00:00 Theme From Southern Comfort
03:46 Canoes Upstream
04:57 Swamp Walk
from the 2-cd set MUSIC BY RY COODER (1995 Warner Bros)
WIKIPEDIA:
Southern Comfort (1981) is an American action/thriller film directed by Walter Hill and written by Michael Kane, and Hill and his longtime collaborator David Giler. It stars Keith Carradine, Powers Boothe, Fred Ward, T. K. Carter, Franklyn Seales, and Peter Coyote. The film, set in 1973, features a Louisiana Army National Guard squad of nine on weekend maneuvers in rural bayou country as they antagonize some local Cajun people and become hunted.
Maybe I’m just a loser Maybe it’s because my boots ain’t as clean as they could be Came to town with an even chance I’m feeling down the people I meet ain’t fair to me
Gave it a try but now I’m ready to cry And run back to the place where I was raised
Maybe I’m just unfortunate Maybe I’m alone in thinking that I’ve got a lot to say Too far in to be anywhere Lost in the place where nobody seems to know the way
Gave it a try but now I’m ready to cry And run back to the place where I was raised
Home is where I wanna be Home is where you’ll always see Friendly faces that’ll never turn you down Or say goodbye
Maybe I’m just a loser Maybe it’s because my boots ain’t as clean as they could be Came to town with an even chance I’m feeling down the people I meet ain’t fair to me
Gave it a try but now I’m ready to cry And run back to the place where I was raised
Home is where I wanna be Home is where you’ll always see Friendly faces that’ll never turn you down Or say goodbye
Mi accorgo adesso che è già Pasqua sarà che piove dentro ai raggi del sole
e forse che ho mangiato troppo e non voglio più cioccolata.
E mentre si ride forte il resto della gente si abbuffa e arriva il conto che quasi fu una truffa
e usciamo fuori dalla trattoria mentre un pazzo sta parlando alle mosche
nella mia anima c’è un cane enorme che sbadiglia e muove piano la coda
lasciatemi solo, voi non mi chiedete non so dove andrò ma questa Pasqua non la scorderò.
Che farò, che farò alle tre del pomeriggio e poi, e poi è Pasqua che farò, che farò alle tre del pomeriggio e poi…
E attraversato tutto il ponte a piedi mentre il pazzo mi corre vicino
mi urla forte che ero anch’io un artista che per la fame poi, ha perso la vista.
“Cinquemila lire, sussurra ti faccio andare con mia sorella non è un gran ché è vero ma ho soltanto quella”
E poi mi tira forte per la giacca urlando “Questa terra è tutta da bruciare”
Urla e si aggrappa forte ad un lampione e poi mi chiede se ho da fumare.
Ma vattene scemo, vai e vai ad impiccarti dove vuoi che me ne torno per i fatti miei.
Che farò, che farò alle sei del pomeriggio e poi e poi è ancora giorno che farò, che farò alle sei del pomeriggio e poi…
E son tornato sotto casa tua anche se non è più come allora
e il tempo è stato un giustiziere per i miei e per i tuoi anni.
Ma si scoglie con il sole la neve io non ricordo più le tue parole tornassi indietro almeno proverei
le tue collane di girasole quanto amore, quanto, quanto amore
una sigaretta illuminava le tue labbra poi fra le mie tu giocavi col fumo.
Ma non mi dire no stasera almeno tu non mi dire no che questa Pasqua non la scorderò che questa Pasqua non la scorderò… che questa Pasqua non la scorderò.
