Un aprile finalmente degno di questo nome: tempo instabile, ogni giorno (più o meno) un barile. Dopo un inverno asciutto e un febbraio caldo ecco un mese un po’ pazzo: cielo nuvoloso, pioggia, giornate di sole e tepore a tratti. Possiamo aggiungere anche dolce dormire, sebbene l’aggettivo dolce stia alla larga dai miei sogni, sempre tempestosi, pieni di avvenimenti e bizzarri. Ad ogni modo la primavera è alle porte: la pioggia, il sole, le api che ronzano tra i fiori degli ippocastani, l’alternarsi di buona lena e voglia di dormire … fuggite da me, custodi delle tenebre …
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Le cene solitarie dell’uomo di blues
Mercoledì di aprile. Arrivo a casa dopo il lavoro, lei sta salendo in macchina, mi saluta con un sorriso: “Ciao Tyrrell, io vado; ti ricordi che stasera ho un aperitivo con quelli della mia classe vero?”. “Certo che lo ricordo” (ma è una bugia). “Fatti da mangiare come si deve, non farti le solite cenette blues, mi raccomando!” “Non ti preoccupare, mi preparo una bella pasta, pipette con ragù e piselli e un buon bicchiere di lambrusco Otello”. L’ intenzione sarebbe quella ma chissà se ne avrò la volontà. Sono le 19, prendo Palmiro intento a puntare una talpa ed entro in casa. La finestra dello studiolo rimanda i raggi del sole del tardo meriggio campagnolo.
Prendo il cofanetto Give Me Strenght di Eric Clapton e faccio partire l’album There’s One In Every Crowd. La casa si riempie subito delle giuste vibrazioni; una meraviglia.
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Sono mesi ormai che sto passando un periodo lavorativo di melma, non è facile trovare la voglia di prepararsi una cenetta come si deve, così ricasco nei miei vecchi difetti, mi adeguo al bluesy mood, riscaldo fette di pane sulla padella, un goccio d’olio, vi spalmo sopra formaggini Mio e aggiungo qualche acciuga, quindi pinzimonio per rapanelli (sì, va beh, ravanelli), una birra e una lattina aperta di frutta sciroppata. Più blues di così !? Eric nel frattempo ci dà di reggae.
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Ondeggio al tempo delle pennate in levare, finisco la birra, rimango a contemplare la vita. Palmiro viene a farmi compagnia.
Da settimane aspettiamo che l’idraulico venga a sostituire il tubo corroso dello scarico. Non è possibile usare la lavastoviglie. Mi rimbocco le maniche e mi metto a lavare i piatti. Clapton canta della piccola Rachele, chiede di non biasimarlo e mi informa che il cielo sta piangendo. Con tutta quella allegria non posso che mettermi a cantare il il blues anche io.
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Sistemo la cucina per bene, non voglio essere come gli ex compagni di certe mie amiche (d’altra parte seguo il ferreo politicamente corretto svedese), le quali raccontavano che quando lasciavano soli i loro uomini al ritorno trovavano la casa simile a un ciuso (a un porcile insomma). Contemplo di nuovo la vita guardando fuori dalla finestra, la pianura proletaria che ho davanti si veste di poesia* grazie alle prime ombre della sera, lontano – verso sud – le colline sembrano tanto distanti. Palmiro si appisola sulla tavola.
*(citazione tratta dal brano “Ragazzo – Vacca” di Tirelli-Togni … lo scrivo per correttezza nei confronti dell’autore del testo Carlo Alberto Lonardi Togni Vien Dal Mare )
Strichetto, lì sotto, sembra voler capire di che blues si tratta stavolta.
Manolenta attacca uno dei mie pezzi preferiti.
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Mi sposto nello studiolo. Osservo il ragnetto che da qualche giorno gironzola sul muro.
Le acustiche del chitarrista parlano di occhi blu . Entra poi in scena la slide, scorre su altezze e su eremi su cui a volte vorrei andare a dissolvermi in cometa.
High upon a mountain top
Where the eagle builds his nest
I shall go wandering
Trying to put my mind at rest
And I shall never cease
Until the day I die
Ascolto tutto il disco, comprese le sette bonus track.
Mi preparo un decaffeinato. Mentre lo verso osservo l’aeroplanino disegnato sulla tazzina. Il caffè ha un sapore strano, sembra quasi che qualcuno vi abbia versato dentro dello iodio.
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Contemplo i cd che sono sparsi sul lettore, provo a scegliere Stanley Turrentine ma non funziona, provo con qualche bootleg ma il risultato non cambia.
