavolo di porca vita)”

  1. Giacobazzi 08/08/2021 a 11:07 #

    Affermazione pesante quella su Richards… bisognerà accordarsi su definizione di “capirne di musica”

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    • timtirelli 08/08/2021 a 12:59 #

      Jackob, va presa per quella che è, ovvero una boutade, ma non sono andato lontano dal vero. A parte le tre cose che ho citato e pochissimo altro al nostro Keith non piace quasi nulla …

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      • Giacobazzi 08/08/2021 a 13:23 #

        Anche la mia osservazione voleva essere leggera… rileggendo mi rendo conto che forse non traspare

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  2. lucatod 08/08/2021 a 11:54 #

    La notizia del tour americano senza Charlie Watts mi ha infastidito , non sembra una cosa definitiva ma dopo quasi sessant’anni assieme a me verrebbe il magone a voltarmi e vedere un altro batterista. La scelta su Steve Jordan è ovviamente dovuta a Keith che nell’autobiografia Life ne loda le qualità tecniche e umane . Devo dire che a me non piace nemmeno Darryl Jones al posto di Bill Wyman. Prima o poi doveva accadere. Per fortuna non ho i biglietti.
    A proposito di delusioni , l’imminente documentario sui LZ (che essendo approvato da JP poco mi faceva sperare) pare sia incentrato sulla nascita e ascesa della band fino al 1970. E gli altri dieci anni?

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    • timtirelli 08/08/2021 a 12:58 #

      Luca, il documentario è intitolato becoming LZ, dunque si ferma ai primi anni purtroppo. Io temo che la delusione arriverà dal contenuto, essendoci il beneplacito di Page e la presenza di tutti i membri non credo avremo filmati o cose inedite … magari qualche secondo qua e là donato per carità divina.

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    • tom 14/08/2021 a 00:29 #

      E ti sembra poco? Il loro mito nasce in quei due anni lì, te lo dice uno che li ha visti arrivare, volare, e poi stabilizzarsi su buoni standard ma non così eccelsi come quelli fino al 70-71…ohè magari sono opinioni personali, ma molti della mia età la pensano così, mentre i più giovani come voi stravedono per i periodi successivi.

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      • timtirelli 14/08/2021 a 07:28 #

        Come sempre Tom qui si va poi sul personale, ognuno li vive secondo le proprie sensibilità e il momento in cui il gruppo è entrato nelle proprie vite. E’ innegabile che l’arrivo dei LZ sia stato un terremoto per la musica Rock, allora nessuno suonava così, nessuno aveva quell’impatto sonoro, nessuno aveva quella visione. LZII è l’abecedario del chitarrismo rock inizio anni settanta, nessun dubbio a riguardo. Ma vedi, ad esempi quando dici ” poi stabilizzarsi su buoni standard ma non così eccelsi come quelli fino al 70-71″ non sono d’accordo. Dal vivo hanno raggiunto l’apice nel 1972/73 (Bonham nel 1977), Page aggiunse colori nuovi al suo chitarrismo (la scala Dorian) tra il 1972 e il 1973 e penso che i suoi assoli più suggestivi arrivino in quel periodo (e anni successivi) … No Quarter Live 1973, Achilles Last Stand studio version 1976 ad esempio. Personalmente il disco che preferisco è PHYSICAL GRAFFITI del 1975, penso siano le Terme di Caracalla dei Led Zeppelin… magari Led Zep IV è il Colosseo, ma entrambi sono opere di pari livello. Dopo tutti questi anni non riesco più ad ascoltare – soprattutto dal vivo – i LZ del 1969, irruenti, mai domi, testosteronici ma dal punto di vista di offerta musicale acerbi (seppur fossero i più maturi dell’epoca). Insomma ognuno li vive in maniera diversa, e non è detto che ci siano punti di vista migliori di altri. E’ vero che la narrazione che vuole i LZ dei primi 4 album è quella più conosciuta, ma forse anche la più noiosa.

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      • lucatod 14/08/2021 a 10:42 #

        Capisco cosa intendi Tom, ma quello che voglio dire è che si tratta di raccontare una storia durata dodici anni non due. Una storia importante ma scomoda che tutti hanno raccontato tranne i protagonisti e questa mi pareva l’occasione per fare piazza pulita. Ma ovviamente mi sbagliavo.
        Per quanto riguarda l’aspetto musicale , i primi anni sono quelli più conosciuti ma personalmente mi hanno un po’ stufato. Tra le BBC sessions 69-71 , Olympia 69 , Royal Albert hall , TV danese 69 e ci metto pure How The West was won LA 72 mi pare che i primi quattro album siano stati ampiamente ben documentati ma che abbiano voluto cancellare il periodo 75-80. Non voglio tirare fuori sempre la stessa cosa ma almeno una versione audio di Knebworth la potevano pubblicare. È una buona performance , magari non all’altezza del passato ma erano anche cambiati i tempi. Dopotutto gli Who di whos last non sono mica quelli di live at Leeds.

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      • bodhran 14/08/2021 a 11:22 #

        Ovvio che ognuno abbia le sue preferenze, che cambiano anche nel tempo. Dopo così tanti ascolti anche io metto (forse) Physical Graffiti come album preferetio, mentre dal vivo casco sempre tra 71 e 72, non riesco a fare a meno della parte folk, così come non sopporto più tutte le imprecisioni di Page di fine carriera (intendo il post 75). Sperare, come chiede Luca, che si accendesse un faro anche sulla parte “scomoda” mi pare un’utopia e mi viene da dire: ma figuriamoci, con Page ancora preda dei suoi demoni e paranoie a distanza di 50 anni. Quelle sono considerazioni da lasciare “agli storici”, abbiamo vagonate di bootleg e questo spazio per parlarne con dovizia di particolari.

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      • tom 14/08/2021 a 18:40 #

        Si, forse io mi aspettavo allora, ’72-73, una maggiore “acusticità” tipo LZIII virata al Country-Folk-Blues, visto che Page sa(peva) suonare bene l’acustica, ma si può capire anche la loro voglia di cambiare.

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  3. Marco 08/08/2021 a 14:18 #

    Keith Richards non è l’unico a non capirci una sega di musica. Il mio amato Angus Young si ferma al primo rock n roll ( Chuck Berry e Little Richards), blues mainstream e rock inglese inizio anni 70, tipo Humble Pie e Free.

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    • tom 14/08/2021 a 00:09 #

      Beh non mi toccare i Free, please, e nemmeno gli Humble Pie con con Peter Frampton, non mi sembra ci sia stato molto di meglio in quegli anni.

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  4. Annie 09/08/2021 a 09:52 #

    Concordo, i Rolling Stones senza Charlie sono un crollo delle certezze. Fatico a farmene una ragione. Il suo stile può piacere o meno, però la sua presenza negli Stones è fondamentale…
    Da appassionata di camicie fricchettone e foulard, sono sicura che è quell’abbinamento a dare un’aria da musicista. Una volta durante una videoconferenza mi è stato chiesto se ero una musicista proprio in base all’abbigliamento e alla frangia anni ‘70 (e alla collezione di dischi nello studio). Musicista, insomma… strimpello la chitarra…

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