Sul treno dell’Honky Tonk (Pendolare Blues)

18 Mar

Ho iniziato a prendere il treno Regium Lepidi – Mutina per recarmi al lavoro, dopo due anni ho pensato che risparmiare è diventato un imperativo se si vuole sopravvivere in questa società per ricchi e inoltre nel mio piccolo riduco di una briciola l’inquinamento atmosferico. Pensandoci bene poi è un ritorno alle origini essendo io nato in una piccola stazione dei treni in disuso nel solstizio d’inverno di qualche decennio fa,

Train Station of Nonatown where Stephen Tyrrell was born

ho infatti sempre un brivido quando vedo la strada ferrata, sensazione dovuta anche al mio amore per il blues rurale dello Stato del Mississippi di cent’anni fa, il fischio del treno, lo sferragliare dei vagoni sui binari, lo sbuffo del vapore sono le fondamenta della iconografia spirituale del bluesman. Il treno inoltre era ovviamente anche il mezzo che ti portava lontano oltre le colline (alla continua e infruttuosa ricerca del tuo nido di stelle).

Treno che sbuffa (foto Keith Wilkinson)

E così ogni mattina mi ritrovo alla stazione della città da cui proviene tutta la mia stirpe,

Stazione di Regium Lepidi

arrivo, parcheggio a fianco dei giganteschi scheletri di quelle che furono Le Reggiane (https://it.wikipedia.org/wiki/Officine_Meccaniche_Reggiane ) e mi avvio al binario 4. Mi faccio largo tra le mandrie di giovani che a quell’ora stazionano in attesa dell’arrivo dei treni regionali su cui salgo anche io. Mi sento molto distante da loro, dai loro linguaggi, dai loro atteggiamenti, dalla pessima musica che ascoltano, ma poi mi dico che anche io e i miei amici a quell’età facevamo la stessa impressione agli uomini e alle donne di una (in)certa età che per loro sfortuna salivano sulle corriere che ci portavano agli istituti superiori che frequentavamo a Mutina. Unica differenza che molti di noi ascoltavano ottima musica (e probabilmente parlavano molto di più di politica). Il tragitto Regium-Mutina dura solo 15 minuti, ma onde evitare i discorsi giovanilistici di questi imberbi umani accendo il mio lettore lossless, mi infilo le cuffiette e mi metto ad ascoltare il “blues del treno suonato su un pianino sgangherato” e altri disegni musicali simili del grande, grandissimo, Keith Emerson.

Al ritorno il tragitto inverso, dalla Stazione Ferroviaria di Mutina.

Stazione Ferroviaria di Mutina

A seconda del regionale che prendo (R o R Veloce) ci fermiamo a Herberia o tiriamo dritto fino a Regium.

Stazione di Regium Lepidi – Le Reggiane – Marzo 2023 foto TT

Da lì, 5 minuti o poco più in macchina e sono di nuovo alla Domus. Sono diventato un pendolare dunque, un commuter che ha il blues.

VITA IN AZIENDA

L’Inter perde incredibilmente con lo Spezia, la Reggiana perde uno scontro diretto importante per la salita in serie B e io mi dispero e con lo spirito scendo a profondità abissali. Mando un whatsapp al mio collega ed amico Johnny Mac, con cui il venerdì avevo parlato di calcio.

Tim Tirelli: Weekend di melma. Basta, mollo il football.
Johnny Mac: No Tim mai mollare. Da un Virtus però non poteva venire niente di buono, ma è ancora lunga. (Si riferisce alla Virtus Entella contro cui giocava la Regia – Johnny è un tifoso della Fortitudo Bologna. ndTim)
Tim Tirelli: Non posso vivere con l’umore nero a causa dell’Inter. Una squadra con questa rosa che perde 8 partite, 8!, 4 delle quali con squadrette. Vince lo scudo il Napoli, benissimo, ma non possiamo arrivare a 20 punti. Non possiamo. Scusa lo sfogo ma sono nerissimo!
Johnny Mac: Ne parliamo martedì quando rientri dal tuo giorno di malattia (si riferisce a ciò che avevo detto il venerdì: se la Regia perde lunedì non vengo al lavoro ndTim)
Tim Tirelli: 😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂 PER FORTUNA CHE HO UN COLLEGA COME TE.! Johnny Mac n.1!

LED ZEPPELIN

L’altro giorno guardavo alcune foto tratte dal concerto dei LZ al Seattle Kingdome del 17/07/1977, dove 62.000 fan assistettero ad una esibizione (piuttosto mediocre) del gruppo.

Osservavo le immagini di Robert Plant, certo che a quel tempo Golden God lo era davvero … che presenza magnifica, il prototipo del front man di una band di successo di (hard) Rock.

RP Seattle 17-7-77

Ho persino riguardato il filmato del concerto (uno dei pochissimi ad essere stato ripreso, i megaschermi nel 1977 erano assai rari) malgrado la performance in sofferenza di Page. Nonostante tutto sarebbe stato bello vedere i LZ in quel tour da orizzonti perduti, osservare la fase calante del gruppo e al contempo godersi una sezione ritmica ancora brillantissima (il 1977 è l’anno migliore di Bonham) e una scaletta da favola. Niente da fare, i Led Zeppelin mi piacciono ancora un bel po’.

NUOVE USCITE

_LONERIDER “Sundown” (2022) – TTT 

Dopo lo scioglimento dei Bad Company originali nei primi anni 80 il batterista Simon Kirke registrò un disco con i Wildlife, da qualche anno (2019) si è rimesso a lavorare con alcuni degli ex membri e insieme hanno pubblicato un paio di album.

Sundown è l’ultimo uscito, un mix di Rock alla Bad Company con venature AOR. Nessun pezzo colpisce più di tanto, prodotto dignitoso ma di dubbia utilità.

_THE SOUNTHERN LOCOMOTIVE BAND – Back In Town Tonight (2022) – TTT

Rock sudista proveniente dalla Georgia, DANNY SOUTHERN – GUITAR ,VOCALS & HAMMOND ORGAN, GREG CARTER – BASS GUITAR & VOCALS e CURTIS HUMMER – DRUMS & PERCUSSION.

Il sound e le formule sono quelle tipiche del genere, la produzione sembra low budget come è logico che sia di questi tempi. Nella seconda strofa del brano che apre il disco viene citato Jimmy Page.

A tratti non è male rivivere certe atmosfere ma alla fine il gruppo sembra contento di attenersi ai copioni di riferimento, qualche sforzo in più andava fatto, nel songwriting e nei colori usati. Qui ad esempio sembra di ascoltare la Marshall Tucker Band

Magari qualcuno si scalderà per questo tipo di proposte, non io.

SERIE TV

_Black Summer (2019 USA) – TTT+

Due stagioni viste tutto d’un fiato e non capisco perché; intendo dire, a me queste visoni apocalittiche  di un futuro prossimo pieno di zombie non sono mai piaciute, ma poi è arrivata The Walking Dead e non ho più capito nulla. La serie è divisa in brevi capitoli, procede a salti, avanti e indietro ed è  girata con sequenze mozzafiato dal ritmo veloce. Non è ovviamente una grande produzione come The Walking Dead ma si fa guardare.

FILM

_Ghostbuster Legacy (2021) – TTT ho finalmente visto il nuovo Ghostbusters, la supernatural horror-comedy che riprende il filo conduttore del film originale del 1984 che chiunque della mia generazione ha visto e in qualche modo amato. Non che mi aspettassi chissà che ma i profili dei personaggi, il finale etc etc sono piuttosto stucchevoli e molto “americani”. Niente, un rigurgito della mia giovinezza che ho rivissuto senza emozionarmi. Tuttavia un brivido è arrivato quando uno dei giovani protagonisti (ex Strangers Things) sul juke box di un locale stile anni ’50 ha fatto partire All Your Love di Otis Rush.

