Di nuovo al Milly Bar, al Parco Ferrari di Modena, dove recuperiamo la data del 14 luglio scorso annullata per maltempo. Siamo nella settimana di Ferragosto, mi chiedo se ci sarà un pubblico sufficiente per non sentirsi ancora più blues di quel che siamo. Naturalmente non puntiamo a competere coi numeri che Vasco richiamò proprio su questi prati un anno fa, ma essendo appunto periodo di ferie temo che suoneremo per Alessandro, il fonico, Emilio, il titolare, e per gli avventori casuali giunti al Parco Ferrari per godersi un po’ di fresco tra le frasche del grande punto verde di Modena.
Ore 18,45, strumentazione montata.
Ore 19,20 soundcheck fatto, possiamo rilassarci e rinfrescarci.
Mi interrogo sul mio stato psicofisico, non è che mi senta poi in forma, il mood tende a quell’eterna insoddisfazione che da sempre mi attanaglia l’animo, la tendinite nello snodo principale dell’anulare sinistro continua a darmi da fare, presente e futuro sono come sempre preda di un passato remoto che non molla la presa, così non mi resta altro che sedermi sul ciglio del palco a contemplare l’America dove mi presentarono i miei cinquant’anni e un contratto col circo “Page & Bene” a girare l’Emilia, e firmai, col mio nome e firmai, e il mio nome era Tirelli Tim.
Spero di risollevarmi con l’aiuto degli Equinotti, gli altri membri degli Equinox insomma…
o rimirando le mie chitarre, vista questa che mi dà sempre serenità e sollievo, come l’andante cantabile della Rapsodia Su Un Tema di Paganini di Rachmaninov
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Ceniamo, nel frattempo mi arrivano messaggi da amici che si dicono pronti di venire a vederci in questa calda serata estiva. Due chiacchiere col Riff a proposito di nuove versioni di bootleg dei LZ, poi è già tempo di controllare l’accordatura delle chitarre, di cambiarsi, di entrare piano piano nella mezz’ora che precede il concerto. Arrivano fratelli di blues e di rock, Paolo Rizzo, Lucianone Tomassia, il vagabondo di mezzanotte, il chitarrista dei Rats, Sir Lyson, il Pike Boy, addirittura la Betta. Ci sono anche Gio e la Maura, venuti a filmarci anche stasera (prossimamente sul blog un estratto della loro – di sicuro ottima – videoregistrazione).
Prima di iniziare faccio due passi dietro al tendone sotto cui è seduto il pubblico, per essere il 17 agosto niente male davvero. Poco dopo dal palco mi accorgerò che di gente ne è arrivata altra e che sembra davvero tanta. A fine serata Emilio – il titolare del Milly Bar – mi dirà “Tim, sono molto contento, anche del fatto che tutti sono rimasti sino alla fine, il che non è automatico per una serata a base di Led Zeppelin, gruppo non esattamente di facile ascolto. Molto bene, Tim, molto bene.” Con Emilio il rapporto è funzionato sin dal primo giorno: affinità elettive, visione del mondo e della musica, prospettive… ci si intende insomma, ma so anche che è uno tutto d’un pezzo e che non dice cose tanto per dire, così il suo rilievo finale mi darà ulteriori soddisfazioni e la certezza che – nel nostro piccolissimo – stiamo facendo un lavoretto dignitoso.
Sono le 21,40: showtime baby! Saura fa partire la sigla (Shadow In The City, pezzo del 1982 di Jimmy Page), mentre attendo di iniziare controllo l’accordatura della Les Paul, guardo le stelle e chiedo al Dark Lord di vegliare su di me.
Raffica iniziale: Custard Pie-Over The Hills And Far Away-Immigrant Song.
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Seguono Black Dog e What Is And What Should Never Be.
Black Dog / WIAWSNB
(filmed by Milly Bar)
https://www.facebook.com/MillybarParcoFerrari/videos/2137226333182610/
Il pubblico applaude puntuale, ma appare forse un po’ composto. Faccio un paragone – esagerato lo so – col pubblico dei concerti giapponesi degli inizi degli anni settanta, pubblico presente e pronto all’applauso ma al contempo rispettoso e riservato tanto da apparire un po’ freddo. Ovviamente sono conscio del fatto che magari la colpa è nostra, non sempre si è in grado di far scoppiare la scintilla che innesca la buona riuscita di un concerto.
Saura si mette alle tastiere (e alla pedaliera basso) e procediamo con Misty Mountain Hop.
