In the pouring rain

19 Mag

L’Emilia Romagna di nuovo sotto scacco, piogge incessanti e innaturali in queste zone hanno messo la regione in ginocchio, ma è la parte romagnola quella davvero colpita, qui in Emilia vi sono disagi, ponti chiusi e tutto il resto ma è la Romagna a soffrire tantissimo. Sapremo riprenderci, siamo gente che non ama stare con le mani in mano, ma sarà durissima.

Quello che indispettisce un po’ sono i luoghi comuni che sento in giro da più parti, spesso detti per colpire e criticare le amministrazioni della regione, in massima parte da decenni della stessa colorazione (seppur ormai sbiadita) politica. Ovviamente è sempre possibili fare di più e fare meglio, ma se vi è un problema legato alla cura del territorio, della rete idrica, alla mancanza di bacini di raccolta è soprattutto nazionale e non certo (solo) nostro; il fatto poi è che in 15 giorni è caduta la pioggia che di solito cade in sei mesi, su un territorio di pianura già imbibito (come diciamo noi…fradicio) su cui inoltre si sparge l’acqua piovuta sugli appennini che poi scende qui al piano. Il terreno non assorbe più e l’acqua si riversa nei fiumi che non riescono a contenerla tutta. Sono i cambiamenti climatici, quelli che una certa colorazione politica snobba da sempre se proprio vogliamo dirla tutta; tra l’altro sentire le dichiarazioni di cordoglio di quei personaggi che minimizzano o addirittura negano il surriscaldamento globale e la crisi climatica mi fa vomitare, che razza di ipocriti, che politici di melma per dio! Se dopo mesi di siccità arrivano piogge senza fine…il disastro è garantito. Possiamo criticare chiunque, ma un po’ di buon senso e onestà intellettuale non guasterebbe. L’articolo qui sotto spiega le cose in maniera molto chiara.

Summer rain

https://www.repubblica.it/cronaca/2023/05/18/news/cambiamenti_climatici_fridays_for_future_alluvione_emilia-400576867/?ref=RHLF-BG-I400598399-P2-S1-T1

ZOMBIE IN STAZIONE

Uno dei rituali del mattino, prima di partire per il lavoro, è quello di fare colazione con la TV sintonizzata su Rai 5 che a quell’ora di solito trasmette documentari; mi rilassa parecchio sgranocchiare le fette biscottate con la marmellata mentre, che so, mi perdo in un documentario della BBC su Hokkaido, l’isola più a nord del Giappone. Sottofondo musicale suadente, immagini suggestive, pescatori, vita dura da uomini veri, freddo intenso, neve e ghiaccio, d’altra parte non è un caso sulla grande isola vive solo il 4% della popolazione giapponese.

 

Esco dal mood documentario ed entro in quello di The Walking Dead: mentre mi avvicino alla stazione dei treni, sin dal grande parcheggio vedo zombie camminare incerti con la testa china e lo sguardo fisso sui cellulari. Al binario la cosa peggiora, tutti incollati al piccolo schermo, nessuno escluso tranne il sottoscritto. Non mi sento migliore, pure io sono dipendente da quel dispositivo infernale, ma perlomeno di prima mattina cerco di non utilizzarlo. Non lo tiro fuori dalla tasca dei jeans e se lo faccio è solo per evitare, sul treno, l’inquinamento acustico dato da chi parla senza interruzione, da chi è al telefono e fa come fosse a casa sua. Non mi rimane quindi che mettermi in cuffia ed ascoltare musica per isolarmi dal mondo ostile e perdermi nei campi di fragole. Quando piove come in questi giorni ascolto una selezione dei Genesis (1970-1978) o il secondo di Peter Gabriel. Quando la primavera si fa estate faccio partire Ry Cooder.

COOP TALES

Con la addetta al reparto gastronomia di cui ho già parlato (giovane donna molto cortese e formale di solito dedita al lei) siamo passati al tu. La gentilezza è cortesia rimangono, ma ora siamo più intimi.  Marzia direbbe che sono il solito Calamity Tim.

Una famiglia meridionale è in attesa di essere servita, padre e madre sui 40/50, figlia sui 13. Hanno messo il loro carrello proprio sotto al bancone quando di solito – per lasciare quegli spazi agli altri avventori – i carrelli li si posizionano in spazi diversi. Il padre guarda annoiato il cellulare, la figlia si guarda intorno con fare vagamento scocciato. La madre si appoggia alle vetrate del bancone (sarebbe vietato per via dell’igiene) e con il braccio oltre le vetrate indica all’addetta i salumi desiderati. La addetta è costretta a prendere e riporre tre tipi di prosciutto perché la madre cambia più volte idea. Tengono in ostaggio la addetta per diversi minuti, la madre e il padre si confrontano su cosa comprare, discutono, attendono prima di decidere, mentre noi lì in fila attendiamo pazienti. (Tengo Ittod in catene, altrimenti la situazione rischia di degenerare).

Accompagno la Lucy, madre dell’umana che vive con me, alla cassa. Lì incontriamo un suo ex compagno di scuola insieme, dunque anche questo emiliano del tempo che fu ha 82 anni. Parlano dei loro lavori (come diciamo qui … delle loro cose) in dialetto stretto, io ascolto con piacere questi ultimi scampoli d’Emilia di una volta. Rimango affascinato dai nomi di persona che saltano fuori nel discorso, parlano ad esempio di un loro conoscente che si chiama Celso, ma è il nome dell’ex compagno di scuola della Lucy che mi fa morire: Mirello. Mirello, caxxo, … che spettacolo.

LA STAMPA DI DESTRA

Tutti i giorni do un’occhiata alle prime pagine dei quotidiani italiani e devo dire che i titoli dei giornali di destra sono così beceri che ogni volta mi sorprendo. Capisco mantenere la propria posizione, capisco che ci si rivolga unicamente alla pancia dei propri (e)lettori, ma santiddio (e per dio intendo Keith Richards) in teoria sareste giornalisti, datevi una regolata! Mai visto un decadimento di stile e di pensiero in Italia come in questi ultimi tempi. E pensare che c’è gente che mi viene a dire ad esempio che il quotidiano La Repubblica è decaduto tantissimo … certo, in parte sono d’accordo, adesso è in mano agli Agnelli ed è diventato certamente un quotidiano più moderato (e per questo non è più il mio giornale di riferimento) ma, appunto, vogliamo parlare di quei fogliacci di cui sopra?

PALMIRO

Due domeniche fa, verso le 22:30 Palmiro all’improvviso inizia a vomitare, lo ha fa molte volte, poi si è stende su un fianco, ansima con la lingua fuori e si lamenta. Lo portiamo d’urgenza dal veterinario. Raggi X, ecografie, esame sangue, antibiotici, flebo. Potrebbe essere una acuta infiammazione ad organi interni o qualcosa d’altro di poco simpatico. Dalle numerose ecografie non si capisce esattamente. Occorre fare una tac in un centro specializzato a Sasso Marconi, ma occorre che Palmir si riprenda dato che sarà necessaria un’ anestesia. La pantera nera di Borgo Massenzio rimane ricoverato per una settimana presso lo studio del veterinario, poi torna a casa sebbene ogni giorno si torni in ambulatorio per le terapie; ora si è stabilizzato, sembra in forma, ma sarà la Tac a dire di più.
Chi non vive con animali faticherà a capire, ma questa faccenda ci ha scombussolati parecchio, Palmir è il nostro gatto adorato, sono 11 anni che vive con noi, lo abbiamo preso al gattile quando aveva solo 45 gg, dunque è stato svezzato, allattato, cresciuto qui. E’ un membro dei questa famiglia,  nucleo di mammiferi di specie diverse che vivono insieme e che condividono il mistero della vita.

Spezzava il cuore vederlo ricoverato, confuso e arruffato, nel metterci la zampina sul petto intendeva farci sapere che confidava in noi e vedere i fari abbaglianti che sono i suoi occhi fissi su di noi nel momento di lasciarlo e di uscire dalla stanzetta in cui si trovava ci faceva commuovere.

Palmiro & Tim – interazione – maggio 2023

 

Palmiro dal veterinario la sera della crisi – maggio 2023 foto ST

 

In my human I trust – Palmiro ricoverato – maggio 2023 – foto Saura T

 

Relaxing at the Domus – Tim & Palmir – maggio 2023 – foto Saura T

 

Stretching Exercises – Tim & Palmir – maggio 2023 – foto Saura T

Ad ogni modo, al momento è di nuovo lui, il superbo gattone nero della Domus Saurea non molla. Vediamo come si dipana la cosa.

SERIE TV

_Poldark (UK 2015) – TTT½

Serie TV britannica tratta dai libri di Winston Graham. Cinque le stagioni di questa nuova edizione, le prime certamente godibili. Anche uno con poche simpatie verso l’Inghilterra e le aristocrazie (o piccole nobiltà) come me l’ha guardata con interesse, sebbene per certi versi – come scrive La Repubblica – in pratica si tratti di una commedia rosa (Johnny Winter have mercy on me!).

https://www.repubblica.it/serietv/schede/poldark/673/

_Succession (USA 2017-2023) – TTT¾

Il brutale approccio di una famiglia americana di origini scozzesi che detiene buona parte dei media statunitensi e ha grande potere economico. Le prime due stagioni sono molto buone, dalla terza ho perso interesse è ho lasciato perdere.

Dramma familiare corale acido e a tratti brutalmente comico, che attraverso le azioni e reazioni spregiudicate dei protagonisti mette in scena una riflessione acuta sul potere e sul denaro.

https://www.repubblica.it/serietv/schede/succession/958/

_The Diplomat (USA 2023) – TTTT

Una donna poco convenzionale a servizio del governo statunitense diventa ambasciatrice a Londra, per lei è prevista addirittura la vicepresidenza. 

Al momento una stagione sola per questa bella serie TV che ha come protagonista la Elisabeth dell’indimenticabile serie The Americans. E’ ben fatto questo sguardo sulle ombre dei diplomatici ad alti livelli.

