Neil Young live at DTE Energy Music Theatre, Clarkston, MI, USA 14 July 2015 – di Paolo Barone

20 Lug

Il nostro Michingan Boy torna a noi dopo una lunga pausa, e lo fa alla sua maniera, cercando di lenire i suoi blues parlandoci di musica. Welcome back my boy.

In una sera di luglio freddina e piovosa, tipica del ridente Michigan, ho deciso di andare a vedere Neil Young. E’ stata una decisione dell’ultimissimo minuto, praticamente mi sono messo in macchina mentre lui stava per salire sul palco, ero indeciso fino all’ultimo, ma poi la voglia di musica dal vivo e la bellezza delle sue canzoni ha avuto la meglio sul tempo brutto, sulla mia depressa pigrizia e sul costo del biglietto. Sono arrivato al DTE Theater praticamente ultimo. Un enorme parcheggio strapieno e nessun essere umano in circolazione mentre la musica arrivava da lontano, una sensazione bella e surreale al tempo stesso mi ha preso per qualche minuto.

Poi la corsa al primo botteghino…chiuso…secondo, idem, ormai computer spenti. Forse inpietosita dal mio sguardo affranto, o molto piu probabilmente desiderosa di portare a casa qualche dollaro extra, la cassiera tira fuori un biglietto e me lo passa per venti dollari. I prezzi erano variabili, da un massimo sui 200 per le primissime file, fino a 30 per un anello di prato in cima allo spazio dell’arena, posto dove contavo di andare sin dall’inizio. Ma ora, guardando il biglietto, mi rendo conto che corrisponde a una determinata fila e posto numerato, forse la fortuna e’ stata dalla mia oltre ogni rosea previsione. Intanto cammino velocemente verso la zona del concerto attraversando alberi bellissimi, ristoranti e bar per tutti i gusti, giardini molto curati, ponticelli in legno, panchine, rocce e cascate artificiali…E poi finalmente l’arena vera e propria.

DTE-Energy-Music-Theatre

DTE-Energy-Music-Theatre

DTE-Energy-Music-Theatre

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Mi colpiscono subito due cose: Pur arrivando dalla parte piu’ lontana, si vede tutto benissimo per essere uno spazio da quasi 15.000 posti; il suono e’ perfetto in ogni dettaglio, specialmente la voce di Neil Young arriva nitidissima da non credere, ma per come sono abituato io a vedere i concerti da queste parti il volume mi sembra stranamente bassino. Guardandomi intorno vedo una meta’ e passa di pubblico molto presa dal concerto, mentre il resto totalmente immerso nei fatti propri. Quasi tutti con birre e alcolici vari in mano, sorrisi spalancati, tante famiglie con bambini, aria da sagra estiva del rock.

Subito vengo accolto da un esercito di assistenti che mi guida verso il mio posto che scopro con gioia essere quasi di fronte al palco, ho perso qualche brano ma mica male per venti dollari, grazie cassiera del DTE Theater, chiunque tu sia. Appena seduto parte una Words da brividi, che purtroppo verranno ancora poche volte nel resto della serata. Per la maggior parte il nostro Neil suona brani dell’ultimo disco, tutto incentrato contro la multinazionale Monsanto. Canzoni sempre piacevoli, fatte con il supporto di una band di giovanissimi fra cui (scopro dal sito) alcuni figli di Willie Nelson, che suonano con entusiasmo ed energia. Ma le emozioni vere arrivano solo con una Cowgirl in the Sand da paura, e poi a parte Everybody Knows this is Nowhere e la conclusiva Roll another Number da Tonight’s the Night, il resto e’ tutto Monsanto…

Ok, una serata piacevole in un posto molto bello, vedere lui in persona fa il suo effetto, ma mentre torno a casa con gli assistenti che efficientissimi addirittura dirigono il traffico verso la Interstate 75 le riflessioni e i paragoni arrivano inevitabili.

