Due riflessioni sulla scomparsa di KEITH EMERSON, in primis la mia e a seguire quella di BEPPE RIVA.
Giovedì sera, appartamento di Santa Monica, California. KEITH EMERSON non è in forma, bronchite e brutti pensieri. La sua compagna Mari Kawaguchi lo mette a letto, poi esce. Keith riflette con preoccupazione sui suoi prossimi concerti giapponesi. Sa già che non sarà all’altezza, ed è molto preoccupato. Le ultime sue uscite non sono state molto incoraggianti. Da anni soffre di una malattia degenerativa che gli compromette l’uso della mano e del braccio destro, rendendo le sue performance al piano incerte e discutibili, con conseguenti commenti poco piacevoli sui vari forum da parte di fan o di chi si interessa di musica. Sono perlomeno 10 anni che Emerson soffre di questa cosa, ma è fin dal 1977 che tende alla depressione. Già, sei stato una rock star a tutto tondo, sei stato un compositore straordinario, sei stato IL tastierista per eccellenza e piano piano vedi che la tua band non sta più insieme, che la gloria degli anni settanta passa, che tre serate consecutive al Madison Square Garden non riuscirai più a farle, che il mondo musicale sta cambiando e che tu, a 35 anni, sei già un vecchio, un dinosauro.
Negli anni ottanta Keith si arrabatta, abusa di certe sostanze, colonne sonore, un album solista, rifonda la band con un altro batterista il cui cognome inizia sempre per P, il successo però non è più lo stesso, ci riprova con i THREE ma i risultati commerciali non sono granché. Nel 1991/92 la reunion degli ELP originali che durerà – a pezzi e bocconi – sino al 1998; successo discreto ma distante dagli antichi fasti. Mette insieme una band, tutto più che dignitoso compreso il successo (sebbene si parli di numeri ben lontani dal passato). Ci riprova con Lake per un breve tour, poi nel 2010 l’ultimo concerto degli ELP all’High Voltage Festival a Londra, da cui è tratto un DVD che evidenza le magagne: una band imbolsita, aiutata da basi, con Emerson che fatica come un dannato con la mano destra. Qualche altro progetto, qualche altra apparizione (anche sulla RAI in uno di quei programmi di Carlo Conti dove ripropone, a fatica, un suo vecchio singolo che ebbe molto fortuna in Italia) fino a ieri l’altro. La sua compagna è uscita. Keith è in casa, l’angoscia si fa insostenibile, la depressione lo schiaccia verso il basso. Meglio farla finita. Va nel cassetto, prende la rivoltella che teneva per difesa personale e si spara un colpo in testa. Benvenuti amici miei, allo show che termina.
Questa è una ricostruzione personalissima, fatta in fretta e basata sulle ultime dichiarazioni della compagna di KE e di Greg Lake:
Venerdì sera: sono in sala prove con gli Equinox. Stiamo per iniziare, ricevo un messaggio da Picca: “I’m sorry mate” mi scrive e mi allega un link, dall’anteprima leggo che è qualcosa che riguarda KE e gli ELP, subito spero che sia l’annuncio relativo al ritiro dalle scene vista la malattia, poi capisco che è morto. Mi accascio sull’amplificatore. Saura e Pol sono sbigottiti quasi quanto me. Non so come, ma riesco a portare a termine le prove. Il gruppo stasera suona bene, abbiamo un concerto il prossimo venerdì, ma ci sono momenti in cui non riesco a concentrami e perdo dei colpi, Saura fa lo stesso.
Ritorno a casa, mi arrivano messaggi a mezzanotte inoltrata, Pigi (il mio primo contatto col rock è stato con ELP), mia sorella (“dicono si sia tolto la vita”), Liso (“Tim, così non va bene per niente, non sono pronto, mi manca la terra sotto i piedi, il mondo va in una direzione che non è più la mia”), Biccio (“Nooooo…”), Beppe Riva (“Mi ha telefonato ora un amico dicendomi che è morto Emerson, il mio eroe, non posso crederci…”), ancora Picca (“devastante”).