_Top Gun Maverick (2022) – TT¾ già non mi piacque il film originale figuriamoci questo pieno come è di retorica statunitense, di soluzioni e personaggi scontati. Le riprese in volo sono spettacolari, è vero, ma il resto è poca cosa.

_Elvis (2022) – TTT¾ film di buon successo e dalla impostazione mainstream, il tema è la vita di Elvis Presley, i primi anni persi ad inseguire il blues del Mississippi e quindi il salto a Memphis, le prime registrazioni e l’arrivo nell’Olimpo dei grandi del Rock. La prima parte mi ha lasciato così così, ho avuto bisogno di tempo per digerire l’impostazione “moderna”, ma poi la seconda mi ha convinto e ho apprezzato il film, sebbene non ne sia un entusiasta.

PLAYLIST

CODA

L’animo è in fiamme, Ittod si tiene a fatica, ma Stefano e Tim ci danno di estintore. L’equilibrio interno è precario ma per il momento sembra reggere, grazie anche all’aiuto dell’amaro Nonino on the rocks con in più una fettina di arancia.

Tanto a che cosa serve pizzicarsi l’animo, la vita è questa, è di nuovo sabato mattino, tra poco spesa settimanale alla Coop, segue sistemazione di quel po’ di verde intorno alla Domus, domenica la messa (nera), poi magari fuori a pranzo e quindi la partita di football (contro l’impero del male) e lunedì mattina si ricomincia, treno, il lavoro e “Ciao Tim, come stai?!”, “Benissimo!”

Now everything changes
Ain’t nothin’ the same
I’m having the strangest feel, baby
I can’t remember my name
I’m going round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round…
I’m going round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round…

Qiu Xiaolong” Le Lacrime Del Lago Tai” (Feltrinelli/Marsilio 2021) – TTT¾

15 Mar

Settimo capitolo delle inchieste dell’Ispettore Capo Chen, personaggio letterario che incarna in maniera discreta il tipo di uomo di blues dipinto spesso su questo blog. Il libro si legge bene, magari l’inizio può sembrare non troppo dinamico ma il resto del romanzo vola via senza problemi; è chiaro che dopo sette episodi dello stesso tenore non ci si aspetta più di essere travolti tuttavia risulta sempre affascinante leggere queste storie. Tra le righe si coglie la visione critica di Xiaolong verso la Cina, tuttavia amo immergermi in questo contesto asiatico per capirne e carpirne il way of life e la storia di quell’esteso paese.

Le lacrime del lago Tai. Le inchieste dell'ispettore Chen. Vol. 7 Condividi di Xiaolong Qiu

Sinossi:

https://www.lafeltrinelli.it/lacrime-del-lago-tai-inchieste-libro-xiaolong-qiu/e/9788829701155?queryId=12529539d2f13f6158d5cde514386d41

L’ispettore capo Chen Cao è finalmente in vacanza, ospitato in una residenza di lusso sulle rive dell’idilliaco lago Tai. Spento il cellulare, per una settimana vuole solo godersi la natura, passeggiare e dedicarsi al buon cibo. Ma l’incanto che avvolge il paesaggio è un’illusione: le acque del lago, da sempre rinomate per la loro purezza, sono devastate da alghe tossiche e fetide. L’economia intorno fiorisce, e le fabbriche scaricano da decenni veleni senza curarsi delle conseguenze. Quando il direttore di una delle più importanti industrie chimiche della zona viene assassinato, i sospetti convergono su Shanshan, giovane donna attiva in un movimento ambientalista, pronta a denunciare lo scempio che si nasconde dietro a quel miracolo economico. Affascinato dalla determinazione e dalla bellezza di Shanshan, e spinto dal suo caparbio senso del dovere, a Chen non resta che prendere in mano le indagini e avventurarsi nella giungla di un vero e proprio scandalo ecologico. In una realtà dove il denaro sembra essere l’unico parametro per misurare il successo, ognuno cerca di sopravvivere come può: adattandosi, oppure inseguendo sogni di un mondo migliore, a proprio rischio e pericolo. Ripercorrendo mutamenti e traumi di un paese in cui molti credono che la cupidigia sia un male necessario per lo sviluppo, il poliziesco di Qiu è una critica implacabile al malfunzionamento della nuova Cina, e un omaggio a chi è ancora capace di opporvisi con fermezza, in nome della giustizia.

QIU XIAOLONG sul blog:

https://timtirelli.com/2021/03/27/qiu-xiaolongla-ragazza-che-danzava-per-maofeltrinelli-marsilio-2019-ttt%c2%be/

https://timtirelli.com/2020/09/16/qiu-xiaolong-di-seta-e-di-sangue-feltrinelli-marsilio-2019-tttt%c2%bd/

https://timtirelli.com/2020/06/03/qiu-xiaolong-ratti-rossi-feltrinelli-marsilio-2019-tttt%c2%bd/

https://timtirelli.com/2020/02/09/qiu-xiaolong-quando-il-rosso-e-il-nero-feltrinelli-marsilio-2018-tttt/

https://timtirelli.com/2019/04/08/qiu-xiaolong-visto-per-shanghai-feltrinelli-marsilio-2018-tttt/

https://timtirelli.com/2018/11/06/qiu-xiaolong-la-misteriosa-morte-della-compagna-guan-feltrinelli-2018-tttt/

Via, via, vieni via di qui blues

12 Mar

Leggere Mircea Cărtărescu mi scompiglia l’animo, la sua scrittura stimola oltremodo la parte rivoluzionaria che c’è dentro di me, libera la furia iconoclasta tipica di Ittod, uno dei tre uomini che sono, relegando gli altri due, Stefano in primis, in un angolo lontano. Ho letto nelle albe delle scorse notti solo alcune decine di pagine di Solenoide

eppure sono già in preda ad un fervore difficile da gestire. Da una parte è bello sentirsi attraversato da venti impetuosi, dall’altra forse non conviene alimentare i fiotti di energia spirituale che modellano di volta in volta l’uomo di blues che sono. Sì perché poi pensieri vivaci cominciano a galoppare nella maruga come fossero wild horses e avrei un bel da fare per rimetterli nel recinto, che se qualcuno di essi scappasse davvero potrebbe portare a cambiamenti estremi della mia vita. Sarebbero processi questi più tipici di un giovane uomo pronto ad buttarsi a capofitto in nuove sfide piuttosto che di un uomo di blues di una (in)certa età, tuttavia sento nel petto tutta la prepotenza di questi batticuore, di questi fermenti, di questi graffiti spirituali che qualcosa o qualcuno dipinge a tinte forti nelle pareti della caverna del mio animo.

Secondo Wikipedia Cărtărescu è uno:

scrittore postmoderno, influenzato, oltreché dalla ricca tradizione fantastico-mitologica rumena, letteraria e non, dalla sottocultura psichedelica degli anni sessanta e settanta, le cui opere sono spesso caratterizzate da costrutti letterari legati più a piani simbolici, che narrativi. Dotato di una poetica assimilabile all’opera di James Joyce, Franz Kafka, Milorad Pavić e, soprattutto, Thomas Pynchon, è stato un autore di spicco della cosiddetta Blue jeans generation, corrente sorta negli anni ottanta all’interno del panorama letterario romeno. È considerato il maggiore romanziere in lingua romena contemporaneo.

Tutto questo rimescolamento mi porta alla cagacazzite più intransigente, fatico a sopportare gli automobilisti-ciclisti-pedoni indisciplinati, chi ha visioni politiche lontane dall’umanesimo e dalla convivenza civile, chi crede in uno dei 3.000 Dei inventati dagli umani che non reggono all’idea che tutto quello che esiste sia nato per caso, chi ascolta musica di melma, chi dice e pensa di ascoltare Rock quando in realtà il Rock – quello vero – sarebbe un’altra cosa, chi usa il termine devastato/a quando invece di rispondere “Guarda sono distrutto/a” alla domanda “Come stai, sei stanco/a?” deve appunto enfatizzare e omologarsi al vocabolario statunitense usando la versione italiana di “devasted” (vedi articolo del blog https://timtirelli.com/2020/10/05/parole-al-vento-la-fine-dellaggettivo-distrutto-e-lavvento-del-termine-devastato/) e più o meno altre mille categorie di umani.

