SIXTO RODRIGUEZ – La storiella natalizia di Paolo Barone

22 Dic

Il nostro Polbi a Detroit riesce a catturare echi che qui faticano ad arrivare. Questa è una delle sue storie, una di quelle fatte su misura per noi, che siamo uomini e donne di blues.

Questa e’ una storia pazzesca che parte da lontano e viaggia, viaggia attraverso gli anni fino ad arrivare ai giorni nostri. E’ una di quelle storie che devono essere raccontate perche’ hanno mille significati, ciascuno di noi puo’ trovarci dentro quello che vuole.

Tutto incomincia alla fine degli anni sessanta a Detroit.

Girava nelle notti gelate della Motorcity, con una chitarra e tante parole da cantare, un giovane americano di famiglia messicana. Si chiamava Sixto Rodriguez, e aveva un modo speciale di cantare e raccontare la realta’, di far diventare canzoni le storie di tutti i giorni. Lo facevano in tanti all’epoca sulla scia di Dylan e degli altri, e lo fanno ancora oggi in tanti, cantautori e cantastorie nel mondo, ma qualcuno con piu’ personalita’, ha quel qualcosa in piu’ che non so definire. Ecco, lui aveva quel qualcosa in piu’, quella sensibilita’ speciale che lo faceva entrare nel cuore delle persone e dei fatti, e il dono di creare ponti e connessioni fra l’anima di chi ascoltava e la sua che raccontava cantando.

sixto rodriguez

Suonava dove poteva, come tutti, fra piccoli bar malfamati e club fumosi lontani da qualsiasi pretesa di fama e successo. Ma, all’epoca, esisteva gente che girava in questi posti con le orecchie aperte, cercando talenti, artisti da registrare e promuovere. Sembra strano visto oggi, ma alla fine degli anni sessanta succedeva un po’ ovunque. E cosi, durante una notte come tante, due musicisti e produttori locali, gente di spessore che aveva lavorato tanto, incontrano il nostro che si esibisce in un bar, spalle verso il pubblico, avvolto da una nuvola di fumo. Ascoltano, e le parole di quelle canzoni colpiscono nel segno. Storie di spacciatori, vita dei quartieri poveri, riscatto sociale e amori strampalati, raccontate in un modo molto personale, da una voce particolare. La sera stessa gli propongono un accordo per delle registrazioni. Il risultato sara’ un disco bellissimo, “Cold Fact”, una raccolta di canzoni visionarie e reali al tempo stesso, piene di amarezza e speranza.

cold fact

Ad accompagnarlo in studio alcuni dei migliori musicisti del giro Motown, che rimasero molto colpiti dal valore di quel disco e mai se ne dimenticheranno. Le cose vengono fatte per bene, senza fretta, una bella copertina, le parole stampate, il mix finale fatto a New York, una certa promozione programmata, insomma ci sono tutti i presupposti per un successo internazionale. Invece no, il disco non va da nessuna parte.

Forse per un difetto di distribuzione, forse perche’ Rodriguez e’ messicano e non tutti sono pronti per un artista latino che canta in inglese, o forse altro ancora che non e’ dato sapere, fatto sta che il disco si risolve in un nulla di fatto pressoche’ totale, lasciando il nostro disilluso e un po’ amareggiato. Ma non demorde e torna a girare i locali, cercando di mettere insieme il pranzo con la cena, tanto piu’ che sta mettendo su famiglia. Nel frattempo Cold Fact finisce nelle mani di un produttore inglese che ha lavorato con i Pretty Things, P.J. Proby, Donovan e tanti altri. Canzoni come Sugar Man, I Wonder e Inner City Blues non possono lasciare indifferenti, cosi Steve Rowland, questo il nome del produttore, si mette in contatto con il nostro offrendogli la possibilita’ di fare un disco a Londra. Un offerta impossibile da rifiutare, Rodriguez e la moglie partono per l’Inghilterra dove resteranno un mesetto nella capitale, completamente assorbiti dalle registrazioni di “ Coming from Reality “.