Mi preparo un thè, mi metto al computer, leggo che la polizia parla effettivamente di suicidio. Chi capisce qualcosa di musica riempie facebook con post a mo’ di tributo. Io sono sempre restio a farlo, in passato ho assistito infastidito alla marea di commenti a proposito della dipartita di alcuni personaggi musicali da parte di chi lo fa sempre e comunque, più che per rendere omaggio, per far vedere che si è sul pezzo. Stavolta però non posso e non voglio esimermi, KEITH EMERSON è uno dei miei pochissimi veri eroi, idoli, maestri, e non è morto di malattia o di cose relative all’età, cose di cui dovremmo non sorprenderci, ma è morto perché lo ha deciso lui stesso.
Penso a Keith e mi commuovo, fino alle lacrime. Certo, è un periodo con cui ho a che fare con la morte, poche settimane fa il vecchio Brian, l’altro giorno un suo caro amico, sono in modalità “walking side by side with death” dunque, ma la dipartita di Keith è davvero troppo per riuscire a trattenermi. Scopro così che un cuore ed una anima ce li ho, sebbene non mi piaccia Jeff Buckley (già, leggo en passant su facebook un post di un mio conoscente che recita “Conosco persone a cui non piaceva Jeff Buckley. Ho poi scoperto che non avevano un cuore. E probabilmente nemmeno un’anima.”).
1976/1977: sono un ragazzino, sto per incontrare la chitarra, in casa c’è da sempre un pianoforte, lo suonano mia madre e mia sorella, sono dunque abituato allo strumento e alla musica classica, mia madre poi mi instilla l’amore per George Gershwin e Glenn Miller, nell’infanzia i programmi della Tv dei ragazzi hanno sigle tipo A SALTY DOG dei PROCOL HARUM e SHE CAME IN THROUGH THE BATHROOM WINDOW versione JOE COCKER. Forse è grazie a questo background che quasi mi capovolgo quando ascolto per la prima volta la sigla di ODEON TUTTO QUANTO FA SPETTACOLO.
(da WIKIPEDIA: rotocalco televisivo a cadenza settimanale Rai del TG2, creato dai giornalisti Brando Giordani ed Emilio Ravel, dapprima inserto del notiziario, poi programma del mercoledì in prima serata. La trasmissione ha avuto due edizioni con una rispettiva pausa estiva, dall’8 dicembre1976 al 4 aprile 1978. Il programma, il cui motto era “Fare informazione sullo spettacolo facendo spettacolo”, trattava di una serie di servizi dal mondo, scanditi con un ritmo serrato, riguardanti lo spettacolo ed il tempo libero, il cui sommario spettava a Laura D’Angelo. La sigla di testa e di coda erano animazioni di Piero Gratton, accompagnati dai brani Big Shot di Simon Park e l’indimenticabile Honky Tonk Train Blues, un boogie-woogie degli anni trenta rielaborato dalla rock star Keith Emerson, successivamente sostituita da un video con il musicista al piano. La rock star inglese torna nell’edizione successiva con Odeon Rag, arrangiamento del brano ragtime Maple Leaf Rag di Scott Joplin).
La sigla è basata su un video girato da Emerson dove si cerca di ricreare uno di quei locali americani tipo barrell house dove si suonava il rag time, il blues e l’honky tonk. Keith con camicia e gilet che suona un piano a muro e una sezione fiati. Il video mi colpisce così tanto che dal punto di vista visivo KE diventerà il mio riferimentol. Modello di riferimento scalfito solo dall’arrivo, nel mio mondo, poco più tardi, di JIMMY PAGE. Ancora oggi quando riguardo il video ho i brividi…
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Il KEITH EMERSON del 1976/77 per me è sinonimo di figaggine estrema:
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HONKY TONK TRAIN BLUES viene pubblicato come singolo in Italia, la settimana del 5/2/77 esordisce in seconda posizione, la settimana successiva conferma il risultato mentre la settimana del 19/02/1977 arriva al primo posto. Stiamo parlando di un pezzo strumentale, seppur abbordabile, che arriva in vetta. Incredibile. Le due settimane successive torna al secondo posto (scavalcato da Furia di Mal dei Primitives), ma poi il 26/03/1977 torna al primo posto, e lo fa per tre settimane consecutive. Poi per altre sei poi si conferma al secondo posto. Diventa il quarto singolo più venduto del 1977 in Italia. Successo strepitoso.
