Il mio nome è Lowell

26 Apr

Io ancora mi sorprendo dell’incantesimo che la musica, e la musica Rock in particolare, continua ad avere sulla mia vita, di come l’impeto del Rock pervada ogni fibra del mio essere. Ricordo benissimo quando, più o meno 10 anni fa, Julia mi diceva quanto fossi maturo e illuminato e come sapessi vedere le cose nella più ampia prospettiva, questo mi lusingava benché la vivessi senza particolari meriti bensì come la condizione standard della mia maruga, eppure oggi mi sento così immaturo quando constato il fatto che sono un’uomo di una (in)certa età che – come una adolescente – ancora cita i testi delle canzoni (Rock e Blues) e si immedesima nei suoi musicisti (chitarristi in particolar modo) preferiti e passa delle fasi di quasi autismo (chiedo scusa se qualcuno troverà inopportuno l’uso di questo termine) musicale. Adesso sono nel “buraccione” (come direbbe Riff) Little Feat.

Little Feat 1975

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I Little Feat mi arrivarono nella seconda metà degli anni settanta, qualcuno mi aveva registrato su una cassetta (mi par di ricordare fosse una Basf verde C90 o C120) il live Waiting For Columbus; allora non ero in grado di percepire tutta la loro grandezza, le sfumature della loro musica, il blend del loro Rock, l’irresistibile raffinatezza ritmica … a quel tempo le mie band americane preferite erano Johnny Winter And, Aerosmith, Van Halen, Edgar Winter’s White Trash, Eagles e ancora Allman Brothers, Heart, Cheap Trick e tra i nomi della nuova ondata Ramones, Devo e Television. Con la maturità arrivarono i mezzi per assorbire musiche più articolate o più rarefatte ma pur sempre pulsanti e maledettamente eccitanti. E’ così che i Little Feat si insinuarono nel mio animo, quasi senza che me accorgessi presero possesso del mio DNA e malgrado continuassi ad essere percepito dagli altri come un Hard Rock boy e parlassi poco o nulla di quanto mi stesse capitando, diventai un fan (silenzioso, appunto) dei Little Feat. E anche vero che, a parte la musica e le sensazioni, c’era poco da parlare, nessuno dei miei amici di allora aveva dischi dei LF (tutti erano presi dal Rock Inglese e ancora mi chiedo chi è che mi passò quella benedetta cassetta) e in più il gruppo si sciolse nel 1979 e dopo poco Lowell George, cantante-chitarrista-compositore principale nonché leader, morì di una attacco di cuore causato dall’uso di cocaina in una stanza d’albergo a Arlington, Virginia. Era il 29 giugno 1979, Lowell aveva 34 anni. Il gruppo aveva avuto un discreto successo, ma di fatto rimase sempre una cult band, durissima trovare in Italia articoli su di loro. Ricordo quello relativo alla morte di Lowell (forse su Il Mucchio Selvaggio) e pochissimo altro. Ancora non conoscevo Pike (Stefano Piccagliani insomma), altro modenese innamorato del gruppo (e – by the way – dei LZ), che poi diventerà amico stretto, blues brother, special guest di questo blog e mille altre cose.

Ad ogni modo mi sorprende di essere ancora qui – dopo tutti questi anni – a scatenarmi al ritmo irresistibile di Dixie Chicken e Fat Man In A Bathtube

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o a struggermi e piangere nel seguire il mirabile quadretto pieno di malinconica speranza di Willin’, manifesto di ogni uomo di blues che si rispetti.

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Facile comunque citare i tre pezzi simbolo dei Little Feat e di Lowell George, tre pezzi diventati esempi mirabolanti di musica americana, anzi tre pezzi che sono essi stessi la musica americana, ma quello che mi avvince a loro è rappresentato anche dai brani più obliqui, le back roads del loro repertorio tipo Lafayette Railroad o Day Or Night

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ma è tutto il loro catalogo 1970-1979 a stregarmi, e in queste settimane non faccio altro che ascoltarlo. Il loro Blues, il loro country, il loro Rock, il loro New Orleans feel, persino il loro Jazz Rock (deriva che andava poco a genio a Lowell).

