Eccola qui la notte più lunga dell’anno, quella che porta suggestioni siderali, irrequietudini da solstizio d’inverno, quella che mi fa affondare ascoltando CORA JONES di NEAL CASAL. In questa notte nera, tra le ombre scure dei rami delle querce che sembrano brandire le nostre anime, contemplo le campagne che frequento ora, questa pianura proletaria che pare un lago di metano, immobile, appoggiata alla nebbia che si stempera in foschia non appena il sereno si fa nuvoloso.
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E’ sempre difficile in questi giorni dell’anno rimanere in equilibrio, i giramenti dell’animo si fanno più frequenti e ti sembra di essere su di una barca sperduta in mezzo al mare, tu solo tra le acque scure e gelide a cercare una luce che ti guidi sino a casa.
Cerco di andare a trovare Brian il più possibile, mi sembra stia bene e che sia più tranquillo nell'”albergo per anziani” in cui è, tuttavia mi sento in colpa; avrei l’istinto di correre da lui ogni giorno, ma che “periodo di sollievo” sarebbe? Così vado da lui tre/quattro volte la settimana, arrivo nel grande salone, accenno un sorriso alle operatrici di turno e mi rivolgo a lui: non appena mi vede tutto orgoglioso informa gli altri anziani che ha fianco a lui che “questo è mio figlio”. A volte fatico a convincerlo a venire nella sala dove gli ospiti stanno con i loro famigliari, ma poi docile mi segue. Gli chiedo mille volte se si trova bene e lui sempre mi risponde “sì, veh, Tim, sto proprio bene qui.”, la seconda domanda è sempre “Am vot ben Brian (mi vuoi bene)?” e lui “Sa tnin vòi? Pff, t’en ghè gnanc da dmandèrel (Se te ne voglio? Non hai nemmeno da chiederlo)”. Quando lo lascio devo sempre tranquillizzarlo, è spesso preoccupato perché non ha soldi con sè, perché non sa se le “signore” sono state avvisate, perché non viene a casa con me, allora gli dico di aspettarmi lì, che esco mezz’ora e che torno. Si tranquillizza, mi fa un sorriso, mi manda un bacio con la mano; io mi infilo i Ray-ban ed esco. E’ comunque sorprendente che dopo quattro anni di alzheimer, forma grave conclamata da due, riesca ancora ad avere un rapporto d’un certo tipo con lui. Sicuro, gli argomenti di cui parliamo sono sempre quelli, le forme espressive semplicissime, però quando ci guardiamo negli occhi capisco che il vecchio Brian è ancora con me.
La groupie ha fatto l’albero, peccato che quest’anno Palmiro sia indiavolato e abbia ormai già distrutto tutti i rami bassi, mandando in frantumi palline e luci ad intermittenza.
Quest’anno più che un presepe ho fatto una rappresentazione laica di uno scorcio di un paese nel periodo invernale a inizio del secolo scorso. Ho immaginato una paesino tipo Quattro Castella, qui nella contea di Regium Lepidi; avrei voluto fare un qualcosa di più preciso ma in tal caso mi sarei dovuto rivolgere ai negozi di modellismo, così mi sono arrangiato con quello che avevo e con qualche nuovo acquisto di casette dozzinali; la grande novità è comunque rappresentata dalla fontana con acqua vera che scorre. Un upgrade mica da poco per l’architetto natalizio Tim Tirelli…
Domenica di metà mese a Milano con Marchino Priulla, amico che conosco da qualche anno ma che mai avevo incontrato. Il giovane uomo proviene da un vecchio porto fondato dai Fenici e si trova a Milano per prospettive professionali. Ci lega l’amore per il Rock, la passione politica e l’insofferenza verso certo giornalismo italico d’altri tempi tutto improntato sul rock americano. Ore di discussione fitta fitta e sentimenti di brotherhood.