Rodriguez - Coming From Reality

Nei ricordi di Rowland, la coppia viveva quest’esperienza londinese in modo molto serio, totalmente disinteressati dal lato mondano della swingin’ london, ma attenti invece a scoprirne angoli di umanita’ nascosta, a cercare animi affini nelle zone piu’ in ombra della metropoli. Ne verra’ fuori un disco altrettanto bello del precedente, diverso musicalmente, con meno chitarre elettriche e piu’ archi, ma con la stessa forza poetica del primo. Eppure, ancora una volta, niente di fatto, il disco seppur lodato dai pochi che lo ascoltano, non viene nemmeno sfiorato dal successo. A distanza di tanti anni Wess ancora non si capacita di come sia potuto accadere, di come questi due gioielli siano rimasti totalmente ignorati, in un mercato molto disponibile per questo tipo di proposta artistica e musicale. Con due fallimenti alle spalle e una famiglia in arrivo Rodriguez getta la spugna, continuera’ a suonare per se stesso e i pochi che vorranno sentirlo, laggiu’ nei bar della Detroit proletaria, ma bisogna darsi da fare, la chitarra viene appesa al chiodo e una vita difficile, fatta di mille lavori manuali, di fatica e poche certezze, diventa la realta’ quotidiana. Lavora duro Sixto rodriguez, specialmente come manovale nell’edilizia, un impiego duro a tutte le latitudini figuriamoci nel freddo del Michigan. Lavora ogni giorno, ma non smette di leggere, di studiare di avere una vita culturale ed intellettuale molto attiva. Si batte per i diritti dei piu’ deboli, si appassiona alle vicende politiche e sindacali del suo tempo, conquistandosi un grosso rispetto fra i compagni di lavoro, che poco o nulla sanno della sua vecchia passione per la musica. Il tempo passa, e questa storia, inaspettatamente, si trasferisce in Sud Africa negli anni del regime repressivo e conservatore della minoranza bianca razzista.

Qualcuno porta da quelle parti, nei primi anni settanta, i due dischi di Rodriguez, che trovano nella gioventu’ bianca sudafricana, insofferente alla repressione di stato, un pubblico finalmente disponibile. Anzi, molto di piu’, in breve tempo le sue canzoni diventano inni anti sistema amati e cantati ovunque nel paese. Partendo dalle poche copie originali, si stampano e ristampano questi dischi raggiungendo una diffusione impressionante. Stiamo parlando di un fenomeno di massa da quelle parti, al punto che il governo tenta inutilmente di bandire la messa in onda della musica di Rodriguez da radio e televisioni, ma ormai e’ troppo tardi, Cold Fact e Coming from Reality sono i dischi della ribellione giovanile sudafricana. Rodriguez e’ considerato un mito, piu’ famoso di Elvis e degli Stones, paragonabile solo ai Beatles! Ma c’e’ un piccolo particolare: Nessuno sa che fine abbia fatto. Non si sa nulla di lui, chi sia, da dove venga, come si chiami veramente, niente, zero assoluto. Gli americani in visita nel paese non lo hanno mai sentito nominare, stessa cosa gli inglesi e tutti gli altri europei. E’ come un fantasma, come se non fosse mai esistito. Famosissimo ma totalmente ignoto al tempo stesso. Vista la paradossale situazione dopo qualche anno iniziano ad affiorare storie incredibili, c’e’ chi dice che si sia suicidato sul palco, altri giurano che sia morto in un incidente, altri ancora che si sia dato fuoco, mille storie strane ma una sola certezza: Rodriguez e’, deve essere, morto.

Passano gli anni e il mito nel paese non diminuisce, i suoi due dischi costantemente ristampati, l’apartaid archiviato, Mandela presidente.