E allora quello a cui aspiro diventa un posto in riva al mondo che poi sarebbe una casetta nella campagna aperta, purtroppo però la campagna aperta non esiste più, perlomeno non qui nella grande pianura in cui vivo, me ne rendo conto sempre più spesso quando cerco con lo sguardo orizzonti lontani, dipinti del verde dei campi e del blu del cielo. Il consumo del territorio, del suolo, ormai ci è sfuggito di mano, dobbiamo costruire a tutti costi nuove case, nuove fabbriche, nuovi impianti, nuove sterminate aree dedicate alla logistica dove eserciti di lavoratori con chissà quale contratto saranno impiegati a districare il flusso di merci e beni che ci ostiniamo a produrre senza sosta. Parlavo l’altro giorno con un mio amico, mi diceva che la sua è l’ultima casa di un paese di questa fetta d’Emilia e di fatto sarebbe una casa di campagna se non che il comune del paese limitrofo ha costruito proprio sul confine un quartiere industriale che adesso si trova a 300 metri da casa sua. Ne so qualcosa visto che nella frazione che confina con Borgo Massenzio hanno destinato una grande porzione di campagna a polo industriale col risultato che la (già misera) skyline che vedo dalla Domus Saurea è stata definitivamente compromessa: a 1.500 metri vi sono questi orribili capannoni, questi impianti giganteschi che hanno tolto ogni poetica dal vivere in questo pezzo di campagna in cui risiedo da 14 anni.

E allora dovrei darmi una mossa, prendere la chitarra, intonare la canzoncina di Mississippi Fred McDowell

togliere la polvere dalla scopa, dare una ramazzata

partire e cercare una nuova casetta lontano da tutto e da tutti

mollare il football (troppi blues mia cara Inter e mia cara Reggiana), il Rock e concentrami sulla letteratura, sullo scrivere e sul blues rurale del Mississippi degli anni venti e trenta del secolo scorso , in pratica concentrami sull’umanesimo.

In alternativa, il faro di cui ogni tanto parlo.

Perché è vero, non cambieremo mai vita, ma è questo che vogliamo? Giocarci la buccia in una società come questa dove il poco tempo che abbiamo su questa Terra viene regolato unicamente dall’economia a cui la politica è asservita? Vogliamo questo? Davvero? L’infelicità collettiva? Tecnologia, profitto, efficienza …come dice Galimberti “non siamo più individui, ma funzionari di apparati”.

E allora sì, scrivere, scrivere, scrivere e basta. Prendi ad esempio questo istante di un sabato sera qualunque di metà marzo, qui nello studiolo perso nell’impeto che inonda il mio blues, sospeso in una bolla temporale, un individuo del genere femminile umano mi si avvicina “Beh, stasera non si cena?” … ritorno sulla terra …“Ma che ore sono? Le nove? Ma caspita, pensavo fosse tardo pomeriggio.”

Ecco, voglio questo, perdermi nei sentieri dello scrivere, della letteratura (da due soldi, la mia insomma) del fare le cose che so fare meglio in questa porca vita…e già lo sento Ittod dire a Stefano

Via, via, vieni via di qui
Niente più ti lega a questi luoghi
Neanche questi fiori nerazzurri
Via, via, neanche questo tempo grigio
Pieno di musiche
E di chitarristi che ti son piaciuti

12 battute sul blues

4 Mar

Pur di poter parlare del blues mi riduco a stratagemmi piuttosto sciocchi: le chiedo “Ti posso raccontare dodici battute sul blues?”. “12 battute? Ma non saranno troppe? Sei diventato un comico?” La donna che ho davanti non coglie il gioco di parole, non sa che la forma classica di un giro (una strofa in pratica) di blues è composta da 12 battute.

E allora con chi posso parlarne? A chi posso dire che Poor Tom dei Led Zeppelin e Prodigal Son dei Rolling Stones provengono da  “That’s No Way To Get Along” di Robert Timothy Wilkins (January 16, 1896 – May 26, 1987)?

Non posso certo raccontarlo al tecnico della ditta esterna che di frequente viene a sistemarci i computer aziendali, uno che alla domanda: “Che musica ascolti?” risponde “quando accade, molto raramente, rap, ma non ascolto musica, a volte invidio chi ha un lato artistico ma a me la musica, l’arte, i film non interessano”.

E allora, perso nei miei blues, che altro posso fare se non iscrivermi al gruppo facebook RIVOGLIAMO I TRESOR PAVESI!!!

un gruppo di pazzi alla ricerca del biscotto perduto, quello che era il nostro preferito.

Il blues poi scende prepotente una sera in cui Borgo Massenzatico, per almeno un paio d’ore, rimane senza luce. Abituati come siamo a tutte le futili comodità garantiteci dalla società occidentale ritrovarsi ad accendere candele, a procedere a tentoni nelle zone più buie della casa, a non avere l’acqua calda e il riscaldamento, a non potere guardare un film o una partita, a non potere ricaricare il cellulare ormai morto ti fa capire quanto fragili siamo e destinati quindi all’estinzione se dovesse capitare qualcosa di serio al pianeta.

Lights ou, lights out Gavassa – Domus Saurea feb 2022 – foto TT

Il giorno dopo per festeggiare lo scampato pericolo ce ne andiamo al cinegiappo, un po’ di wasabi per tirarmi su.

Cinegiappoblues – feb 2023 – Foto TT

Ieri, per la prima volta dopo circa tre anni torno a far smart working e quindi lavoro dalla Domus Saurea. Mi ero disabituato e non ricordavo fosse così piacevole. Impiego i 45 m in cui di solito sono in viaggio per pulire la stufa e fare una sgambata mattutina lungo le sponde di marzo qui alla Domus; alle 8,29 sono al mio posto davanti al computer e a fine giornata ragiono sul fatto che, se si è disciplinati e coscienziosi, si lavora e si produce un bel po’. Niente male davvero.

March at the Domus – foto TT

March at the Domus – foto TT

March at the Domus – foto TT

Dopo la giornata lavorativa produttiva ma non pesante, la sera mi trovo insieme alla mia band allo Sherlock Holmes di Regium Lepidi a festeggiare il compleanno di Pol, il nostro cantante. Serata molto piacevole e divertente; quando la nostra bassista si assenta per andare in bagno noi tre maschiacci iniziamo subito a parlare del genere femminile e lo facciamo come fossimo una band on the road in America a metà anni settanta. La versione reggiana di Victoria De Angelis (dei Maneskin) poi torna e noi svelti svelti cambiamo argomento e ci focalizziamo sulla partita Napoli – Lazio trasmessa sui vari schermi del locale. La serata come detto è magnifica, rinsaldare i legami tra noi quattro fa bene al gruppo e a noi stessi. L’unico problema è l’alcol: passi i giorni lavorativi della settimana a non bere, a mangiare insalatine, yogurt e a cercar di rispettare il tuo fitness personale con un occhio alla bilancia poi il venerdì sera esci con gli amici e bim bum bam, ti prendi una discreta ghega (sbornia, nel gergo di questa fetta d’Emilia).

