Mattina del 21 giugno, solstizio d’estate, ore 05:50 – Minnie è inquieta, miagola, o meglio, lancia i suoi gridolini, raspa contro ad una porta, saltella e poi, finalmente, va nella lettiera a fare i suoi bisognini. E’ tale e quale a Palmiro, quando hanno la cacchina devono lanciare i loro blues verso l’universo. Mi alzo, do un’occhiata che The Child continui a vegliare su di noi e che più in su, al posto del crocifisso, soprattutto lo faccia il Che;
pulisco quindi la lettiera, apro la porta, Stricchi, Ragni e Raissa si infilano dentro e si posizionano davanti alle ciotole che prontamente riempio. Mi infilo le braghette corte, una maglietta e le infradito e, come un white trash qualunque, scendo e mi immergo nella luce sfumata del primo mattino.
Innaffio lo stabilizzato che il muratore qualche giorno fa ha posato e battuto su un pezzo del prato, sarà la base su cui monteremo la nuova piscina che abbiamo comprato. Con la gomma dell’acqua in mano contemplo la campagna proletaria in cui da 13 anni vivo e la casetta derelitta che chiamo Domus Saurea. Fedele al pezzo di Muddy Waters che preferisco e che definisce il mio animo irrequieto cerco di dipanare il fastidio interiore che circumnaviga il mio corpicino da uomo di blues.
E’ così che inizio il solstizio d’estate, da oggi le giornate torneranno ad accorciarsi, ma non abbiano paura gli uomini non di blues, c’è ancora tutta l’estate davanti, sarà (ed è già) caldissima e asciutta, la siccità ormai è un problema costante, chissà dove arriveremo, chissà se quella piccola parte di umani illuminati che abita questo pianeta sarà in grado di trascinare il resto dell’umanità verso un futuro decente e possibile.
Chi non è illuminato è di certo il vescovo di Verona giuseppe zenti (tutto in minuscolo) che cerca di ottenebrare le menti e di influenzare il voto per l’elezione del sindaco invitando a sostenere i candidati che prevedono “la famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender”. Le religioni sono davvero una catastrofe per l’avanzamento del genere umano. Lo stesso possiamo dire per gli stati uniti d’america che vietano l’aborto legale, costringendo migliaia di donne a rivolgersi altrove.
Guerre, capitalismo selvaggio, populismo, individualismo, integralismo religioso, istinti reazionari, stiamo davvero vivendo tempi bui.
E’ con questi cupi pensieri che mi metto in macchina e parto per il lavoro. Sono da poco passate le 7 del mattino, e nei campi emiliani si cerca di irrigare come meglio si può.
I filari delle viti mi sistemano l’animo, ho già scritto più volte che ho un rapporto carnale con questa pianta, è un fatto di DNA credo, sarà il cognome, sarà che mio nonno paterno era contadino e coltivava la vite, ma ogni volta che le guardo mi sento a posto. Ora che sono state sostituite dal fil di ferro, il termine “tirelle” è improprio, ma viene ancora usato, almeno qui in Emilia. Le “tirelle” originarie costituivano il sistema tipico di coltivazione di diversi tipi di vite, ed erano chiamati così i lunghi tralci che formavano pittoresche ghirlande o catene piene di grappoli.
Poco più distante un campo di grano riflette la luce del sole … la chiavetta della blues mobile passa i Little Feat, Fossati e Robert Johnson…
Al lavoro vengo risucchiato dagli impicci di cui mi occupo, periodo piuttosto intenso questo, il che per certi versi è un bene, visto che evito di concentrami sui blues perenni che mi scuotono tutto. Mi scrive il nostro AD, mi manda un link di youtube a proposito di un una lezioncina che un tipo fa su un disco di una band di heavy metal tra le più rinomate, il senso dell’intervento si può riassumere così: “E’ un disco raffinato”. Mi metto le cuffiette e la ascolto. E’ un link inviato dal mio AD, dovrei essere sfumato e ringraziare il Nulla Cosmico Onnipotente per avermi dato un CEO come quello, ma non riesco a trattenermi e quello che gli scrivo è:
Ciao AD, so che tu, come il ns altro collega Zlatan, sei un grande fan. Il metal non è my cup of tea, o forse non lo è più, in tutta onestà è un genere che per come la vedo io si associa a fatica al concetto di dischi raffinati. Sia chiaro, i dischi non devono essere tutti raffinati, anche io ascolto cose probabilmente discutibili, ma sono sempre attento a distinguere tra capitoli importanti della musica e capitoli importanti della mia vita. Nella narrazione dell’heavy metal tutto sembra essere un capolavoro e il genere purtroppo ha fagocitato il concetto di Musica Rock e ha reso normalità l’aspetto kitsch e la propensione all’over the top. Sorry, ma tendo a non sopportarlo più … ci vediamo più tardi.
