Interview with Stirling Silver: up front and behind the scenes – di Paolo Barone

20 Gen

Il nostro Polbi ha fatto due chiacchiere con un personaggio cardine della Detroit Rock City: Stirling Silver. Storielle imperdibili per chi vive di Rock. 

A volte mi appare piu’ chiaro che mai il fatto che la musica rock sia effettivamentel’espressione di una comunita’. Musicisti & pubblico, fotografi, roadies, discografici, promoter, Dj’s, groupies, alchimisti psicochimici, grafici devianti, proprietari di club, un elenco se vogliamo infinito di personaggi che ovunque nel mondo fanno esistere questa comunita’ che chiamiamo rock. Siamo gente piena di passione, che spende un mare di energie e risorse di ogni tipo, spesso vivendo storie che meritano di essere raccontate.

A Detroit c’e’ Stirling.

Alto, elegante, sofisticato. Un uomo di cultura nel mondo del rock and roll. Lo vedi sul palco che introduce le band, ai tavoli riservati dei grandi eventi, nei bar rock della citta’ vecchia, o indaffaratissimo dietro le quinte di una manifestazione artistica. Era da molto che ci volevo parlare, da quando avevo letto alcune sue riflessioni nel libro Detroit Rock City. Mi aveva colpito lo spessore dei suoi interventi, la sua capacita’ di un punto di vista alto nella descrizione della storia di questa strana citta’ e della sua musica.

Lo conosco da molti anni, e sapevo bene la stima di cui ha sempre goduto da queste parti, ma non avevo mai avuto modo di parlarci veramente. L’altro giorno pero’ ci sono finalmente riuscito, complice forse l’atmosfera rallentata natalizia, andandolo a trovare a casa sua nell’Indian Village, una delle zone piu’ affascinanti e antiche della citta’.

Stirling vive in una casa straordinaria, circondato dai frammenti di una vita rock, come in una mostra in costante aggiornamento. Non si puo’ entrare senza restare a bocca aperta: Foto di lui che festeggia con Rod Stewart,

Stirling & i Faces

Stirling & i Faces

che ride insieme a Ray Davis, con i New York Dolls o che guarda nell’obiettivo insieme a Tod Rundgren del quale sembra il fratello gemello piu fico.

Stirling & Todd Rundgren

Stirling & Todd Rundgren

Poster e dischi autografati da mezzo mondo, Jim Morrison, gli Who, Talking Heads, Iggy, Bowie. Sui mobili foto di fidanzate bellissime, bobine con interviste a Neil Young per Rolling Stone, cd appena usciti di band underground locali, la piu’ straordinaria collezione di biglietti di concerti che abbia visto in vita mia,

Stirling tickets

oggetti d’arte, tanti libri e una valanga di dischi ovunque.

“ Per me tutto e’ iniziato quando ero un ragazzino. Sono andato a un concerto alla Cobo Arena : Arthur Brown, James Cotton, The Doors. E’ stata come una rivelazione, un esplosione mentale, e tutto e’ cambiato per sempre! Ecco, questo e’ il piccolo volantino che pubblicizzava il concerto, dietro ci sono le firme dei Doors…Ma io un autografo di Morrison lo avevo gia’. Me lo aveva dato…mia nonna! Aveva condiviso con la band un breve volo di linea, e sapendo che mi piaceva la musica rock ando’ direttamente da Jim a chiedere il favore di fare un autografo per suo nipote. Lui fu gentilissimo, e mia nonna felice di portarmi questo ‘piccolo’ regalo. Lo incontrai ancora Morrison, insieme a Manzarek, un anno dopo in Canada al Live Peace in Toronto. Avevo detto ai miei che sarei andato a dormire da un mio amico, invece ce ne andammo al concerto in Canada! Ricordo Chuck Berry e Little Richard suonare a pochi metri da me. Poi trovai il modo di infilarmi il piu’ possibile vicino al backstage, e mi passarono accanto John Lennon e Yoko Ono. Diedero a me ed altri ragazzi che eravamo li questa foto di loro a Parigi. La sera stessa li vedemmo suonare con Clapton nella Plastic Ono Band. E io mi feci autografare il retro della foto da Morrison e Manzarek mentre stavano per salire sul palco…chissa’ oggi quanto puo’ valere!”

