Questa è una di quelle biografie fatte benissimo, come solo certi americani sanno fare. Gordon è uno che sa quel che scrive e lo fa bene, con giudizio e maestria. Il libro naturalmente è in inglese, ma chi mastica questa lingua e il blues non avrà grossi problemi a tradurre per il suo animo la vita e i tempi di McKinley Morganfield (Muddy Waters insomma). Il piccolo Morganfield chiamato da sua nonna Muddy in modo da esorcizzare l’influsso del fiume Mississippi (la parola Waters verrà poi aggiunta un volta che Muddy arrivò a Chicago), il giovane McKinley che si fa un nome come cantante e chitarrista nei dintorni della piantagione in cui lavora tanto da attivare l’attenzione di Alan Lomax e arrivare alla sua prima registrazione per la Library Of Congress statunitense. La titubanza nello spostarsi a Chicago, il grande salto e finalmente il successo con la Aristocrat/Chess Records.
I suoi vari matrimoni, l’interminabile fila di amanti, la frenesia sessuale vissuta come una sorta di liberazione e rivincita dalla sua condizione di lavoratore nero nelle piantagioni del Mississippi, gli innumerevoli figli, l’analfabetismo, la vita spericolata da blues star e soprattutto il suo blues, unico per atteggiamento e spavalderia, che lo porterà a diventare – almeno per chi scrive – uno dei due nomi principali (l’altro è ovviamente Robert Leroy Johnson) della musica in questione.
Biografia dunque basilare per l’importanza del soggetto e della musica di cui si scrive.
NB: consiglio di non perdere quello che succede dal minuto 17:00 video in poi nel video di Newport 1960 qui sotto.
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Grazie del suggerimento, cercherò senz’altro il libro.
Il video di Newport è meraviglioso! Come riuscire a fare spettacolo con nulla, avendo una gran musica da proporre; questa era gente che aveva da guadagnarsi il pane con il loro mestiere, mestiere che sapevano far bene. Volendo “far polemica” è una grande lezione a tante generazioni di rocker, o presunti tali, che punteranno solo al fumo e poco all’arrosto.
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