The Equinox allo Sherlock – da sx a dx: il cantante, la bassista/tastierista, il chitarrista, il batterista – marzo 2023 – Foto SH girl

Dopo la capatina fatta qui alla Domus per il bicchiere della staffa, una volta salutato gli amici, prima di mettermi a letto, faccio mente locale: una Loburg media, un gin & tonic, un amaro Nonino, un superalcolico offerto da Rocco (il proprietario dello Sherlock) lì alla cassa e un paio di Rum alla Domus. Stamattina alzarsi e andare a fare la spesa settimanale alla Coop non è stato facilissimo…

FILM

Il Bar Delle Grandi Speranze (The Tender Bar) – 2021 USA – TTTT (Prime Video)

Adattamento cinematografico del libro Il bar delle grandi speranze (2005) di J. R. Moehringer, libro che lessi nel 2008 e che mi piacque tantissimo. Il film relativo non delude anzi… L’America dei (beautiful?) losers, quella a cui facciamo riferimento noi…bel film e il pezzo qui sotto che compare nella pellicola ci descrive benissimo …

SERIE TV

_To The Lake (Epidemic) – Russia 2019 (Netflix) – TTT½

Serie TV russa tratta dal libro di Yana Vagner “Vongozero”(2011), acquistata da Netflix.

I Moscoviti vengono infettati da un virus letale che in pochi giorni porta alla morte delle persone e di conseguenza Mosca diventa un incubo. La serie racconta le vicissitudini di alcuni sopravvissuti che scappano dalla città per rifugiarsi in una isoletta del lago Vongozero. Come per The Last Of Us qui sotto, il canovaccio ricorda quello di The Walking Dead. La produzione russa non mi sembra male, ma è chiaro che occorre mettere a fuoco i nostri occhi occidentali. I paesaggi innevati e ghiacciati tuttavia sono suggestivi e sono un plus non indifferente.

_The Last Of Us – 2023 USA (HBO/SKY) – TTTT

Ritengo curioso che mi piaccia una serie tratta da un videogioco ma devo abituarmi all’idea. Dopo vent’anni di una feroce pandemia la Terra è un posto violento e terribile. Un uomo e una ragazzina viaggiano attraverso gli Stati Uniti. Il filone è simile a quello di The Walking Dead, ma che vi devo dire, mi sono appassionato anche a questa. Di livello la produzione. 

NB: finora ho visto solo i primi sei episodi disponibili in italiano.

PLAYLIST

OUTRO

Esco dalla mensa ferrovieri a Mutina, torno in azienda facendo il giro largo, ho tempo e mi va di camminare. Passo davanti alla stazione, osservo la gente che entra ed esce, una intricata trama di esseri umani intenti a seguire i fili invisibili delle loro esistenze. Un uomo più meno della mia età e una donna più giovane provengono da direzioni opposte, ma è chiaro che si conoscono, lei sembra appena scesa da un treno, lui le va incontro. Passo casualmente vicino a loro … sono a pochi metri l’uno dall’altra, lei esclama: “Mio dio, ma sei un ragazzo!”, penso sia dovuto all’aspetto giovanile del mio coetaneo. Non paiono una coppia ma l’impressione è che si piacciano. Li vedo allontanarsi, sono emozionati, sorridenti e al contempo disinvolti e impacciati. Li lascio alle loro storie e riprendo il cammino e mentre lo faccio mi chiedo (senza nessuna retorica): “Ma una donna che mi vedesse per la prima volta e che sapesse la mia età, direbbe anche a me – mio dio ma sembri un ragazzo! – “? Vorrei fosse così ma non ne sono affatto sicuro. Il tempo sfugge dalle mani in maniera velocissima giunti a questo punto, ne discuto ormai quotidianamente con Polbi e puntualmente ci deprimiamo. Essere un ragazzo di una (in)certa età però non mi dispiacerebbe, ma poi è così importante sembrarlo ed esserlo? Temo di sì.

uomo o ragazzo di blues – tardo febbraio 2022

UFO “No Heavy Petting” deluxe edition (1976/2023 Chrysalis) – TTT ¾

26 Feb

Nuova edizione per il quinto album da studio degli UFO, il terzo dell’era Schenker. No Heavy Pettinge soffre il fatto di essere schiacciato tra (quelli che considero) i migliori lavori del gruppo, ovvero Force It (1975) e Light Out (1977); non è alla loro altezza ma rimane pur sempre un buon album di hard rock britannico (o meglio europeo). Si aggiunge alla formazione classica Danny Peyronel (ex Heavy Metal Kids), tastierista argentino di educazione prettamente inglese, che rimane nel gruppo per questo disco soltanto (lascerà gli UFO nel luglio 1976), tuttavia dopo di lui la band continuerà ad avvalersi di tastieristi a tempo pieno. Registrato nel gennaio 1976 a Londra, No Heavy Petting esce nel maggio dello stesso anno, per quanto riguarda le vendite rispetto a Force It è un passo indietro, si ferma al 169esimo posto della classifica Usa, quando il precedente arriva alla casella 71; se in effetti NHP non ha freschezza compositiva di Force It, contiene comunque diverse cose pregevoli. La nuova edizione prevede 6 bonus track (ma solo una è inedita seppur sia solo un riempitivo) e il concerto del 1976 alla Roundhouse di Londra (già pubblicato nel 1996).

FO No Heavy Petting deluxe edition (19762023 Chrysalis)

Natural Thing apre il disco in maniera perfetta, validissimo pezzo di hard rock teutonico, molto quadrato visto lo stile compositivo di Schenker ma comunque risulta una apertura vivace affrontata con il giusto approccio. Breve assolo di chitarra, melodico e corposo.

I’m A Loser per certi versi ha un inizio alla Lou Reed (Walk On The Wild Side), con quella chitarra acustica e quel disegno della solista, poi prende una strada tutta sua quando si trasforma in un gran brano Hard Rock. Buono il lavoro al piano di Danny Peyronel e assolo di Schenker assai riuscito. Una piccola meraviglia.

Lo stile percussivo di Peyronel apre Can You Roll Her, di nuovo heavy Rock ma più di maniera. Quando Schenker si butta sulla solista per l’assolo però è sempre un bell’ascoltare. Belladonna è costruita inizialmente su un arpeggio in minore che già nel 1976 era un po’ consunto, lo sviluppo in tonalità maggiore migliora le cose, le tastiere a mo’ di tappeto però non convincono così come il lavoro della chitarra sul finale. Con Reasons Love ci si impantana ancora nel rock duro manieristico, gli UFO sono capaci di aperture che risultano piacevoli ma l’ossatura del pezzo è debole, e anche l’assolo di Schenker appare meno felice del solito. L’Hard Rock di Highway Lady ha un respiro più melodico, pur non essendo un capolavoro si fa ascoltare con gusto, così come il convincente guitar solo. On With The Action è un tempo medio in tonalità minore che non lascia tracce particolari.

A Fool In Love invece induce al ritmo e con lo slancio melodico che ha contribuisce a rendere l’album più accessibile.

L’inizio di Martian Landscape ci riporta alla prima fase del gruppo, quello dello space Rock, prima di riconvertirsi al british symphonic glam rock alla John Miles e Mott the Hoople. Molto bene tutto il gruppo qui, prova davvero notevole. Deep cut perfetta per la chiusura del disco.

Bonus tracks

I bonus sono relativi ad un paio di buone cover di All Or Nothing degli Small Faces

e di Have You Seen Me Lately Joan? di Frankie Miller (versione standard e versione acoustic demo) e ad outtake proprie del gruppo: l’ariosa semplicità di French Kisses e l’andamento standard di Tonight Tonight.

All The Strings infine è un pezzo di Peyronel che intriga parecchio e mi chiedo come mai non sia stato inserito nel disco originale visto che è una di quelle riflessioni sull’essere un musicista Rock on the road davvero commovente e sincera.

L’album dunque ha i suoi numeri, la normalità di alcuni pezzi non l’aiuta a raggiungere uno status elevatissimo, ma come detto è un disco che – in campo Hard Rock – ha comunque valore.

Il concerto presente sul secondo compact disc è una buona rappresentazione del gruppo nell’epoca di cui si parla. Niente di nuovo, tutto già pubblicato precedentemente, ma ben si sposa con l’album di riferimento che sarebbe uscito pochi giorni dopo quel concerto.