COPPIETTA AI GIARDINI

In pausa pranzo faccio un salto al Giardino Ducale in una delle rare giornate di sole. Passeggio mentre osservo neri che bivaccano sulle panchine, una coppia intorno ai 30 anni che fa ginnastica sul pratino delle aiuole, uomini solitari come me che sembrano contemplare l’infinito. Costeggio la grande vasca dei pesci rossi, quindi l’edifico principale e mi dirigo verso la parte meno in vista del parco. Vi è una coppietta su di una panchina, direi siano nella zona grigia della cosiddetta (in)certa età, lei è certo più giovane ed ha un bel cappottino color malva, lui veste uno stile più sportivo e deve avere più o meno la mia età. Sono abbracciati in modo leggero, sembra quasi che si conoscano da poco, o meglio che pur avendo una certa confidenza si peritino a sfoggiare atteggiamenti più passionali. Sono teneri, parlano, lui le tiene la mano, le gli si appoggia alla spalla, il sole attraverso le frasche dei grandi alberi talvolta li raggiunge. Ad un tratto lei gli dà un casto ma prolungato bacio sulle labbra, lui la guarda negli occhi e si mette a scrutare il cielo. Smetto di osservarli, non sono mica caxxi miei, ma li trovo carini. Sto diventando troppo sentimentale.

 

CHAMPIONS LEAGUE

L’Inter arriva seconda e quindi si qualifica al turno successivo in un girone che vedeva anche Bayern e Barcellona (quest’ultimo viene relegato in Europa League), poi liquida il Porto agli ottavi, elimina la rivelazione Benfica ai quarti e zittisce il Milan in semifinale. Ora l’Inter, la mia Inter, si trova in finale dove affronterà il Manchester City. Sembra incredibile ma è così, andiamo a giocarci la finale di Champions League, la partita più importante al mondo a livello di club. Mica male per una squadra profondamente blues che non può permettersi le spese folli dei grandi club europei (Man City in primis). Il tutto è inaspettato, sono onesto e temo non ci sarà storia a Istanbul, il City è inarrestabile (mercoledì sera ha rifilato 4 goal al Real Madrid), è più forte di noi, ma ciò non toglie che la soddisfazione di essere arrivati alla finale, il lustro che questo dà alla società e il godimento non hanno prezzo. Grazie ragazzi, grazie caxxo, e vada come vada facciamoci valere.

Io al lavoro il giorno dopo aver (s)battuto (fuori) il Milan…

“…quello stemma sopra il cuore rappresenta il primo amore …” – Uomo di blues maggio 2023 – autoscatto

PLAYLIST

Il meu amigo Siuviu mi chiede un parere circa un effetto di chitarra presente in Marooned dei PF senza RW e così d’un tratto ripesco questo strumentale che non sentivo da tanto, tanto tempo…

In questo periodo nei miei tragitti in treno non ascolto altro che i primi due album (ma a dire il vero anche il terzo e il quarto fanno capolino talvolta) di Peter Gabriel e riscopro quanto facciano parte di me. Ricordo il Tim adolescente alle prese con queste due piccole meraviglie (all’epoca criticate qui in Italia). Ora il secondo mi affascina davvero tanto. Che caxxo di dischi uscivano negli anni settanta che già non erano più esattamente dischi anni settanta.

https://www.youtube.com/results?search_query=peter+gabriel+car+full+album

 

 

L’uomo che pensava troppo

23 Apr

Interno notte, venerdì. La luce dell’ abat jour riflette sulle 900 e passa pagine di Solenoide, libro su cui sono e su cui sarò per molte altri notti. C’è una di fianco a me nel letto e mi chiede: “E’ bello il libro?”, è una domanda che mi ha posto già altre volte a cui ho risposto con lo stesso concetto, ovvero circumnavigando le parole “è un libro pazzesco…”. Stasera le leggo la frase a cui sono arrivato: “Dormivo già da almeno due ore, tra l’altro stavo facendo i miei soliti sogni con treni e stazioni deserte in cui scendo e ci rimango per il resto dell’eternità …”

Mircea Cărtărescu solenoide

E’ proprio un libro per Tim Tirelli!” risponde. Vorrei aggiungere le righe che dopo una pagina o due concludono il discorso “poi sono ricaduto nel sonno e nei sogni, riprendendo le mie tribolazioni fra stazioni e ristoranti deserti, le discussioni con donne pallide come insetti, le scalate di rovine ricoperte di licheni” ma rinuncio, immagino che inizi a pensarmi come uomo bizzarro. Mi chiedo se non sarebbe stata più felice con un uomo diverso, magari uno con una piccola azienda qui nel villaggi artigiani di Regium Lepidi, un uomo più concreto, meno incline all’analisi introspettiva, un uomo che non abbia l’impulso di puntare il muso verso la prima blue highway o underground railroad a portata di mano e in senso lato andare a dissolversi in cometa. Con questo pensiero in testa spengo la luce, ripongo il libro, mi stendo sul lato destro, attendo che Minnie – la gattina affezionata – venga ad accoccolarsi tra il mio petto e il mio mento e parto per l’ennesimo viaggio nel mare nero del mio subconscio.

◊ ◊ ◊

Sabato mattina, alle Libreria Coop prima di fare la spesa. Cerco libri obliqui, l’immersione nel mondo di Mircea Cărtărescu ha dato ulteriore carica a certe mie propensioni. Chiedo all’addetta del negozio, con la quale scambio piacevoli e veloci commenti su autori particolari come Cărtărescu appunto. La giovane donna è pronta, reattiva, sicura. Ha un approccio privo di fronzoli, tuttavia gentile. Scelgo un libro da regalare ad una giovane e brillante collega che lunedì lascerà l’azienda dove entrambi lavoriamo, una di quelle colleghe che posso chiamare senza dubbio amica benché tra le nostre età vi sia un abisso, una di quelle che quando non sono più ascrivibili alla categoria colleghe lasciano un vuoto difficilmente colmabile. Scelgo qualcosa anche per me, essendo l’uomo di blues che sono il titolo di un libro di Gospodinov  – scrittore bulgaro postmoderno e sperimentale – non può che finire nello zaino della mia anima.

Georgi Gospodinov Fisica della malinconia

Georgi Gospodinov Fisica della malinconia

Vado alla cassa, pago, mostro il mio acquisto all’umana che mi accompagna la quale scuote la testa, sorride e poi chiede alla libraia, riferendosi a me: “non ci sono libri per uomini che pensano troppo?”. La risposta è pronta, immediata, perentoria: “No, non ci sono abbastanza casi da studiare!”. Mi complimento con la bibliopola per la battuta ed esco.

L’omarino venuto a vangare l’orto

16 Apr

Sabato di prima mattina. Sveglio poco dopo l’alba rimango a pitugnare, come diciamo qui a Regium Lepidi, sotto il piumone. Dalla tapparella filtra il giorno, dal portoncino in vetro i raggi del sole iniziano ad inondare la casa, la luce gronda dalle pareti giallastra. Cerco di dissolvere i pensieri raggomitolati in modo casuale nella mia maruga, come diciamo noi a Mutina … l’altra mia città, di scuotermeli di dosso. Faccio mente locale, oggi è sabato di metà aprile, ieri dopo il lavoro hamburgher (veggie!), blanche media e amaro al Red Lion di Mutina con un paio di groupie, oggi qui a Borgo Massenzio nel mio letto ve n’è una terza. Si direbbe quasi che io sia un vero chitarrista Rock, d’altra parte una delle mie colleghe del cuore (dopo che l’ennesima consulente esterna si è posta a me con estrema affabilità e confidenza) mi ha detto che sono una calamita per le pheeghe …come no, Calamity Tim. 

L’umana che ho nel letto con me si sveglia, è ora di alzarsi e di andare a fare la spesa alla Coop. Mentre ci prepariamo si affaccia alla finestra e mi dice: “c‘è l’omarino venuto a vangare l’orto”. Intende il signore incaricato di vangare l’orto della Domus dalla madre della groupie. Mi sovverrebbe di dirle “omarino? Perché sminuirne il valore? Solo perché è uno che vanga gli orti? Se tua madre avesse incaricato un avvocato o un architetto di venire a fare accertamenti alla casa li avresti chiamati omarini?”. Non dico nulla, faccio già la parte del cagacaxxo troppo spesso. Già la Sabba mi ha preso in giro perché nell’ultimo post qui sul blog ho usato gli asterischi in articoli e sostantivi per il rispetto di genere, già la Stremmy mi ha detto un perentorio NO quando le ho chiesto di non usare il termine DEVASTATA nel descrivere il proprio stato psicofisico (ma adesso la sento correggersi e usare sempre l’aggettivo DISTRUTTA, termine assai più appropriato), già l’AD dell’azienda per cui lavoro accondiscende con pazienza quando rispondo BUON WEEKEND LUNGO ANCHE A TE, quando mi augura Buona Pasqua … ecchecazzo Tim Tirelli, non puoi stare in punta di piedi a duellare per ogni faccenduola.

Orto della Domus, aprile 2023 foto TT

Orto della Domus, aprile 2023 foto TT

SONGWRITING

Nella mia realtà alternativa sono un autore di canzoni, mia attività preferita in assoluto insieme allo scrivere. Avevo due strofe di testo scritte da un po’, e mi sono accorto che sono pressoché perfette per la musica composta tempo fa in accordatura DADGAD sulla Danelectro. Di solito è il testo che viene scritto dopo che la melodia e la relativa metrica sono impostate, stavolta no. Mo’ veh, ogni tanto anche questa procedura funziona.

 

Uomo di blues 2- Domus, aprile 2023 - foto ST

Uomo di blues – Domus, aprile 2023 – foto ST

PS: la Minnie mi ha aiutato nell’arrangiamento.

Gatta di blues (La Minnie) - Domus, aprile 2023 - foto TT

LA REGGIANA TORNA IN SERIE B

Con la vittoria di ieri la Regia torna in Serie B dopo la beffa dell’anno passato. Almeno con lei finalmente posso godere un pochino.