Guardo la mia faccia blues …
… ho capito, ci vogliono due dita di Southern Comfort e i Tishamingo per risolvere la serata.
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Finisco poi per mangiare un Lucky Liuk, come lo chiamo io, mentre mi guardo un documentario su Gabriel Garcia Marquez.
Queste solitarie cenette blues mi mettono nella predisposizione d’animo sbagliata, quel Rocco Schiavone mood che devo evitare.
Domani sera sarà meglio andare a mangiare un bella pizza insieme alla pollastrella.
Lucy’s way to break the easter egg
Pranzo pasquale dalla Lucia, madre della pollastrella. Costei è un personaggio mica da poco per questo blog; l’ho ripetuto più volte, è la rappresentazione umana dell’Emilia che fu, ovvero di quel gran pezzo di regione in cui vivo. Concreta, combattiva, a trazione socialista, mai ferma un attimo, rezdòra (reggitrice della casa insomma), magnifica cuoca, lavoratrice, sarta, madre, nonna, campionessa di nuoto categoria terza età, ballerina di liscio, schietta come il lambrusco, asciutta come una pasta fatta come si deve.
E’ il solito meraviglioso pranzo della festa emiliano: lasagne, cappelletti (per i non emiliani: una sorta di tortellini … lo dico piano nella speranza che nessun reggiano senta e per questo si offenda) arrosto di vitello, manzo, lambrusco e spumantino dolce per il dessert.
A fine pasto assomiglio a un barilotto. Un caffè, un liquore e il pigro primo pomeriggio (.maledetta ossessione per le allitterazioni, scusate) del giorno di festa che mi offusca i sensi. La pollastrella vuole aprire l’uovo di pasqua che i suoi genitori hanno vinto ad una tombola. Lo porta sul tavolo, fa per aprirlo e le dico: “Polly, non è tuo, chiedi a tua madre se puoi aprirlo”.
“D’accordo” mi risponde “mamma, possiamo rompere l’uovo?”
“Sè, da chè” (sì, dammi qui). E improvvisamente l’armageddon: Lucy prende l’uovo ancora incartato e lo sbatte con forza più volte contro il taglio del tavolo.
Rimaniamo basiti. Polly non sa se piangere o ridere. La conosco, le piace aprire l’uovo con delicatezza, cercando di romperlo con precisione col taglio della mano, cercando di mantenere integre le due metà.
La Lucy invece, che non ha tempo da perdere nemmeno quando lo ha, va subito al sodo, al punto, senza stare a pitugnare, come diciamo qui nella Regium Lepidi county. Spettacolo sconsigliato ad un pubblico sensibile.
Polly sconsolata apre la confezione per trovarci dentro un ammasso di rottami di cioccolato.
Per fortuna il nostro amico Floro ce ne ha regalato uno di Valentino, così più tardi avrà modo di aprirne uno usando tutti i crismi del caso.
Gatti
Palmiro è specializzato nel mettersi in sintonia con il mio animo. Gli è sufficiente uno sguardo per inquadrarmi, sente che ho il blues e si adegua anche lui. Quando vado a cercarlo invece di trovarlo intento a vagabondare in mezzo alle vigne che circondano la Domus Saurea, lo trovo dietro al garage sdraiato su un asse di legno.
Quando torno dal lavoro lo scorgo spalmato sullo zerbino.
L’interazione che ho con lui mi sorprende ancora oggi, dopo quasi sette anni di convivenza. Polly dice che è molto intelligente, io non lo so, magari tutti gli umani pensano che il loro gatto sia speciale, è indubbio però che Palmiro abbia imparato alla perfezione come si vive con degli umani, e abbia ben presente l’amore e l’amicizia che lo circonda. Ci si capisce al volo, la fiducia che ha nei nostri confronti è totale e noi crediamo di averlo cresciuto nella maniera giusta. Siamo fieri di lui. Spietato (ma senza perdere la tenerezza) con gli altri maschi che vogliono invadere i territori della Domus Palmirea, tollerante e ben disposto con i felini che riconoscono la sua posizione, il suo ruolo.
Di gatti ne abbiamo sei, Palmiro è uno dei due che vive anche in casa. L’altra è Strichetto, lo sapete, la gattina problematica che da quasi due anni vive con noi. Ricordate? Scappata da inquilini di nostri vicini che la avevano presa come gioco per le loro figlie piccole, un bel giorno si è infilata da noi e non ci ha più abbandonati. Non ne poteva più di essere (mal)trattata come un peluche.