La stagione successiva la sigla diventa MAPLE LEAF RAG (da Works Volume II del 1977) ribattezzato ODEON RAG. Raggiunge il 16esimo posto della classifica italiana. KEITH EMERSON diventa un nome conosciuto anche al pubblico di bocca buona. Vengono persino stampati gli spartiti. Mia sorella porterà MAPLE LEAF RAG / ODEON RAG al saggio (per pianoforte) di fine anno; a fine esibizione un’autentica ovazione… al di là della bella prova della Lalli, questo dimostra quanto erano conosciuti i pezzi di Keith in quegli anni.
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Nel 1980 la RAI sostituisce ODEON con VARIETY, e affida la sigla (finale) di nuovo a Keith; SALTY CAT.
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SALTY CAT sarà presente sull’album HONKY del 1981, registrato alle Bahamas e pubblicato solo in Italia (e solo successivamente distribuito in tutto il mondo).
Poco dopo i singoli di HONKY TONK TRAIN BLUES e MAPLE LEAF RAG/ODEON RAG inizio ad addentrami con convinzione nelle profondità siderali della musica rock, uno dei primi LP che mi capitano in mano è BRAIN SALAD SURGERY, degli EMERSON LAKE & PALMER uscito pochi anni prima, la copertina (di HR Giger) mi dà i brividi, la musica mi rapisce.
Il live THE SONG REMAINS THE SAME dei LZ è appena uscito, qualcuno me lo fa ascoltare e da quei momenti non ci sono moto da cross o ragazzine che tengano, per me ci sono solo KEITH EMERSON e JIMMY PAGE. Da lì in poi sarà una scoperta continua di dischi inimmaginabili, tra cui quelli degli ELP, il primo, TRILOGY, PICTURES, BSS, il triplo live WELCOME BACK MY FRIENDS TO THE SHOW THAT NEVER ENDS, WORKS I e IN CONCERT. Più tardi arriveranno anche TARKUS (album seminale che però mi ha sempre lasciato freddino), WORKS II e LOVE BEACH.
La voce bella, piena, profonda di GREG LAKE e il piano di KEITH EMERSON mi portarono verso viaggi fondamentali per la maturazione della mia giovane anima. La potenza elegante e sperimentale degli ELP…
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Il maestrale portato dalle date tour del 1977 fatte insieme all’orchestra…
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Le folli PIANO IMPROVISATIONS di Keith…
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Ci lascia dunque il più grande tastierista Rock di tutti i tempi, e non me ne vogliano i fan di WAKEMAN, di BANKS e di JOHN LORD, Emerson è stato il primo con i suoi NICE a portare il ruolo di tastierista alla ribalta, il primo a cristallizzare nell’immaginario collettivo il suono del Moog nel 1970 con l’assolo finale di LUCKY MAN dal primo album degli ELP, il primo a portare in scena una personalità debordante, sfavillante, creativa, il primo a reinventare la musica classica meno scontata attraverso il Rock, il primo a innestare in un gruppo di musica prettamente europea (gli Emerson Lake & Palmer appunto) la grande musica americana, quella di AARON COPLAND e quella dei grandi musicisti neri che potremmo chiamare generalizzando un po’ musica classica blues. A livello tecnico se la giocava solo con Wakeman e infatti i referendum dei lettori degli anni settanta del MELODY MAKER (la rivista musicale di riferimento di quegli anni) vedevano nelle prime due posizioni alternarsi sempre quei due nomi, ma se Wakeman doveva slittare sulla carriera solista per potersi esprimere liberamente (troppe le personalità strumentali negli YES), Keith poteva librarsi in libertà all’interno degli ELP, essendone la forza portante, senza nulla togliere all’altro gigante GREG LAKE e a CARL PALMER.