AC Reggiana

SERIE TV

_Yellowstone (USA 2018-2023) TTT½

Qualche anno fa un mio (ora ex) collega mi chiese se stessi guardando Yellowstone, gli risposi che no, non la stavo seguendo perché i protagonisti principali della serie incarnavano alcuni dei più classici (anti)valori dell’americanismo spinto, e non mi andava di immergermi in quelle atmosfere. Qualche settimana fa, nonostante la mia etica schizoide, mi sono messo a seguirla, credo sia un peccato di gioventù, Balla Coi Lupi fu un film con cui in molti della mia generazione sono cresciuti e dunque è difficile per  uno come me snobbare una produzione di questo livello quando il protagonista è Kevin Costner. La serie è considerata adatta al pubblico americano dei conservatori e dei repubblicani, nonostante l’ideatore – Taylor Sheridan –  abbia dichiarato: “È uno show che parla del trasferimento dei nativi americani, del trattamento riservato alle donne native americane, dell’avidità aziendale e dell’imborghesimento del West. Possiamo definirlo uno show repubblicano?”. La serie pare di sicuro tradizionalista e nel 2018 quando uscì, con Trump presidente degli USA, immagino abbia solleticato la “pancia” di chi mitizza un’America patriarcale alla John Wayne, l’America delle pistole e della bibbia, l’America violenta che si fa giustizia da sé.

Costner interpreta John Dutton, una latifondista proprietario del ranch più grande d’America che per difendere la sua terra è disposto a tutto. Sua figlia Beth è la figura spietata della serie, donna spinta dall’ira e dall’odio e contenta di calpestare i diritti di chiunque non si pieghi al suo volere. I paesaggi scelti sono quelli del Montana e dello Utah, e per chi è cresciuto col mito del film Jeremiah Johnson commuoversi davanti agli spazi aperti della serie è automatico. La produzione è di alto livello, molti degli attori sono bravi, qualche sbavatura qui e là ma cinque stagioni non sono facile da reggere. La visione politica e sociale dei personaggi, in massima parte cowboy, è molto lontana dalla mia, ma essendo figlio del mio tempo le pellicole western di in certo livello mi irretiscono.

GATTI ALLA DOMUS

Son lì che scribacchio per il blog e Raissa continua col suo lamento, diverso dal solito; visti i problemi che ha mi precipito dal veterinario. Raissa soffre di ipertiroidismo da tre anni, ha 16 anni, l’età si fa sentire e in più sono 4 gg che mangia poco, quindi  eccomi qui in questo sabato di metà aprile a Bath In Plain nello studio di Fausto ed Esmeralda: visita, raggi x, ecografia, antibiotico, misurazione febbre, esame del sangue, flebo. Proviamo ad aumentare la dose di farmaco contro ipertiroidismo e speriamo. Intanto la nutriamo con omogeneizzati e le prossime mattine tappa fissa all’ambulatorio veterinario. L’ho tenuta ferma 40 minuti mentre faceva la flebo, la Rais è stata brava, per tenerla calma le recitavo i salmi del Blues (e i testi dei Firm).

Tenere ferma Raissa mentre è sotto flebo - Studio Veterinario Bath in Plain (RE) - foto ST

Tenere ferma Raissa mentre è sotto flebo – Studio Veterinario Bath in Plain (RE) – foto ST

GUIDING LIGHTS – LUCI GUIDA

Negli ultimi mesi quando dovevo rivolgermi a dio pensavo a Johnny Winter, visto che con il mio dio di riferimento (The Dark Lord) avevo qualche problema. Confidavo dunque nel Texas Tornado, chiedevo all’albino di darmi la forza per continuare il giro di giostra e di aiutarmi a trovare la peace of mind in modo da diluire l’irrequietezza che da sempre scuote il mio essere.

The one and only Johnny Winter

The one and only Johnny Winter

Negli ultimi giorni tuttavia mi sono trovato a pensare che dovrei essere più morbido con me stesso, smettere di cercare di buttare giù dal piedistallo il dio di riferimento che tanta importanza ebbe per me, dimenticare la noiosa autoreferenzialità che sfoggia di continuo in questi ultimi anni, l’accidia che lo allontanò dopo il 1973 dal trono di leggenda definitiva della chitarra Rock, l’edonismo sfrenato in cui si crogiolò. Sì, meglio concentrarsi sulle pagine di musica Rock strepitosa che dal 1968 al 1978 scrisse e produsse, musica che oggi è di diritto patrimonio dell’umanità, come lo sono i dipinti di Caravaggio, le opere Mozart, i 29 blues di Robert Johnson e così via. IN PAGE WE TRUST (again).

Jimmy Page 1974

The Dark Lord 1974

PLAYLIST

FADE

Ti fermi davanti ad una agenzia immobiliare del tuo paesello, soppesi cosa potresti permetterti con quei due soldi che hai, capisci subito che la tua casetta in riva al mondo non la avrai mai, che un bilocale derelitto probabilmente sito sulla provinciale non è esattamente il massimo …

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Casetta dei sogni (© tiny-house-fairytale-nature-landscape-photography-29__880 Menno Schaefer)

e allora elabori il fatto che ti conviene capire se da qualche parte cercano un guardiano del faro, in quel caso l’importante sarà strolgare un modo per farsi arrivare gli ordini Adidas e per vedere le partite dell’Inter.

Faro

PS: nell’attesa che si liberi un posto in un faro goditi l’orto finalmente ordinato e il primo sole di questa domenica.

L’orto di domenica mattina – Domus Saurea aprile 2023 – foto TT

Un alone di blues (Aprīlis aegrĭmōnĭa)

2 Apr

L’aegrĭmōnĭa … già, eccolo qui il nuovo sostantivo che indosso in questi giorni, un modo per far diventare il Blues più consono alla mia condizione di uomo proveniente dalla cultura latina. Accoramento per il football, per il Rock, per una vita che non viene come avrei voluto, per una istruzione che non si è dipanata come oggi avrei desiderato. Niente male alle elementari (riguardando la pagella dell’esame di quinta mi sono sorpreso dei vari 8 presenti nella pagella finale), poi noia assoluta alle medie e alle superiori. Ci avrò messo del mio, ero immaturo e non cosciente di me stesso, ma è anche vero che non no ho mai trovato un professore che mi stimolasse, che facesse accendere la scintilla che deduco fosse dentro di me. Poi, certo, sono uno di quelli che hanno cannato clamorosamente la scelta delle superiori … come caxxo ho potuto finire a fare ragioneria, un istituto tecnico commerciale…proprio io, il re del blues di via Pedretti, la strada dove son cresciuto? Mah! E’ un mistero. Oggi mi considero un autodidatta, quello che so, che ho studiato lo devo a me stesso, una sorta di piccolo (picolissimo) Jack London, figura fondante di questo blog. C’è poi il fatto che una volta scoperto il Rock tutto il resto è passato in secondo piano … scrivi canzoni, pubblichi i tuoi primi articoli su qualche rivista musicale nazionale e pensi che sia questa la tua strada, nella perfida Albione e negli States forse, ma non in Italia. E’ vero, bisogna aver talento ed essere determinati, ma magari qualche numero lo avevo pure io, in definitiva il fatto è che quando punti tutto su faccende così aleatorie devi mettere in conto che le probabilità di fare quello per cui hai qualche dote attitudinale sono pochissime. E allora ci si deve accontentare di essere un beautiful (nemmeno tanto beautiful) loser e adeguarsi al corso bislacco della propria vita, ma è dura, maledettamente dura.

VITA IN AZIENDA

In call per una faccenda lavorativa con una giovane collega, parliamo di treni e di abbonamenti fatti per venire al lavoro. Lei arriva da Bonomia e apprendo che al mattino prende il treno alle 7:30 e la sera alle 19:30 passate, dimostrando così un attaccamento al lavoro mica da ridere (se si calcola che il tragitto su strada ferrata per lei dura meno di mezz’ora). Così le dico “Vale-Ri n.1”; lei prontamente risponde, seria: “No, il n.1 sei tu!”. Ecco, come sempre mi sorprendo, non è falsa modestia, mi sorprendo davvero, non è autoreferenzialità, è il trovarsi (piacevolmente) basito per l’ennesima volta: voglio dire, anche da una giovane donna con cui non ho a che fare quotidianamente ricevo questi feedback, non credo relativi alle eventuali mie capacità lavorative, ma all’alone di blues che a questo punto, immagino, diffondo nei sotterranei dell’azienda. Una che conosco direbbe: “Va mo’ là che con ‘sto Blues hai messo in piedi un bel “buraccione”!

SINODO DI PRIMAVERA

Sinodo di primavera con gli illuminati del blues, la brotherhood con cui passo le mie sere out on the tiles, quelle dove – nonostante l’incerta età che abbiamo – parliamo di donne, di calcio, di musica Rock, di sogni (infranti), di politica, di futuro (grigio). La combriccola del blues è formata da nove individui, tutti maschi, sei dei quali musicisti a cui non sarebbe dispiaciuto diventare autori di canzoni-musici professionisti-intrattenitori, rockstar insomma; e invece guardaci qui, intorno ad un tavolo del nostro pub preferito (lo Sherlock di Regium Lepidi) in un venerdì in zona equinozio di primavera ad annegare i nostri dispiaceri in una Loburg:

questa birra viene definita lo champagne delle birre, perchè è l’unica con il perlage così particolare. Fa parte delle Lager ed è una Premium dal gusto delicato e raffinato. Si tratta di una birra a bassa fermentazione, leggermente più alcolica rispetto alla sua categoria, che presenta un tasso alcolico pari a 5,7%.
Prodotta ancora oggi con il luppolo più nobile d’Europa, il Fiore di Saaz, indiscusso re delle Pilsner (è l’unico luppolo utilizzato nella Pilsner più famosa al mondo: la Pilsner Urquell) e l’utilizzo di malti selezionati, rendono unica questa Premium Lager dal color oro, aroma di malto e luppolo con retrogusto di spezie e fiori.

A dire la verità Riff e Jaypee hanno davanti due Guinness, ma noi altri stasera magari siamo nel mood metrosexual e ci diamo di Loburg. La serata è come spesso capita spumeggiante, sebbene ci sia un retrogusto amaro, una sfumatura che cerchiamo di tenere nascosta, immagino sia dovuta alla (in)certa età che ci portiamo sulle spalle, come fossimo 23enni che si accorgono solo ora di avere addossi decenni imprevisti. Uno se ne va alle 22:30 visto che l’indomani deve alzarsi alle 5, circa dopo poco più di un’ora lo facciamo tutti, alla cassa salutiamo e ringraziamo Rocco, ci abbracciamo e via, ad inseguire una morbida scia.