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Amo quasi tutti i membri della formazione più conosciuta: Bill Payne (piano), Sam Clayton (percussioni), Richie Hayward (batteria), Kenny Gradney (basso) ma ovviamente è Lowell George a catturare il mio cuore. Già il nome è molto blues, Lowell … deriva dal francese e sarebbe un diminutivo della parola Lupo. Lupetto dunque.

E’ uno dei miei songwriter preferiti, uno dei miei cantanti preferiti (sì, va bene, Robert Plant, Paul Rodgers, Jerry Lacroix etc etc …sarò anche suggestionato dall’infatuazione del momento, ma che voce che aveva Lupetto Giorgio!), uno dei miei chitarristi slide preferiti (sì, va bene, Duane Allman, Ry Cooder etc etc … ma anche qui che razza di asso di slide guitar che era Lowell!) e una delle mie rockstar preferite (sì, va bene, Jimmy Page, Keith Emerson, Keith Richards … ma quell’atteggiamento e quella faccia tra il malinconico, l’incazzato, il pensoso e il I don’t give a fuck è una qualcosa di speciale.

Ora, è facile per il tipo di uomo che sono o che sono stato immedesimarsi in chitarristi il cui fisico possa in qualche modo sovrapporsi al mio … Jimmy Page, Johnny Winter …

Jimmy Page 1977

Johnny Winter “Johnny Winter (Columbia) 1969

ma Lowell George, ragazzotto californiano bene in carne che ha flirtato spesso con la bulimia, ha una costituzione fisica molto diversa dalla mia …

Lowell George

Lowell George

eppure eccomi qui così perso under his spell che venerdì mattina appena entrato in ufficio ho detto ad un mio collega:

“Buongiorno Marco. Stamattina chiamami Lowell, ok?”

E lui “come?”

“Lowell. Te lo scrivo su un biglietto”

Verso metà mattina si rivolge a me “Senti Tim, che codice ha il magazzino di … ?”

“Marco, come devi chiamarmi oggi?”

“Uhm, devo chiamarti Lo … Lo … Lo … “ guarda il foglietto che gli ho lasciato sulla scrivania “Ah sì, Lowell.”

I miei colleghi hanno una bella pazienza.

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3 Risposte a “Il mio nome è Lowell”

  1. Giancarlo 26/04/2020 a 09:52 #

    Amo i Feat da una vita… per colpa di quei due che fuoriuscirono da una delle band di Zappa, George e quel disgraziato di Estrada. Sono tanto difficili da etichettare quanto geniali, hai ragione Tim. Ed è un dolore vedere che La Grande Critica non li conosce o se lo fa, ne sono convinto, lo fa solo per far vedere che le Sue radici sono ampie. Sì, sono polemico, che ci vuoi fare ? Invecchio.
    Per me Spanish Moon andrebbe obbligatoriamente fatta studiare a scuola. Pace e amore, fratello.

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  2. timtirelli 26/04/2020 a 10:31 #

    Giancarlo ♥!

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  3. mikebravo 27/04/2020 a 09:21 #

    i little feat erano un gruppo che piaceva ai led zeppelin.
    Robert plant ha costruito un album sul drumming del loro batterista
    ritchie hayward.
    Cosa si puo’ trovare in comune tra le 2 band ?
    Sicuramente che hanno perso entrambe un elemento insostituibile
    ( per abusi vari ).
    Gli ultimi lavori :
    ITTOD vede una partecipazione ridotta di page
    DOWN ON THE FARM ( pubblicato nel 1979 postumo )
    lowell george partecipa ma abbandona il gruppo durante le registrazioni.
    Hanno pubblicato entrambe un doppio album dal vivo.
    Waiting for Columbus è un grandissimo live.
    Credo superiore a TSRTS.

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