L’ho già scritto, fare pochi concerti rende ognuno di essi un piccolo evento per la mia vita blues, e lo è anche questo che tengo al prestigioso STONES CAFE’. Prestigioso sì, perché è uno dei pochi locali in cui anche un musico miserello come me si senta, per un sera, realizzato, locale dove vieni preso sul serio, locale dove passano musicisti di peso (ultimamente il chitarrista di ROD STEWART, no, tanto per dire). Col gruppo ci prepariamo al concerto con un paio di prove. Non sono tante, ma la vita, il lavoro, le situazioni non permettono altro. Di solito proviamo al Little Piggery (il Porciletto, insomma) di Lele, ma causa inagibilità una delle due sere ci troviamo in una sala prova in zona. La serata si trasforma ben presto in una delle peggiori prove con gruppo che abbia mai fatto. Ambiente poco ospitale, sala prove che spegne il suono, amplificatori per chitarra orrendi. Il mood del gruppo si affloscia, suoniamo male e abbiamo dei suoni così malamente distorti che suonare diventa un supplizio. Tornando a casa uno pensa solo a smettere definitivamente. La volta successiva alla Little Piggery Rehearsal Room, le cose vanno meglio, ci riappropriamo dei nostri suoni, delle nostre vibrazioni, dei nostri umori elettrici. Venerdì venti, alle 18,45 mi ritrovo allo STONES. Mike Bravo, commentatore pilastro di questo blog e amico di lunga data è già lì, Bonònia la dotta dista giusto qualche km. Poco dopo arrivano Lele, Lorenz e Pol. Sistemiamo le nostre cose sul Palco, Frank (il titolare, già chitarrista dei ROLLS DOLLS) ci dà una mano e poi partiamo col soundcheck.
Una volta finito, inizia ad arrivare la gente, tra cui una parte degli Illuminati del Blues, le Stonecity girls e amici vari. E’ bello vedere tante facce amiche. Ceniamo, un veloce servizio fotografico con Sarwooda ed è ora di salire sul palco. Mentre lo faccio non posso non pensare che stasera è l’equinozio di primavera, che oggi è il giorno dell’eclissi di sole e che io faccio un concerto… un segno del blues. Si apre il sipario, Lele batte il quattro (o meglio, il tre) e WAR PIGS apre le danze.
L’inizio vola via veloce dopo di che, come ogni tanto accade, arriva la botta di stanchezza dove paghi i travagli e le tensioni della settimana lavorativa. A Lele prima di salire sul palco cola sangue dal naso, e adesso quando mi avvicino per chiedergli se è tutto okay mi dice che non si sente bene, gli dico di bere molta acqua, lui mi risponde in puro stile John Bonham “Sé, ma po’ am pès adòs!” (Lele suonerà il miglior concerto di sempre da quando è con me, dal 2002 dunque). Mentre son lì che suono e ascolto quello che fa, a volte mi scappa da ridere, sarà anche senza energie ma la Tigre della Sacca stasera spacca il culo…
Controllo Saura, è stranamente statica, con la faccia un po’ sofferente. Mi dice che è spossata, e che tiene le energie per restare concentrata sul basso e sui cori. Nel pomeriggio le avevo detto di mettersi un’ora sul divano e riposarsi, ma la Wonder Woman di Borgo Massenzio non ha tempo per queste cose, è una super eroina a tempo pieno dopotutto (Saura sarà quella che alla fine riceverà più complimenti di tutti). La guardo la reggiana dagli occhi di ghiaccio, la settima moglie di Enrico VIII, la nostra superfiga… non posso che esserne orgoglioso.
L’usignolo Pol se ne sta lì in mezzo a cinguettare, ogni tanto mi avvicino ma non ho idea di come stia vivendo il concerto… però sento che il Brad Delp di Correggio, lo stallone reggiano, ci dà dentro.
Dall’altra parte del palco osservo il mio fratello di blues, il Rick Derringer di Vignola, l’uomo che non ha bisogno di presentazioni, l’ineguagliabile, l’inarrivabile, l’inspiegabile LORENZ. Mi basta incrociare lo sguardo con lui per sentirmi a posto. Lor potrebbe letteralmente essere mio figlio, ma quando l’Hard Rock Blues ti lega in quel modo, la differenza di età è una quisquilia. Marshall, Gibson Les Paul, Ray Ban, Johnny Winter… di cos’altro ha bisogno un’amicizia?
E poi, all’altra chitarrina ci sono io, lo smilzo di Nonantola, Tim Tirelli, oh yeah baby, that’s what I am. E’ buffo come uno cerchi di stare in controllo, di dire okay adesso c’è lo stacco, oppure i giri del riff in La sono quattro o ancora ecco c’è l’assolo e pigio il pedalino del booster ma poi quasi come per un disegno beffardo del demonio, lo stacco non lo fai, di giri del riff in La ne fai solo tre e invece del booster pigi un pedale sbagliato, meglio allora inserire il pilota automatico, gettare la mano, lasciare che l’eclissi batta sul tuo viso e seguire la corrente.
E bello suonare certe cover, non mi sembra ci siano tante band qui in giro che suonino i BLUE OYSTER CULT, i MOTT THE HOOPLE e la BAD COMPANY, ma io sono qua per i quattro nostri pezzi originali.
Sì, lo so che durante i nostri brani la gente magari va in bagno o fa una capatina al bar, ma per un songwriter è una cosa di vitale importanza. BELLEZZA D’ARIA PURA, LA SVEGLIA, QUEL CHE CANTAI, PIOVE STAMATTINA sono il motivo per cui mi trovo qui, sul palco dello Stones Café Music Club.