Ma come facevi ad avvicinare tutti questi musicisti famosissimi, gli chiedo.

“ Vedi, per un ragazzo che aveva il mio aspetto e un po’ di educazione, non era certo un problema a quel tempo. In un modo o nell’altro ho incontrato tutti quelli che mi interssava incontrare, senza particolari problemi. Come gli Who, che vennero qui alla Grande Ballroom a suonare la prima mondiale di Tommy. Noi conoscevamo solo un paio di canzoni, il disco non era ancora uscito, ma vedere Keith Moon e Pete che mulinava il braccio sulla chitarra era uno spettacolo entusiasmante in ogni caso! Sono le firme di loro quattro al completo fatte quella sera, che ora vedi su questa fotografia. “

Mentre parliamo ogni tanto Stirling va a cambiare disco, passa dagli amati Mott the Hoople live a Johnny Guitar Watson, e poi, sorprendendomi, mette su il primo degli Allman Brothers…

” Le prime note del loro primo disco per me sono una chiamata alle armi! “

mi dice con l’entusiasmo di un ragazzo, mentre suona una chitarra immaginaria seguendo la canzone…

” Li ho visti diverse volte, e ci tenevo molto ad incontrare Duane. Vennero all’ East Town Theater, e come tutti alloggiarono all’Holiday Inn, a due passi dal teatro. Un alberghetto senza pretese, ospitava spesso piu’ band nello stesso momento. Entrarvi non era difficile, bastava un po’ di tatto e cortesia, e le feste andavano avanti tutta la notte da un piano all’altro. Quella volta guardai dentro una camera con la porta semi chiusa. C’era Duane Allman steso sul letto, con tutti i vestiti e gli stivali addosso, da solo, con una tv in bianco e nero accesa. Gli chiesi se potevo entrare, e lui mi disse di si senza nemmeno chiedere chi fossi. Parlammo un po’, io seduto sul bordo del letto, lui sempre sdraiato. Poi vidi una grossa scatola con tantissimi dischi dentro, che Duane si portava in tour. Fra questi ne trovai uno di un bluesman di Detroit, One String Sam, e rimasi sorpreso, non era roba molto nota in giro o facile da reperire. Ne parlai con lui, e poi mi resi conto che voleva restare un po’ da solo. Il resto della band faceva casino nelle stanze del piano inferiore, e io cosi come ero arrivato me ne andai, con un semplice ciao, lasciandolo con la porta socchiusa.”

L’East Town Theater era un posto leggendario in citta’, ha ospitato buona parte della storia del rock, e dopo un lungo abbandono e’ stato demolito proprio pochi giorni fa.

“Ma a quel tempo avevo anche iniziato a lavorare in un negozio di dischi, assumendo un ruolo sempre piu’ attivo nella scena rock della motorcity. Praticamente ormai avevo libero accesso ad ogni backstage, ed iniziai a stabilire dei rapporti amichevoli con alcuni dei musicisti in tour da queste parti, oltre che con le band locali. Mi trovai molto con Rod Stewart e i Faces, come vedi nelle foto che ho qui sul muro, erano delle persone meravigliose. Si creo’ un rapporto di vera amicizia con loro e con Johnny Winter. Era uno dei ragazzi piu’ sinceri e veri che abbia conosciuto, ogni volta che veniva a Detroit lo andavo a vedere. Ho molti cari ricordi con lui, come quella volta che venne a pranzo a casa dei miei, e tutto il vicinato rimase incantato a vedere questo albino tutto vestito psichedelico…Era una visione aliena credimi, anche per la Detroit di quei tempi. Ricordo una sera tardi a casa di miei amici, con lui seduto su un amplificatore che suonava la sua meravigliosa chitarra e noi seduti a terra a sentirlo. Passai molto tempo sia con lui che con suo fratello Edgar.”