Finalmente, complice anche la diffusione di internet, nel ’97 un gruppo di appassionati si mette in moto alla ricerca della verita’. Vogliono scoprire a tutti i costi come sia morto il grande Rodriguez, chi sia veramente stato in vita, se sia veramente esistito, come siano andati i fatti e perche’ nessuno sappia niente di lui. Parte cosi una ricerca lunghissima, con mille deviazioni e punti morti, false piste e delusioni, finche’ un giorno qualcosa finalmente salta fuori. Da Detroit Michigan alcune persone coinvolte nelle registrazioni del primo album sembra sappiano qualcosa di concreto. Si mettono in contatto e vengono a sapere che…certo, Rodriguez esiste veramente, loro lo hanno visto ogni tanto in giro per i bar della citta’, non e’ affatto morto, e’ vivo e vegeto, ma…non hanno idea di come mettersi in contatto con lui, non sanno dove abita, non hanno un recapito telefonico, niente di niente. A questo punto la ricerca si fa febbrile, i nostri creano un sito internet dedicato alla faccenda con la faccia di Rodriguez ben stampata, come si fa sui cartoni del latte quando si cercano le persone scomparse, come da noi alla televisione a “chi lo ha visto”. I risultati, grazie anche ad un intensificarsi di telefonate verso Detroit, non tardano troppo ad arrivare, una ragazza chiama dagli States, e dice: Ho visto che cercate Sixto Rodriguez il cantante, ma veramente cercate mio padre?!? Vi interessa parlarci?!?

E nella notte sudafricana arriva una telefonata dal pomeriggio americano, una voce inconfondibile per chi con quelle canzoni e’ cresciuto dice semplicemente Sono io, Sixto Rodriguez. A questo punto la situazione diventa surreale, lui fa il manovale a Detroit, mentre per un intero paese e’ un eroe, una star. Non ne aveva la minima idea. Una tempesta di emozioni attraversa l’oceano sul filo di quella prima telefonata, poi altre ne seguiranno, e si decide di organizzare l’arrivo in sudafrica di Rodriguez e, per la prima volta, alcuni concerti. Sixto, anche se un po’ perplesso, si prende qualche giorno di ferie e parte con le figlie al seguito. All’arrivo trovano delle limousine e una ressa di giornalisti, telecamere e fotografi ad aspettarli, ma loro non ci possono credere, pensano siano li per qualcun’altro importante, non per loro, e si mettono di lato per non dare fastidio e lasciar passare. Ma quella folla e’ li’ per lui, che adesso comincia veramente a crederci. Li portano in albergo extra lusso, ma lui passa la notte sul divano pensando alla povera donna che avrebbe dovuto rifare la camera il giorno dopo! Arrivano le presentazioni, le interviste, le autorita’ e quant’altro. E’ una giostra, i giorni volano e si arriva al primo dei concerti, con una band di musicisti sudafricani ad accompagnarlo che conosce ogni singola nota di tutte le sue canzoni.  La spazio scelto dagli organizzatori e’ una arena da decine di migliaia di posti. le figlie raccontano di essere state veramente preoccupate a quel punto, non potevano credere che un posto del genere potesse riempirsi per lui, loro che lo avevano visto tutta la vita suonare per non piu’ di dieci persone alla volta. Ma succede veramente, tutti i concerti sono sold out, il pubblico in delirio che finalmente puo’ incontrare il suo idolo e cantare le canzoni di una vita. Sono scene di emozioni fortissime sul palco e sugli spalti, chi piange, chi urla il suo nome, chi canta, chi balla, una cosa pazzesca che coinvolge una nazione intera.

