Ieri, 6 ottobre 2020, se ne è andato Edward Van Halen, musicista straordinario, innovatore, dio della chitarra, cuore di una delle più grandi hard rock band americane di ogni tempo. Aveva 65 anni, combatteva già da un po’ contro il cancro alla gola.
Pochi chitarristi in campo Rock possono dire di essere stati influenti quanto lui, il suo nome va accostato di diritto ai quattro cavalieri dell’apocalisse che sempre vengono citati (Clapton, Beck, Hendrix, Page).

Certo, dopo il suo avvento sono arrivati i super tecnici della chitarra, un’orda barbarica molto spesso votata unicamente alla tecnica, orda che per quanto ci riguarda ha snaturato e svilito la musica rock, ma resta il fatto che lui, King Edward, è stato figura cruciale per lo sviluppo della strumento e che il suo gruppo – anche grazie alla varietà di stili portati in dote da David Lee Roth – ha sfornato tra la fine dei settanta e l’inizio degli ottanta meravigliosi album di (big) rock americano. Belle canzoni, riff straordinari, un tocco magico che sulla chitarra aveva solo lui, physique du role e vagonate di talento musicale.

La dieta a base di fumo, alcol e cocaina durata tanti anni deve aver contribuito alla sua fine, ma Eddie ha vissuto come ha voluto ed oggi a noi non resta che piangere questo gigante della chitarra, quest’uomo che ha saputo regalarci tantissimi momenti belli.
Poi naturalmente la sua dipartita ha impatto anche sulle nostre vite, come spesso capita quando se ne vanno musicisti, artisti, scrittori e uomini che hanno influito pesantemente su di noi.

Da diverso tempo ho in mente di scrivere l’articolo “Van Halen according to TT”, a questo punto mi ci dovrò mettere davvero, per rendere un omaggio concreto – nel mio piccolo – a questo uomo che tanto mi ha dato. E’ vero, sono principalmente un fan dei Led Zeppelin, ma li ho vissuti sul finire della loro carriera mentre con i VH ci sono cresciuto, li ho “scoperti” quando in Italia ancora non erano certo un gruppo conosciuto, già … all’epoca non è che fosse di moda comprare dischi del genere, disco, punk e new wave sembravano avere tutte le attenzioni.
Leggere uno dei primi articoli su di loro su Ciao 2001, correre al Disco Club di Modena e chiedere il loro primo album, tornare a casa, metterlo sul piatto e rimanere imbambolato nell’ascoltare l’incredibile (per quegli anni era davvero roba da extraterrestri) ERUPTION e scoprire che bella musica sapessero proporre i Van Halen. No, non lo scorderò, come non scorderò VH II, FAIR WARNING, DIVER DOWN e 1984. Sì, anche WOMEN AND CHILDREN FIRST, ma per quanto ancora inesperto fossi mi era chiaro che fossero rimasti a corto di belle canzoni e che il disco ne soffrisse, benché la title track e qualche altro pezzo seppero comunque tenere alta la mia passione.

E’ dura perdere uno come lui, con EVH se ne vanno mille ricordi, e arriva una volta di più la consapevolezza che è tutto un giro di giostra, che la giovinezza è effimera e vola via in un batter d’occhio, così come la vita, ma perlomeno ci rimangono le canzoni a cui aggrapparci, stelle sonore che ci guidano lungo le profondità insondabili della vita stessa. Addio Eddie, mi mancherai moltissimo.
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Van Halen ci ha insegnato che esisteva un nuovo mondo per la chitarra.
E’ stato un marziano sceso sulla terra.
Come Hendrix a Londra nel 1966.
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Quando ero un ragazzino l’ascolto del loro primo album (preso da Nannucci) è stato paragonabile a quello di LZII. Ovviamente ho iniziato a comprare i loro album perché affascinato da Eddie Van Halen e dal suo stile che poco aveva a che fare con gli epigoni arrivati dopo. Una tecnica mai fine a se stessa, messa al servizio di pezzi presi di peso dal repertorio tanto amato da David Lee Roth. L’ultimo grande chitarrista…caduto sulla terra.
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Un articolo su Metal Shock?
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no Giacob, sempre per il blog.
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Sono stato criptico. Intendevo: a suo tempo non hai* pubblicato su MS un articolo su Van Halen? Ricordo male?
* mi permetto di darti del tu
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Giacob, ci mancherebbe altro, diamoci
pur del tu. È vero, il mio primo articolo su MS fu su Edward Van Halen … mamma mia, che soddisfaziobe vederlo pubblicato…1988, ah!
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Ciao Tim , un tuo articolo su EVH aumenterebbe ancor di più lo spessore del blog.
Mi permetto di dire che con lui di fatto finisce anche la storia di una grande band.
Con un paio di dischi icredibili per il tempo , hanno decretato in Europa la fine della NWOBHM .
Quale era il chitarrista rock , vinile sul piatto avanti-indietro , che non passava ore a studiare (capire) come si suonava Eruption?
Un enorme rammarico è non averli potuti vedere.
Colgo l’occasione per tributare anche la scomparsa di Paul Chapman , per me un chitarrista non innovativo , ma con un gusto straordinario.
Luca
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Nonostante abbia sempre citato Eric Clapton come modello a cui si ispirava,
Eddie Van Halen ha costruito il suo stile innovativo e la sua band ispirato da
un altro chitarrista.
Ed Eruption è figlia di un assolo famoso di un secondo famoso album.
Addirittura si dice che sia arrivato al tapping nella necessita’ di riprodurre
le parti piu’ veloci dell’assolo di Heartbreaker
Sta di fatto che i Van Halen sono stati i nuovi Led Zeppelin.
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Più che Eruption, mi ha sempre intrigato la intro di Mean Streets: in particolare i primi secondi dove lui percuote la tastiera in maniera appunto percussiva con le mani. Ci vuole un grande coordinamento. Se andate sul tubo, dove è pieno di fenomeni, sono ben pochi quelli che si cimentano su questa intro . Abbastanza confusamente anche.Però di tutti ce nè uno che è stratosferico un certo Deraps…
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Vi voglio segnalare il VAN HALEN ITALIANO antesignano del tapping.
Era un medico radiologo.
https://www.fireflyaudio.it/inventore-del-tapping-un-medico-lucano-firelfy
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Gran reperto e storia quasi commovente.
Grazie Mike.
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La pagina “Tapping” su wikipedia rimanda ancora più indietro, cito:
“Roy Smeck usò il tapping su un ukulele nel film Club house Party nel 1932”, ovviamente il video è su Youtube
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Certamente ma antesignano mi sembrava un bel termine per
il chitarrista italiano dato che deriva dal latino.
Roy Smeck é bravissimo e non solo é precursore di van halen
ma anche di HENDRIX (vedi la scena in cui avvicina la chitarra
alla bocca :-).
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