Non starò a pontificare troppo sulla sua scelta, niente morbosità a proposito del suicidio su questo blog, dirò solo che la rispetto, non la giustifico né l’avallo, ma registro che se ne è andato, pur in preda a profondissimi blues, come ha vissuto.
Il mio amico Paolino Lisoni ha postato su facebook una semplice frase: “Tutti in piedi.” Ecco, non c’è bisogno di dire altro.
Best keyboards player ever, rock god, composer. We salute you, Keith Noel Emerson! (2 November 1944 – 10 March 2016).
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Keith Emerson: una riflessione sulla sua scomparsa
di Beppe Riva
Non esistono morti più o meno importanti, ma quando a lasciarci è colui che consideri il tuo “eroe” musicale, ti senti veramente colpito al cuore, riconosci che se ne è andato un pezzo della tua storia, con tutte le impagabili emozioni che ha saputo offrirti. Sono convinto che molti appassionati, come chi scrive, si siano sentiti in un mondo diverso e certamente più povero, alla notizia della scomparsa di Keith Emerson in questo già funesto 2016.
Proprio la sera prima, giovedi 10 marzo, alle porte della mia città si esibiva Carl Palmer, il batterista che completava il leggendario triumvirato fondato da Emerson con Greg Lake, e la sua è stata una stupefacente dimostrazione di acrobatica potenza che mai avrei immaginato tuttora di tale intensità. Tanto meno si poteva ipotizzare che lo stesso Carl, il giorno dopo, sarebbe stato portavoce della tragica dipartita del compagno di gloriose avventure musicali.
Keith Emerson sicuramente ha lasciato un segno indelebile nel mio modo di avvicinare ed amare il rock; quando nel 1970 ascoltai l’album d’esordio degli ELP, ero già affascinato dai Nice, ma l’architettura del suono da cattedrale gotica proiettato nel futuro di “Barbarian” e di “Knife Edge”, mi ha letteralmente conquistato.
Per fortuna non ero il solo, perché gli ELP avrebbero spalancato le porte al successo di massa del rock progressivo. Ed il fiammeggiante leader di un trio di fuoriclasse era proprio lui, Keith Emerson, innalzato al rango di “Jimi Hendrix delle tastiere”, profeta di un’eresia che all’epoca sembrò persino plausibile, ossia poter sfidare l’egemonia della chitarra elettrica nel rock suonando a velocità supersonica l’organo Hammond ed il piano, ed inaugurando da assoluto pioniere l’era dei sintetizzatori…Emo era questo ed altro: soprattutto alle sue sperimentali contaminazioni fra rock, musica classica e jazz fin dal debutto dei Nice (1967), si deve l’invenzione del rock progressivo. E poco importa se i critici con la C maiuscola storcevano il naso verso gli “eccessi spettacolari” del nostro, preferendo inchinarsi di fronte alla figura da intellettuale un po’…così di Robert Fripp.
A me piace conservare un numero di Q Magazine (in copertina i Beatles, nientemeno) che riconosce a Keith e ai Nice una sorta di primogenitura, storicamente fondata, sulle origini del prog-rock. Dunque i Nice come il prototipo, gli ELP come il trionfo di questo genere di musica, con Keith in qualità di inarrivabile comun denominatore.
Ma dai vertici raggiunti, la caduta può esser ancora più fragorosa…ELP non erano solo rock’n’roll e “non piacevano” (un eufemismo) a chi predicava il ritorno alle origini, all’essenziale aggressione sonika, in altri termini, alla generazione punk.
Come e più di tanti loro contemporanei, ELP diventavano “dinosauri”, simbolo di un’epoca da cancellare. Dagli ’80 in poi, Emerson si allontanava dai fasti del successo, continuando però a professare un’inalienabile passione per la sua musica.