Nemmeno il tempo di far ritorno nella regno di Marco Emilio Lepido che va in scena una storia di ordinaria quotidianità: mia sorella viene portata al pronto soccorso per un problema, vengo avvisato e con la groupie corro da lei. E’ un codice verde, il che ci fa capire subito che non si tratta di nulla di grave, ma altresì ci lascia intendere che bivaccheremo nella sala d’aspetto per diverso tempo. Arrivo alle 19,30, mezz’ora di ambientamento poi tablet, libro e macchinette viveri e bevande: bottigliette d’acqua, cioccolata, pavesini, crostini, fanta lemon. Segue bivacco di parecchie ore. All’una di notte finalmente visita ed esami. Ore 02,30: il medico mi chiama e mi informa che gli esami vanno bene ma che la tratterrà altre quattro ore per sicurezza. Risalgo in macchina, porto la groupie a Borgo Massenzio, mi riprendo un attimo e ritorno a Mutina. Ore 06,30 viene dimessa. La porto a casa, vado nell’appartamento di Brian che ancora abbiamo in affitto; riesco a dormire solo un paio d’ore, tanto vale andare in ufficio. Questa nottata saltata condizionerà tutta la settimana.
Martedì di nuovo a Milano, si sposa Doc con Brown Sugar. La groupie sfreccia sull’autosole …
…arrivare in piazzale Diaz è uno sport estremo, un’ora per fare nemmeno tre chilometri, ma giungiamo giusto in tempo. Bello rivedere certe facce della Doc’s family & friends, Aldo mi parla subito della nostra INTER come se non fossero passati almeno quindici anni dall’ultima volta che ci siamo visti, mentre con Alberto ci buttiamo subito in disquisizioni filosofiche circa le ultime super deluxe edition dei LZ.
Siamo al Palazzo Reale del Comune di Milano, al momento del sì, mi commuovo, come una donnicciola, povero me, che sentimentale che sono diventato.
Il matrimonio è una cosa per pochi intimi, non più di trenta persone che si ritrovano in una trattoria della bassa parmense. Buffo come tutti i commensali milanesi non facciano che sottolineare come si mangi bene, mentre io e la groupie non ci troviamo nulla di speciale. Non è per fare il fenomeno, ma evidentemente il nostro standard emiliano è piuttosto alto e occorre altro per sorprenderci.
Sono seduto vicino ai genitori di Doc, persone che – pur frequentando pochissimo – ho sempre amato molto. A., sua madre, la porto nel cuore da quando, ormai 23 anni fa, andò a trovare la mia – senza conoscerla – quando fu ricoverata a Milano.
La prima cosa che mi dice suo padre è “eccolo qui, lo scrittore americano-padano!”, poi si prodiga in complimenti che non so se meritare. F. ogni tanto legge il blog e mi ripete più volte che devo pubblicare le mie cose. F. è uno dei miei adulti di riferimento, lo stimo moltissimo e che mi dica queste cose per me è fonte di grande soddisfazione. E’ un po’ che ci penso, raccogliere e smussare certe cose del blog, metterle insieme, dargli un titolo tipo VITA DI UN UOMO DI BLUES e provare a cercare qualcuno che sia interessato. Chissà.
Per il resto cerco di sopravvivere alle tempeste emotive di questo mese leggendo KEN PARKER nella nuova edizione del Corriere Della Sera. Ormai sono giunti agli episodi della cosiddetta “terza fase”, quella che partì nel 1992 con il KEN PARKER MAGAZINE, la pubblicazione che forse ho amato più di tutte in assoluto.
Anche FARGO mi dà una mano, è una nuova serie TV che mi ha preso parecchio, sebbene io non sia troppo appassionato del genere che prevede una gran quantità di omicidi; ma il protagonista è BILLY BOB THORNTON, attore che mi piace un sacco.
Naturalmente HOMELAND e THE AMERICANS continuano a rendere le mie serate davanti a Sky entusiasmanti. L’INTER ha finalmente vinto la prima partita dell’era Mancini, speriamo che il decorso inizi ad essere positivo.