E’ una gattina un po’ instabile, non sai mai cosa vuole, ma non dispero di smussarne i disturbi dovuti ad una infanzia molto difficile. Io ne sono innamorato, e a suo modo, credo che anche lei lo sia di me. Quando sono a casa, spesso mi cerca, quando mi vede qui al computer a scrivere per il blog viene da me, guarda fuori dalla finestra,
si nasconde dietro al computer,
si mette a farsi domande di metafisica: chi sono, da dove vengo, dove sto andando …
per poi appisolarsi di fianco a me.
Anche con lei il rapporto si sta facendo meraviglioso. da quando è stata morsa alla zampina posteriore un anno fa, non ama uscire di giorno, lo fa al primo calare delle tenebre. Verso le 22,30 mi basta uscire dalla porta e chiamare “Stricchi, Stricchi, Stricchi” (un po’ come farebbe Sheldon Cooper) per vederla correre in casa ad una velocità che il diavolo della Tasmania se la vedesse rimarrebbe muto. Una volta in casa mi guarda, io prendo il contenitore delle crocchette, le mi segue nella soffitta (dove passerà la notte), le riempio la ciotola, le cambio l’acqua, le accarezzo il pelo, le do un bacio sulla testina e le do la buonanotte. La cosa si ripete sempre uguale ogni sera. Al mattino mentre salgo le scale vedo la sua ombra dalla fessura della porta, apro, Stricchi mi saluta, si getta a terra e mi offre la pancia da accarezzare.
Sì è vero, non si è mai visto Johnny Winter occuparsi di gatti in questo modo, ma devo dire che ogni giorno imparo qualcosa, miglioro come essere umano e l’amore che provo verso di loro mi aiuta, come la musica, ad andare avanti in questo mondo pieno di guai.
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Coincidenze
Ricevo un messaggio da Faust, amico e mio vecchio cantante . Con lui registrai nel 1999 il cd autoprodotto “All’Incrocio” della Cattiva Compagnia, il mio gruppo. La produzione artistica fu da me affidata al mio amico Mel Previte, guitar player extraordinaire, il quale è in qualche modo è il link tra noi e il gigante di Correggio.
“Vecchio, hai sentito l’ultimo del Liga!? C’è un pezzo – Vita Morte e Miracoli – che ha lo stesso riff di un tuo pezzo sul ns disco, Identica anche la tonalità e ce n’è un altro che si titola la Cattiva Compagnia.”
Mi sento il brano di Luciano ed in effetti il riff mi è molto familiare
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Mi torna in mente che anche in passato avevo riscontrato assonanze ad esempio nella introduzione del suo singolo – Si Viene E Si Va – riconducibile alla nostra Dedalo.
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Faust mi dice che ne devo essere orgoglioso e che è un tributo alle mie abilità di songwriting. Faust è sempre generoso. Per il resto … chiamiamole coincidenze.
Sul piatto della Domus
Benché abbia ormai un rapporto di amore-odio con la musica (mi ci sono dedicato troppo perdendo di vista altre faccende importanti per la mia sopravvivenza), ne ascolto sempre tanta. Ad inizio giornata di solito metto dischi compatibili con il mood mattutino …
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A volte cerco di ripartire con più slancio …
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ma poi ritorno al classic prog dei Genesis …
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Quando sono in modalità profonda viro su I Pini Di Roma di Ottorino Respighi nella versione di Leonard Bernstein, l’immensità di quella musica mi porta a fluttuare tra le galassie …
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Nei momenti di difficoltà torno poi ai nomi che mi hanno salvato la vita, laggiù negli anni settanta …
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E hai voglia a ricercare nuove esperienze musicali, nel momento del bisogno, quando sei solo con te stesso e necessiti conforto, torni immancabilmente a quei 50/100 dischi che hanno fatto di te l’uomo che sei , “e a culo tutto il resto!” (come direbbe un mio famoso concittadino).
Hai capito il Ligabue…
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..Clapton is god …Tyrrell is very good!!
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signori, hat’s off per il Tyrrell
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Sometimes i feel so ininspired CANTAVA STEVE WINWOOD.
Ed era steve winwood.
Mettiamoci nei panni di un ligabue ( o di uno zucchero ) che ogni 2 o 3 anni
devono sfornare settanta minuti di musica nuova.
Cercare ispirazione ovunque per un grosso nome puo’ essere un gesto disperato
( o subdolo ) di uno che a freschezza musicale é pari ad un limone spremuto.
Sicuramente ligabue ha ascoltato All’incrocio ed inconsciamente qualche riff
gli é rispuntato nella mente.