Sixto Rodriguez

Sixto Rodriguez

Una nazione che ha finalmente chiuso con il passato e ha trovato Rodriguez, il loro eroe con la chitarra, ad aspettarla dietro l’angolo. Ma il tempo passa, e per il nostro arriva il momento di ritornare a Detroit. Saluti solenni, promesse di ritornare, qualche soldo in tasca e il cuore pieno di gioia, un lungo volo sull’oceano e tutto torna come prima. Rodriguez riprende la vita di sempre, torna nella sua modestissima casa nella Detroit vecchia, riprende il suo solito lavoro di manovale edile. I soldi che ha guadagnato in sudafrica finiscono presto, divisi fra amici, parenti e piccole spese, rimangono solo i ritagli dei giornali africani, le foto e i video dei concerti. Lui fa vedere queste cose ai suoi compagni di lavoro, ma la cosa e’ talmente incredibile che in qualche modo e’ come se non fosse realmente accaduta. E’ il 1998 e da allora Sixto Rodriguez ha continuato a vivere la sua vita come se niente fosse, consapevole di essere una superstar in un paese lontano e assolutamente nessuno nel suo. I miei amici di qui mi dicono di averlo visto ogni tanto in giro per la citta’, con la sua andatura dinoccolata, i capelli lunghi e un cappello nero in testa. Avevano sentito dire che fosse famoso in qualche parte del mondo, ma nessuno aveva i suoi dischi. Qualcuno mi dice di averci anche suonato insieme qualche volta, in piccoli club per non piu’ di venti persone alla volta. Mi fanno vedere qualche foto di quei concerti, lui ormai ha settanta anni o giu’ di li’, ma e’ invecchiato benissimo, sembra un attore, e ha l’aria di una persona in pace con se stessa. Passano gli anni, e questa storia arriva ad un altro inatteso punto di svolta. Un giovane autore di documentari in giro per il mondo in cerca di cose da raccontare, mentre si trova in Sudafrica scopre la musica di Rodriguez e la sua storia straordinaria. Ne viene catturato, e con grande capacita’ cinematografica ne tira fuori un documentario, che la scorsa estate viene premiato in importanti festival internazionali. La pellicola e’ veramente bella, si chiama “Searching for Sugarman” e racconta questa vicenda con passione e sincerita’. Il Sudafrica pieno di sole, Detroit innevata e Rodriguez che cammina da solo nelle strade spazzate dal vento. Le scene dei concerti con tutta quella gente in delirio, e poi la dura vita di tutti i giorni. Una cosa veramente toccante. Il film incomincia a girare nei cinema americani e non, e finalmente dopo tutti questi anni Sixto Rodriguez, che ha inciso il suo ultimo disco nel 1971 ed ha fatto il manovale per tutta la vita, diventa una star. Roba da non credere, adesso tutti vogliono sentire la sua musica, i dischi sono ristampati, la colonna sonora del film va alla grande, la pellicola viene proiettata un po’ ovunque, se ne parla nei giornali di tutto il mondo. Lui reagisce inizialmente con un certo distacco, cosi come durante le interviste del documentario: Non si fa prendere troppo dal ruolo, ribadisce che lui e’ quello che e’, e che non ha nessuna intenzione di diventare una rockstar a settanta anni. Non vuole cambiare casa, sta bene nel suo piccolo appartamento nella citta’ vecchia, con i suoi amici e le persone del quartiere che lo conoscono da una vita. Certo, andra’ in tour perche’ ama ancora suonare la sua musica, e’ contento di questo e tutti i concerti sono sold out in prevendita. Presto sara’ in Europa, suonera’ un po’ ovunque nel mondo, ma poi tornera’ a casa. Dalle sue figlie e dai compagni di una vita, una vita vera: La sua, quella di Sixto Rodriguez.

11 Risposte to “SIXTO RODRIGUEZ – La storiella natalizia di Paolo Barone”

  1. Maro Traversa 23/12/2012 a 15:35 #

    Caro Paolo, il tuo pezzo migliore… Baci dal treno nella Pianura Padana innebbiata…

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  2. Eli 23/12/2012 a 17:13 #

    Quando si dice una bella storia.. Toccante, sa di persone autentiche. E che belle le canzoni.. Crucify your mind e Forget it: notevoli. Rodriguez ha un sound che fa star bene e la sua faccia (la sua espressione) è uno spettacolo. Grazie Polbi e buon natale.

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  3. Frank_zep 23/12/2012 a 21:40 #

    Storia incredibile Paolo, leggo sempre con piacere le tue cronache d’oltre oceano. Complimenti e grazie.
    Ma una cosa mi piacerebbe sapere sulla storia di Rodrighez. Ma i diritti d’autore del successo in Sudafrica non gli sono arrivati?