I ricordi arrivano veloci, pur essendo Stirling una persona molto legata al presente.

“ Pensa che una volta all’East Town ci fu un principio di incendio durante il concerto di Taj Mahal. Tutti corsero fuori, lui compreso, ci saranno state improvvisamente piu’ di mille persone per strada! Io pero’ uscii passando dal backstage e vidi la chitarra di Taj, quella della copertina del primo disco, con una bottiglia di JB di fianco. Presi al volo tutt’e due, e una volta fuori lo trovai e gliele diedi. Un po’ interdetto mi ringrazio’, poi mentre stavo per andare via mi sentii chiamare ‘Hey son!’ era lui che apriva la bottiglia e mi offriva un sorso dal tappo svitato. Me ne diede due, e bevemmo insieme festeggiando sul posto lo scampato pericolo!”

Stirling & l'uomo che non vuol essere menzionato

Stirling & l’uomo che non vuol essere menzionato

Negli anni successivi la presenza di Stirling si fa sempre piu’ importante per Detroit, organizza concerti, aiuta le band emergenti, e viaggia anche molto.

“ Passai dei lunghi periodi a New York, e strinsi un forte legame con i New York Dolls, allora semi sconosciuti. Li ho visti suonare tantissimo in quei mesi, e David Johansen mi fece un bell’autografo su questa mia foto scrivendo con il rossetto! Ed e’ proprio con Arthur Kane, il loro altissimo bassista che incontrai a NYC i Led Zeppelin per la seconda volta…Pensa, li ho incontrati due volte e non li ho mai visti suonare dal vivo! La prima volta avevano suonato a Detroit alla Cobo Hall. Non ero riuscito ad andare al concerto ma ci tenevo ad incontrarli, andai quindi all’albergo dove stavano, downtown. C’era un enorme tavolo circolare nei pressi del bar, e io mi presentai direttamente a Page e Plant che sedevano vicini. Dissi a Page che lo avevo apprezzato moltissimo anche nella sua era Yardbirds, e che consideravo i due pezzi registrati con Beck pura magia elettrica. Forse avevo trovato un canale di comunicazione speciale, o forse semplice reciproca simpatia, ma passammo molto tempo a parlare sia con lui che con Robert. Venne fuori che avrebbero chiuso il tour a New York negli stessi giorni in cui sarei stato li per i Dolls. Come fosse la cosa piu’ normale del mondo mi dissero che mi avrebbero messo nella loro lista per tutte le sere al Madison Square Garden e per poter poi andare a trovarli al Drake Hotel! Passarono un po’ di giorni, partii con la mia macchina e la sera del concerto ero a NYC ospite di Arthur Kane. Decisi di portarlo con me, ma per prepararci, fra vestiti capelli e tutto, ci mettemmo una vita e…il concerto era finito! Ma, si, poco male, li avrei visti il giorno dopo e mi aspettava il party al Drake! Ci presentammo alla reception dell’albergo, io tutto compito e formale “ Buonasera, sono Stirling Silver da Detroit, sono atteso dai Led Zeppelin, e il signore e’ con me…” Arthur era truccatissimo, in completa tenuta New York Dolls, e con le zeppe ai piedi sara’ stato alto almeno due metri! Ci accompagnarono al party e fummo ricevuti da un Plant particolarmente felice e su di giri. Era con una ragazza bellissima in vertiginosa minigonna, e mi disse di stringermi sul divano con loro mentre lui mi preparava un whiskey con ghiaccio…Kane era intimidito, e spalmo’ i suoi due metri di glam sul muro di fianco alla porta per restarci praticamente tutta la sera…Io non bevo superalcolici, ma come puoi dire di no a Robert Plant che ti prepara un drink?! Il posto era strapieno di gente e fumo, era luglio faceva un caldo pazzesco, e una ragazza mi chiese se la aiutavo ad aprire una finestra. Mentre ce ne stavamo a guardare le luci della citta’, mi resi conto che in qualche modo la conoscevo. Era Linda Blair, star dell’Esorcista, invitata al party dall Atlantic. Intanto io continuavo a bere e Plant mi disse di andare con lui che voleva farmi vedere una cosa. Entrammo in una stanza e c’era Bonham con un paio di persone, intente a fare non so cosa, ma per nulla presi dal clima della festa. Robert mi fece vedere un ritaglio della recensione dello show di Detroit uscita sul Detroit Free Press. Chissa’ perche’ ne era orgogliosissimo…Poi passammo in un altra stanza, e trovai Page con dei ragazzi che avevano portato un intero appendiabiti pieno di vestiti da scegliere…Tutti erano felici, continuavano a darmi da bere, ricordo Jimmy pagare i vestiti tirando fuori mazzi di banconote dalla tasca dei pantaloni…e poi… non ricordo piu’ nulla! Mi risvegliai il pomeriggio del giorno dopo a casa di Kane, totalmente fuori uso per i due giorni successivi!”