MMHop
(filmed by Wilko Zanni)
Segue Since I’Ve Been Loving You, che stasera dedichiamo al vagabondo di mezzanotte. Nell’ultimissima parte mi sembra di pasticciare con gli accordi finali. Buffo, suoni questo pezzo da quasi vent’anni, eppure ti accorgi che se anche inserisci il pilota automatico e ti senti tranquillo non puoi permetterti distrazioni. Troppi gli stacchi e le particolarità da ricordare, maledetti Zeppelin…
Nobody’s Fault But Mine, Moby Dick e di nuovo Saura alle tastiere per I’m Gonna Crawl. The Song Remains The Same – dove per un pelo non inizio l’assolo in V posizione e non in VII (il bicordo iniziale è uguale a quello di The Ocean che è appunto suonato in V posizione e finisco spesso per confonderli) – e Hot Dog riportano il ritmo su livelli sostenuti. Cambio chitarra, imbraccio la Danelectro, Lele batte il quattro e ci inoltriamo in terre desolate spazzate dalla sabbia e dalla polvere che vola alta in giugno.
Mi dirà il vagabondo di mezzanotte dopo il concerto: “Ero al bar a prendere da bere, c’era parecchia gente, ma appena siete partiti con Kashmir siamo tutti corsi di nuovo sotto il tendone, non potevamo perdercela”. Pol come sempre la canta molto bene, ma in definitiva, canta bene tutto. Mica facile trovare un cantato così dotato, che tra l’altro sappia anche sfuggire al pericolo “macchietta”, errore in cui moltissime tribute band incorrono. L’applauso stavolta sembra più deciso e caldo.
Kashmir
(filmed by Wilko Zanni)
Poso la Danelectro e indosso la doppiomanico. E’ il momento di Stairway. Ne diamo, credo, una versione decorosa. Sulla dodici corde l’anulare mi duole più del solito ma faccio finta di niente e vado avanti. Nella parte finale dell’assolo proponiamo per la prima volta gli stacchi che facevano i Led Zeppelin nel tour del 1977, in particolare quelli eseguiti nella data del 23 giugno 1977, concerto relativo al famosissimo bootleg For Badge Holders Only. Stacchi che abbiamo provato solo durante il soundcheck e che tutto sommato fanno la loro figura. Nella chiusura, una volta che finita la frase “and she’s buying a staiway to heaven” e dopo che ci siamo appoggiati all’ultimo La minore, alzo la doppiomanico mentre il pubblico applaude, stavolta con calore, io insisto e indugio con la chitarra dai due manici alzata, quasi volessi costringere la gente a continuare l’applauso. Il battimani prosegue, è in quel momento che entriamo in contatto spirituale con loro, è in quel momento che – come mi dirà il Pike boy dopo il concerto – abbiamo conquistato il Milly Bar… how the Milly Bar was won insomma.
THE EQUINOX “Stairway To Heaven” (Led Zep cover) Parco Ferrari, Modena (Italy) 17/08/2018
Il mood adesso è quello giusto, sia noi sia il pubblico siamo pronti per il piombo Zeppelin.
Heartbreaker definisce il carattere della Gibson Les Paul Standard (Traditional), la colleghiamo a Whole Lotta Love come facevano i Led Zeppelin nel tour del 1973. La sezione funk mi regala sempre un gran godimento. Il basso di Saura, stasera stimolato anche dalla nuovissima pedaliera effetti, mi manda in solluchero. Il groove che Saura e Lele riescono a mettere in scena mi fa fremere ogni volta. Durante la sezione Theremin la gente sembra ipotizzata, io faccio del mio meglio per entrare in contatto col cosmo e col mistero dell’universo. Questo aggeggio infernale- come lo chiama Pol – questo oscillatore di frequenze attira ogni volta l’attenzione dei presenti. Con le mani richiamo i due triangoli equilateri che formano la stella a sei punte. Mi rifaccio al primissimo significato di questi simboli. Dapprima invoco il Santo Graal, che non era una coppa, ma bensì il ventre della donna, il delta di Venere insomma, e quindi passo all’opposto maschile. Ritorno poi ai soliti temi e lancio nella notte cupa il mio ululato di uomo di blues sperduto su di un pianetuncolo sito nel buco del culo dell’Universo.
Come fecero i Led Zeppelin nel tour del 1973, e in special modo al Los Angeles Forum il 3 giugno 1973, mettiamo in scena anche Goin’ Down, il pezzo di Don Nix (rifatto all’epoca anche dal secondo Jeff Beck Group)
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Segue Communication Breakdown, dove a metà spezziamo il tempo per darmi modo di presentare il gruppo e di ringraziare il gentile pubblico. Durante la presentazione il pubblico risponde in maniera incredibile.
Nemmeno il tempo di finire che Lele introduce Rock And Roll.
Rock And Roll
(filmed by Paolo OldMan Mantovani)
https://www.facebook.com/oldmanrockfashion/videos/10215233749468843/
Il concerto termina, ma il pubblico reclama un ultimo pezzo. Sempre rifacendosi al tour del 1973 anche stasera proponiamo Thank You come bis.