In verità io mi fermo lì fuori a parlare con Jaypee, dopo esserci assicurati che la vecchia auto (più o meno d’epoca) di Lollo Zakk si metta in moto e nessuno di noi sia costretto (come già accaduto) a riaccompagnarlo a casa. Che il nostro centurion lawyer da anni si ostini a guidare automobili del tempo che fu malfunzionanti è uno dei misteri del nostro piccolo clan. Credo sia una eterna gara che il nostro ragazzone intende giocare con il fato, un brivido di adrenalina, un fiotto di pazzia, una fiammata di blues. E a proposito di blues, Mr Stevens mi racconta che sua figlia più piccola durante una discussione col nonno sulle caratteristiche delle popolazioni nere lo ha redarguito perché aveva dimenticato una cosa: “Ma nonno, dimentichi il blues, dove lo metti il blues, eh?!” … piccole donne di blues crescono. Tra l’altro Mr Stevens mi fa leggere un messaggio ricevuto da sua figlia maggiore, giovane donna che si appresta a lasciare l’adolescenza, la figlia che conosco meglio e che in qualche modo considero mia nipote. Gli scrive citando qualche frase presa da un articolo del blog di qualche settimana fa (“Mario Sgancia La Bomba”), frase che se ricordo bene contiene un mio commento e alcune parole prese dall’inno della mia squadra del cuore e lei che conclude con una cosa tipo “vedi papà io mi riconosco in questo”. Come mi dice lo stesso Mr Stevens, è incredibile che una giovane donna diretta verso l’iperspazio trovi rifugio tra le parole di un uomo di blues di una (in)certa età e dell’inno (seppur pieno di umanesimo) di una squadra di calcio.

Torniamo a Jaypee, io e lui lì fuori, sul bordo della via Emilia. Guardiamo le automobili passare mentre riflettiamo sul tempo che passa e sulle nostre vite. Parliamo delle band in cui al momento militiamo, di un amico chitarrista con cui entrambi abbiamo suonato e del fatto che l’indomani andremo a far la spesa settimanale, io alla Coop e lui all’Esselunga di Suncity, il paese – uno delle cosiddette Terre D’Argine – dove vive il mio fedele amico. A parte che anche in questo vedo lo sgretolarsi dell’Emilia che fu, voglio dire … l’Esselunga, la società della grande distribuzione il cui fondatore entrò molte volte in polemica con l’Emilia e la sua amministrazione, marchio che dunque io evito, quella è roba per lombardi, non per emiliani. Ad ogni modo l’amico Jaypee parlando tra sé e sé mi diceva “ah, è vero devo anche comprare l’ammorbidente per la lavatrice …”, scuoto la testa e gli dico ” ...l’ammorbidente per la lavatrice… non si è mai visto Johnny Winter comprare l’ammorbidente per la lavatrice, Jaypee ma come abbiamo fatto a ridurci così? E lui “…ma che ne so …”. Lo abbraccio e gli dico ” domani ti mando il wetransfer dell’album del 1979 di Ellen Foley.”, così tanto per tornare ad illuderci di essere veri Rockers.

Tim & Jaypee - Mandrio di Correggio 09-08-2014 - foto di Betty Iotti

FOTO DI REPERTORIO: Tim & Jaypee – Mandrio di Correggio 09-08-2014 – foto di Betty Iotti

Johnny Winter 1972

THE SEASONS (The Rain Song early version)

Il Dark Lord, la nostra rockstar preferita, il 28 marzo  – in occasione del 50esimo anniversario dell’uscita dell’album Houses Of The Holy – ha pubblicato a sorpresa sui suoi canali social una versione demo di The Rain Song il cui nome iniziale era appunto The Seasons. Questo il testo che accompagna il videoclip di youtube:

On this day, 50 years ago today, ‘Houses of the Holy’ was released.
My original idea for the opening tracks for ‘Houses of the Holy’ was that a short overture would be a rousing instrumental introduction with layered electric guitars that would segue in to ’The Seasons’, later to be titled ‘The Rain Song’. Again there would be a contrasting acoustic guitar instrumental movement with melotron that could lead to the first vocal of the album and the first verse of the song.
I bought my home studio demo of a rough sketch of ‘The Rain Song’ on cassette to rehearsals to illustrate the sequence and textures of this piece to the band. During the routining of the overture now titled ‘The Plumpton and Worcester Races’, the half time section was born and the overture shaped in to the song, ‘The Song Remains The Same’. These rehearsals were done in Puddle Town on the River Piddle in Dorset, UK.
The first set of recordings were done at Olympic Studios with George Chkiantz.
We then came to record at Stargroves, Sir Mick Jagger’s country home, and like Headley Grange, with the Rolling Stones’ recording truck.
‘The Song Remains The Same’ was played on a Fender 12 string, the same one used on ‘Becks Bolero’, with my trusty Les Paul Number One on overdubs in a standard turning. The ‘Rain Song’ was an unorthodox tuning on acoustic and electric guitars. On live shows, it became a work-out feature for the double neck.

Curioso che abbia fatto un post del genere sul suo canale personale e non su quello dei LZ, d’altra parte trattasi di una prima versione dove appare solo in compagnia di Jones. E’ una outtake, niente di straordinario per il casual fan, ma rimane un registrazione sorprendente per i fan dei LZ in senso stretto.

VITA SUL TRENO (The commuter blues)

Già tre settimane di treno, la costanza sembra durare. La sera lascio l’azienda, attraverso l’ex Manifattura Tabacchi

Ex Manifattura Tabacchi Blues – Vita da Commuter – foto TT

e poco dopo arrivo alla stazione di Mutina,

Mutina Station – foto TT

quindi mi immergo nell’umanità fatta di pendolari.

Vita da Commuter – foto TT

Arriva il regionale, mi seggo, arriva una giovane donna, “posso accomodarmi?”, “ma certo ci mancherebbe”.

La vedo poi fotografare il posto accanto al nostro, sporco di sugo, vi sono addirittura alcune cozze per terra. “Che schifo eh?” le dico, pensando di rispondere alla gentilezza che ha avuto nel chiedermi se poteva sedersi vicino a me, tuttavia non coglie il mio commento. Chiama qualcuno al telefono, ce la mette tutta per far sapere che è di buona famiglia. Arrivo a Regium, mi alzo e le dico “Arrivederci”. Mi guarda stranita, non risponde e torna alle sue faccende. Sorrido tra me e me. La gente è strana.

Nel sottopasso che porta al parcheggio mentre sono perso  nei miei pensieri vedo un giovane uomo, evidentemente uno studente universitario, con la maglietta rigorosamente nera con lo stemmino della bandiera italiana e la scritta FUAN, estrema destra dunque. Il tizio lo fa con nonchalance, ma portarla in quel modo significa sfoggiare un atteggiamento, per lo più ostentato, di indifferenza o noncuranza. E’ chiaro che ostenta. L’attuale governo ha dato la stura definitiva.

Salgo in macchina e penso alla mia povera Reggio Emilia

 che diede i natali al Tricolore della bandiera nazionale, è tra le città decorate di Medaglia d’Oro al valor militare per l’alto contributo dato alla guerra di Liberazione. Le sue tradizioni, ricche di opere e di lotte per la emancipazione dei lavoratori, consentirono di mantenere vive le speranze di libertà e di progresso sociale anche durante il ventennio della dittatura fascista.
In mezzo al generale conformismo di quell’epoca, una coraggiosa minoranza di cittadini operò clandestinamente contro il fascismo, costituendo in tal modo la base su cui, caduto il regime mussoliniano, poggerà l’organizzazione politica e militare della lotta contro il nazifascismo.
II prezzo pagato da Reggio per l’opposizione al fascismo fu assai caro: 29 uccisi dalle “squadre d’azione” nere, 8 morti in carcere, 32 deceduti in seguito a percosse. A carico di 200 lavoratori antifascisti reggiani furono comminati dal Tribunale Speciale 1269 anni di carcere. Circa altrettanti furono gli anni inflitti dalla Commissione per il confino a carico di altri reggiani; molti espatriarono per sfuggire alle persecuzioni.
Durante la guerra di Spagna 1936-’39,i reggiani combattenti contro il franchismo nelle Brigate internazionali furono 62, di cui 15 morti e 20 feriti.

(https://www.istoreco.re.it/storia-resistenza/

PLAYLIST

CODA

Di nuovo a terra per quanto riguarda il football, sofferenza infinita, dovrei davvero rallentare, quante energie emotive si spendono quando la tua squadra del cuore imbrocca una stagione come questa dopo un paio di campionati di ottimo livello. Cerco così di soffermarmi sulle sciocchezzuole positive: una mia bella collega di vent’anni più giovane che mi dà esattamente dieci anni di meno, il maglione pieno di gnocchetti della Stremmy Girl

Maglione a gnocchetti – The Stremmy Girl style – foto TT Marzo 2023

le colazioni dell’uomo di blues al Caffè delle Antille

caffè delle Antille – colazione dell’uomo di blues – foto TT

i miei ex colleghi che ancora mi cercano e mi vogliono a pranzo con loro,

Ex colleghi blues: Pavve, Rinna, Picci, Tyrrell – autoscatto marzo 2023

la mia dolce gattina Minnie che mi è sempre più attaccata,

Minnie – Marzo 2023- Foto TT

il gatto Palmiro, my best friend,

Palmiro – Marzo 2023- Foto TT

loro due insieme

Palmiro e Minnie – Marzo 2023- Foto TT

e le buffe foto che mi faccio per cercare di assomigliare al mio bluesman preferito.

Tim Leroy Tirelli – marzo 2023

Robert Leroy Johnson (1911-1938)

TT’s SCHOOL OF ROCK: Emerson Lake & Palmer

30 Mar

Lavorando in un’azienda come quella per cui lavoro uno dei miei compiti è anche quello di tenere alcune lectio magistralis (e sia chiaro, lo scrivo con tutta l’autoironia possibile) sulla musica Rock. D’altro canto il presidente me lo disse già durante il colloquio due anni fa: “In caso scegliessimo te, sappi che ti chiederò di tenere alcune lezioni sul Rock per i colleghi”. Eccomi dunque qui per la nuova “lezioncina”. Rispetto alle prime si è deciso di cambiare formula, non più un coinvolgimento generale da tenersi in orario di lavoro, bensì piccoli eventi da svolgersi dalle 18:15 alle 19:30 nella – a me tanto cara – Sala Blues, la sala riunioni informale, come dico sempre la sala where the dreams come blue, capacità: 25 posti a sedere.

