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TT’s SCHOOL OF ROCK VI: DEEP PURPLE

23 Set

Intro:

Come scrivo ogni volta che affronto questo tipo di articoli, lavorando in un’azienda come quella in cui sono uno dei miei compiti è anche quello di tenere alcune lectio magistralis (e sia chiaro, lo scrivo con tutta l’autoironia possibile) sulla musica Rock. D’altro canto il presidente me lo disse già durante il colloquio due anni e mezzo fa: “In caso scegliessimo te, sappi che ti chiederò di tenere lezioni sul Rock per i colleghi”. Eccomi dunque qui per la nuova “School of Rock”. Siamo ormai arrivati al sesto episodio, da tenersi come sempre dalle 18:15 alle 19:30 nella – a me tanto cara – Sala Blues, la sala riunioni informale,  la sala “where the dreams come blue”, capacità: 25 posti a sedere.

Sala Blues – foto Tim Tirelli 2021

Un pubblico dunque selezionato che si prende la briga di fermarsi in azienda dopo l’orario di lavoro per ascoltare storielle e brani musicali di gruppi del bel tempo che fu. In questo equinozio d’autunno viro verso uno dei capisaldi dell’Hard Rock: i Deep Purple.

Per vari motivi arrivo a questa SoR in ritardo su tempi, penso di rimandarla senonché uno dei dirigenti dell’azienda mi sprona con molta decisione a farla ugualmente. Cerco di tenere il punto ma finisco per cedere davanti alla determinazione di uno dei colleghi più alti in grado, il quale approfitta della mia momentanea défaillance per invitarmi a parlare dei DP.

Nei minuti che precedono l’inizio vero e proprio della School Of Rock avviene una sorta di Meet & Greet, alcuni colleghi tra i più affezionati vengo a farsi fotografare con Nonantola Slim:

Dave & Tim – TT’s School Rock: Deep Purple 2023-09-21 – Foto Stremmy & Marcya

Tim e la professoressa Stremmy – TT’s School Rock: Deep Purple 2023-09-21 – Foto Marcya P.

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Per i colleghi nuovi arrivati anticipo che durante questi incontri capita (ma si sa, è la mia modalità standard) di andare sopra le righe ma parliamo di Rock santiddio, non si possono fare lezioncine, qui bisogna pompare se vogliamo raggiungere le profondità cosmiche.

Introduco il gruppo dicendo qualche ovvietà, ovvero che i Deep Purple sono una delle più importanti e  famose band di hard rock, che nel lustro che va dal 1970 al 1974 sfornarono alcuni lavori che sono  classici della musica (hard) Rock e che il nome Deep Purple (viola intenso) fu suggerito dal chitarrista perché era il titolo della canzone preferita da sua nonna, una brano di Peter De Rose degli anni 30 del secolo scorso. Qualche notiziola sui dischi venduti ovvero più di 100,000,000 albums in tutto il mondo, di cui 8.000.000 e più negli USA e 1.000.000 in UK. Avverto tutti che non abbiamo tempo a sufficienza per approfondire più di tanto e dunque ci concentreremo sui 5/6 anni in cui i Deep Purple hanno inciso sulla Storia del Rock. Prima di iniziare, per comprendere la vita turbolenta del gruppo accenno al
carattere assai particolare di Blackmore aggiungendo qualche aneddoto vissuto dal sottoscritto in prima persona al concerto di Zurigo del 1985.

Racconto brevemente che nel 1968/69 sull’onda del successo di Cream e Jimi Hendrix iniziano a crearsi i gruppi Rock in senso stretto che diventeranno definitivi e fondamentali per gli anni settanta, e dunque che nel 1968, dalle ceneri degli Yardbirds, il chitarrista inglese Jimmy Page (già valente per quanto poco ortodosso session man inglese) forma i Led Zeppelin, quartetto britannico che da lì a poco ribalterà il mondo del Rock. In novembre registra in 30 ore il primo album della band, disco d’esordio che nel giro di qualche mese arriverà nelle primissime posizioni della classifica che veramente conta in termini di vendite, quella americana. Il disco esce nel gennaio del 1969 e riscrive il sound della musica Rock. Se già Hendrix e i Cream avevano sondato nuovi terreni, con l’avvento dei LZ le sonorità Rock e il metodo di registrazione si arricchiscono di un nuovo abecedario. Prodotto da Jimmy Page con solo 3000 sterline il disco è una bomba, tanto che la rinomatissima etichetta americana Atlantic li mette sotto contratto immediatamente anticipando 200.000 dollari (siamo nel 1970, oggi sarebbero diversi milioni di dollari) e lasciando nero su bianco ampissima libertà decisionale a Jimmy Page.

