The Rolling Stones – Live At The El Mocambo (2022 Polydor Records) – TTTTT

19 Giu

Sul gruppo whatsapp di cui faccio parte insieme agli amici di cui parlo spesso qui sul blog, qualche settimana fa il Pike Boy scrisse “Live At The Mocambo secondo miglior live degli Stones”. Ebbi l’opportunità di ascoltarlo il giorno dopo e mi dissi “cazzo, sì, Pike ha ragione, che spettacolo!” Ieri il nostro Polbi mi ha scritto in pratica la stessa cosa e LIZN ha poi aggiunto “dio bo’, se suona Ron Wood!” Per la cronaca il miglior album dal vivo dei Rolling è l’inarrivabile Brussels Affair del 1973, ribadito questo concordo appunto che Mocambo sia un live bellissimo e lo dico io che di certo non sono un estimatore di Ron Wood. Nel 1977 Wood doveva sentirsi ancora un esterno non facente parte della band e dunque il suo approccio alla chitarra era guidato da una sorta di disciplina poi persa via via negli anni. La devono pensare così anche Jagger e Richards visto che la chitarra di Ronnie è tenuta alta nel mix, di certo molto di più rispetto a Love You Live (1977) dove quella di Richards la sovrasta.

Nel 1977 il gruppo decise di suonare in camuffa (come diciamo noi qui in Emilia) due concerti al El Mocambo, un locale da 400 posti di Toronto, mediante un concorso Radio che prevedeva anche  la presenza degli April Wine, gruppo canadese di Hard Rock. I concerti si tennero il 4 e il 5 marzo del 1977, I Rolling, che si presentarono come i Cockroaches, suonarono alla grande tanto che quattro pezzi di quei due concerti finirono appunto su Love You Live, il doppio album pubblicato a settembre di quell’anno, disco tra l’altro con cui è iniziata la mia relazione d’amore – senziente – con i Rolling Stones.

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Honky Tonk Women inizia con l’abituale incedere appoggiato poi con l’entrata di pianino e basso il Rock diventa quello definitivo. Le chitarre duettano che è una meraviglia, l’assolo di Keith convincente, il piano di Stu sempre appropriato e Mick Jagger si conferma sin dal primo pezzo il numero 1. Con All Down The Line la band accelera, bene Ronnie alla slide e sempre efficaci le secondi voci di Keith. Hand Of Fate proviene da Black And Blue (aprile 1976), a quel tempo l’ultimo album del gruppo. Il blend delle voci di Mick e (credo) Bill Preston è efficacissimo. Niente male l’assolo di Ronnie, buono anche quello di Keith mentre Wood ci dà di wah wah. Ottima come al solito la cover di Route 66, con certi pezzi i Rolling si sentono proprio a casa. Richards scatenato. Spettacolo!

Seguono altri due brani tratti da Black And Blue, ovvero Fool To Cry e Crazy Mama. Nella prima la bella solista e le tastiere di Preston ci fanno immergere nel mood malinconico di questa canzoncina sublime. L’andamento è a tratti impreciso, ma il feeling c’è tutto.

Il groove di Crazy Mama è 100% Rolling Stones, quando suonano questi rock io perdo la cognizione del tempo e dello spazio. Pezzo rock senza chissà che ma irresistibile. Di nuovo quasi perfetta la solista. Senza Jagger sarebbe forse un pezzo rock come tanti ma con lui tutto prende quota. Che cazzo di mito che è. Bello il lavoro delle chitarre nel finale.

Ecco poi il momento Muddy Waters, Mannish Boy è convincente, i contrappunti della lead guitar sempre a tema, Billy Preston grandioso con le sue sovrapposizioni vocali; Crackin’ Up di Bo Diddley è ariosa 

mentre Dance Little Sister viaggia sui consueti binari del Rock alla Rolling Stones. Come già accennato, non ci fosse Mick sarebbe un Rock quasi dozzinale, ma con lui (e Keith) anche i brani meno particolari brillano alla grande. Around And Around è il classico (per loro) tributo a Chuck Berry

a cui segue Tumbling Dice, forse il mio pezzo preferito dei Rolling. Versione riuscitissima. Lo so, mi ripeto, ma Jagger ancora grandissimo.