Poco dopo viene da me, col suo solito sorriso e aperto e franco. Io mi scuso “Scusa AD, lo so, sono un cagacaxxo (e già usare questo linguaggio con un AD di ALTISSIMO livello come lui è un azzardo)”. “Ma io vengo da te a parlare di Rock proprio per questo” mi risponde. Dio (Page, insomma) quanto voglio bene a quest’uomo.
Nel pomeriggio vado a prendermi un caffè nel Refettorio aziendale con una collega che ho ribattezzato Stremmy Girl, (dal dialetto emiliano “stremnèda, streminata, una che “stremina” gli oggetti dietro di sé, sta per ragazza un po’ disordinata, alternativa, obliqua). Essendo il tipo di donna che è si mette subito a parlare con altri nostri colleghi (molto più giovani di noi), l’argomento verte sui concerti rock che si tengono in questi giorni in Italia e che alcuni di loro andranno a vedere. Io mi allontano, non voglio essere coinvolto, non voglio fare la parte del solito rompiscatole, perché non voglio parlare di musica di gruppi che non mi piacciono. Andranno a vedere una band di Los Angeles del 1983 dedita a rock alternativo/funk/hip hop che ho sempre trovato insopportabile, la cui musica è adatta a bambinetti scemi e non ho voglia di cercare perifrasi o giri di parole per dire quello che penso in maniera sfumata. Stesso discorso per quell’altra band di Seattle formatasi nel 1990 o giù di lì, che fa quel rock contenutistico influenzato dal rock anni settanta ma trattato con lo spirito grunge, con quei cantati trascinati e quelle melodie tediose. Basta, non ce la faccio più. Non riesco ad essere ecumenico, posato, equilibrato, è tutta musica sopravvaluta.
Questo sta diventando un problema, essendo un uomo di una (in)certa età ormai non ho più i filtri, non me ne frega più caxxo di nulla, non ho una carriera professionale da costruire (figuriamoci dopo essere stato costretto a ripartire da zero tre anni fa, porca madosca!), la mia rete di amicizie e relazioni ce l’ho, la mia visione delle cose ormai è formata …certo, dicono si possa sempre migliorare e crescere, a qualunque età, ma sarà vero? Insomma il mio approccio è: I Don’t Take Any Shit From Anybody (and Anything)! E non c’entra nulla il fatto che a una (in)certa età si diventa grumpy old men
è solo che hai la percezione del limite e vorresti impiegare il tempo unicamente per cose che – almeno per te – valgano la pena e, parlando di musica, tutto sta andando a ramengo:
TikTok e Spotify per un pianeta di musichette: verso il collasso dell’industria discografica
E così, con questi pensieri, con l’animo inquieto, irrequieto e i pensieri in divieto, che, finite le giornate di lavoro, torno verso il posto in riva al mondo …
La pollastrella è a Londra con la sua amichetta del cuore. Ieri scopre all’ultimo che uno dei suoi dei, Rick Wakeman, terrà un concerto, inutile dire che riesce a parteciparvi e ad incontralo e che Rick quando la vede esclama “Oh, bello rivederti Saura!”. Ora, chi legge questo blog sa che abbiamo avuto una liason con Wakeman negli ultimi anni, che grazie al promoter italiano lo abbiamo visto più volte, incontrato e intrattenuto nelle ore pre concerto più volte … però, ecco, che Rick Wakeman, uno dei due massimi keyboard wizards della storia del Rock riconosca la crestina bionda della pollastrella fa sempre un certo effetto per chi, io, negli anni settanta da ragazzino vedeva questi musicisti appunto come dei.
Lei è dunque nella perfida Albione così dovrò occuparmi in solitaria dei 9 gatti che vivono qui alla Domus e di me stesso, finisco così per preparami senza il minimo sentimento una di quelle misere cenette da uomo di blues…
Solo in casa, una cotoletta scaldata alla bene meglio, qualche rapanello, una birra bianca e la cuca … guardo fuori dalla finestra, i frassini sembrano boccheggiare, è ormai sera ma la campagna è ancora lì che rosola lenta sotto il sole … mi torna in mente un ricordo che non posso avere, io e Mother Mary nella campagna di Arceto un milione di anni fa … già, Mother Mary, trent’anni senza di lei il mese scorso … mi sembra quasi impossibile…
Sono quindi sotto i colpi del blues, mood ormai costante, a volte capita che qualche lettore mi scriva a proposito di vecchi post facenti parte della categoria Tim’s blues, vado a rileggerli e mi accorgo di quanto questo sentimento sia presente su queste pagine miserelle, il che non vuol dire vivere una vita malinconica, in fondo passo per essere un emiliano tipico, ben disposto verso il prossimo e a cui piace stare con la gente e fare baracca, come diciamo qui, … stare in compagnia e fare festa … ma in sottofondo c’è sempre quel nido di stelle che non riesco a raggiungere e che non raggiungerò mai, d’altra parte sarebbe come pretendere di cercare di catturare, correndo, un puma sfuggente nella savana, inutile provarci.