Sala Blues – foto Tim Tirelli 

Un pubblico dunque selezionato che si prende la briga di fermarsi in azienda dopo l’orario di lavoro per ascoltare storielle e brani musicali di gruppi del bel tempo che fu. Credo sia questa la cosa bella, troppo facile trovarsi in orario di lavoro e parlare che so dei Pink Floyd, più temerario appunto è riunirsi la sera per affrontare gruppi (a loro quasi) sconosciuti. 25 aficionados (un quarto dei dipendenti), in maggior parte intorno ai trent’anni, pronti a calarsi nelle profondità cosmiche della migliore musica Rock. Visto che una buona parte di quest* giovanott* gradisce quello che oggi viene chiamato prog rock, continuo su questo sentieri e in questa IV puntata della School Of Rock parlo dei miei amati Emerson, Lake & Palmer.

Introduco le loro vicende fine anni sessanta e poi racconto brevi stralci della loro storia come ELP, sempre legandoli alla mia esperienza personale, questo per cercare di fare comprendere ai giovani colleghi il contesto, la meraviglia che suscitavano sui giovinetti di allora, etc etc. Scelgo di porgermi col mio solito fare schietto ed emiliano, così facendo magari rischio di diventare una macchietta, ma sono convinto che il rock vada vissuto e raccontato con passione e pochi filtri, le lezioncine non hanno senso, quello che è possibile raccontare sono osservazioni, emozioni, scombussolamenti spirituali e fisici. 75 minuti non sono tanti se devi anche far ascoltare dei pezzi (seppur non nella loro completezza), e dunque mi soffermo solo sul periodo magico del gruppo, ovvero 1970-74. Queste le tracce finite sul giradischi della Sala Blues:

THE BARBARIAN

TAKE A PEBBLE

LUCKY MAN

TARKUS

PROMENADE/THE GNOME

THE SAGE

THE ENDLESS ENIGMA PT1

FUGUE

JERUSALEM

TOCCATA

STILL YOU TURN ME ON

BENNY THE BOUNCER

KARN EVEIL 1° IMPRESSION PT2

Qui di seguito qualche breve videoclip e qualche foto

clip ELP 1 (clip di LadyJ)

TT School Of Rock 2023-03-21 foto Lady J

TT School Of Rock Elp a 2023-03-21 at 09.53.05 – Foto Laura Z.

TT School Of Rock Elp 2023-03-21 – Foto Mar & Fran

clip TARKUS / BRAIN SALA SURGERY (clip di LadyJ)

TT School Of Rock Elp a 2023-03-21 at 09.53.07 – Foto Laura Z.

clip BENEDIZIONE FINALE ( in nomine Emerson, Lake et Palmer) (clip di Mar&Fran)

Anche questa volta spero di aver catturato l’attenzione dei colleghi, di averli accompagnati attraverso la musica articolata degli ELP, di aver fatto capire loro che gli anni tra la fine dei sessanta e la fine dei settanta furono davvero l’apice della musica popolare di questo piccolo pianeta. A tal proposito mi sono arrivate parole che mi confortano:

The Fab One (the President): Ciao Tim! Sei stato fantastico! Sei cosmico. All’inizio non sapevo cosa aspettarmi, è una musica che pensavo ostica, ma con te che ci hai accompagnati nel percorso, che li hai collocati nello spazio e nel tempo (citazione involontaria di Fab ndTim) tutto cambia e sono riuscito ad apprezzarli. Grande Tim!

The Queen Of Spades: Tim!!! Fantastico! Non mi aspettavo nulla del genere. Quando hai scritto sulla chat aziendale per informarci della cosa e hai messo qualche link, pensavo che fosse musica che non facesse per me, ma poi con le tue spiegazione, con il tuo fare hai reso tutto fluido e interessantissimo. Grazie mille.

My Sweet Lady Jane: Ciao Tim number one, ieri sera è stato un viaggio bellissimo, grazie di averci condotti nell’iperspazio!

The Laurel Girl: Tim! Grazie ancora per la bellissima lezione, mi apri sempre tanti mondi di pura emozione.

E via via tutte le belle parole di Simsca, di Mar, della Stremmy Girl etc etc.

Dunque per un’oretta ho ritrovato uno dei motivi che mi tengono ancorato alla Terra, un brivido che per qualche ora ha lavato via i blues atavici dal mio animo. Giusto un attimo, ma essenziale. Mia cara musica Rock … still you turn me on.

 

 

 

VUOTO 5 (riflessioni sul Rock) – di Paolo Barone

26 Mar

Ormai sapete tutti chi e cosa sia l’uomo che chiamo Polbi per me …amico, fratello, gemello, carne della mia carne … di solito tra i grandi amici che ho sono io (o meglio Ittod lo è) sempre quello più, diciamo così, rivoluzionario, come atteggiamento, come modo di pensare, come pulsione politica, ma quando mi confronto con lui (in partica ogni giorno) capisco che il mio essere un liberal radicale (in senso americano) non è nulla in confronto dell’approccio del mio amico. Anche riguardo la nostra smisurata passione per la musica Rock è lui quello più progressista, anticonformista, aperto, benché mi scocci un po’ ammetterlo. Sono giorni, settimane, mesi, che siamo inquieti, irrequieti, tormentati … il mondo di oggi, la narrazione a senso unico che viene usata, l’Europa occidentale ormai colonia statunitense, quel cazzo di guerra intollerabile, la Nato che vuole fagocitare il mondo, e poi gli anni che passano, il Rock che ormai è solo un ricordo o perlomeno una nicchia per uomini allo sbando come noi (alla faccia di chi continua a propinare sui social l’esatto opposto) … insomma sono tempi turbolenti per gli uomini di blues. Con tutto questo background in corpo mi sorprendo quando ieri l’altro mi scrive:

“Hey hey what can I say….giornate di sconforto profondo, ma sono giunto alla conclusione che gli UFO periodo Lights Out sono la più grande band della storia del rock. Grazie alla chiavetta che mi hai mandato anni fa e che resta la mia principale fonte di musica quotidiana. Che succede nella tua anima amico mio?”

Polbi che ascolta gli UFO post space rock? Incredibile. E adesso mi manda questo fiotto di lava intellettuale che trovo perfetto per questo blog governato dai tre uomini che sono (Stefano, Tim e Ittod, appunto). Ho intitolato questo post col nome del file arrivatomi. Un file .pages chiamato appunto VUOTO 5 che ho faticato ad aprire (io ho un codice etico tutto mio e non voglio avere a che fare con la Apple). Mi pare un titolo indicato. Se io e Barone dovessimo fare una band insieme VUOTO 5 non sarebbe male come nome. Buona lettura allora.

Ladies and Chesterfileds, please welcome from U Scigghiu, Atlanic recording artist, Paolo Barone!!!

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FOTO DI REPERTORIO: Tim & Polbi – Fidenza Ottobre 2018 – Foto Saura T.

VUOTO 5 (riflessioni sul Rock) – di Paolo Barone

Noi non siamo cervi. Siamo esseri umani, e l’essere umano è complicato cazzo.

(Livia Cocchi, Detroit 8/6/2019)

Ci bolle sempre l’anima a noi, c’è poco da fare, questa cosa per scomoda che sia la dobbiamo accettare in qualche modo. E allora traffichiamo, ci sbattiamo, ognuno con il suo stratagemma, anzi, con tutti i possibili espedienti che trova strada facendo, cerca di fottere la consapevolezza di essere al mondo. Ci si butta a pregare a pecoroni, in ginocchio, si leggono i libri, si guarda Pornhub, la squadra di calcio, la passeggiata in montagna, lo xanax, lo yoga, i fiori, i cani i gatti e i figli, insomma ognuno cerca di far finta di niente come può.

Noi, anche se sempre più a fatica, ci illudiamo con la musica Rock e tutto quello che è parte di questo mondo quasi in via di estinzione.

Oh, ormai lo abbiamo capito, a voi padrepio e a noi Loureed, pari e patta, e se uno ce li ha tutti e due buon per lui, e amen.

C’è stato un tempo però, nemmeno troppo lontano, che dentro queste isole di culture specifiche si litigava da matti. Oggi sembra strano a ripensarci, ma se eri uno a cui piacevano i Dead Boys rischiavi la fucilazione sul posto se scoprivano che ti piacevano anche gli altri Dead…insomma ve lo ricordate benissimo, sembra ieri.

(Poi in America c’era un mistero che si chiama Tom Petty, che piaceva veramente a tutti, sono anni che mi chiedo il perché ma non l’ho mai capito). Questo fenomeno di stampo un po’ calcistico, iniziò a cambiare inconsapevolmente. Nei primi anni duemila, il giro della musica Rock più alternativa, iniziò ad indossare le magliette di band spudoratamente mainstream con un aria un po’ da saputelli e un po’ da presa in giro competitiva…del tipo, io piuttosto che supportare le band che suonano musica tipo la mia, mi metto la maglietta dei Journey che almeno loro un pezzo che spacca lo avranno pure scritto, e soprattutto non potranno mai essere in competizione con il mio orticello di fans underground! Beccatevi questa! E domani Kiss e Queen, poi vediamo se hai il coraggio di venire a un concerto con la maglietta dei Flaming Lips! Poi la cosa è un po’ sfuggita di mano, e le band hanno capito che le t-shirt ai concerti non se le comprava più nessuno. Ma ormai era tardi, e un altra essenziale fonte di guadagno per le piccole band è andata a farsi fottere. Nel frattempo però, con il concorso di altri fattori concomitanti, le tribù del rock si erano sciolte, e qualche talebano fuori tempo massimo a parte, si era sancito che ti potevano piacere i Ramones e gli Scorpion senza doverti letteralmente vergognare degli uni o degli altri! Ai concerti ci si ritrovava un po’ tutti, e non ci stavamo rendendo conto che un intera cultura popolare aveva i giorni contati, e forse questo superare i generi era già uno dei tanti segnali della fine. L’epoca glaciale dei grandi eventi da duecento euro, e delle band che per suonare in un club dovevano accettare qualsiasi compromesso stava già arrivando nel cavallo di troia dello smartphone che abbiamo in mano. Tantissimi club avrebbero chiuso per sempre, e la dimensione di concerto da qualche migliaio di posti sarebbe entrata in crisi profonda.