No Heavy Petting – UFO – 2 CD/

    • CD 1
      1. Natural Thing
      2. I’m A Loser
      3. Can You Roll Her
      4. Belladonna
      5. Reasons Love
      6. Highway Lady
      7. On With The Action
      8. A Fool In Love
      9. Martian Landscape
      Bonus tracks
      1. All Or Nothing
      2. French Kisses
      3. Have You Seen Me Lately Joan?
      4. Tonight Tonight
      5. All The Strings
      6. Have You Seen Me Lately Joan? (Acoustic)  previously
        unreleased
    • CD 2
      1. Can You Roll Her – Live At The Roundhouse, London 1976
      2. Doctor Doctor – Live At The Roundhouse, London 1976
      3. Oh My – Live At The Roundhouse, London 1976
      4. Out In The Street – Live At The Roundhouse, London 1976
      5. Highway Lady – Live At The Roundhouse, London 1976
      6. I’m A Loser – Live At The Roundhouse, London 1976
      7. Let It Roll – Live At The Roundhouse, London 1976
      8. This Kid’s – Live At The Roundhouse, London 1976
      9. Shoot Shoot – Live At The Roundhouse, London 1976
      10. Rock Bottom – Live At The Roundhouse, London 1976
      11. C’mon Everybody – Live At The Roundhouse, London 1976
      12. Boogie For George – Live At The Roundhouse, London 1976
  • Phil Mogg – vocals
  • Andy Parker – drums
  • Pete Way – bass
  • Michael Schenker – guitar
  • Danny Peyronel – keyboards, backing vocals
Production
  • Leo Lyons – producer
  • Mike Bobak – engineer
  • Hipgnosis – cover art

La canzone “IN MY ROOM” e la gola dell’alloro (Laurel Canyon Blues)

22 Feb

Il documentario Echo In The Canyon, ora disponibile su una TV a pagamento, mi ha rigettato nel mood spirituale del Laurel Canyon∗, quel quartiere montuoso nella regione di Hollywood Hills delle montagne di Santa Monica, all’interno del distretto di Hollywood Hills West di Los Angeles, in California. Un canyon è una gola prodotta per erosione da un corso d’acqua che scorre tra rocce prive di vegetazione, tipica di zone montuose dell’America settentrionale. Negli anni ’60 il quartiere era diventato un centro locale per la controcultura e molti importanti musicisti folk e rock si trasferirono nell’area, rendendolo un fulcro per la collaborazione musicale.

Io iniziai a capire qualcosa una volta che mi capitò in mano l’album di John Mayall “Blues From Laurel Canyon” (fine 1968), il primo disco di Mayall dopo il periodo Bluesbreakers.

Una volta messo a fuoco la (bella) zona e il crogiuolo che diventò nella seconda metà degli anni sessanta, iniziai ad affezionarmi all’idea di un luogo in cui vennero a contatto e si amalgamarono elementi e culture diverse. Vedere il documentario in questione mi ha riportato a quei miei sogni quasi fanciulleschi e a quel mondo underground che presto sarebbe diventato una fortissima corrente culturale e musicale dal successo tipico delle faccende mainstream.

Laurel Canyon, Los Angeles

Eccomi dunque qui a riascoltare a manetta Byrds e Beach Boys; di solito con questi ultimi tralascio le canzonette surf (anche se una di queste sia in pratica Sweet Little Sixteen di Chuck Berry) e mi immergo in cosucce più articolate e rese immortali dal songwriting pazzesco di Brian Wilson (e di chi collaborò con lui alle stesure). Arriva il momento di In My Room e d’improvviso vengo dal vento rapito e incomincio a volare nel cielo infinito.

In My Room fu scritta da Brian Wilson (deus ex machina del gruppo) e Gary Usher (autore e produttore californiano) e fu pubblicata nel loro album del 1963 Surfer Girl.

Usher ricorda:  “In My Room” ci fece prendere un po’ più sul serio il nostro mestiere. Brian e io tornammo a casa una sera dopo aver giocato a ‘over-the-line’ (una partita di baseball). Io suonavo il basso e Brian era all’organo. La canzone fu scritta in un’ora… tutta la melodia di Brian, la sensibilità… il concetto significava molto per lui. Quando finimmo, era tardi, ben oltre il nostro coprifuoco di mezzanotte. In effetti, Murry [il padre dei fratelli Wilson] venne un paio di volte e voleva che me ne andassi. Ad ogni modo c’era Audree [la madre dei fratelli Wilson] che si stava sistemando i capelli prima di andare a letto, e la suonammo suonata per lei. Disse: “Questa è la canzone più bella che tu abbia mai scritto”. Murry disse: “Non male, Usher, non male”, che è stata la cosa più carina che mi avesse mai detto.

Gary Usher disse inoltre che “Brian diceva sempre che la sua stanza era tutto il suo mondo”, e lo stesso Brian dichiarò: “Avevo una stanza e la consideravo il mio regno. E ho scritto quella canzone a proposito del fatto che non hai paura quando sei nella tua stanza. È assolutamente vero.”

Come dice il nostro Pike Boy, In My Room è una sorta di Doo Wop, ma – aggiungo io – ha un qualcosa nella melodia, negli accordi usati che la rende magica, universale, unica. È una di quelle canzoni così belle da lasciare senza fiato, semplice eppur particolare con giochi d’armonia e d’accordi riuscitissimi. Lo scrivere canzoni è da sempre la mia attività preferita a questo mondo e perciò sono molto sensibile all’argomento, però davvero questa mi sembra una delle canzoni più toccanti che mi sia mai capitato di ascoltare.

There’s a world where I can go and tell my secrets to
In my room, in my room
In this world I lock out all my worries and my fears
In my room, in my room

Do my dreaming and my scheming
Lie awake and pray
Do my crying and my sighing
Laugh at yesterday

Now it’s dark and I’m alone
But I won’t be afraid
In my room, in my room
In my room, in my room
In my room, in my room

Rivedo il giovane Tim, laggiù negli anni settanta, nella sua cameretta, un armadio, il letto, una libreria, una scrivania, una chitarra, un giradischi e i tanti poster attaccati alla parete … quelli dei Led Zeppelin, poi Emerson Lake And Palmer, Rolling Stones versione 1978, Genesis versione Seconds Out, Aerosmith, Blondie … ricordo le sue malinconie adolescenziali, i suoi wildest dreams, le sue speranze … ah, cameretta, quanto ti ho vissuta … adesso è buio e sono solo ma non ho paura, nella mia cameretta, nella mia cameretta, nella mia cameretta, nella mia cameretta.

Tim ai tempi di IN MY ROOM

Tim ai tempi di IN MY ROOM

Back in Blue

16 Feb

Devo aver sbattuto l’anima da qualche parte perché mi duole tutto il mio essere o forse è solo perché sono prigioniero di un atteggiamento escatologico, sempre attorcigliato come sono all’interpretazione dei destini ultimi dell’uomo e dell’universo. Provo a distrarmi ma non vi riesco, quello che vedo è il decadimento delle società umane … masse di popolazioni che non vanno a votare, e quando lo fanno mettono la croce sulle loro paure e sulle loro superstizioni … l’ombelico del mondo che pare diventato il proprio pianerottolo … l’incapacità ormai cronica di non riuscire né volere ascoltare il punto di vista dell’altro … è proprio vero, mala tempora currunt.

Cerco così di distrarmi con la solita quotidianità pallida e senza fiato: mi faccio avviluppare dal freddo di queste gelide giornate quando noto che il termometro della blues mobile segna i – 5

Cold days at the Domus – foto TT

e i territori intorno alla Domus si vestono da tundra,

Domus Saura – early 2023 – foto TT

cerco di scaldarmi con il vino catalano portatomi direttamente da Barcellona dal mio amico Lookbi.

il quale mi ha riferito che l’amico che glielo ha consigliato ha parlato di un vino che si deve bere quando si ha una donna da baciare, perché ad ogni sorso il sapore cambia. Interessante mi dico, e vado a documentarmi:

Finca La Garriga è, oltre a Finca Malaveïna e le Finca Espolla, uno dei tre grandi vini di Castillo de Perelada, 100% uva Samsó (o Cariñena) proveniente da vigne di oltre 50 anni.