Led Zeppelin 1 è un terremoto che pian piano colpisce anche l’Inghilterra. La Earth Blues Band, semisconosciute gruppetto di Birmingham rimane folgorata, cambia marcia, nome (adotterà quello di Black Sabbath) e si metterà a scrivere brani hard rock sulla falsariga del disco dei LZ.

Continuo nel dire che nel 1968/69 i DP sono un gruppetto che fa il verso agli statunitensi Vanilla Fudge, immerso in uno stile tra il rock psichedelico e il proto rock progressivo di quegli anni. Nei primi 3 album (Shades Of DP / The Book of Taliesyn / Deep Purple) vi sono spunti interessanti che lasciano intravedere un possibile futuro ma in pratica a parte due singoli (entrambi cover) che si comportano bene nelle classifiche americane gli album vendono poco. Il primo album dei LZ irretisce il chitarrista del gruppo (Ritchie Blackmore) che impone una svolta drastica: il bassista e il cantante vengono sostituiti da Roger Glover e Ian Gillan (due potenti e dotate personalità), la musica si trasforma in qualcosa di molto più duro.

TT's School Rock: Deep Purple 2023-09-21 - Foto Stremmy & Marcya

TT’s School Rock: Deep Purple 2023-09-21 – Foto Stremmy & Marcya

Parto dunque con In Rock specificando che è il primo album in studio registrato dalla formazione Mark II composta da Ritchie Blackmore, Ian Gillan, Roger Glover, Jon Lord e Ian Paice.

L’artwork perde i risvolti psichedelici dei tre precedenti e va dritto al punto: raffigura il Monte Rushmore con scolpiti nella roccia i volti dei membri della band sovrapposte a quelli dei presidenti degli Stati Uniti con l’ovvio gioco di parole IN ROCK … nella roccia e nel Rock. Parlo di Child In time che è uno dei brani più famosi dei DP, sebbene sia un’imbarazzante scopiazzatura di Bombay Calling del 1969 del gruppo It’s A Beautiful Day, ma i DP ne danno una versione sensazionale, matura, rotonda annullando così ogni perplessità, anche perché tutti, tutti (tutti!) i gruppi e gli artisti hanno “preso in prestito” parti musicali da altri musicisti.

Tim e la professoressa Stremmy - TT's School Rock: Deep Purple 2023-09-21 - Foto Stremmy & Marcya

TT’s School Rock: Deep Purple 2023-09-21 – Foto Stremmy & Marcya

Aggiungo che succede la stessa cosa anche per Black Night, il singolo (che non compare sul disco), che proviene dalla versione di Rick Nelson di Summertime, poi ripresa da The Blues MacGoos per We Ain’t Got Nothin’ Yet  e dai Deep Purple per l’appunto. Sono i due brani di In Rock che faccio ascoltare.

video Child In Time (filmed by The Stremmy Girl)

Due parole sul tour relativo, su Fireball comunque grande album ma schiacciato tra due capolavori e poi racconto del 1972, l’anno dei DP. La preparazione di Machine Head, Montreux, il Casinò che prende fuoco, il fumo sul lago.

TT's School Rock: Deep Purple 2023-09-21 - Foto Stremmy & Marcya

TT’s School Rock: Deep Purple 2023-09-21 – Foto Stremmy & Marcya

Faccio ascoltare Smoke And The Water e Highway Starr, poi parlo dl tour del 1972 e delle tre date in Giappone semplicemente sensazionali così come Live In Japan poi rinominato Made In Japan da cui faccio ascoltare la mervigliosa versione di Lazy.

video Lazy (filmed by Marcya P)

Il tempo scorre, accenno al fatto che nel periodo di maggior successo creativo e magia il gruppo crolla causa tensioni varie, Blackmore prova un progetto alternativo con Paice e Phil Lynott e che poi dopo il tour de 1973 Gillan e Glover se ne vanno. Entrano Hughes e Coverdale, si forma la Mark III ed esce Burn (faccio ascoltare la title track).

Chiaro che per il tipo che sono mi sarebbe piaciuto fare ascoltare pezzi obliqui, ma il tempo è poco meglio far arrivare ai giovani colleghi prima le pietre miliari. Via di corsa sulle ali di Stormbringer sorseggiando subito dopo Come Taste The Band e riassumendo in un minuto quello che successe dall’anno della reunion (1984) ad oggi.

Devi dire che è stata una delle School Of Rock più piacevoli, forse perché avendo avuto poco tempo ho più che altro improvvisato e mi solo lasciato andare. Il gentile pubblico sembra aver gradito tanto da farmi sentire a mio agio, come uno che trovi finalmente il suo posto nel mondo …certo non avevo la chitarra elettrica in mano, né stavo suonando le mie canzoni, ma la sensazione è più o meno la stessa. New York, goodnight!

video saluti e ringraziamenti

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Tim Tirelli’s School Of Rock