Un genocidio culturale che ci ha colto disarmati, dal quale forse il mondo del Rock non si riprenderà più, perlomeno e sicuramente non come lo abbiamo conosciuto fin grosso modo all’inizio dell’era degli smartphone.

Insomma, tutto sto sproloquio per dire che io per campare un po’ meglio ho bisogno della musica Rock, e ho bisogno di vederla e sentirla suonare dal vivo. E questo da quando ero un ragazzino, quindi in mezzo secolo e passa di vita mi sono sorbito di tutto pur di avere quel brivido, quella cazzo di vertigine. Tipo che una volta mi sono quasi fatto arrestare per vedere Ella Fitzgerald (della quale non me ne frega praticamente niente) e via dicendo, che un giorno scriverò un pezzo chiamato Derive e Concerti, o una cosa del genere.

rOCDK MUSIC

Qualche mese fa, tornando a casa dopo cena, ho sentito un pezzo dei Deep Purple suonato dal vivo, era una cover band davanti a un bar della piazza principale e mi sono avvicinato. In genere le cover band non le reggo. Tolgono spazio già risicato a chi si sbatte per proporre pezzi suoi, e nella maggioranza dei casi non reggono i pezzi originali, non li sanno suonare e men che meno interpretare. Ma ci sono delle eccezioni, come in tutte le cose, ci sono le eccezioni…e davanti a me avevo una band che sembravano i Deep Purple, i Rainbow, i Black Sabbath, in una serata di grazia al Madison Square Garden nel 1973. Giuro. Per loro non esisteva il bar e qualche decina di spettatori, per quanto entusiasti devo dire, no, erano in un arena degli anni settanta e suonavano esattamente con quella convinzione, con quel carattere, credendoci al cento per cento. Kind of Burning il nome della band, che se vi capitano andateveli a vedere. Erano anni che cercavo di farmi piacere le band super underground che passavano da queste parti, ma che alla fine ti rendi conto che ci vai per sostenere una realtà a cui sei molto attaccato esistenzialmente, ma torni a casa come uno che va al ristorante e gli danno i piselli congelati passati al microonde.

E per una sera vaffanculo a tutto, cori karaoke, NWOBHM, frittata di cipolle e rutto libero, che Loveless dei My Bloody Valentine è una cacata pazzesca!

In chiusura arrivano Rock Bottom e Doctor Doctor degli UFO. Tirate, intense, rock and roll, emozionanti. Tanto che nei giorni a seguire le vado a cercare, ma non nel disco live. Che degli UFO mi piace la fase Space Rock e poi il live, che il resto mi è sembrato sempre un po’ al limite. Un piede sempre al confine con il kitsch, con il AOR un po’ cafone. E invece. Rivelazione, ho visto la luce ancora una volta. I dischi in studio del periodo Lights Out sono proprio coinvolgenti.

LIGHTS OUT UFO 1977

LIGHTS OUT RETRO UFO 1977

Sì, è quello stile lì, scontato, sopra le righe, fatto anche per vendere, ma fatto bene cazzo. Con convinzione e con quel qualcosa in più. È roba Cheesy come dicono in maniera un po’ intraducibile letteralmente gli americani, ma alla fine, a conti fatti, il rock and roll di cui tutti si fregiano averne capito la vera essenza, non è fondato sul Cheesy?!?

Non siamo cervi, abbiamo bisogno anche di queste cose per andare avanti, che la ballata con i chitarroni smuove qualcosa dentro anche ai fans dei Suicide. Quindi ora e sempre grazie agli UFO, ai Kind of Burning e ai momenti in cui ci rendiamo conto di averne bisogno.

©Paolo Barone 2023

Sul treno dell’Honky Tonk (Pendolare Blues)

18 Mar

Ho iniziato a prendere il treno Regium Lepidi – Mutina per recarmi al lavoro, dopo due anni ho pensato che risparmiare è diventato un imperativo se si vuole sopravvivere in questa società per ricchi e inoltre nel mio piccolo riduco di una briciola l’inquinamento atmosferico. Pensandoci bene poi è un ritorno alle origini essendo io nato in una piccola stazione dei treni in disuso nel solstizio d’inverno di qualche decennio fa,

Train Station of Nonatown where Stephen Tyrrell was born

ho infatti sempre un brivido quando vedo la strada ferrata, sensazione dovuta anche al mio amore per il blues rurale dello Stato del Mississippi di cent’anni fa, il fischio del treno, lo sferragliare dei vagoni sui binari, lo sbuffo del vapore sono le fondamenta della iconografia spirituale del bluesman. Il treno inoltre era ovviamente anche il mezzo che ti portava lontano oltre le colline (alla continua e infruttuosa ricerca del tuo nido di stelle).

Treno che sbuffa (foto Keith Wilkinson)

E così ogni mattina mi ritrovo alla stazione della città da cui proviene tutta la mia stirpe,

Stazione di Regium Lepidi

arrivo, parcheggio a fianco dei giganteschi scheletri di quelle che furono Le Reggiane (https://it.wikipedia.org/wiki/Officine_Meccaniche_Reggiane ) e mi avvio al binario 4. Mi faccio largo tra le mandrie di giovani che a quell’ora stazionano in attesa dell’arrivo dei treni regionali su cui salgo anche io. Mi sento molto distante da loro, dai loro linguaggi, dai loro atteggiamenti, dalla pessima musica che ascoltano, ma poi mi dico che anche io e i miei amici a quell’età facevamo la stessa impressione agli uomini e alle donne di una (in)certa età che per loro sfortuna salivano sulle corriere che ci portavano agli istituti superiori che frequentavamo a Mutina. Unica differenza che molti di noi ascoltavano ottima musica (e probabilmente parlavano molto di più di politica). Il tragitto Regium-Mutina dura solo 15 minuti, ma onde evitare i discorsi giovanilistici di questi imberbi umani accendo il mio lettore lossless, mi infilo le cuffiette e mi metto ad ascoltare il “blues del treno suonato su un pianino sgangherato” e altri disegni musicali simili del grande, grandissimo, Keith Emerson.

Al ritorno il tragitto inverso, dalla Stazione Ferroviaria di Mutina.

Stazione Ferroviaria di Mutina

A seconda del regionale che prendo (R o R Veloce) ci fermiamo a Herberia o tiriamo dritto fino a Regium.

Stazione di Regium Lepidi – Le Reggiane – Marzo 2023 foto TT

Da lì, 5 minuti o poco più in macchina e sono di nuovo alla Domus. Sono diventato un pendolare dunque, un commuter che ha il blues.

VITA IN AZIENDA

L’Inter perde incredibilmente con lo Spezia, la Reggiana perde uno scontro diretto importante per la salita in serie B e io mi dispero e con lo spirito scendo a profondità abissali. Mando un whatsapp al mio collega ed amico Johnny Mac, con cui il venerdì avevo parlato di calcio.

Tim Tirelli: Weekend di melma. Basta, mollo il football.
Johnny Mac: No Tim mai mollare. Da un Virtus però non poteva venire niente di buono, ma è ancora lunga. (Si riferisce alla Virtus Entella contro cui giocava la Regia – Johnny è un tifoso della Fortitudo Bologna. ndTim)
Tim Tirelli: Non posso vivere con l’umore nero a causa dell’Inter. Una squadra con questa rosa che perde 8 partite, 8!, 4 delle quali con squadrette. Vince lo scudo il Napoli, benissimo, ma non possiamo arrivare a 20 punti. Non possiamo. Scusa lo sfogo ma sono nerissimo!
Johnny Mac: Ne parliamo martedì quando rientri dal tuo giorno di malattia (si riferisce a ciò che avevo detto il venerdì: se la Regia perde lunedì non vengo al lavoro ndTim)
Tim Tirelli: 😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂 PER FORTUNA CHE HO UN COLLEGA COME TE.! Johnny Mac n.1!

LED ZEPPELIN

L’altro giorno guardavo alcune foto tratte dal concerto dei LZ al Seattle Kingdome del 17/07/1977, dove 62.000 fan assistettero ad una esibizione (piuttosto mediocre) del gruppo.

Osservavo le immagini di Robert Plant, certo che a quel tempo Golden God lo era davvero … che presenza magnifica, il prototipo del front man di una band di successo di (hard) Rock.

RP Seattle 17-7-77

Ho persino riguardato il filmato del concerto (uno dei pochissimi ad essere stato ripreso, i megaschermi nel 1977 erano assai rari) malgrado la performance in sofferenza di Page. Nonostante tutto sarebbe stato bello vedere i LZ in quel tour da orizzonti perduti, osservare la fase calante del gruppo e al contempo godersi una sezione ritmica ancora brillantissima (il 1977 è l’anno migliore di Bonham) e una scaletta da favola. Niente da fare, i Led Zeppelin mi piacciono ancora un bel po’.

NUOVE USCITE

_LONERIDER “Sundown” (2022) – TTT 

Dopo lo scioglimento dei Bad Company originali nei primi anni 80 il batterista Simon Kirke registrò un disco con i Wildlife, da qualche anno (2019) si è rimesso a lavorare con alcuni degli ex membri e insieme hanno pubblicato un paio di album.

Sundown è l’ultimo uscito, un mix di Rock alla Bad Company con venature AOR. Nessun pezzo colpisce più di tanto, prodotto dignitoso ma di dubbia utilità.

_THE SOUNTHERN LOCOMOTIVE BAND – Back In Town Tonight (2022) – TTT

Rock sudista proveniente dalla Georgia, DANNY SOUTHERN – GUITAR ,VOCALS & HAMMOND ORGAN, GREG CARTER – BASS GUITAR & VOCALS e CURTIS HUMMER – DRUMS & PERCUSSION.

Il sound e le formule sono quelle tipiche del genere, la produzione sembra low budget come è logico che sia di questi tempi. Nella seconda strofa del brano che apre il disco viene citato Jimmy Page.