The Rolling Stones – Live At The El Mocambo

Si torna a Black And Blue col funk di Hot Stuff (5:29) dove Ron Wood si cimenta in un grande assolo di chitarra.

Star Star alza il ritmo e i Rolling corrono come un treno, poi proseguono con decisione con Let’s Spend The Night Together sino ad infrangersi su Worried Life Blues di Big Maceo Merriweather

e Little Red Rooster di Willie Dixon (ma incisa nel 1964 da Howlin’ Wolf), Due blues sgangherati in puro stile Stones.

Si riparte quindi da super classici originali: It’s Only Rock ’N’ Roll (But I Like It), Rip This Joint 
Brown Sugar e Jumpin’ Jack Flash sono suonati con la consueta carica. E’ molto appagante sentire Keith e Ronnie fare assoli degni di nota, quando ancora li facevano con metodo.

The Rolling Stones – Live At The El Mocambo

Chiusura di concerto con tre pezzi obliqui, Melody da Black And Blue, Luxury del 1974 e
Worried About You all’epoca ancora inedita, poi apparsa nel 1981 su Tatto You. In Melody Billy Preston (a cui il brano sarebbe dovuto essere accreditato) duetta con Mick. 

Un album dal vivo quindi ad altissima gradazione, un rock che fa girare la testa, battere il cuore e muovere le gambe. Se non sono stati la più grande band di rock and roll, i Rolling Stones ci sono comunque andati vicinissimi, dischi come questo ne sono la prova. 

PS:

La cosa che dà da pensare è che Live At The Mocambo è stato pubblicato in maggio ed oggi, a poco più di un mese, è già uscito un altro live ufficiale (The Rolling Stones – Licked Live in NYC 2003). Misteri del mercato discografico odierno.

 

 

7 Risposte a “The Rolling Stones – Live At The El Mocambo (2022 Polydor Records) – TTTTT”

  1. lucatod 19/06/2022 a 11:14 #

    Aspettavo la tua recensione e alla fine è arrivata , come sempre ineccepibile! Quest’album conferma che quando gli Stones (ma non solo loro..) suonavano davanti a platee ridotte davano il meglio di se stessi. Negli stadi si sono sempre persi. El Mocambo miglior live? Per poco non l’ho creduto pure io! Poi ho pensato a Brussels Affair e Ladies and gentleman e no non ce lo metto. Anche il live in Texas del 1978 , forse per cazzutaggine, lo trovo una spanna sopra. Resta il fatto che per la prima volta non ho odiato Ronnie Wood , perfettamente inserito nella scaletta più funky del 1977. Certo , anche Wayne Perkins non sarebbe stato male.

    Piccola considerazione sul libretto fotografico incluso nella confezione che ,da quanto ho visto, non mostra una sola immagine di Bill Wyman . Perché cancellare la presenza di un musicista che è stato presente per quasi trent’anni? I turnisti si e lui no. Una mancanza di rispetto , quella dei Glimmer Twins (?) , non solo nei suoi confronti ma anche verso i veri fan che certamente non lo hanno dimenticato.

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  2. Giacobazzi 19/06/2022 a 20:43 #

    5 T? Toccherà rompere il porcellino…

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  3. timtirelli 23/06/2022 a 12:05 #

    ma davvero Jackob?!!!

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  4. Giacobazzi 07/07/2022 a 08:27 #

    Arrivato. Cd.
    lucatod nota l’assenza di Wyman. Io osservo un’altra particolarità: nel libretto, la doppia pagina con la foto del gruppo è divisa in quattro aree colorate: Ronnie-fucsia, Charlie-celeste, Mick-giallo e Keith-verde. Se si squaderna il digipack, le tre ante sono fucsia, celeste e gialla. Manca… Keith?

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    • lucatod 07/07/2022 a 18:13 #

      Più che Keith.. il verde :) La confezione del cd l’ho trovata carina , certo che con quella grafica potrebbe sembrare anche un album di madonna , ma tanto siamo rimasti in pochi ad acquistali.

      Sicuramente Bill Wyman non è un componente amato quanto Charlie Watts o Ronnie Wood. Non sopporto quando i musicisti riscrivono la loro storia omettendo , come in questo caso , dettagli e personaggi importanti. Dopotutto con la formazione” a quattro” in trent’anni hanno pubblicato solamente tre album (dimenticabili) di inediti e fatto tour uno uguale all’altro.

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