Leggo su FP un post di una mia amica:
“La campagna in piena estate è bellissima. D’autunno è la cosa più triste del mondo. I tramonti precoci e umidi di settembre sono intrisi di malinconia. Diteglielo per favore a quelli che mi vogliono portare nelle cascine fuori Milano a passare le domeniche di settembre, che una cosa più desolante non riesco a immaginarla. Sarà bellissima ma non fa per me. L’autunno non fa per me. Le giornate brevi non fanno per me. Io amo le metropoli, poi.”
Non me ne stupisco, ormai LaRoby un po’ la conosco. La nostra è una amicizia vivace, turbolenta, a tratti sopra le righe. Per certe cose, siamo affacciati su terrazzi che ci danno visuali diverse, su cui a volte ci confrontiamo senza timore. Sorrido mentre ripenso alla sua considerazione, perché io sono l’opposto, io mi trovo a mio agio nella dolce malinconia settembrina, nei freschi umori pre autunnali della campagna, nell’essenza della provincia. I’m a cross counrtry boy dopotutto.
◊
◊
Evidentemente quei giorni di settembre passati ogni anno a vendemmiare dai nonni mi hanno segnato in maniera profonda. E così anche quest’anno le impressioni di settembre mi coinvolgono, mi segnano, mi tracciano il cammino.
Prendi ad esempio oggi, mi sveglio presto, annuso l’aria e prima di andare al lavoro decido di fare un giro tra le stradine campagnole. La blues mobile rolla placida sulle blue highway della Reggio Emilia county; a Saint Martin On the River decido di portare due fiori a mia madre. Certi cimiteri rurali mi danno pace, mi infondono una sorta di instabile tranquillità. Di prima mattina poi…
Un saluto a Mother Mary, agli zii, una veloce ponderazione sull’effimera durata della vita e poi di nuovo in macchina. Contemplo le campagne, le vigne con le viti appena munte che sembrano godersi il meritato riposo post vendemmia. Mi sento un tutt’uno con questa terra, se fossi pianta sarei senza dubbio una vite o un olmo. Attraverso Saint Little Faust of Herberia…
…il gioco di luce del sole tra le querce quieta il mio animo …
Sono alcuni giorni che in macchina ascolto BOB DYLAN: SLOW TRAIN COMING, AT BUDOKAN, DESIRE…
◊
◊
A inizio mese il sinodo degli Illuminati del Blues in quel di Regium Lepidi, alla Festa Provinciale dell’Unità; discreta cena al ristorante Ventasso e poi bluseggiamenti vari con i ragazzi (Picca, Jaypee, Mixi, Liso).
La settimana dopo, con la groupie in Britannia, “cena elegante” alla Domus Saurea con Picca e Biccio in occasione del derby INTER-MILAN. Dopo la vittoria della beneata, trenini, escort nude, prosecco a fiumi… questo nella mia testa, in realtà loro due fuori sul balcone a fumare, io dentro a bermi un Rum e a guardarmi dei filmati dei FIRM.
La groupie passa quattro giorni tra Chesterfiled e Londra in occasione del concerto di RICK WAKEMAN & The English Rock Ensemble. Mi devo così adattare, per un breve periodo, alla vita da putto. Me la cavo: a cena mi preparo gli spaghetti alle vongole, faccio andare la lavastoviglie, cerco di tenere la casa pulita, vado al pronto soccorso a causa di una reazione allergica al viso, accudisco Palmiro, gli altri quattro gatti che abbiamo giù, tolgo le ragnatele dal soffitto, pulisco il bagno…insomma, faccio il bravo ometto di casa nella speranza che la groupie torni e non scappi con RICK WAKEMAN…
Come sempre vado poi a trovare Brian, in pausa pranzo e al sabato mattina. Il vecchio sta benino, l’alzheimer avanza e lo irretisce sempre più, ma tutto considerato si procede a velocità di crociera. Quando arrivo e lo trovo nel salone insieme agli altri ospiti in lui scatta subito un “Tim!”, ma poi se gli chiedo chi sono non sempre riesce a dare la risposta giusta. A volte alla domanda “Brian, chi sono io?” risponde con sostantivi spassosi ma sintomatici: “sei il sindaco”, oppure “il capo”, “il generale“, “il dirigente“, “quello che mi protegge”, “il migliore”… sintomatici perché comunque Brian mi vede come una sorta di punto di riferimento, ed è bello per un figlio che non sempre è andato d’accordo con il padre, arrivare al risolvere il problema con il proprio genitore e spendere l’ultima fase della vita inseme in tranquillità. Poi Brian ritorna, gli dico “Set cus’et te Brian? T’è un suchèt damànt to fiòl!” (Lo sai cosa sei Brian, sei uno zucchetto come tuo figlio) e poi aggiungo “Set te chi è to fiòl?”(sai te chi è tuo figlio?), e lui prontamente “Te!” e ridiamo di gusto.
