Settembre, mese in cui riaprono le scuole, non che me importi una cippa ma quest’anno mi sale un rigurgito blues relativo alle elementari. Chissà come mai. Ieri poi, tornato a Regium Lepidi dopo una settimanina di ferie, vado in direzione Coop per fare provviste. Il reparto scuola è affollatissimo, genitori accompagnati da bambini che lottano per accaparrarsi zaini, astucci, quaderni, pennarelli, etc etc, tanto che la speaker della Coop deve intervenire annunciando dagli altoparlanti dell’Ipermercato di non accalcarsi e che solo un componente per famiglia può sostare nelle file tra gli scaffali dedicati. Guardo nello specchietto retrovisore e vedo – laggiù negli anni sessanta – mia madre con due bambini per mano prendere la corriera da Nonatown per Mutina, destinazione Standa. Già anche noi in settembre andavamo a comprare tutto il necessario per il nuovo anno scolastico, ma il mio scopo di quelle capatine alla Standa era salire sulla scala mobile
Mi chiedo cosa mi sia rimasto di quei cinque anni.
Vediamo un po’:
_La netta sensazione che siano stati l’unico periodo di tempo proficuo dedicato all’istruzione scolastica; l’esame di quinta passato brillantemente, la pagella finale con quasi tutti otto. Ricordo che la maestra si complimentò con mia madre, dopo di che il nulla. Non voglio dare colpe ai professori (o forse sì) ma alle medie e alle superiori noia assoluta e completo disinteresse. Qualche brivido nelle lezioni di italiano su Italo Svevo, la consapevolezza di non essere un idiota quando – rimandato a settembre in matematica in terza superiore – i miei mi mandarono a lezione da una brava professoressa e per la prima capii (e amai) la matematica. Già, le medie, con il professor Muffoletto, insegnante di matematica uscito dritto dritto da Il Gattopardo. Dopo due anni andò in pensione e prontamente suo figlio prese il suo posto (ah, l’Italia!). E le superiori, con la professoressa di scienze che negava la teoria dell’evoluzione a favore del creazionismo, e il professore di matematica – feroce anticomunista – che prendeva per il culo gli allievi balbuzienti.
Ma torniamo alle elementari …
_la rotazione continua di supplenti in prima elementare, i collant di una di queste (e avevo appena sei anni!).
_che prima della P e della B la N diventa M
_una ricerca fatta su Albert Einstein che alla maestra era piaciuta moltissimo (ma mi diede solo 7 perché non credeva fosse farina del mio sacco … e invece lo era completamente).
_muschi e licheni sempre associati, una parola pareva non poter vivere senza l’altra.
_litantrace e antracite sempre associate, anche in questo caso una parola pareva non poter vivere senza l’altra.
_il prof della classe maschile accanto che il lunedì dopo parla con noi bambini della meravigliosa rete in rovesciata di Bonimba (1971 circa)
_i vecchi banchi a postazione fissa con ancora l’alloggiamento per la boccetta d’inchiostro, il calamaio.
_il refettorio, l’ampio locale con colonne quadre dove si consumavano i pasti.
_le differenziali, classi per bambini con problemi
_le visite con cui a ogni bambino veniva sottoposto ad una ispezione anti pidocchi
-Disegni di campi di grano contenuti nell’abecedario.
_i grembiuli neri e i fiocchi colorati che distinguevano gli alunni per classi.
E ora che sono professore anche io (professore di Blues, naturalmente), e che tengo con una certa regolarità le mie lezioncine alla TT’s School Of Rock, mi chiedo cosa possano pensar di me i miei “alunni”. Meglio non pensarci, va, anche perché a me maestri e professori erano indifferenti, quello che mi interessava realmente era capire se potevo accompagnare a casa la scolaretta che mi piaceva …
Good morning little school girl
Good morning little school girl
Can I go home with
Can I go home with you?
Conosci l’autore del quadro del campo di grano??
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Michele Cascella
https://www.raffaellogalleria.com/campo-di-grano-cascella
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Grazie!!!
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