E così, per diluire i blues mi affido alle solite piccole cose che mi distraggono e mi tengono sulla retta via, mangiare una pizza con la groupie
uscire con due giovani colleghi (The Rosespring boy e Mr MC) di cui per età potrei senza dubbio essere il padre
e farlo con i soliti sospetti, il Pike Boy e LIZN, due degli illuminati del blues facenti parte del Team Tirelli,
oltre a questo i soliti ordini sul sito dell’Adidas, espediente con cui cerco di colmare i vuoti esistenziali.
SERIE TV:
DOWNTON ABBEY – TTT¾
Adesso mi dovete dire che cosa c’entro io con ABBEY ROAD, va beh, io la chiamo così, con DOWNTON ABBEY insomma, serie Tv inglese che parla di una famiglia aristocratica intorno agli anni venti del secolo scorso. A me l’Inghilterra non piace, l’aristocrazia e la nobiltà ancora meno (sono fieramente figlio della Rivoluzione Francese) eppure in un modo o nell’altro ci sono caduto dentro. La colpa è della pollastrella, che invece ha una passione per la Londra vittoriana e per l’Inghilterra potteriana, e non se ne perde una di serie TV a tema.
La serie è comunque fatta bene grazie ad una produzione danarosa, alcuni attori sono molto bravi, la saga famigliare si fa seguire facilmente … certo, a tratti scivola su facezie da telenovela, ma una volta dentro, poi non è facile uscirne. E sì, avete ragione, non si mai visto Johnny Winter guardare Downton Abbey.
STRANGER THINGS – TTT+
Per ST mi è capitato la stesso, vedevo la pollastrella attratta dalla cosa, guardavo distrattamente qualche scena, ma non mi spiegavo perché fosse diventava una fan scatenata di questa serie, tanto da riguardala tutta altre tre volte. Poi, mentre la febbre Stranger Thing in tutto il mondo montava, mi accorgevo che anche la rivista Classic Rock UK ne scriveva nei sui spazi online, e allora mi son detto “devo capire“.
A me, che ricordo ancora, sono uomo di una incerta età, non pare poi sta gran cosa, capisco che possa piacere ai ragazzini e a chi, come la pollastrella o il mio collega Zlatan, aveva la stessa età dei ragazzini protagonisti della serie nella prima metà degli anni ottanta e abbia per certi versi un approccio da Nerd.
Riferimenti a Incontri Ravvicinati Del Terzo Tipo e a Alien sono chiarissimi, il soggetto di per sé non è originalissimo, le musiche se non altro sono di spessore (Peter Gabriel, Foreigner, Clash, Kate Bush, The Cars, The Police, Echo And The Bunnymen, Joy Divison, Talking Heads, etc etc.)
Stucchevole poi il modo in cui vengono dipinti i Russi, certo fa parte della politica statunitense da sempre, in quegli anni in particolare, però qui siamo alle macchiette da avanspettacolo.
OUTRO
Come ogni anno Palmiro durante le ore più calde si rifugia in casa al fresco dell’aria condizionata,
spesso gli parlo, lui mi sta a sentire, se rimane steso sul pavimento significa che quel che dico è superfluo, se invece viene a sdraiarsi sul mio petto e inizia a fare le fusa vuol dire che ha compreso che il livello del blues è alto e che da felino cerca di farmi arrivare le good vibrations.
Anche la Stricchi interagisce con me, mentre sogno col calciomercato o scrivo qualcosa per il blog lei salta sulla scrivania, si sdraia e tiene d’occhio il mouse.
La pollastrella non la si tiene più, le confezioni di thè e tisane hanno raggiunto numeri preoccupanti, così ha ordinato una cassetta raccoglitore personalizzata. Roba da nerd.
E allora, faccio un ordine anche io, che il mio Rum cubano preferito possa lenire i blues e rendere questa calda estate emiliana accettabile. Anche se in ritardo di qualche giorno, buon solstizio donne e uomini di blues.
Mi ripeto, lo so, ma i post sociologici sono sempre i migliori
E complimenti per le foto delle campagne (a me non vengono così bene…)
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Grazie Jackob.
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Il Pike Boy e LIZN sono molto casual, tu sembri Nikki Sudden… ti manca la velvet jacket, ma con questo caldo…
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😄
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Su rai3 c’è Occhetto, sciarpino di seta e gilet di pelle!
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