Il suo marcato carattere varietale, la mineralità (evidente soprattutto al naso) e la freschezza, fanno sì che, alla cieca, questo vino si possa confondere con uno del Priorato tra i più morbidi. Sorprende la facilità con cui si lasci bere un vino di questa maturità, così intenso e complesso ma d’altra parte anche così fresco, invitante e potente, tanto da dare l’impressione si rincorrano per fuoriuscire dal calice. Ci regala profumi di frutta matura e dolce, funghi, humus e note mentolate, un naso certamente complesso.

Il fascino del profumo diventa vera e propria seduzione al palato: un ingresso deciso per questo vino gustoso, concentrato, con note di scorza d’arancia, a conferma di deliziose finezza ed eleganza. Sebbene al palato non riproponga la medesima complessità del naso, notiamo la strabiliante sensazione di frutta carnosa (fragola e frutti rossi), il calore e l’intensità, su un sottofondo di note minerali e terziarie (questo vino affina in barriques di rovere americano, non francese). Per tutta la durata della degustazione questo ci offre una potenza controllata, che permette di poterlo apprezzare sorso dopo sorso, senza stancarsi mai.

Pur cercando di restare con le papille gustative per terra ed evitando quindi di farmi suggestionare dalle formulette del marketing, intrigano le note relative al palato e alla fragranza:

COLORE
Rosso ciliegia / Intenso / Riflessi violacei
FRAGRANZA
Note fruttate / Frutti a bacca rossa / Note balsamiche / Note affumicate
PALATO
Fresco / Vivo / Tannini avvolgenti / Di personalità / Note varietali

è una boccia che costa intorno ai 18 euro, dunque non la aprirò una sera qualsiasi, attenderò  il momento giusto, magari quando vedrò che “la luna illuminerà il mio cammino e saprò che sarà tempo di andare” o più semplicemente quando avrò a portata di mano “una ragazza giusta che ci sta“. Avere degli amici del genere comunque è una fortuna, riempiono i vuoti esistenziali e fanno sì che le frustrazioni quotidiane perdano i colori accesi.

Inebriato dal Finca La Garrica anche se non lo ho ancora bevuto, scrivo su uno dei nuovi schermi supertecnologici della azienda per cui lavoro la frasetta a me tanto cara, perché in fondo finché ci sarà il blues so che ci sarò anche io.

Il blues in azienda – feb 2023 foto TT

TT – Uomo di blues – feb 2023 – autoscatto

IL RITORNO DEL GATTO OZZY & OTHER CATS TALES

La vita della colonia felina della Domus Saurea è stata recentemente funestata dalla perdita del gatto Stanny (https://timtirelli.com/2023/01/29/un-gatto-di-nome-stanislao/ ) a cui si era aggiunta la misteriosa scomparsa del gatto Ozzy, irreperibile da più di 40 giorni. Ero preoccupato, Ozzy – il randagio che da anni girava qui intorno e che la scorsa estate si accasò definitivamente qui dopo essersi presentato così malconcio (senza pelo e con un tumore in gola) che il veterinario si mise a parlare di eutanasia – era ormai diventato a tutti gli effetti un felino della nostra colonia, l’umana che vive con me decise di dargli una chance e con l’aiuto di antinfiammatori, antibiotici e cortisone lo rimise in piedi fino a trasformarlo di nuovo in un magnifico gattone nero. Dopo aver passato 5 splendidi mesi alla Domus, una delle zampe anteriori tornò a dargli problemi (niente di rotto ma a seconda dei periodi lo costringe a zoppicare) e quando si allontanò preoccuparsi fu il minimo: un gatto rimesso in forma sì, ma con una grave malattia e con una zampa non a posto, può avere dei problemi a scorrazzare nella campagna aperta. 40 giorni di assenza mi fecero pensare al peggio. Battemmo tutti i territori qui intorno, chiedemmo a tutti i vicini, dragammo tutti i fossi…niente. Iniziammo a perdere la speranza.

Venerdì scorso, tarda sera, l’umana che vive con me passa per il corridoio e davanti alla porta che dà sull’esterno scorge una macchia scura, immagina sia la Spavve, la gatta che preferisce entrare in casa il meno possibile ma che spesso staziona davanti alla porta di casa, ma una volta aperta l’entrata un urlo di stupore: “Ozzyyyyyyyyyyy, sei tornato!!!”. Il principino dell’oscurità, si fionda in casa, entra in cucina e si butta sulle ciotole … ne svuota quattro prima di essere soddisfatto (non ne ha mai abbastanza, mi ricorda Poldo Sbaffini*) poi va nella lettiera, fa i suoi bisognini e infine sale sul divano per un riposino ristoratore. Palmiro, l’altro gatto nero, il capo della colonia, lo osserva, qualche occhiataccia ma nulla di più, sa benissimo che Ozzy è a lui assoggettato e che non costituisce un pericolo. Verso mezzanotte Ozzy, si posiziona davanti all’uscio interno che porta in soffitta dove docilmente va a passare la notte insieme ad altre due nostre gatte, come era abituato a fare.

Ozzy resta con noi il weekend, poi torna a sparire per due giorni, ma martedì sera è di nuovo qui. Evidentemente Ozzy ha due case, meglio così, la nostra ad ogni modo per lui sarà sempre aperta. Bentornato pacioccone.

Il ritorno di Ozzy – Domus Saurea feb 2023 – foto TT

Il ritorno di Ozzy – Domus Saurea feb 2023 – foto TT

Il ritorno di Ozzy – Domus Saurea feb 2023 – foto TT

* Poldo Sbaffini

Il resto della colonia sta bene, la Stricchi è in vacanza già da qualche mese, essendo una gattina squilibrata a causa degli umani con cui era capitata nei primi mesi della sua vita (questo il motivo per cui un bel giorno si infilò dentro alla Domus e non la abbandonò più) ogni tanto ha bisogno di starsene da sola e tranquillizzarsi, e la casa spaziosa e luminosa di una mia amica (amante dei gatti) credo sia quello che fa per lei.

Stricchi in vacanza – Febbraio 2023 – foto TT

Stricchi in vacanza – Febbraio 2023 – foto TT

Palmiro, il fiero capo colonia, continua a controllare i suoi territori, soprattutto il confine orientale, nulla lo frena, nemmeno il freddo del mattino.

Palmiro presidia i confini orientali del suoi territori – feb 2023 – Foto TT

SANREMO

Veloce scambio di battute con la collega e amica LadyJane:

LJ: Ciao Tim, in questi giorni mi è capitato di vedere Sanremo e mi sono immaginata cosa avresti detto tu delle canzoni in gara … niente a che vedere con la musica seria ma tant’è …

TT: Guarda LJ, non voglio fare la parte del solito duro e puro (anche perché non lo sono mai stato), da giovane (fino agli inizi anni 80) guardavo Sanremo, quando gareggiarono Vasco, Zucchero, etc etc… oggi non lo guardo principalmente per le canzoni, perché ogni volta mi deludono molto, poi perché il “genere” musicale che va oggi non è contemplato dalla mia anima e infine perché è un programma troppo mainstream e non ce la faccio più a reggere quel tipo di intrattenimento. Guarda, a volte la musica commerciale va benissimo, non possiamo ascoltare sempre e solo musica articolata e profonda, però ecco … vorrei che perlomeno fosse musica suonata, cantata e magari scritta con un certo gusto. Grazie per avermi scritto, amica mia.

LJ: condivido il sentimento, bene un po’ di leggerezza e la musica pop, ma ormai è quasi inascoltabile … cerco qualcosa che non c’è se non nel passato, ecco : ) … è stato buffo vedere le esibizioni e pensare tutto il tempo “chissà cosa direbbe Tim?”