“Io mi sento innanzitutto un compositore”, rivelava in una recente intervista esclusiva a Prog Magazine, e lo diceva con la fierezza di chi crede prioritariamente nella sua vocazione artistica.
In quest’ottica, il solo ed unico Keith Emerson chiudeva il cerchio nel 2011 con il meraviglioso “The Three Fates Project”, autentico festival sinfonico registrato con un’orchestra classica di 70 elementi (uscito su etichetta Varese Sarabande, 2012) che idealmente tornava all’epoca d’oro dei Nice di “Five Bridges”.
Posso immaginare che per un musicista come lui, capace di strepitosi zenit virtuosistici nella sua carriera, gli insormontabili problemi alle articolazioni delle mani e in generale di salute, siano stati un ostacolo oltremodo frustrante da superare, ma non aggiungo altro sull’argomento.
Questo mio rapido quanto gravoso scritto vuol solo esprimere eterna gratitudine a colui che ritengo sia stato il più grande e visionario tastierista del rock. Scusatemi se posso essermi ripetuto su cose già dette…ma si tratta di una perdita incommensurabile, perché non è retorica dire che non ci sarà mai più un altro Keith Emerson!
Ci sentiamo davvero privati improvvisamente di un personaggio che con la sua inventiva è andato ben oltre i confini definiti della cultura pop, diventando protagonista assoluto di un’epoca dove pure il germoglio della creatività non era certo merce rara.
Beppe Riva ©2016
Riproponiamo qui l’articolo che Beppe scrisse appositamente per il blog il7/7/2011: TRIBUTO AD EMERSON LAKE &PALMER
https://timtirelli.com/2011/07/07/tributo-ad-emerson-lake-palmer-di-beppe-riva/
Stesse sensazioni,stesse situazioni,stesse parole che avrei descritto come te Tim….abbiamo gli stessi sentimenti e le la stessa anima….siamo Blues Bro credimi….Grazie…Un forte abbraccio sentito….
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Ho avuto l’onore, il piacere di assistere al grandioso concerto di Palmer e nella mia testa spesso mi sono chiesto cosa potesse essere veramente la maestosa potenza degli ELP in sede live. Ho sempre considerato i primi tre lavori degli ELP come il sommo sunto di cosa vuol dire prog, sperimentazione, ricerca assoluta di sonorità, facendomi capire la bellezza di suoni non convenzionali, come quelli prodotti dal moog, dall’hammond. Musicalmente se ne è andato il maestro, colui che ha insegnato e ha avuto il coraggio di comporre musica. RIP Keith
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Tanto di cappello davanti alle belle parole di Tim e Beppe . Finalmente leggo un tributo sentito e onesto , fatto da due grandi fan .
Quando ho ricevuto la notizia stavo a lavoro e ho subito pensato a qualche brutta malattia … poi l’amara scoperta .. come voi non voglio speculare sulle motivazioni .. avrà avuto i suoi motivi . E lo rispetto .
Nel corso della giornata ho provato a esprimere il mio personale tributo ascoltando qualcosa , ma non mi andava nulla , poi in tarda serata ho messo su il dvd California Jam 1974 e sono rimasto incantato davanti a quelle immagini che ormai conosco a memoria , ma che hanno sempre lo stesso effetto .
Il tempo non è stato affatto generoso con EL&P , avrebbero meritato maggiore attenzione da parte della stampa e delle nuove generazioni . Questa sensazione traspare dalle interviste , soprattutto Keith Emerson , anche se con ironia non ha mai nascosto un certo disappunto . Il Jimi Hendrix delle tastiere .
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Non scordero’ mai Keith Emerson vestito da armadillo.
Quella sera del maggio 1973 gli ELP si esibirono in tutta la loro magnificenza.
Keith cavalco’ il suo hammond e lo pugnalo’ a morte.
Dal moog trasse ogni suono e continuo’ a farlo gemere quando, sceso dal palco,
si avvicino’ alle transenne della curva.