I can hear you laughing
You’re a million miles away or you’re here
I will never leave you
But I’m a million miles away and I’m near
I’m the thoughts you’re thinking
But you’re a lifetime away from your home or you’re here
I, I can see you crying
You’re a million miles away or you’re here
Look at me like I look at you
Think of me like I think of you
Speak to me like I spoke to you
Dream of me, how I dream of you
I can hear you thinking
You’re a million thoughts away
I’m the dreams you’re dreaming
I’m a million dreams away or I’m near
We can go down slowly like the rain
I could leave and be with you again, oh
I could be your lover, let’s pretend, oh
LADY MOON Well, it’s late December but I feel like it’s the middle of June Well, it’s late December but I feel like it’s the middle of JuneMy poor heart is pumpin’ I just seen Lady Moon A woman’s just like a cat, She knows how to shine like gold A woman’s just like a cat, She knows how to shine like gold She’s got that look in her eye She’s got the moon in her soul She wears dark sunglasses She wears a black leather glove She wears dark sunglasses She wears a black leather glove She don’t never take off those dark sunglasses Not even when she’s makin’love I thought I could handle women But she hit like a harpoon, I thought I could handle women But she hit like a harpoon, She stole my heart and popped it like a balloon
Lady Moon, Lady Moon Why don’t ya come back soon Lady Moon, Lady Moon Why don’t ya cone back soon I’m crazy, crazy ‘bout Lady Moon
She said she’s from the North Pole, But I believe she’s from New Orleans She said she’s from the North Pole, But I believe she’s from New Orleans She keeps me stiff as a board And she keeps my pockets clean She don’t look like no witch but, She knows how to hypnotize If they gave awards for being messed up I could win 1st prize I’m sitnn’ here waitin’, waitin’ For the moon to rise
Lo sapete che sono un po’ ossessionato dalla semantica, dall’etimologia e dalla onomastica in genere; spesso qui sul blog vi tocca sopportare il mio girovagare tra il significato dei nomi e delle parole, così eccoci qui alla seconda puntata di questa rubrichetta dove tentiamo di tradurre – nel modo più accurato possibile e foneticamente sensato – i nomi e i cognomi dei nostri musicisti preferiti. Continuiamo dunque con …RICCARDINO LAGONERO dei VIOLA INTENSO e degli ARCOBALENO.
PURPLE: in Italia il porpora (dal latino “purpura”) è un rosso cupo e non un viola, ma spesso viene usato impropriamente traducendolo dalla parola inglese “purple”. Sebbene “purple” sia il nome del pigmento estratto dal murice e si riferisse originariamente al color porpora, in inglese contemporaneo ha un significato differente, che corrispondente all’uso comune in italiano di “viola”[1]. Il termine inglese “violet”, invece, indica il colore spettrale violetto corrispondente a un lunghezza d’onda di circa 380-450 nm[2]. In particolare gli anglosassoni chiamano in termini tecnici “Royal purple” questo tipo di viola, usato da Re e Principi, che foderavano di velluto di seta viola le loro corone dorate, e anche portato solennemente dai Vescovi anglicani, come pure dall’Arcivescovo Primate di Canterbury, essendo il viola simbolo del potere, temporale o spirituale. Mentre definiscono “Tyrian purple” il vero rosso porpora. Nonostante il diverso uso dei termini, non è raro trovare traduzioni erronee dell’inglese “purple” come “porpora”, specialmente per riferirsi a tonalità specifiche di “purple” che in italiano sarebbero più opportunamente identificate come tonalità di viola.D’altronde il color porpora viene raramente identificato in inglese con la parola comune “purple”. Ad esempio il titolo del film francese di Mathieu Kassovitz “I fiumi di porpora” (titolo originale “Les rivières pourpres”) è stato tradotto come “the Crimson Rivers”, cioè letteralmente “I fiumi cremisi“, colore ben più vicino al rosso porpora di “purple”. (da Wikipedia)
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DEEP: agg. 14 (of a colour) cupo, forte, intenso. (dahttp://dizionari.corriere.it/dizionario_inglese/Inglese/D/deep.shtml
Estate 1979, gli STRANGERS, o meglio THE STRANGERS, si stanno preparando a fare un concerto. I FORESTIERI (ma allora pensavamo significasse STRANIERI) siamo io, Biccio, Marcel e Mariomarchi. In quello che era il bel cortile interno dell’ abbazia di Nonantola ci si appresta a vivere uno dei guizzi dell’estate nonantolana di quell’anno. Stand gastronomici e intrattenimento musicale. Stasera tocca a noi, uno dei nostri primi concerti seri. Concerti seri, diavolo, probabilmente no, ma lo viviamo con molta partecipazione emotiva, sicuri che sarà il primo passo verso un avvenire di sicuro successo. Il repertorio di basava su DE GREGORI, BENNATO, VENDITTI (dai loro album periodo 1977/78), SAMBA PA TI di SANTANA, SGUARDO VERSO IL CIELO delle Orme e chissà cos’altro. Oggi preferisco non immaginare come suonassi il pezzo di SANTANA o come cantassi SGUARDO VERSO IL CIELO, di sicuro però so che ero determinatissimo nel cantare una versione punk rock de TU GRILLO PARLANTE di EDOARDO BENNATO.