TT: proprio così, se lo dice poi una giovano donna come te, al passo con i tempi … Il fatto è che sembra ci si sia ormai rassegnati ad uno standard di basso livello .. .nessuno si chiede più se sono pezzi belli o no, vengono assorbiti inconsapevolmente perché trasmettono solo quelli e oramai manca il senso critico, succede anche nelle nuove uscite di dischi Rock (ormai destinati ad un pubblico di nicchia), visto che sono dischi Rock vengo incensati, ma raramente sono dischi di valore. Inoltre è un mondo dove si usano solo iperbole … io, da uomo di una (in)certa età non mi riconosco più in questi modi di sentire, di porsi … ecco perché sono sempre più spesso incazzato e schietto …

LJ: sì, penso anche io che sia così. Forse siamo dentro a una piena metamorfosi, dove tutto è concesso finché non avviene la magica trasformazione, ma ne dubito. Il livello culturale, sulla musica, cambia velocemente, forse al ribasso come dici tu … non lo so ma una cosa è certa: l’orecchio è sempre più abituato al marketing e sempre meno all’arte.

TT: l’orecchio è sempre più abituato al marketing e sempre meno all’arte”… ESATTO!

LJ: sembra che tutto sia già stato detto e ascoltato … così come dipinto e ammirato / scritto e letto … sicuramente ora è difficile inventare, ma insomma lo è da sempre, presumo … mah se non mi pongo domande, spengo il cervello e basta, riesco ad ascoltarli i brani pop di oggi ma se mi fermo a pensare a cosa mi trasmettono e a che messaggio mi portano dentro, capisco che non riesco a sentirli davvero, non mi arrivano poi forse come in tutte le cose dovrei provare ad approfondirli, ma non mi viene neanche la voglia, eheheh … staremo a vedere che fine farà la musica !

TT: musicalmente parlando credo che sia già stato detto tutto per quanto riguarda la musica “occidentale” (quella con le sette note che rappresentano i 12 semitoni), occorrerebbe scoprire od inventare un nuovo alfabeto sonoro ….

LJ: ecco, per l’appunto! 

San Romolo, Patrono di Samremo

San Romolo, Patrono di Sanremo *

* Non esiste un santo di nome Remo, il nome della cittadina Ligure si deve a San Romolo (vescovo di Genova del IX secolo) e al linguaggio ligure, la dizione ligure di Romolo ovvero “Romu” sarebbe stata pronunciata “Rœmu” e dunque “Remu, ossia Remo,

SERIE TV

_La Ragazza Di Neve (2022 Spagna – Netflix) – TTT½

La Spagna da qualche hanno produce serie tv davvero notevoli, pure questa è di buon livello. Serie drammatica con a sua volta personaggi drammatici, scorrevole e prodotta bene; magari gli ultimi due episodi meno avvincenti dei precedenti tuttavia il giudizio finale e più che positivo.

Malaga, 2010, sfilata dei Re Magi. Il momento più magico dell’anno si trasforma in un incubo per la famiglia Martín quando la figlia Amaya scompare tra la folla. L’apprendista giornalista Miren avvia un’indagine parallela a quella dell’ispettore Millán, risvegliando aspetti del proprio passato che avrebbe voluto dimenticare. Ma può contare sull’aiuto del collega Eduardo e non si fermerà finché non avrà trovato la bambina. Dov’è Amaya Martín?

FILM

_The Last Son (2021 USA, Western drammatico) – TTT½

Il Montana in inverno, personaggi estremi, la violenza come unico mezzo … western cupo e crepuscolare. A me è piaciuto.

Isaac LeMay (Sam Worthington) è in missione per uccidere i suoi figli dopo che una profezia gli ha predetto il proprio omicidio. Con un solo figlio mancante all’appello, LeMay deve vedersela con i cacciatori di taglie e con lo sceriffo Solomon (Thomas Jane), che sono alle sue calcagna.

CLASSIFICHE

Il Monello era (insieme al fratello L’Intrepido) un settimanale a fumetti che quelli della mia generazione ricordano bene, io in particolare, essendo sempre stato un gran appassionato di fumetti. Il “giornalino” parlava anche di attualità e a volte pubblicava le classifiche dei dischi più venduti. Non so da dove prendessero i dati e quindi se fossero classifiche esatte, ma certamente erano più o meno attendibili.

Trovo per caso una di quelle classifiche e capisco subito che in quegli anni anche qui in Italia non ce la passavamo male, basti guardare le prime 4 posizioni. Alla 7 (la settimana precedente era alla 5) poi troviamo Keith Emerson con una colonna sonora (di un film di Dario Argento)!!!! E poi ancora De Gregori, New Trolls, Il Banco, i Matia Bazar, Guccini, i Genesis.

Poi uno si chiede perché (non solo musicalmente) sono rivolto al passato … beh, anche in una classifica senza capolavori in senso stretto, guarda un po’ che roba che si comprava e si ascoltava!

Il Monello - giugno 1980

PLAYLIST

CODA

Ci sono speranze di poter cambiare le cose e di sfuggire ai blues feroci di cui parlava all’inizio? No, questo è ormai chiaro, perciò “se non hai fortuna, se non riesci ad essere in armonia, trova una ragazza con lo sguardo che guarda lontano, e sei disgustato del tutto e la vita non vale un centesimo prenditi una ragazza con lo sguardo che guarda lontano.”

Mario sgancia la bomba

9 Feb

Domenica sera, sono al pizzikotto di Regium Lepidi, viale Antonio Gramsci, la pizzeria dove sono di casa. Sono le19, il locale ha appena aperto, al mio tavolo Mario, Pike e qualche groupie; dobbiamo spararci una pizza in fretta perché poi dobbiamo andare alla tribuna arancione della Domus Saurea per assistere al derby. La nostra squadra del cuore affronterà la rivale cittadina e sebbene un paio di settimane fa la si sia già strapazzata nella finale di Supercoppa, siamo comunque tesi. E’ vero che Monkey Island (©Inter Victims) sta passando un momento difficile, ma il derby è sempre il derby, dunque massima allerta.

Antonio prende l’ordinazione: una Rock per me, una Prosciutto e Fughi per Mario, una Paprika col prosciutto crudo per Pike. A corredo birre medie a 4 o 9 luppoli o coca cola per le pheeghe.

Quando siamo in questo mood ci trasformiamo in maschi un po’ tout court, politicamente scorretti, un poco sopra le righe: parliamo essenzialmente di football, sacramentiamo, guardiamo le donne seguendo i postulati di Euclide, senza dimenticare l’eterno altro nostro amore, la musica Rock.

Racconto ai miei amici che sono ormai due giorni che sono in tensione per il derby, che più gli anni passano più l’amore per la mia squadra trabocca dal mio cuore, mi metto persino a canticchiare un coro della Curva Nord:

Tu non sai quanto ti amo
Tu sei il vanto di Milano
Quello stemma sopra al cuore
Rappresenta il primo amore

Te l’ho promesso da bambino
Per sempre ti starò vicino
A testa alta ovunque andiamo
Siam la curva Nord Milano

Ooooooooooo ooooooooo
Siam la curva Nord Milano

Pike sorride davanti alla mia passione incontenibile e io con lui, il tutto con molta autoironia. Al che Mario, visto che si parla di cori e di inni da stadio, con tutta la sua flemma se ne esce con: “sì, ma a me l’inno attuale dell’Inter non piace per niente. Era molto meglio “Amala” “.

Gelo, stordimento, incredulità, e quindi terrore e raccapriccio! Tu quoque, Mario, fili mi! Un’amicizia che dura da 33 anni d’un tratto è a rischio, una colonna della mia vita si sgretola, una figura basilare per il mio essere se ne va in dissolvenza.