A tratti non è male rivivere certe atmosfere ma alla fine il gruppo sembra contento di attenersi ai copioni di riferimento, qualche sforzo in più andava fatto, nel songwriting e nei colori usati. Qui ad esempio sembra di ascoltare la Marshall Tucker Band

Magari qualcuno si scalderà per questo tipo di proposte, non io.

SERIE TV

_Black Summer (2019 USA) – TTT+

Due stagioni viste tutto d’un fiato e non capisco perché; intendo dire, a me queste visoni apocalittiche  di un futuro prossimo pieno di zombie non sono mai piaciute, ma poi è arrivata The Walking Dead e non ho più capito nulla. La serie è divisa in brevi capitoli, procede a salti, avanti e indietro ed è  girata con sequenze mozzafiato dal ritmo veloce. Non è ovviamente una grande produzione come The Walking Dead ma si fa guardare.

FILM

_Ghostbuster Legacy (2021) – TTT ho finalmente visto il nuovo Ghostbusters, la supernatural horror-comedy che riprende il filo conduttore del film originale del 1984 che chiunque della mia generazione ha visto e in qualche modo amato. Non che mi aspettassi chissà che ma i profili dei personaggi, il finale etc etc sono piuttosto stucchevoli e molto “americani”. Niente, un rigurgito della mia giovinezza che ho rivissuto senza emozionarmi. Tuttavia un brivido è arrivato quando uno dei giovani protagonisti (ex Strangers Things) sul juke box di un locale stile anni ’50 ha fatto partire All Your Love di Otis Rush.

_Top Gun Maverick (2022) – TT¾ già non mi piacque il film originale figuriamoci questo pieno come è di retorica statunitense, di soluzioni e personaggi scontati. Le riprese in volo sono spettacolari, è vero, ma il resto è poca cosa.

_Elvis (2022) – TTT¾ film di buon successo e dalla impostazione mainstream, il tema è la vita di Elvis Presley, i primi anni persi ad inseguire il blues del Mississippi e quindi il salto a Memphis, le prime registrazioni e l’arrivo nell’Olimpo dei grandi del Rock. La prima parte mi ha lasciato così così, ho avuto bisogno di tempo per digerire l’impostazione “moderna”, ma poi la seconda mi ha convinto e ho apprezzato il film, sebbene non ne sia un entusiasta.

PLAYLIST

CODA

L’animo è in fiamme, Ittod si tiene a fatica, ma Stefano e Tim ci danno di estintore. L’equilibrio interno è precario ma per il momento sembra reggere, grazie anche all’aiuto dell’amaro Nonino on the rocks con in più una fettina di arancia.

Tanto a che cosa serve pizzicarsi l’animo, la vita è questa, è di nuovo sabato mattino, tra poco spesa settimanale alla Coop, segue sistemazione di quel po’ di verde intorno alla Domus, domenica la messa (nera), poi magari fuori a pranzo e quindi la partita di football (contro l’impero del male) e lunedì mattina si ricomincia, treno, il lavoro e “Ciao Tim, come stai?!”, “Benissimo!”

Now everything changes
Ain’t nothin’ the same
I’m having the strangest feel, baby
I can’t remember my name
I’m going round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round…
I’m going round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round…

Qiu Xiaolong” Le Lacrime Del Lago Tai” (Feltrinelli/Marsilio 2021) – TTT¾

15 Mar

Settimo capitolo delle inchieste dell’Ispettore Capo Chen, personaggio letterario che incarna in maniera discreta il tipo di uomo di blues dipinto spesso su questo blog. Il libro si legge bene, magari l’inizio può sembrare non troppo dinamico ma il resto del romanzo vola via senza problemi; è chiaro che dopo sette episodi dello stesso tenore non ci si aspetta più di essere travolti tuttavia risulta sempre affascinante leggere queste storie. Tra le righe si coglie la visione critica di Xiaolong verso la Cina, tuttavia amo immergermi in questo contesto asiatico per capirne e carpirne il way of life e la storia di quell’esteso paese.

Le lacrime del lago Tai. Le inchieste dell'ispettore Chen. Vol. 7 Condividi di Xiaolong Qiu

Sinossi:

https://www.lafeltrinelli.it/lacrime-del-lago-tai-inchieste-libro-xiaolong-qiu/e/9788829701155?queryId=12529539d2f13f6158d5cde514386d41

L’ispettore capo Chen Cao è finalmente in vacanza, ospitato in una residenza di lusso sulle rive dell’idilliaco lago Tai. Spento il cellulare, per una settimana vuole solo godersi la natura, passeggiare e dedicarsi al buon cibo. Ma l’incanto che avvolge il paesaggio è un’illusione: le acque del lago, da sempre rinomate per la loro purezza, sono devastate da alghe tossiche e fetide. L’economia intorno fiorisce, e le fabbriche scaricano da decenni veleni senza curarsi delle conseguenze. Quando il direttore di una delle più importanti industrie chimiche della zona viene assassinato, i sospetti convergono su Shanshan, giovane donna attiva in un movimento ambientalista, pronta a denunciare lo scempio che si nasconde dietro a quel miracolo economico. Affascinato dalla determinazione e dalla bellezza di Shanshan, e spinto dal suo caparbio senso del dovere, a Chen non resta che prendere in mano le indagini e avventurarsi nella giungla di un vero e proprio scandalo ecologico. In una realtà dove il denaro sembra essere l’unico parametro per misurare il successo, ognuno cerca di sopravvivere come può: adattandosi, oppure inseguendo sogni di un mondo migliore, a proprio rischio e pericolo. Ripercorrendo mutamenti e traumi di un paese in cui molti credono che la cupidigia sia un male necessario per lo sviluppo, il poliziesco di Qiu è una critica implacabile al malfunzionamento della nuova Cina, e un omaggio a chi è ancora capace di opporvisi con fermezza, in nome della giustizia.

QIU XIAOLONG sul blog:

https://timtirelli.com/2021/03/27/qiu-xiaolongla-ragazza-che-danzava-per-maofeltrinelli-marsilio-2019-ttt%c2%be/

https://timtirelli.com/2020/09/16/qiu-xiaolong-di-seta-e-di-sangue-feltrinelli-marsilio-2019-tttt%c2%bd/

https://timtirelli.com/2020/06/03/qiu-xiaolong-ratti-rossi-feltrinelli-marsilio-2019-tttt%c2%bd/

https://timtirelli.com/2020/02/09/qiu-xiaolong-quando-il-rosso-e-il-nero-feltrinelli-marsilio-2018-tttt/

https://timtirelli.com/2019/04/08/qiu-xiaolong-visto-per-shanghai-feltrinelli-marsilio-2018-tttt/

https://timtirelli.com/2018/11/06/qiu-xiaolong-la-misteriosa-morte-della-compagna-guan-feltrinelli-2018-tttt/

Via, via, vieni via di qui blues

12 Mar

Leggere Mircea Cărtărescu mi scompiglia l’animo, la sua scrittura stimola oltremodo la parte rivoluzionaria che c’è dentro di me, libera la furia iconoclasta tipica di Ittod, uno dei tre uomini che sono, relegando gli altri due, Stefano in primis, in un angolo lontano. Ho letto nelle albe delle scorse notti solo alcune decine di pagine di Solenoide

eppure sono già in preda ad un fervore difficile da gestire. Da una parte è bello sentirsi attraversato da venti impetuosi, dall’altra forse non conviene alimentare i fiotti di energia spirituale che modellano di volta in volta l’uomo di blues che sono. Sì perché poi pensieri vivaci cominciano a galoppare nella maruga come fossero wild horses e avrei un bel da fare per rimetterli nel recinto, che se qualcuno di essi scappasse davvero potrebbe portare a cambiamenti estremi della mia vita. Sarebbero processi questi più tipici di un giovane uomo pronto ad buttarsi a capofitto in nuove sfide piuttosto che di un uomo di blues di una (in)certa età, tuttavia sento nel petto tutta la prepotenza di questi batticuore, di questi fermenti, di questi graffiti spirituali che qualcosa o qualcuno dipinge a tinte forti nelle pareti della caverna del mio animo.

Secondo Wikipedia Cărtărescu è uno:

scrittore postmoderno, influenzato, oltreché dalla ricca tradizione fantastico-mitologica rumena, letteraria e non, dalla sottocultura psichedelica degli anni sessanta e settanta, le cui opere sono spesso caratterizzate da costrutti letterari legati più a piani simbolici, che narrativi. Dotato di una poetica assimilabile all’opera di James Joyce, Franz Kafka, Milorad Pavić e, soprattutto, Thomas Pynchon, è stato un autore di spicco della cosiddetta Blue jeans generation, corrente sorta negli anni ottanta all’interno del panorama letterario romeno. È considerato il maggiore romanziere in lingua romena contemporaneo.

Tutto questo rimescolamento mi porta alla cagacazzite più intransigente, fatico a sopportare gli automobilisti-ciclisti-pedoni indisciplinati, chi ha visioni politiche lontane dall’umanesimo e dalla convivenza civile, chi crede in uno dei 3.000 Dei inventati dagli umani che non reggono all’idea che tutto quello che esiste sia nato per caso, chi ascolta musica di melma, chi dice e pensa di ascoltare Rock quando in realtà il Rock – quello vero – sarebbe un’altra cosa, chi usa il termine devastato/a quando invece di rispondere “Guarda sono distrutto/a” alla domanda “Come stai, sei stanco/a?” deve appunto enfatizzare e omologarsi al vocabolario statunitense usando la versione italiana di “devasted” (vedi articolo del blog https://timtirelli.com/2020/10/05/parole-al-vento-la-fine-dellaggettivo-distrutto-e-lavvento-del-termine-devastato/) e più o meno altre mille categorie di umani.