Avevo visto Neil Young a Roma, all’ippodromo delle Capannelle nei primissimi anni ottanta. Una bolgia disumana, disorganizzazione totale, scontri con la polizia ad ogni cancello, fuochi, bivacchi, ragazzi da ogni angolo di Italia con o senza biglietto. Un palco enorme, o almeno cosi lo ricordo, con lui che cantava i pezzi del suo ultimo brutto disco, contestato apertamente fino al momento acustico dove tutto si ricomponeva in qualche modo. Un energia diffusa molto forte, intensa, pericolosa. Altro che sagra estiva. Mah, che dire, forse va bene anche cosi…i tempi sono cambiati, il Michigan non e’ certol’Italia post ’77, e tutti si sono divertiti lo stesso…anzi, forse di piu’….anzi, forse al concerto romano non si diverti’ veramente nessuno…e nessuno era li solo per divertirsi, era un altra cosa, molto piu’ profonda, era arte, era vita, era vero. Forse l’altra sera era solo lui, Neil Young con il suo rifiuto di fare il solito concerto karaoke, a crederci ancora, ad avere ancora qualcosa da dire che al pubblico piaccia o no. O forse sono solo io che non sono contento, in queste cose mi faccio mille seghe mentali e sparo un mare di cazzate.

(Paolo Barone © 2015)

5 Risposte a “Neil Young live at DTE Energy Music Theatre, Clarkston, MI, USA 14 July 2015 – di Paolo Barone”

  1. bodhran 21/07/2015 a 08:54 #

    Bello che questo racconto arrivi dopo quello sugli AC/DC. Sono proprio le due facce della medaglia. Cosa è meglio (tanto la risposta non c’è)? Da una parte c’è chi si presenta al pubblico offrendo esattamente quello che il pubblico vuole. Si rischia la superficialità, a volte il ridicolo (ad esempio, a me vedere Angus Young che continua a fare lo scolaretto impenitente fa un po’ ridere e pena allo stesso tempo). Dall’altra l’atteggiamento intransigente di chi come Neil Young fa quello che vuole, sceglie la scaletta che preferisce,preferendo magari pezzi deboli o brutti ma che rispecchiano le cose che vuole dire ora, rifiutandosi di recitare il personaggio che la gente immagina che sia (magari credendosi ancora nel Laurel Canyon 40 anni fa).
    Non c’è risposta.
    Ma mi fanno più simpatia gli artisti che, nel bene e nel male, cercano di continuare a produrre arte, assumendosi anche qualche rischio.

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  2. lucatod 21/07/2015 a 13:56 #

    Credo che il business musicale sia diviso tra musicisti “artisti” (Neil Young , Robert Plant ..) che seguono un loro percorso magari noioso evitando facili entusiasmi , e musicisti “affaristi” (Stones , Eagles , Kiss , AC/DC …) che propongono la solita carrellata di greatest hits . Non lo so , a livello di testa propendo verso i primi , ma ovviamente un bello spettacolo con il tuo idolo che sforna i classici della tua vita è probabilmente più appagante . Ovviamente evitando certe banalità . A me gli AC/DC non fanno certo impazzire , li trovo monocorde e per certi versi (l’eterno scolaretto) anche ridicoli . I Kiss pure peggio , anzi molto peggio . L’effetto nostalgia ha riempito le tasche di buona parte delle vecchie glorie del classic rock . Questo poi è un momento d’oro anche per i solisti come David Gilmour , che è andato sold out in pochi minuti , mentre negli anni ’80 (prima di ridare vita al marchio) non riempiva nemmeno la sala di cinema .

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  3. mikebravo 28/07/2015 a 20:41 #

    Beato te, Paolo!!!!!!!
    Io in una calda serata di luglio mi sono permesso paolo nutini con la
    scusa di accompagnare le figlie a ferrara.
    Ma la mia america é fatta cosi’.
    Di piccole cose.

    A parte gli scherzi il tuo resoconto mi conferma che NEIL YOUNG è
    un grandissimo ( appena un gradino sotto bob dylan ).
    Ha fatto in tempo a suonare in 2 grandi gruppi per poi decollare per una
    carriera solista senza fine.
    Questo non gli ha impedito di riformare qualche volta C S N & Y ed una
    i BUFFALO SPRINGFIELD .
    I suoi fans hanno come minimo un disco nuovo all’anno e tour frequenti
    per godersi il canadese.
    Come li invidio!

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  4. mikebravo 29/07/2015 a 07:58 #

    La grande occasione mancata da NEIL YOUNG é la pertecipazione
    a RIGHT BY YOU di STEPHEN STILLS.
    Uscito il 30 luglio 1984 per l’ATLANTIC, per chi non l’avesse mai ascoltato,
    è l’occasione unica di conoscere un disco epocale.
    Il piu’ bel disco al mondo!

    PS Contiene una versione di un pezzo di Young con testi aggiunti.
    Il 30 luglio prox RIGHT BY YOU compie 31 anni.
    31 ma non li dimostra.

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