JOHNNY WINTER “True To The Blues – The Johnny Winter Story” (Legacy – Sony Music 2014) – TTTTT

12 Mar

Non so se oggi abbiano un senso i cofanetti antologici, quelli che andavano forte nei primi anni novanta, solo quelli dalla mia generazione in su infatti comprano ancora queste cose; di questi tempi è più logico comprare box set che a prezzi abbordabili offrono intere discografie o perlomeno parti di esse. Visto che stiamo parlando di grandi artisti e degli anni d’oro della musica, anche gli episodi meno riusciti sono pur sempre meglio di tante schifezze che si sentono in giro. Facevo questa riflessione mentre aspettavo che TRUE TO THE BLUES- THE JOHNNY WINTER STORY uscisse e mi fosse consegnato, certo della mia posizione. Poi, una volta ricevuto il pacchetto da Amazon, mi porto il cofanetto in macchina, infilo i dischetti nel car stereo e scopro che tutto sommato è un articolo che ha il suo perché.

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Sì, è una buona occasione per riascoltare JOHNNY WINTER, che detto per inciso (nel periodo 1970/75) è da sempre uno dei miei due chitarristi preferiti. Trattasi di un nemmeno tanto breve (4 cd) excursus storico sul tornado del Texas, Jahny Win’er! Come successo per il recente box set analogo di Stephen Stills (vedi recensione di Picca) non è che – per i fan più stretti – ci siano poi chissà quali chicche, ma riascoltare in ordine cronologico l’avventura musicale di JOHNNY WINTER è una faccenda che comunque t’ infiamma l’animo, ti risolve la settimana, ti riappacifica col mondo. I cd che (mi) esaltano sono il 2 e il 3, è lì che è raccolto il JW che (mi) stordisce, che (mi) mette ko, che (mi) fa godere come un matto, ma alla fine è un po’ tutto il box set nel suo insieme a convincere.

Nel cd1 c’è IT’S MY OWN FAUL BABY tratta dalla apparizione fatta dal nostro nel dicembre del 1968 nel concerto di MIKE BLOOMFLIELD e AL KOOPER e già presente sul live FILLMORE EAST: THE LOST CONCERT TAPES. Il resto è materiale tratto dal primo album, da THE PROGRESSIVE BLUES EXPERIMENT, da SECOND WINTER (Legacy edition) e da THE WOODSTOCK EXPERIENCE. E’ un JW già scatenato, ma un pelo acerbo e ancora troppo legato alla ortodossia blues per convincere appieno. Intendiamoci, è tutta roba di spessore, ma visto che siamo un po’ cagacazzo dobbiamo pur appigliarci a qualcosa. SECOND WINTER è quell’album con quella copertina che tanto colpì il Tim ragazzino e con MEMORY PAIN, il pezzo con JW alla Gibson Les Paul che tenta di emulare il guitar sound di LZII (come da sua stessa ammissione) ….

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Sul disco 2 ci sono un paio di pezzi inediti tratti dall’ATLANTA INT POP FESTIVAL del 1970. Scaricati TOMMY SHANNON e JOHN TURNER, STEVE PAUL, il nuovo manager, recluta i MC COYS e in un istante il nuovo gruppo JOHNNY WINTER AND è realtà. RANDY HOBBS al basso, RICK DERRINGER alla seconda chitarra e RANDY Z (fratello di RICK D) alla batteria. Un solo problema: RANDY Z è psicolabile, non è affidabile e in alcune occasioni dà forfait all’improvviso. E’ così che EDGAR WINTER, fratello di JOHNNY e musicista extraordinare, posa il sax e le tastiere e si accomoda dietro alla batteria, e mica allo STONES CAFE’ o al CORALLO, no, all’ATLANTA INTERNATIONAL POP FESTIVAL. Da quell’episodio son tratti EYESIGHT TO THE BLIND, PRODIGAL SONG e MEAN MISTREATOR. Nel cd, selezioni dal primo album da studio della nuova band (JOHNNY WINTER AND 1970), da JOHNNY WINTER AND/LIVE (1971) e da LIVE AT THE FILLMORE EAST 3 ottobre 1970 (pubblicato per la prima volta 4 anni fa). Ecco, uno si ascolta IT’S MY OWN FAUL BABY dal LIVE del 1971, registrata al PIRATE’S WORLD di DANIA in FLORIDA e per quanto riguarda il blues bianco è a posto. RANDY HOBBS al basso, RICK DERRINGER alla seconda chitarra, BOBBY  CALDWELL alla batteria.

Poi uno aggiunge GOOD MORNING LITTLE SCHOOL GIRL e col rock blues è sistemato…

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Il disco 3 si sviluppa sui quattro album da studio e i due dal vivo che vanno dal 1973 al 1976. Personalmente avrei preferito pezzi più rappresentativi da album come SAINTS AND SINNERS  e JDWIII, (e pure da TOGETHER, il live dei due fratelli blues) ma qui si va sul soggettivo. I primi tre album da studio di questo periodo sono registrati in formazione trio: JW e i grandissimi RANDY JO HOBBS e RICHARD HUGHES, la stessa formazione dei concerti degli anni 1973/74. Ecco, questo è il trio (a base di chitarra) che più mi piace in assoluto. Più dei CREAM, più della JIMI HENDRIX EXPERIENCE, più dei MAHOGANY RUSH. C’è una purezza rock così assoluta che ogni volta che ascolto queste cose mi viene la sindrome di Stendhal.

Nel 1975  JW torna in tournée con la formazione a quattro, entra infatti FLOYD RADFORD alla seconda chitarra. Da quel tour fu tratto un altro album live straordinario. Il mio amico LORENZ, una leggenda della chitarra qui in Emilia, una volta mi disse “Oh Tim, la prima volta che ho sentito CAPTURED LIVE mi son cagato addosso!”

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Il cd4 è dedicato ai lavori meno interessanti del nostro: gli ultimi due dischi per la BLUESKY prima di buttarsi definitivamente nelle paludi del blues più canonico, i tre capitoli così così registrati per la ALLIGATOR, le BOOTLEG SERIES (che a me non piacciono nemmeno un po’), LET ME IN e HEY WHERE’S YOUR BROTHERS (che sono i migliori lavori del Winter post settanta) e  ROOTS. Lavori meno interessanti come detto, ma comunque gradevoli. In più il disco contiene la bella versione di HIGHWAY 61 REVISITED suonata al BOB DYLAN 30TH ANNIVERSARY CONCERT…

JOHNNY col grande DAN HARTMAN (a sx) e col grandissimo EDGAR WINTER (a dx)

JOHNNY col grande DAN HARTMAN (a sx) e col grandissimo EDGAR WINTER (a dx)

Il booklet che accompagna il cofanetto è fatto molto bene e contiene alcune foto bellissime, foto che fanno capire che gran figo fosse  JOHNNY WINTER, che razza di “stage persona” era negli anni d’oro.

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Io avrei comprato questo oggetto comunque, ma sono felice  di aver scoperto che è stato fatto con tutti i crismi. JOHNNY WINTER, ah!

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