Capelli lunghi, giubbotto ipercorazzato, jeans attllati e stivali alti, impazzimmo
tutti per la piu’ grande divinita’ delle tastiere mai esistita.
24 anni dopo, a Castglione dello Stiviere, ho rivisto ELP ed ho capito, se ce
n’era bisogno, quanto ancora erano grandi.
Come a bologna nel bis BLUE RONDO A LA TURK, ma dopo anche
21st SCHIZOID MAN e AMERICA.
Se fosse stata vera la voce che Hendrix avrebbe fatto parte del gruppo, ma
era una bufala giornalistica, si sarebbero chiamati HELP.
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Il talento, il coraggio, l’arte, l’anima. Unico Keith. Grazie a Tim e a Beppe Riva per questo bellissimo addio al nostro amato Keith.
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Cara Lalli, grazie delle tue gentili parole. Hai proprio ragione quando parli di “nostro amato Keith”. Ma è un amore fondato su fatti reali e sulla Sua grandezza storica, tutt’altro che un’infatuazione passeggera. Come è stato scritto, tutti in piedi a salutarlo, commossi e con gli occhi un pò persi nel vuoto, mentre idealmente risuona la perfetta colonna sonora di “Fanfare For The Common Man”, in tutta la sua solennità. Anche se Keith era tutto, fuorchè un “uomo comune”…
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Proprio così Beppe…la sua grandezza è storica e rimarrà per sempre. Spero di leggerti più spesso su questo blog
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…oggi ero in auto, radio accesa, credo fosse Radio Capital, dove c’è il grande Mixo. Ad un certo punto mi arriva un uno-due : Eruption e Stone of the year . Impossibile guidare con le due mani sul volante , con la destra suonavo una Air-keiboard sul cruscotto…
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Io quel 10 dicembre del 2007 a Londra ci andai sopratutto per i Led Zeppelin.
E mi ritrovai, dopo una lunga attesa a -2 gradi, in prima fila con il cuore impazzito. Chi avrebbe suonato prima si sapeva più o meno. Ma niente di preciso in merito alla scaletta.
Alla mia sinistra si riconosceva la sagoma di un Hammond che già da solo faceva la sua figura.
Quando entrarono vari musicisti non credevo ai miei occhi. Sembrava un gruppo creato con un frullatore tra il panorama prog degli anni 70.
Keith Emerson, Alan White, Chris Squire, Simon Kirke che iniziano Fanfare For The Common Man e io che me la godo tutta con il fiato sospeso.
Un altro ricordo indelebile di quella meravigliosa serata.
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Il libro che Keith Emerson ha dedicato a se’ stesso nel 2003 inizia con l’anestesia
del 5 ottobre 1993 per l’operazione al braccio destro e termina con il risveglio alla
sera del 5 ottobre 1993 ad intervento ultimato.
L’operazione chirurgica é la svolta che gli permette di rifondare ELP e NICE e
guardare al futuro con ottimismo.
Ricordo che nel tour italiano del 1997 Keith dal palco annuncio’ al pubblico di
essersi operato.
Nel nuovo millennio le cose non sono andate per il meglio per Keith.
E per quello che é successo pochi giorni fa, il titolo del secondo album dei
nice, ARS LONGA VITA BREVIS,cade tragicamente a puntino.
Per chi non l’avesse mai ascoltato,” Ars longa vita brevis” é uno dei suoi
capolavori pre-ELP.
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Bellissime parole Beppe, il giusto saluto ad un grande Artista!
Ho conosciuto la sua musica quando ero ancora un pischello, con la storica sigla di Odeon, ma ai tempi era solo curiosità, come poteva un pianoforte fare tutto quel “rumore”????