Per CAN’T GET ENOUGH chiamiamo sul palco Picca. E’ dai tempi del WIENNA (music club storico di Mutina) che non divido un palco con lui, qualcosa come 23 anni fa. Farlo poi mentre siamo alle prese con un pezzo del mio eroe MICK RALPHS, è bellissimo. Thank you Pike.
Lo sprint finale è una accelerazione mica male: ROCK AND ROLL, LET THERE BE ROCK, TRAIN KEEP A-ROLLIN’, WHOLE LOTTA LOVE (con la coda di STARSHIP TROOPER che funge da base per la presentazione e dove Saura può finalmente liberare i suoi pruriti Squireiani e far vedere che razza di gran bassista sia) e i due bis THE OCEAN e HEARTBREAKER. Suonare allo Stones significa anche che dopo lo show Frank ti fa portare da bere e un piatto di frutta ben tagliata nel backstage. Sono quelle piccole cose che ti rimettono a posto, che spazzano via i blues. Saluto poi gli amici che sono venuti e che devono andare, è un peccato essere stato un po’ sfuggente e non avergli dedicato più tempo, ma fra una cosa e l’altra non riesci a seguire tutto. Poi d’un tratto entro nella dimensione astratta, fisicamente sono lì ma il mio spirito vaga per le blue highway cosmiche. Mi getto sul divano del backstage. Arriva l’amico Jaypee e poi arriva Flash, il batterista degli STICKY FINGERS LTD. Flash lo conosco da alcuni anni, ma non abbiamo mai approfondito l’amicizia. Mi fa i complimenti per il concerto e poi si sofferma sui nostri pezzi. Inizia a parlarne e man mano che va avanti scopro quanto lui sia interessato alla cosa, fa una veloce analisi, qualche paragone e poi riassume il tutto – a proposito dello stile compositivo – con “un leggero riffetto e un velo di malinconia”. La descrizione non fa una grinza. E chi se lo immaginava Flash così interessato alle canzoni Rock cantate in italiano? Gianluca, presente in sala con sua moglie, scrive un messaggio su facebook: “Io non capisco una fava di musica ma per me i Cattiva Compagnia dovrebbero suonare tutti i weekend. Bravo Tim, bravi tutti, splendida serata.” Ora, non sono certo qui per cantarmela e suonarmela da solo, ma Gianluca è uno che di musica ne mastica parecchia, e che scriva una cosa del genere mi colpisce molto. Sarwooda mi confessa che quando abbiamo fatto QUEL CHE CANTAI, il nostro pezzo, ha dovuto interrompere di far foto e sedersi perché si era emozionata. Lorenzo Stevens mi riassume con precisione i punti caldi dello spettacolo, punti che non sto riportare perché poi davvero finirei per lodare indirettamente il mio gruppo, ma tra quei punti c’è anche questo: ” la grintosa LA SVEGLIA, molto apprezzata anche da Laura, rock all’italiana che dà 10 a zero a Ligabue”. E così il mio status di autore almeno per stasera si solleva un po’ da terra. E’ difficile lasciare lo Stones Cafè stanotte, quando entri nelle ore piccole tutto si fa più sfumato e tenero. Abbraccio i miei compari, abbraccio forte FRANK e REINZ, saluto lo staff del locale, prendo la groupie e salgo sulla blues mobile. Esco da Vignola e inizio ad attraversare quella fetta di pianura che mi separa da Regium Lepidi. La notte, le luci dei semafori e dei lampioni, le stelle in cielo. Sono quasi le tre, la blues mobile rolla placida sulle strade deserte, la groupie dorme. Entro in autostrada, osservo gli autotreni che mangiano chilometri e che sicuramente vanno molto lontano. Penso al fatto che se non ci saranno impedimenti dell’ultima ora, tra pochi giorni partirò per Cuba. Primo viaggio dopo sette lunghi anni. Non so se me lo merito come continuano a dirmi gli amici, ma cercherò di godermelo tutto. E’ anche il primo viaggio che faccio con la groupie, chissà come sarà la Wakeman woman fuori dai confini italici. Nemmeno il tempo di finire il pensiero ed è ora di uscire. Campogallo sonnecchia, un pezzo di campagna nera e mi ritrovo di nuovo nel posto in riva al mondo. Faccio salire la groupie, io scarico l’armamentario. Sono le 3,30, due macchine arrivano nella casa lì poco lontano, sono i due vaccari che iniziano il turno nella grande stalla lì vicino. Respiro la notte, faccio un giro dietro casa, da lontano l’eco delle poche auto che sfrecciano sull’autostrada che a circa un km da me taglia in due la campagna. Mi godo questa bolla notturna di pace. Salgo in casa. La groupie è crollata. Io non ho sonno, il rock and roll è ancora in circolo, sarebbe il momento del party post concerto. Invece mi infilo sotto le coperte, prendo in mano l’ennesimo libro di GREG ILES che sto leggendo. Spengo la luce alle cinque meno dieci. Socchiudo gli occhi, le luci del Richfield Coliseum si stanno spegnendo, sono su una limousine, il manager si assicura di chiudere le sicurezze delle portiere, le luci della città brillano così forte mentre le attraversiamo, le attraversiamo, le attraversiamo… Cleveland, goodnight.
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Si’, lo so. ormai esco poco la sera.
Cosi’ le poche volte che lo faccio, sembro Ciaula, il piccolo minatore che
una notte vede per la prima volta la luna e si commuove.
Anch’io guardo il mondo di notte con lo sguardo da bambino o da vecchio
bambino che vede un mondo nuovo o dimenticato in un angolo della mente.
Assistendo al concerto de La cattiva compagnia, ho compreso perché
Tim Tirelli e Jeff Beck prediligono bassiste femmine.
Saura é bravissima.
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Buone ferie!!
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Tim, ci avete regalato una serata splendida, che dire? Semplicemente grazie!
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Thank you boys.
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