Gli orizzonti di Stirling pero’ erano destinati ad aprirsi oltre gli States e i backstage.

“Sono stato molte volte in Europa, girando in treno e in macchina. Ho visto il festival di Cannes, ero appassionato di cinema europeo, Bunnuel e Fellini su tutti. Ho girato la costa azzurra, Londra, le grandi capitali. Una volta sono capitato a Berlino proprio mentre Iggy e Bowie lavoravano in studio insieme. Uno registrava Low, l’altro Lust for Life e collaboravano spesso. Iggy era mio amico, e David lo avevo incontrato molte volte a Detroit, Cleveland e New York. Li sono andati a trovare in studio, c’era un atmosfera particolarissima. Ho amato la Berlino di quel tempo, drammatica e al tempo stesso piena di vita e creativita’. Le devo molto, mi ha cambiato e ha influenzato profondamente il mio stile personale.”

A fine settanta Stirling ha anche registrato un 45 giri,

Stirling & i Faces

Stirling & i Faces

ma poi nel corso degli anni ottanta ha dedicato molto di se alla scena dei club gay di Detroit. Sia per un senso di profonda solidarieta’ con chi in quegli anni dichiarava i propri diritti di persona libera, sia per la grande spinta libertaria e creativa che si esprimeva in quella scena. E cosi avanti negli anni, sempre fiancheggiando e ispirando i movimenti controculturali del momento. Uno dei suoi contributi piu’ importanti sara’ poi verso la fine degli anni novanta, nel momento di arrivo delle nuove band Detroitiane. Demolition Doll Rods, Detroit Cobras, Paybacks, Sights sono band che lui ha amato, e tantissimi altri hanno un debito di riconoscenza nei suoi confronti. Ha organizzato, messo in contatto, supportato e incoraggiato sempre gli artisti in cui credeva, fino in alcuni casi ad agire da vero e proprio manager, cosa che ancora fa con Audra Kubat.

“Chi vive il Rock and Roll o muore giovane o non invecchia mai veramente. Lo spirito sara’ sempre quello di un ragazzo. Ho avuto delle fidanzate straordinarie, ma non ho mai messo su famiglia. Non ho mai voluto quel tipo di responsabilita’, anche dal punto di vista economico, che spesso per andare avanti ti costringe a fare un lavoro e una vita che non senti tue. Ho sempre lasciato che la mia passione per la musica fosse la mia vera compagna, e non mi ha mai deluso. E poi la mia famiglia e’ la’ fuori, nelle strade di Detroit. Ho centinaia di figli, tutti gli artisti che ho visto nascere e crescere li sento come tali!”

Stirling & Cat Power

Stirling & Cat Power

Dovrei andare via, si e’ fatto tardi ormai, ma non riesco, continuo a guardare dentro decine di scatoloni piene di dischi sparsi per casa. Ci sono cose da far perdere la testa ad ogni collezionista, prime edizioni mai aperte, centinaia di album rari, spesso in piu’ copie immacolate.