La chitarra all’inizio di dedalo é stupenda e di profondo sapore pageiano.
E quel sapore pageiano il chitarrista di ligabue non l’ha.
E cosi’ ligabue é salvo……
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Se al posto di Ligabue ci fosse Tim Tirelli io non ci troverei niente di strano. E me lo dicevo anche quasi 30 anni fa, quando un’amica mi faceva ascoltare il primo album di Ligabue e io avevo per le mani i demotape della band di Tim (i demo li ho ancora, spero anche un mio “bootleg” di un vostro concerto su per l’appennino nell’estate del ’90). Senza piaggeria, nei vostri pezzi c’erano la leggerezza e l’ironia che certa musica si merita. Evidentemente mi sbagliavo, dato che la retorica “da mediano” (per me insopportabile, non me ne vogliano i fan di Ligabue) ha pagato, e non poco.
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Caro Bodhran, io direi fosse Albinea(RE) settembre 1991 (a meno che tu non fossi anche a Frassinoro … ad ogni modo grazie del pensiero. Io ricordo quando nel 1988/89 mi cugino (batterista della prima band di Luciano (Ligabue & gli Orazero) veniva a casa mia con le loro cassette live mentre io gli facevo ascoltare i nostri demo fatti su 4 piste. Non mi sembrava ci fosse tanta differenza, eppure …
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Ciao Tyrrell, mi sembra di intravedere dalla foto dei bootlegs che li inserisci (cover stampata a colori + credo i CDR) in bustine di plastica trasparente con tasche multiple.
Potresti per favore spiegare meglio come fai e dove trovi l’occorrente?
Grazie
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Ciao Baccio, ne abbiamo già parlato più volte, vedi link qui sotto.
Sono buste trasparenti fatte per salvare spazio e dunque per sostituire le custodie rigide di plastica ( le cosiddette jewel case)
Le puoi trovare qui:
https://spacesavingsleeves.com/
Io, che sono ossessionato per queste cose, sono ormai anni che le utilizzo per i cd non originali e per i bootleg.
Una volta acquistate, procedo così per preparare le cover relative:
-creo un file (tramite un semplice software grafico tipo MICROSOFT DIGITAL IMAGE 2006 SUITE EDITION EDITOR https://download.cnet.com/Microsoft-Digital-Image-Starter-Edition-2006/3000-12511_4-10508408.html), un template di 26,5×12,5 cm
-vi inserisco il fronte e il retro della copertina, e li adatto facendole diventare una copertina unica. In caso la copertina non esista, ad esempio per registrazioni live rimasterizzate da fan come noi, scarico una foto tratta dal concerto in questione e la arricchisco con le note allegate alla registrazione scaricata.
-stampo il tutto su cartoncino sottile …direi sia carta HP da a260 gr, non ho la carta sottomano ma se vuoi posso essere più preciso.
-creo la stampa del disco, utilizzando la foto usata per la copertina su cui aggiungo nome del gruppo, luogo dove si è tenuto il concerto, data e numero del cd. Uso una stampante Epson Stylus Photo PX730WD, su cui è appunto possibile stampare i cd. Non credo sia ancora in produzione, ma questo modello potrebbe fare al caso tuo:
https://www.epson.it/products/printers/inkjet-printers/for-home/epson-stylus-photo-px650
Utilizzo cd vergini stampabili. Vi sono i verbatin con la superficie opaca ad esempio; io, che ripeto sono ossessivo compulsivo, uso i JVC con la superficie glossy. Li acquisto tramite un sito tedesco, la Nierle. Costano parecchio ma il risultato è eccellente.
https://www.nierle.com/it/articolo/715909/JVC-Taiyo_Yuden_CD-R_WaterPro_80_min_-_700_MB_48x,_Fullprintable,_Glossy,_Water_Shield,_50_pezzi_in_campana.html
Nei link qui sotto ci sono le foto, dovrebbe essere chiaro.
Per qualsiasi approfondimento chiedi e non farti remore.
Ciao
Tim
https://timtirelli.com/2013/11/12/e-con-il-freddo-entro-in-modalita-elp-mentre-monta-il-space-saving-cd-sleeve-blues/
https://timtirelli.com/2013/05/19/nuvole-basse-la-mostra-rock-starsdi-mick-rock-e-le-space-saving-cd-sleeves/
https://timtirelli.com/2013/02/28/space-saving-cd-sleeves-blues/
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Grazie Tim, ora che me lo dici ricordo che ne avevamo già parlato!
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