In attesa dell’arrivo del concerto, uno dei nostri amici, leggermente più grande di noi, si occupa di mettere su dei dischi e di far aleggiare sulla festa i motivi di successo di quegli anni. Parte un’intro alla Chuck Berry seguita da uno di quei ritmi rock and roll/boogie che mi fanno impazzire, seguono pezzi dall’andamento avvolgente, tristi ma sensuali e in quel caldo giugno è quello che ci vuole per l’animo già bluesy di Team Teerally. Corro dal mio amico Daniele, mi faccio dare l’ellepi e in un secondo rimango sedotto dalle cosce di LINDA RONSTADT. Ho diciotto anni, il testosterone è probabilmente al suo zenit, la voglia rock – seppur acerba- violentissima, la cazzuttaggine anche. Go Timmy go.
Domenica di febbraio, quasi trentacinque anni dopo. Mi sveglio, sono un po’ in fase imbambitura: venerdì sera allo STONES CAFE’ a vedere PICCA & GLI ARTERIOSCLEROCKERS con ritorno alle due di notte, sabato mattina sveglia alle sette e corsa da Brian per la solita mattina prefestiva di badantaggio, sabato sera cena con amici della groupie. Stamattina Palmiro che alle sei ci sveglia perché vuole mangiare. Ore nove: mi alzo. C’è il sole, primo riflesso della giornata: mettere su un cd. Mi viene in mente LIVING IN THE USA di LINDA RONSTADT, chissà perché. L’aria sonora mi avvolge, preparo le spremute, il caffè, i pasticcini. La mente rivolta a quelle 10 canzoni. Tornano a galla sensazioni, odori, speranze dell’epoca che fu. Il disco batte dentro di me, prende il controllo del mio corpo. Vado in sala, apro lo sportello dei liquori, mi verso due dita di SOUTHERN COMFORT e lo butto giù tutto d’un fiato, come farebbe JOSEY WALES o uno della banda DOOLIN DALTON. La groupie sgrana gli occhi, è ancora metà mattina, poi sorride sorniona: “sei proprio guarito con lo stomaco”. Già, ieri ho festeggiato un anno senza patemi da dispepsia funzionale, dopo un lustro davvero, davvero difficile. Nulla cosmico onnipotente, grazie.
LINDA RONSTADT, cantante americana di musica popolare. Di discendenza tedesca-inglese-olandese-messicana, la sua fu una delle famiglie di pionieri più importanti dell’Arizona. A quattordici anni mette in piedi il suo primo trio folk, a diciotto si trasferisce in California e lì inizia la sua ascesa. Con il secondo album del 1970 sfiora la TOP 100 americana (parlo della classifica THE BILLBOARD 200, quella generale, quella che conta davvero). Col quarto DON’T CRY NOW arriva al 45° posto, con HEART LIKE A WHEEL del 1974 arriva al 1° posto. Nel 1976 è al 3° posto, nel 1977 torna al 1°, nello stesso anno esce un Greatest Hits che arriva alla sesta posizione. Nel 1978 con LIVING IN THE USA riguadagna la vetta. Trionfo.
L’album è pieno di canzoni bellissime ed è suonato da musicisti bravissimi, tra cui il grande WADDY WATCHEL. BACK IN THE USA (esce anche come singolo piazzondosi al 16° posto) è naturalmente quella di CHUCK BERRY e la porto del cuore perché, come scritto, per me fu il primo assaggio della RONSTADT…
JUST ONE LOOK (come singolo nel 1979 arriva alla 44esima posizione) …deliziosa e leggera …
ALISON è quella di ELVIS COSTELLO, ed è, lo sappiamo, un gioiellino. COSTELLO criticò la versione, troppo country-americaneggiante, ma poi se non altro confessò che gradì molto il sacco di soldi che gli arrivarono grazie ai diritti …
WHITE RHYTHM &B LUES del grande JOHN DAVID SOUTHER è la mia preferita. E’ questa la canzone per l’uomo (e la donna) di blues. Risentirla oggi, quando la vita è ormai segnata, quando il più è stato fatto, quando non c’è più tanto tempo per cambiare la strada su cui sei, non può che trasformare i sospiri in pianto …
I don’t want you to hold me tight Till you’re mine to hold And I don’t even want you to stay all night Just until the moon turns cold
All I need is black roses White rhythm and blues And somebody who cares when you lose Black roses, white rhythm and blues
You say that somebody really loves you You’d find her if you just knew how But honey, everyone in the whole wide world Is probably asleep by now
And they’re dreaming of Black roses, white rhythm and blues And somebody who cares when you lose Black roses, white rhythm and blues
Close your eyes Sleep away all your blues I’ve done everything but lie Now I don’t know what else I can do
Ah, the night time sighs and I hear myself But the words just stick in my throat Would you think that somebody like me Might hurt much more than it shows
Just send me black roses White rhythm and blues And somebody who cares when you lose Black roses, white rhythm and blues Black roses, white rhythm and blues
ALL THAT YOU DREAM è dei LITTLE FEAT ed è, sebbene non ci sia lo zampino del mai troppo compianto LOWELL GOERGE, anch’essa splendida. Musica americana at its best.