Qualche anno più tardi, fine anni ’80, in un negozio di dischi mi incuriosì una copertina in verità piuttosto anonima, quella di “In concert” degli E.L.P. e memore di qualche filmato visto su chissà quale tv privata “rischiai” £ 10.000, beh dopo aver messo il disco sul piatto mi si spalancò un mondo sonoro fantastico, ne fui travolto e da allora non ho mai smesso di ascoltarli …. e ogni volta che schiaccio il tasto play ….. welcome back my friends, to the show that never ends!
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C’est la Vie!…. Greg Lake, con la sua voce “unica” ha già espresso tutto quel che si può dire anche per noi!
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A KEITH EMERSON, IL MIO PRIMO E GRANDE AMORE.
Lo voglio ricordare così, come geniale, sensibile, raffinato, profondo musicista colto. Un compositore unico, che spaziava dalla musica classica al rock alla sperimentazione…. da Mussorgsky a Oscar Peterson, dal ragtime alla musica classica contemporanea di Ginastera, da Bernstein a Copland…. ma era sempre lui, inconfondibile; la stessa inimitabile impronta, nonostante la diversità dei generi… e poi i suoi grandi amori, da Bach ai compositori russi. Pensate che nel 1970, dopo l’esibizione all’isola di Wight, prima di iniziare l’avventura ELP,, doveva formare un gruppo con Jimi Hendrix, il progetto H.E.L.P. appunto… chissá cosa sarebbe stato… Lui, il Jimi Hendrix delle tastiere. La musica per lui non aveva confini… l’anima colta ma anche quella selvaggia, trasgressiva e irriverente del musicista rock… i suoi assoli pazzeschi, viscerali e pirotecnici al moog, all’organo Hammond e al piano, l’alcol e la cocaina, la passione per le moto, ma anche i riconoscimenti che gli provenivano da parte del mondo accademico per le sue geniali composizioni classiche.
Il piû grande mito della mia adolescenza… acquistai “Pictures at an exhibition” appena uscì… avevo solo 11 anni, e da quel momento non ti ho più abbandonato, godendo infinitamente per le tue immense composizioni… ti ho portato sempre con me, fino ad oggi, anche durante gli anni bui del punk e della c.d. new (leggi “old”) wave
Basta, le lacrime cominciano a scendere copiose. Grazie per tutto quello che mi hai dato, che ci hai dato, Keith. Con te è morta anche una parte di me.
SEI STATO IL PIÙ GRANDE. R.I.P.
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Per i vecchi fans dei Nice segnalo l’uscita di un lavoro di David O’List.
Fu chitarrista nel primo disco del gruppo.
Qualcuno lo avvicina a Syd barrett per le sue propensioni psichedeliche.
Classe 1948, in un intervista racconta che i suoi idoli erano Clapton e Green.
Fu presente nel 1969 alla registrazione del film SUPERSHOW incentrato su
BUDDY GUY ma con Clapton e tanti altri musicisti del british blues.
C’erano anche i Led Zeppelin.
Erano reduci dal primo tour americano e David O’ List dice che
SAREBBERO DIVENTATI IL PIU’ GRANDE GRUPPO ROCK.
Sta di fatto che i L. Zep non furono inclusi nel film SUPERSHOW.
Immagino esistano registrazioni agli Shepperton Studios dei L Zep.
Tornando a David O’ List, sara’ attivo in tutto il 2016.
Aveva visto Emerson di recente.
Ma quando i Nice si ricostituirono, lui non c’era.
In effetti un chitarrista in gruppo con emerson puo’ essere un esperimento
di un album degli anni sessanta.
The thoughts of emerlist davjack………appunto.
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Esiste la bellissima versione di Dazed And Confused per anni disponibile su video (Supershow edito dalla Virgin nel 1986 , Rock Aid Armenia con S.G dei FIRM del 1989) e dal 2003 sul DVD ufficiale della band (nella versione VHS non è presente) . Ma sicuramente lo avrai visto pure tu .
Page ha dichiarato che non hanno registrato altro , anche se avevano proposto un secondo pezzo al regista .
Dave o’List ha suonato al posto di Barrett in almeno una occasione , probabilmente durante il tour “pacchetto” come supporter di Hendrix .
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