    Frank

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    • Paolo Barone 24/12/2012 a 05:27 #

      Grazie tantissimo per i vostri commenti!
      Che io sappia Rodriguez non ha mai ricevuto un centesimo di diritti fino a qualche mese fa. Nel documentario nessuno e’ in grado di chiarire chi si sia intascato i soldi in Sudafrica. Credo che i suoi dischi siano sempre circolati da quelle parti come bootleg stampati sul posto. Spero che ora che e’ diventato finalmente famoso, sia in grado di pagare un buon team di avvocati che mettano le cose a posto. Da quello che mi hanno detto i miei amici che hanno suonato con lui negli ultimi anni, lui ormai non sembra preoccuparsi di queste cose….Staremo a vedere. Comunque vi consiglio tantissimo di prendere i suoi dischi e il dvd appena sarà disponibile. Sono bellissimi, stampati da piccole etichette indipendenti, e i diritti arrivano nelle tasche giuste.
      Bun Natale a Tutti!!!

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  4. Danilo63 24/12/2012 a 14:47 #

    Bellissimo racconto, ti ringrazio e ricambio gli auguri.

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  5. mauro bortolini 24/12/2012 a 17:02 #

    Questa é la piu’ bella storia che ci ha raccontato Paolo.
    Un’ incredibile storia.
    Che diventa ancora piu’ incredibile quando spunta il nome del produttore
    Steve Rowland.
    Rowland ebbe un disco di successo con i Family Dogg dal titolo A way of life
    ( io possiedo l’omonimo LP dove suona un certo Jimmy Page ).
    Rowland potrebbe aver prodotto un altro LP Emotions dei Pretty Things dove
    Jimmy Page é accreditato in copertina come autore di un brano e come musi-
    cista alla dodici-corde ( se ricordo bene…).
    Augurissimi di buone feste a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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    • mauro bortolini 25/12/2012 a 15:38 #

      ERRATA CORRIGE Jimmy non suona in Emotions ma é accreditato
      come autore di una canzone e come musicista nel disco dei pretty
      GET THE PICTURE non prodotto da Rowland.
      Un tempo mi ero messo in testa di avere tutto quello che Jimmy aveva
      inciso come session-man ma mi sono reso conto che era una missione
      impossibile, avendo il nostro suonato in migliaia di dischi.
      Sicuramente la sua chitarra ed i suoi assoli hanno dato una luce diversa a brani altrimenti futili, ma come session-man ebbe pochi
      crediti come autore.
      Questo potrebbe spiegare la facilita’ con cui Jimmy si impadroni’ poi
      di canzoni non sue ai tempi di yardbirds e led zeppelin.
      Troppe volte la sua chitarra ha prodotto delle gemme per altri artisti,
      senza che potesse dichiarare pubblicamente di avervi suonato.
      Questo ha reso la sua carriera di chitarrista unica.
      Pochi possono vantare un tale successo personale e, nello stesso
      tempo, di avere contribuito nell’ombra al successo di tanti altri
      musicisti.

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      • Sara Crewe 26/12/2012 a 12:05 #

        Non ti ringrazierò mai abbastanza per queste storie. E per i link ai brani, che ci permettono di ascoltare qualcosa di questo artista fantastico, per la musica e per la vita… Grazie ancora! :-)

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  6. Massi 01/01/2013 a 12:51 #

    Dischi da comprare e storie da conoscere!

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  7. Francesco Fenucci 04/01/2013 a 18:26 #

    Paolo che dire, tutta questa vicenda ha il sapore di un ritrovamento di un relitto sommerso, qualcosa che il mare restituisce dopo averlo celato. Cold fact mi ricorda anche il Tim Buckley del primo LP omonimo. Grazie per la segnalazione e un abbraccio. Francesco

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  8. Paolo Barone 10/01/2013 a 10:47 #

    Francesco che bel paragone subacqueo!
    E’ vero c’e’ anche qualcosa del grande Tim Buckley, di quando era piccolo e ancora non era partito per le stelle…
    Ragazzi, per chi non lo conoscesse, Francesco Fenucci e’ una delle persone con la più vasta e profonda cultura musicale che conosco. E, credetemi, ne conosco parecchie.
    Un piacere averlo da queste parti!

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