E allora quello a cui aspiro diventa un posto in riva al mondo che poi sarebbe una casetta nella campagna aperta, purtroppo però la campagna aperta non esiste più, perlomeno non qui nella grande pianura in cui vivo, me ne rendo conto sempre più spesso quando cerco con lo sguardo orizzonti lontani, dipinti del verde dei campi e del blu del cielo. Il consumo del territorio, del suolo, ormai ci è sfuggito di mano, dobbiamo costruire a tutti costi nuove case, nuove fabbriche, nuovi impianti, nuove sterminate aree dedicate alla logistica dove eserciti di lavoratori con chissà quale contratto saranno impiegati a districare il flusso di merci e beni che ci ostiniamo a produrre senza sosta. Parlavo l’altro giorno con un mio amico, mi diceva che la sua è l’ultima casa di un paese di questa fetta d’Emilia e di fatto sarebbe una casa di campagna se non che il comune del paese limitrofo ha costruito proprio sul confine un quartiere industriale che adesso si trova a 300 metri da casa sua. Ne so qualcosa visto che nella frazione che confina con Borgo Massenzio hanno destinato una grande porzione di campagna a polo industriale col risultato che la (già misera) skyline che vedo dalla Domus Saurea è stata definitivamente compromessa: a 1.500 metri vi sono questi orribili capannoni, questi impianti giganteschi che hanno tolto ogni poetica dal vivere in questo pezzo di campagna in cui risiedo da 14 anni.

E allora dovrei darmi una mossa, prendere la chitarra, intonare la canzoncina di Mississippi Fred McDowell

togliere la polvere dalla scopa, dare una ramazzata

partire e cercare una nuova casetta lontano da tutto e da tutti

mollare il football (troppi blues mia cara Inter e mia cara Reggiana), il Rock e concentrami sulla letteratura, sullo scrivere e sul blues rurale del Mississippi degli anni venti e trenta del secolo scorso , in pratica concentrami sull’umanesimo.

In alternativa, il faro di cui ogni tanto parlo.

Perché è vero, non cambieremo mai vita, ma è questo che vogliamo? Giocarci la buccia in una società come questa dove il poco tempo che abbiamo su questa Terra viene regolato unicamente dall’economia a cui la politica è asservita? Vogliamo questo? Davvero? L’infelicità collettiva? Tecnologia, profitto, efficienza …come dice Galimberti “non siamo più individui, ma funzionari di apparati”.

E allora sì, scrivere, scrivere, scrivere e basta. Prendi ad esempio questo istante di un sabato sera qualunque di metà marzo, qui nello studiolo perso nell’impeto che inonda il mio blues, sospeso in una bolla temporale, un individuo del genere femminile umano mi si avvicina “Beh, stasera non si cena?” … ritorno sulla terra …“Ma che ore sono? Le nove? Ma caspita, pensavo fosse tardo pomeriggio.”

Ecco, voglio questo, perdermi nei sentieri dello scrivere, della letteratura (da due soldi, la mia insomma) del fare le cose che so fare meglio in questa porca vita…e già lo sento Ittod dire a Stefano

Via, via, vieni via di qui
Niente più ti lega a questi luoghi
Neanche questi fiori nerazzurri
Via, via, neanche questo tempo grigio
Pieno di musiche
E di chitarristi che ti son piaciuti

12 battute sul blues

4 Mar

Pur di poter parlare del blues mi riduco a stratagemmi piuttosto sciocchi: le chiedo “Ti posso raccontare dodici battute sul blues?”. “12 battute? Ma non saranno troppe? Sei diventato un comico?” La donna che ho davanti non coglie il gioco di parole, non sa che la forma classica di un giro (una strofa in pratica) di blues è composta da 12 battute.

E allora con chi posso parlarne? A chi posso dire che Poor Tom dei Led Zeppelin e Prodigal Son dei Rolling Stones provengono da  “That’s No Way To Get Along” di Robert Timothy Wilkins (January 16, 1896 – May 26, 1987)?

Non posso certo raccontarlo al tecnico della ditta esterna che di frequente viene a sistemarci i computer aziendali, uno che alla domanda: “Che musica ascolti?” risponde “quando accade, molto raramente, rap, ma non ascolto musica, a volte invidio chi ha un lato artistico ma a me la musica, l’arte, i film non interessano”.

E allora, perso nei miei blues, che altro posso fare se non iscrivermi al gruppo facebook RIVOGLIAMO I TRESOR PAVESI!!!

un gruppo di pazzi alla ricerca del biscotto perduto, quello che era il nostro preferito.

Il blues poi scende prepotente una sera in cui Borgo Massenzatico, per almeno un paio d’ore, rimane senza luce. Abituati come siamo a tutte le futili comodità garantiteci dalla società occidentale ritrovarsi ad accendere candele, a procedere a tentoni nelle zone più buie della casa, a non avere l’acqua calda e il riscaldamento, a non potere guardare un film o una partita, a non potere ricaricare il cellulare ormai morto ti fa capire quanto fragili siamo e destinati quindi all’estinzione se dovesse capitare qualcosa di serio al pianeta.

Lights ou, lights out Gavassa – Domus Saurea feb 2022 – foto TT

Il giorno dopo per festeggiare lo scampato pericolo ce ne andiamo al cinegiappo, un po’ di wasabi per tirarmi su.

Cinegiappoblues – feb 2023 – Foto TT

Ieri, per la prima volta dopo circa tre anni torno a far smart working e quindi lavoro dalla Domus Saurea. Mi ero disabituato e non ricordavo fosse così piacevole. Impiego i 45 m in cui di solito sono in viaggio per pulire la stufa e fare una sgambata mattutina lungo le sponde di marzo qui alla Domus; alle 8,29 sono al mio posto davanti al computer e a fine giornata ragiono sul fatto che, se si è disciplinati e coscienziosi, si lavora e si produce un bel po’. Niente male davvero.

March at the Domus – foto TT

March at the Domus – foto TT

March at the Domus – foto TT

Dopo la giornata lavorativa produttiva ma non pesante, la sera mi trovo insieme alla mia band allo Sherlock Holmes di Regium Lepidi a festeggiare il compleanno di Pol, il nostro cantante. Serata molto piacevole e divertente; quando la nostra bassista si assenta per andare in bagno noi tre maschiacci iniziamo subito a parlare del genere femminile e lo facciamo come fossimo una band on the road in America a metà anni settanta. La versione reggiana di Victoria De Angelis (dei Maneskin) poi torna e noi svelti svelti cambiamo argomento e ci focalizziamo sulla partita Napoli – Lazio trasmessa sui vari schermi del locale. La serata come detto è magnifica, rinsaldare i legami tra noi quattro fa bene al gruppo e a noi stessi. L’unico problema è l’alcol: passi i giorni lavorativi della settimana a non bere, a mangiare insalatine, yogurt e a cercar di rispettare il tuo fitness personale con un occhio alla bilancia poi il venerdì sera esci con gli amici e bim bum bam, ti prendi una discreta ghega (sbornia, nel gergo di questa fetta d’Emilia).

The Equinox allo Sherlock – da sx a dx: il cantante, la bassista/tastierista, il chitarrista, il batterista – marzo 2023 – Foto SH girl

Dopo la capatina fatta qui alla Domus per il bicchiere della staffa, una volta salutato gli amici, prima di mettermi a letto, faccio mente locale: una Loburg media, un gin & tonic, un amaro Nonino, un superalcolico offerto da Rocco (il proprietario dello Sherlock) lì alla cassa e un paio di Rum alla Domus. Stamattina alzarsi e andare a fare la spesa settimanale alla Coop non è stato facilissimo…

FILM

Il Bar Delle Grandi Speranze (The Tender Bar) – 2021 USA – TTTT (Prime Video)

Adattamento cinematografico del libro Il bar delle grandi speranze (2005) di J. R. Moehringer, libro che lessi nel 2008 e che mi piacque tantissimo. Il film relativo non delude anzi… L’America dei (beautiful?) losers, quella a cui facciamo riferimento noi…bel film e il pezzo qui sotto che compare nella pellicola ci descrive benissimo …

SERIE TV

_To The Lake (Epidemic) – Russia 2019 (Netflix) – TTT½

Serie TV russa tratta dal libro di Yana Vagner “Vongozero”(2011), acquistata da Netflix.

I Moscoviti vengono infettati da un virus letale che in pochi giorni porta alla morte delle persone e di conseguenza Mosca diventa un incubo. La serie racconta le vicissitudini di alcuni sopravvissuti che scappano dalla città per rifugiarsi in una isoletta del lago Vongozero. Come per The Last Of Us qui sotto, il canovaccio ricorda quello di The Walking Dead. La produzione russa non mi sembra male, ma è chiaro che occorre mettere a fuoco i nostri occhi occidentali. I paesaggi innevati e ghiacciati tuttavia sono suggestivi e sono un plus non indifferente.

_The Last Of Us – 2023 USA (HBO/SKY) – TTTT

Ritengo curioso che mi piaccia una serie tratta da un videogioco ma devo abituarmi all’idea. Dopo vent’anni di una feroce pandemia la Terra è un posto violento e terribile. Un uomo e una ragazzina viaggiano attraverso gli Stati Uniti. Il filone è simile a quello di The Walking Dead, ma che vi devo dire, mi sono appassionato anche a questa. Di livello la produzione. 

NB: finora ho visto solo i primi sei episodi disponibili in italiano.

PLAYLIST

OUTRO

Esco dalla mensa ferrovieri a Mutina, torno in azienda facendo il giro largo, ho tempo e mi va di camminare. Passo davanti alla stazione, osservo la gente che entra ed esce, una intricata trama di esseri umani intenti a seguire i fili invisibili delle loro esistenze. Un uomo più meno della mia età e una donna più giovane provengono da direzioni opposte, ma è chiaro che si conoscono, lei sembra appena scesa da un treno, lui le va incontro. Passo casualmente vicino a loro … sono a pochi metri l’uno dall’altra, lei esclama: “Mio dio, ma sei un ragazzo!”, penso sia dovuto all’aspetto giovanile del mio coetaneo. Non paiono una coppia ma l’impressione è che si piacciano. Li vedo allontanarsi, sono emozionati, sorridenti e al contempo disinvolti e impacciati. Li lascio alle loro storie e riprendo il cammino e mentre lo faccio mi chiedo (senza nessuna retorica): “Ma una donna che mi vedesse per la prima volta e che sapesse la mia età, direbbe anche a me – mio dio ma sembri un ragazzo! – “? Vorrei fosse così ma non ne sono affatto sicuro. Il tempo sfugge dalle mani in maniera velocissima giunti a questo punto, ne discuto ormai quotidianamente con Polbi e puntualmente ci deprimiamo. Essere un ragazzo di una (in)certa età però non mi dispiacerebbe, ma poi è così importante sembrarlo ed esserlo? Temo di sì.

uomo o ragazzo di blues – tardo febbraio 2022