Essendo dicembre in macchina iniziano a girare gli album che collego al periodo: WORKS volume 1 degli ELP, il mini LP degli HONEYDRIPPERS e YOU GOTTA MOVE versione ROLLING. Oltre a questi l’acetato del mio WINTER ALBUM, cd che consegnerò agli illuminati del blues in occasione del sinodo del solstizio d’inverno che si terrà martedì 23 dicembre a Mutina.
Mi è capitato di rivedere una cosa di ASCANIO CELESTINI su cui vale la pena riflettere:
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Malgrado la cottura, venerdì sera esco con la groupie, una puntata allo STONES CAFE’ per vedere l’altro gruppo di Lele, il mio batterista. E’ Rock anni novanta, non esattamente my cup of tea ma i ragazzi ci sanno fare e lo show è un buon successo. Guardare suonare Lele poi per me è sempre fonte di gioia. Quanto mi piace il ragazzo.
Sabato 20 torno da Brian, c’è anche la Simo che poco dopo mi riempie di pacchettini. E’ la mia ex ormai da alcuni anni eppure conserviamo un affetto l’uno per l’altra davvero ammirevole.
Mentre saliscendo gli impervi dislivelli spirituali della fetta di pianura che attraverso, mi tengo vivo ascoltando bootleg dell’OUTRIDER tour…
Mi trovo poi con la groupie all’Ariosto e quasi immediatamente sono vittima dello stress da spesa alla Coop al sabato. Sono un po’ cotto, nervoso, instabile e quando sono così non faccio che dirmi che non si è mai visto Rick Derringer fare la spesa alla coop; ad ogni modo faccio il bravo, riempio il carrello e faccio scivolarello tra le corsie. Spesso mi perdo a guardare articoli natalizi, la groupie mi sorprende e ridendo mi dice “sei proprio un bimbo!”. Osservo uomini soli di mezz’età che cercano improbabili regali dell’ultima ora, uno contempla una confezione di lenzuola, un altro felpe da donna, il tutto nello spazio dedicato alle occasioni. La cosa mi riempie di tristezza. Vorrei che queste feste fossero liete per tutti, che il volgere della stagione, il ritorno del Sol Invictus, fosse occasione per questa umanità ormai allo sbando per ripartire, per ritrovare un guizzo di armonia cosmica. Non sarà così, lo so, ma sarebbe bello.
Sposto lo sguardo sulla groupie che con gesti sapienti seleziona gli ortaggi da comprare un vista del pranzo del 25…
Ci ritroviamo a tavola verso le 15, un pasto semplice ma ottimo, la candela accesa, una composizione floreale natalizia e un documentario su Titano, satellite di Saturno. Mi piace l’atmosfera della domus saurea.
Ed eccoci ad oggi, il 21 dicembre, il solstizio d’inverno di cui parlavo all’inizio, il giorno che sento mio più di ogni altro, non solo perché ci sono nato, ma soprattutto per le correnti cosmiche che fanno girare la trottola planetaria. Tutto proiettato verso gli spazi profondi vengo riportato sulla terra dalla groupie che mi augura buon compleanno con lo splendido box set dei CLASH. Sono percorso da fremiti quando apro cofanetti del genere.
Guardo fuori dalla finestra e vedo la chiesetta in lontananza, non è bella come vorrei ma nell’immaginario che mi sono creato, nelle prospettive del mio animo, è simile a quelle rappresentate da certi pittori naif. Manca la neve, ma nella vita non si può avere tutto se sei un uomo di blues, così mi accontento delle campagne brulle e della foschia.