“ Ho appena comprato l’intera collezione di dischi di un mio amico che faceva il manager per la Sire Records. Aveva bisogno di una mano, e ora ho tutti questi dischi in condizioni perfette…hanno un valore commerciale enorme, ma per ora non ho intenzione di vendere nulla, nemmeno le copie multiple. E poi ho anche una grande collezione di musica classica, la ascolto molto quando ho bisogno di concentrazione, e’ una mia seconda passione.”

Stirling & Juliette Lewis (RD7)

Stirling & Juliette Lewis (RD7)

Prima di uscire gli chiedo se ha mai pensato di lasciare Detroit.

“ Me lo hanno chiesto piu’ volte e me lo sono chiesto ancheio. Ma la risposta e’ no. Qui sono io, e’ la mia citta’ e ho una liberta’ che non potrei mai avere da altre parti. Pensa ho incontrato tutti i sindaci degli ultimi venti e passa anni, alcuni mi chiamavano per nome! Amo la neve e amo Detroit, questo posto ha un anima fortissima e ancora tante cose da dire.”

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6 Risposte a “Interview with Stirling Silver: up front and behind the scenes – di Paolo Barone”

  1. picca 20/01/2016 a 10:39 #

    Ottimo Polbi. Gran pezzo, ce ne fossero sui giornali che compro. Azzeccatissima la tua riflessione sul senso di ‘comunità’ del rock, è uno degli argomenti preferiti nei dibattiti tra me e Timmy quando io gli dico ‘Vedi Tim, se noi avessimo avuto 20 anni nel 6’7 e avessimo abitato a Londra, suonando la chitarra o cantando come sappiamo fare, magari non saremmo diventati I Led Zep o gli Stones, ma un posticino nella storia del Rock come chitarrista ritmico dei Savoy Brown o cantante degli Spooky Tooth ce lo saremmo ritagliato’. In fondo erano 200 persone che frequentavano 3 locali e 6 o 7 birrerie, I manager erano 5 o 6, le groupies ‘accreditate’ una ventina. Una piccola comunità, insomma. Devono essersi divertiti come pazzi.

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  2. lucatod 20/01/2016 a 12:40 #

    Gran bella intervista Paolo , avere un contatto diretto con questi personaggi deve essere una figata . Ci starebbe bene su una valida rivista rock !

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  3. mikebravo 20/01/2016 a 14:42 #

    Anche se io non sono nessuno o niente o anche meno di niente,
    ho trovato molti punti in comune con mr, Stirling.
    Punto 1 La grande considerazione che ha per page periodo
    Yardbirds ( non molto sentita tra i frequentatori del blog ).
    Punto 2 Anch’io ho visto Arthur Brown dal vivo ( bologna )
    e James Cotton ( pistoia 1993 ) ed altri che lui ha citato,
    certamente piu’ famosi di Brown e Cotton.
    Punto 3 Anch’io ho frequentato Todd Rundgren addirittura
    su un palco ed ho ricevuto un dono da lui.
    Punto 4 Anch’io apprezzo il vinile che non ha prezzo.
    Punto 5 Anch’io non sono musicista.

    Certo abitare a Londra o Detroit avrebbe reso tutto piu’ facile.
    Ma come dico spesso, la mia america è qui.

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    • tom 21/01/2016 a 13:31 #

      ..non ti sottovalutare troppo, mikebravo, questi qui sono diventati quel che sono, grazie a milioni di “nullità” come noi, non certo per scelta divina, ma come vedi invecchiano e muoiono come noi (e qualcuno pure in anticipo…)

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  4. bodhran 21/01/2016 a 12:18 #

    I reportage da Detroit sono sempre bellissimi, e non è questioni di gusti, di genere, sottogeneri o chissà cosa. E’ che dentro c’è sempre lo spirito del rock’n’roll.

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  5. Gianni Della Cioppa 21/01/2016 a 22:40 #

    Magnifica intervista! Personaggio integro. Puro rock!

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