Mentre sono alle prese con gli accordi del pezzo, metto il pilota automatico e mi concentro su Saura. Guardo i suoi piedi danzare con leggiadria sulla pedaliera basso mentre le mani sono sull’organo. E’ una musicista di cui sono innamorato. Mentre getto la mano sulla tastiera, in cerca di un assolo finalmente libero e appassionato, sento il modo in cui Lele mi segue con la batteria. Mi piace molto come riesco a liberare la bestia che in lui, quando il rock prende il sopravvento e diventa lui stesso il rock. Rallento e lui rallenta, accelero e lui si getta a rincorrermi, mi sospinge e mi ispira. Sono innamorato anche di lui.
Thank You
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Un ultimo salto mentre la Gibson lancia i suoi larsen verso le profondità siderali e il concerto termina. Molta la gente che viene a congratularsi. Guardo i miei compari e li vedo tutti alle prese con amici e “fan”. Viene gente che non conosco a stringermi la mano, a farmi complimenti che so di non meritare, complimenti però che fanno piacere. Sir Lyson – musicista e gran conoscitore di rock- mi viene incontro e mi abbraccia. “Tim! Fantastico. Sei grandissimo. Siete una band della madonna!”. Continua per circa un quarto d’ora. Faccio filtro, conosco i miei limiti ma so cosa intende, in quanto a catturare lo spirito dei LZ, lo spirito del Rock non siamo male. Se solo avessimo – come gruppo – un po’ più di possibilità di tempo e dunque studiare un po’ di più e curare certi dettagli che ancora non rendono a dovere, saremmo forse ancora più credibili. Mi abbracciano tutti: Davide Barani, giovane e quotato musicista della zona, Luciano Tomassia veterano del metal anni 80 e lui stesso in passato grande organizzatore e promotore di concerti (“Tim Tim!!! il vero suono zeppeliniano. Bravissimi”). Paolo di OldMan che si lascia prendere dall’entusiasmo e si spertica in dolci parole e tutti gli altri amici presenti che ci stringono nel loro affetto. Sento qualcuno che sta parlando con Saura dire “Cazzo che roba, questo si che è un tributo ai LZ… sono andato a vedere anche l’altra tribute band ai LZ della zona, ma loro fanno cinema”.
Io guardo in casa mia, sia chiaro, non mi metto a fare classifiche o paragoni, ma quel rilievo mi riempe d’orgoglio, lo dico ormai da un po’; che la gente – anche quella meno esperta in fatto di rock – senta che siamo differenti dalle solite tribute band macchietta per me significa aver centrato l’obiettivo.
Un ultimo abbraccio col midnight rambler e quindi mi metto a smontare l’attrezzatura e a caricarla sulla macchina. Rimaniamo poi a parlare con gli amici. Mi siedo al tavolo con Donald, Liso, Pike e Wilko. Si parla di rock e si parla di DDR. Partiamo poco prima delle 2.
Ritorniamo alla Domus Saurea facendo un bel pezzo della Via Emilia. Le luci della città brillano mentre noi le attraversiamo scivolando sul nastro di asfalto. L’autoradio – in random – passa Rocket Man di Elton John e Cross Road Blues di Robert Johnson. Arrivati alla Domus, scarichiamo e risistemiamo il tutto. Doccia e a letto. Mi sovviene che domani è sabato e che occorre portare giù sul ponte il sacco con la plastica della raccolta differenziata. Abitiamo in campagna, in un posto in riva al mondo, scendo in boxer, maglietta ed infradito come un white trash qualunque della Louisiana. Guardo le stelle, mi sale un fiotto di ricordi della mia infanzia… quante stelle quante stelle, dimmi tu la mia qual’è, non ambisco alla più bella, sol che sia vicina a me. Rientro in casa, ho ancora un po’ di adrenalina in circolo, fatico ad addormentarmi ma poi piano piano – verso le 3,40 – sento il sonno arrivare. Socchiudo gli occhi… la canzone rimane la stessa anche stanotte… New York, goodnight.
Sorprendenti gli stacchi del ’77 nell’assolo di STAIRWAY! Devono essere molto difficili da inserire in quel fiume sonoro; vi siete presi dei rischi ed avete avuto le vostre gratificazioni. Fluidissimi anche i due soli in THANK YOU. Complimenti a tutti gli Equinotti di Mompracem!
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Certo che la differenza tra tim tirelli e dave lewis è netta.
Dave scrive libri ma penso sappia suonare come me.
Dave trinca birra come io trinco vino.
Tim suona col suo gruppo, ha questo blog e nella bellissima foto di lui seduto
sul palco appare come un asceta del rock.
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