Sabato, mentre vado da lui, fuori Campogallo vedo un tipo che fa footing, è uno di quegli uomini bene in carne, a forma d’uovo, col culo basso, ha le cuffiette e sul retro della felpa scritto a grandi caratteri BOIA CHI MOLLA. La prima reazione è quella di fermarmi e di dargli delle bastonate sulla schiena. Naturalmente proseguo e nel farlo mi soffermo a pensare al mio primo istinto, al mio antifascismo assoluto, senza quartiere; a volte mi sorprendo della mia furia spirituale.
Torna LIGABUE al Campovolo di Regium Lepidi per l’ennesima serata trionfante (150.000 persone). Qualche disagio per i reggiani e soprattutto per chi abita nel giro di qualche km dal sito in questione, come il sottoscritto e la groupie. Non mi lamento, gli esseri umani devono pur fare qualcosa per distrarsi dall’inspiegabile mistero della vita, ma non sarebbe male che in un grande spazio come quello suonassero anche altre artisti e non solo il Mr Bullock from Correggio. Sono comunque felice per il mio amico MEL PREVITE, che insieme a LA BANDA ha rifatto col LIGA tutto BUON COMPLEANNO ELVIS, l’album del 1995. Suonare davanti a tutte quelle persone deve essere una emozione fortissima.
La groupie è una dei volontari di ECO FAN, più o meno trenta persone, collegate alla multiutility reggiana, che cercano di sensibilizzare i 150.000 fan di Liga circa la raccolta differenziata.
Otto ore al venerdì, dodici ore al sabato: la groupie ha un sacco di energia, non so come faccia.
Lorenz è a Londra, tramite whatsapp mi tiene aggiornato, passa le serate nei locali tipo il RONNIE SCOTT, e lo invidio molto. In Denmark street finisce per vedere il grandissimo ALBER LEE e per comprare una TELECASTER col bigsby. Io e lui siamo gibsoniani fino al midollo, ma una TELECASTER ha il suo fascino.
25 settembre: sono già passati 35 anni da quando John Bonham se ne è andato. Miglior batterista Rock di sempre? Sì. Grande perdita per la musica Rock. Ricordo in modo chiaro il 26/09/1980 quando il TG3 ne diede notizia all’ora di pranzo. Già 35 anni. Mah.
Mi sento spesso con POLBI, il reggino dagli occhi di ghiaccio sta passando un periodo particolare, a fatica cerca di districarsi tra il bayou paludoso in cui è finito, ma è sufficiente che veda per caso un foto di KEITH RICHARDS del 1971 per ritrovare energie insperate. Ieri infatti mi telefona, mi dice che si è preso un minuto per sé, entra in un locale a bere una coca cola mentre nubi nerissime lo sorvolano, quando gli capita di vedere un foto di KEITH, quanto basta per tirarsi su e riaffrontare la vita con il giusto piglio. Ah, come lo capisco, d’altra parte noi non ci rivolgiamo all’immagine di un ebreo di razza etiope di pelle scura, capelli scuri, occhi scuri raffigurato però con pelle chiara, capelli biondi, occhi azzurri; noi per trovare l’ispirazione ancestrale ricorriamo a questi trucchetti, il JOHNNY WINTER di SECOND WINTER, la cover di STRAIGHT SHOOTER, il KEITH RICHARDS del 1971.
Così anche settembre volge al termine, e con esso pure il periodo intenso al lavoro, il Cersaie è alle porte, il più (per noi) è fatto.
Vedremo un po’ cosa ci porta l’autunno … Mare calmo? Moto ondoso in aumento? Ordini su Amazon? Cd e cofanetti buttati dalla finestra? Chissà.
Intanto cerco di tenermi vivo… in ottobre i concerti di CSN e TOM KEIFER, in novembre quello degli UFO, le partite dell’INTER, i sughi d’uva della Lucia, i romanzi di GREG ILES e le passeggiate all’alba nelle campagne …
… intanto il sole tra la nebbia filtra già
il giorno come sempre sarà …
◊
◊
Rispondi