Altra cover altro successo: OOH BABY BABY, di Smokey Robinson, arriva al 7 posto della classifica americana sempre nel 1979 …
MOHAMMED’S RADIO è l’ennesimo momento da brividi, altro istante di intensità altissima della musica americana, scritta, anche qui, dal mai troppo compianto WARREN ZEVON. Tra l’altro è il pezzo da cui il nostro amato IVAN GRAZIANI prese, diciamo così, l’ispirazione per la sua PASQUA …
WHEN I GROW TOO OLD TO DREAM, BLOWING AWAY e LOVE ME TENDER (il successo di Elvis) sono – a mio parere – gli unici episodi di livello standard. Troppo dolciastri, ma sette canzoni sfavillanti su dieci sono una bella media.
Linda volò alta sulle classifiche fino al 1990, poi divenne semplicemente leggenda. Gli anni duemila l’hanno vista prendere posizioni politiche scomode (per l’America), supportando il lavoro del regista MICHAEL MOORE e definendo l’allora presidente GEORGE W BUSH un cretino, lottando contro l’omofobia, sostenendo l’agricoltura e l’economia sostenibile. Una superfiga quindi, sotto ogni punto di vista. Nel 2013 rivelò di soffrire del morbo di Parkinson.
THE AMERICANS sul canale 111 FOX di SKY alle 21,50 del lunedì per me è un appuntamento imperdibile. Fino a dicembre seguiva l’episodio di un’altra serie TV fenomenale, HOMELAND, da gennaio si ritrova sola soletta a cercare di attirare pubblico. Gli Stati Uniti del 1981, la guerra fredda tra USA e URSS, spie russe perfettamente integrate nel way of life americano. Consigliatissima.
FUMETTI:
Le STORIE n.16 “Friedrichstrasse” (Bonelli – gennaio 2014 – Euro 3,50):
Gran bel numero questo, ambientata nella DDR pre 1989 la storia si basa sull’ambigua figura di una cantante, in bilico tra Berlino Est ed Ovest.
Sinossi:
Berlino Est, i cupi anni della Guerra Fredda… L’impero del terrore della Stasi. Friedrich è un gelido e implacabile agente della polizia politica, il suo compito è controllare, scovare e distruggere ogni forma di dissenso, ogni tentativo di fuga. Il muro che ha costruito intorno a sé, però, è meno solido di quanto sembri. Ad abbatterlo forse basterà lo sguardo di Marlene Becker, la celebre cantante di cui è segretamente innamorato…
ORFANI N°: 4 “Spiriti Nell’Ombra” (Bonelli – gennaio 2014 – tutto a colori – Euro 4,50):
Continuo a seguire la serie ORFANI, siamo al n.4 ed è ancora convincente. Speriamo si mantenga.
Sinossi:
Il passato: si inaspriscono le tensioni all’interno della squadra degli Orfani. I conflitti tra Sam e Rey raggiungono l’apice quando quest’ultimo cerca di insinuarsi nel cuore della ragazza… E qualcosa sembra spezzarsi per sempre, dentro Sam.
Il presente: infuria la battaglia contro gli alieni. Nuove specie scendono in campo contro gli Orfani, dando man forte a quelle già viste in precedenza. Quando le cose volgono al peggio, Sam vede comparire al suo fianco Ringo: sogno o realtà?
RIVISTE MUSICALI:
THE BLUES MAGAZINE N.10 FLEETWOOD MAC (Euro 13,90)
una doppia dedicata ad una bella foto del Jeff Beck vintage del grande Baron Wolman, e otto pagine dedicate a PETER GREEN del periodo A HARD ROAD e del primo dei FLEETWOOD MAC, pagine parecchio interessanti. Il CD allegato come sempre è inutile. Il resto della rivista non suscita interesse nel titolare di questo blog.