Mi chiama Polbi da Detroit. Mi fa gli auguri e poi chiacchieriamo un po’ alla faccia delle bollette telefoniche. Mi racconta che l’altra sera era in una sala prove della Motorcity, dove sua moglie provava col suo gruppo; tutta gente dedita al rock alternativo mischiato a punk e garage rock. Ad un paio di loro il Michigan boy chiede quali sia stato il concerto più bello a cui hanno assistito. Uno risponde senza esitazione “i QUEEN”, l’altro “i BAD COMPANY“. Non è la prima volta che Polbi mi riporta queste stranezze, e ogni volta rimaniamo basiti. Da musicisti di quel tenore tu ti aspetteresti nomi tipo STOOGES, gli MC5 e roba del genere, no, quelli che saltano fuori sono nomi così classici e mainstream che ti chiedi “ma che cazz…”
Ormai è il primo pomeriggio, un Southern Comfort tonifica l’umore e mi fa sperare che l’INTER stasera mi faccia un bel regalo. Guardando le decine e decine di messaggi che mi sono arrivati su facebook e su what’s up penso al blog, alla comunità che si è strinta intorno ad esso. Nel giorno in cui gli esseri umani già 5000 anni fa si scambiavano un dono per augurasi l’un l’altro un prospero nuovo anno, mando la mia benedizione alle donne e agli uomini di blues che hanno la gentilezza di seguire questo blog miserello. Se anche l’augurio è generico, sappiate che è rivolto ad ognuno di voi, a quelli che scrivono spesso e a quelli che ci seguono in silenzio. Che questi notti silenti ci portino un po’ di pace, un po’ di speranza e che, immancabilmente, “il sole torni a battere sulle nostre facce e le stelle a riempire i nostri sogni”. Vi voglio un bene dell’anima.
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Tanti auguri per oggi 21 Dic, domani e per tutti i giorni a venire, Tom
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Auguri!
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Thank you boys.
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Ricambio gli auguri , e che il Darklord vegli su di noi ….. evitando di deluderci ulteriormente .
Il box dei CLASH è molto bello , ultimamente sto riascoltando Sandinista! (il loro album che preferisco con quelle sonorità funk e reggae che a me piacciono tanto) , ma anche gli WHO (un po’ di Tommy ,Live At Leeds , Who’s Next , Quadrophenia e Who Are You) e alcuni bootlegs dei PINK FLOYD annata ’70/’77 .
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Saura che regalo fantastico!!! Bellissimo….
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Caro Tim, forse non si è mai visto Rick Derringer alla Coop, però beccati Clapton in lavanderia. http://www.tmz.com/2011/03/02/eric-clapton-laundromat-video-footage-washing-machine-clothes/
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Sono senza parole, Picca! Ma come è possibile? Il chitarrista dei Cream che nelle va nelle bugadere a lavare le sue cose? Va beh, lo farà a mo’ di terapia per rimanere con i piedi per terra o per altro motivo simile, ma “vacca cane” (come direbbe Brian) …
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Auguri posticipati per il compleanno…ma sono ancora in tempo per Natale :-)
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Bellissima la fato con Braian. Complementi per come riesci a parlare di una situazione così personale e delicata con così tanto tatto.
Bello il cofanetto, se non sbaglio ne avevi già parlato in precedenza su queste pagine, forse ne annunciavi l’imminente pubblicazione.
Anche io sono percorso da fremiti quando accedo al contenuto di simili leccornie….
Il prossimo che ho messo nel mirino è il box di Irish Tour 1974 di Rory Gallagher, (7 cd + 1 dvd),
Penso che non potrò farne a meno.Credo si tratti di oramai di dipendenza conclamata:
Aggiungi al carrello… Compra subito… Riceverà una mail di conferma… L’ordine è in preparazione… Da questo momento non è più possibile annullare l’ordine.
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Che grande billy bob , è stato a tanto così dall’ipotecare angie jolie e comunque se ne è goduto il momento migliore
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Auguri in ritardo Tim!
P.S. ricordati che anche Robert Plant va al Supermarket (mi pare di aver visto la sua foto proprio su questo blog)
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