ALBUM:
PINK FLOYD BOSTON GARDEN 18 GIUGNO 1975 (bootleg): TTTTT – La registrazione fatta dal taper extraordinaire Dan Lampinski è come sempre di ottima qualità, un’audience dunque assai piacevole da ascoltare che rende bene l’idea di cosa doveva essere assistere ad un concerto dei PF in quegli anni…
Pink Floyd 18-06-1975 – sleeve cover
FASTWAY (1983): TTT – All’epoca non mi dispiacquero affatto i primi due album, oggi faccio fatica ad andare otre EASY LIVIN’…
BOB SEGER & The Silver Bullet Band “Against The Wind” (1980 – 2003 remaster): TTTTT – il Bob Seger che ho annusato durante la mia crescita è naturalmente quello del lustro 1976-80 e riascoltarlo oggi mi riempie di positiva malinconia…
PINO DANIELE “Vai Mo’ ” (CGD 1981): TTT½ – “Bella ‘mbriana ” (CGD 1982): TTT½: NERO A META’ fu uno degli album che mi formarono, era il 1980 e d’accordo il Rock, il Punk, il Blues revival inglese, il Blues nero ma non potevo fare a meno della mia dose quotidiana di “cantautori”… Pino poi con la sua musicalità mi affascinava molto. Attesi dunque con una certa trepidazione gli album successivi, ma una volta usciti non riuscirono a penetrarmi come NAM. Voglie jazz-rock, spunti degni di nota, accenti della tradizione napoletana, ma troppo funky, troppe vibrazioni alla GINO VANNELLI, che magari a Pino e al suo pubblico andavano benissimo, ma a me no. Rimangono nonostante tutto due buoni album, eleganti e godibili..peccato che per il Tim di allora e di oggi siano un po’ troppo annacquati. Ogni volta che sento I GOT THE BLUES mi viene immancabilmente in mente il mio amico Joe…chevoglia ‘e te vedè …
OZARK MOUNTAIN DAREDEVILS “The OMDD ” (BGO 1973): TTT½ – “It’ll Shine When It Shine” (BGO 1974): TTT½ ogni tanto mi piace fare due passi tra le praterie del country-rock sudista o come diavolo vogliamo chiamarlo, ma essendo di scuola inglese dopo dieci minuti ho già voglia di ritornare nella mia electric land…
The Ozark Mountain Daredevils
HUMBLE PIE “Performance Rockin’ The Fillmore – The Complete Recordings” ” (AM 1971-2013 4CD BOX SET): TTTT è un cofanetto per fan in senso stretto, i 4 concerti tenuti dalla band il 28 e il 29 maggio del 1971 al Fillmore East di New York sono naturalmente molto simili, e già al secondo disco – se sei un casual fan – senti il bisogno di ascoltare qualcosa d’altro. 4 T ad ogni modo, perché dopo tutto è puro vintage, sano hard rock blues di matrice inglese (e americana) con la voce e la chitarra del povero STEVE MARRIOTT.
EUGENIO FINARDI ” Original Album Classics: (Warner Music Italia 2010): TT½ lontano dagli anni settanta FINARDI ha combinato poco e questo cofanetto ne è la testimonianza: quanta differenza con il bel box set della UNIVERSAL dedicato ai suoi album storici. Avevo le cassette di questi dischi così ho pensato bene di procurarmi questo mini cofanetto. Riascoltato oggi però questo materiale non regge. Finardi è uno di quegli artisti che ha sofferto gli anni ottanta più di altri. Suoni ed arrangiamenti lofi, vocalizzi da evitare (per chi non possiede una gran voce), soluzioni a tratti imbarazzanti. Qualcosa di buono filtra qui e là, ma è troppo poco per chi pochi anni prima aveva fatto sognare.
BLACKFOOT ” Highway Song Live: (1982 – Rock candy Remaster 2013): TTT Ho sempre giudicato questo live troppo sopra le righe, a tal punto da faticare ad ascoltarlo. E’ un peccato perché in pratica è la rappresentazione del tour di MARAUDER, album che ho amato tantissimo, ma c’è qualcosa che non mi convince, che sia l’atteggiamento “metal”? Il continuo urlare? La costante tensione innaturale? Mah, fatto sta che anche questa nuova versione remaster non lenisce il mio sentimento, …forse sono io…
Anyway, periodo in cui sono in una fase pinkfloydiana, macino bootleg su bootleg (mainly 1975/77) fino a farmi avvolgermi dalla ragnatela sonora creata da Waters, Gilmour , Wright e Mason…
e con l’arrivo del primo vero freddo, al riparo in un bozzolo non si sta mica male…
28/01/2014 Borgo Massenzio: prima neve alla Domus Saurea – foto di TT
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