Mi riprendo è parto con uno dei miei soliti pipponi:

“Ma come Mario, ma come caxxo è possibile … 33 anni di profonda amicizia virile, di condivisione di fede calcistica, di visione politica e universale, di fratellanza … un vissuto quotidiano comune, coi tuoi figli che sebbene adulti mi chiamano ancora “lo zio Tim” …e mi dici solo ora che non ti piace “C’è Solo l’Inter”?

Ma come, preferisci una canzonetta come Amala? Sì, certo, orecchiabile, ma:

_è cantata in maniera assai lofi da (ormai ex) calciatori dell’Internazionale

_è arrangiata e confezionata come una canzonetta di scialba musica commerciale qualunque

_è simile a “Baila Morena” di Zucchero

_ è gestita – discograficamente parlando – da Rosita Celentano che ad un certo punto chiese rimborsi onerosissimi per lo sfruttamento della canzone.

_e per quanto l’Inter sia sempre stata squadra, diciamo così, particolare, occorre smettere di insistere sul concetto di pazza Inter … lo è stata troppo.

ma vuoi mettere con il lento e sofferto gospel blues di “Cè Solo L’Inter” scritto da Elio e cantato da Graziano Romani, singer-songwriter che qui in Emilia, ed in particolare nella Reggio-Modena county, tutti conosciamo personalmente? Certo, non sarà frivolo come “Amala”, ma che ci importa se ci descrive magnificamente?

La schietta sintesi iniziale:

È vero, ci sono cose più importanti
Di calciatori e di cantanti
Ma dimmi cosa c’è di meglio
Di una continua sofferenza
Per arrivare alla vittoria
E poi non rompermi i coglioni
Per me c’è solo l’Inter

la onesta confessione

Perché per noi niente mai è normale
Né sconfitta né vittoria

lo slancio viscerale tramite cui ogni cuore nerazzurro parte per le profondità cosmiche
E mi torna ancora in mente l’avvocato Prisco
Lui diceva che la serie A è nel nostro DNA
Io non rubo il campionato
Ed in serie B non son mai stato
.
e infine la preghiera laica, tra iperbole e coscienza
.
Perché c’è solo l’Inter
C’è solo l’Inter, per me, solo l’Inter
C’è solo l’Inter, per me

EPILOGO:

Il risultato finale (1 a 0 per noi) non fotografa adeguatamente l’andamento della partita, perché in realtà per 2/3 della gara l’Inter ha dominato nettamente la squadra avversaria. Petto gonfio, satisfaction guaranteed, felicità … bellissima serata dunque, peccato aver perso un amico.

JACK LONDON “Il Tallone Di Ferro” (1908 – 2021 Feltrinelli) – TTTT

1 Feb

Il tallone di ferro è una metafora per riferirsi alla plutocrazia (nel linguaggio politico – per lo più con un accento polemico, il predominio nella vita pubblica di gruppi detentori della maggior parte della ricchezza mobiliare, cioè grandi industriali, finanzieri, banchieri, ecc.) e alla oligarchia, ed è il titolo di uno dei grandi romanzi di Jack London.

Purtroppo resta di assoluta attualità anche oggi, visto il turbo liberismo e il capitalismo selvaggio che ancora predomina su tutto, d’altra parte è l’unica narrazione di società che ci siamo ridotti a fare alle giovani generazioni.

Pubblicato nel 1908 il Tallone Di Ferro è un romanzo di fantapolitica, una grande affresco antitotalitario, uno dei primi a trattare il tema delle distopie moderne, che qui racconta l’ascesa e la presa del potere di una oligarchia dittatoriale negli Stati Uniti.

La visione socialista di London si esprime in tutta la sua chiarezza nelle tesi e nei discorsi del protagonista Ernest Everhard, paladino dei diritti e delle ragioni dei meno fortunati, degli sfruttati, dei senza futuro.

Nei primi decenni del secolo scorso questo romanzo ebbe la funzione di libro guida circa il socialismo scientifico e dove non fu proibito ebbe una influenza davvero straordinaria, tra l’altro Che Guevara deve il suo nome di battesimo al protagonista del romanzo.

Inutile dire che è un libro che andrebbe letto.

Jack London il tallone di ferro - Feltrinelli

https://www.lafeltrinelli.it/tallone-di-ferro-libro-jack-london/e/9788807900334?queryId=0a9cc4d137b01fecdd7c9faf669b71ea

Descrizione

«L’orso ha detto che ci schiaccerà… E se schiacciassimo noi l’orso?»Pubblicato nel 1907, questo romanzo di Jack London rappresenta un esempio insuperato di “fantascienza verista”: impeccabile e profetico nella sua analisi sociale e politica ma, al contempo, senza freni nell’invenzione di una realtà distopica eppure sinistramente familiare. Testo di autentica chiaroveggenza sui destini della società capitalistica, “Il tallone di ferro” è uno dei più allucinati e veridici affreschi della società dominata dal profitto, dipinta nella sua durezza senza scampo, nella sua oppressione generalizzata, nei suoi impliciti e inevitabili sbocchi di violenza e massacro. Il profeta lucido e impavido dello scarto tra le speranze dell’umanità e le condizioni in cui gli uomini si trovano a vivere è Ernest Everhard, l’eroe, il combattente per la libertà (un personaggio memorabile cui Ernesto Che Guevara deve il nome di battesimo). Il racconto della sua vita e del suo pensiero è affidato al diario dell’amata Avis, figlia viziata di una ricca famiglia borghese che apre gli occhi, attraverso l’amore per Ernest, sull’intollerabile oppressione attuata dalla classe sociale cui appartiene, fino alle estreme conseguenze. Un feroce, visionario capolavoro. Prefazione di Goffredo Fofi.

Un gatto di nome Stanislao

29 Gen

Stanislao era uno dei randagi che gironzolavano qui intorno, negli ultimi anni finì per unirsi alla colonia dei nostri felini. Stanislao era un bellissimo gattone tigrato, capace di assoggettarsi al nostro Palmiro, il maschio a capo della colonia, senza troppi problemi.

Apparve qualche anno fa di notte, lo scorgemmo dapprima in cortile, quindi sulle scale dove gli lasciavamo sempre una ciotola di cibo e fu così che iniziò ad essere più o meno stanziale. Durante il giorno spariva, pensammo sin da subito avesse un’altra casa, un altro rifugio dove approdare, era infatti pasciuto, col pelo curato e appunto non troppo spaventato da due umani sconosciuti come noi, ma la sera tornava sempre qui. In principio ci riferivamo a lui chiamandolo Bigio, visto il colore del mantello.

Pian piano iniziò ad entrare con cautela in casa, rimanendo vicino alla porta d’ingresso e mangiando le leccornie che gli mettevamo a disposizione. Ci permise poi di accarezzarlo e da lì le cose divennero semplici: reciproca fiducia, reciproco amore.

Stanislao – Domus Saurea autunno 2021 – foto TT

Capì infatti che poteva fidarsi dei suoi due nuovi umani, tanto che finì per cercare di entrare in casa ad ogni occasione. Gli altri gatti lo accettarono senza troppi problemi, anche perché era leale e diventò inoltre un fiero alleato di Palmiro nella protezione dei territori. Arrivammo a chiamarlo Stanislao, senza un motivo particolare, fu un scelta immediata e naturale.

Con lui la colonia arrivò a 9 individui, i nostri sei (Palmiro, Raissa, Spaventina e Ragni + le due gattine Strichetto e Minnie che scelsero di accasarsi qui da noi anni addietro) e i tre randagi che qui trovarono rifugio (Ozzy, Rossignol e Stanny appunto).

Trovarmelo sul petto fu piuttosto naturale, Palmiro non si ingelosì più di tanto e Stanny amava sottolineare il legame che ci univa.

Stanislao (detto Stanny) – Domus Saurea agosto 2022 – foto TT

Ogni tanto spariva ma puntualmente ricompariva dopo pochi giorni, faceva parte della famiglia, lo aveva capito anche lui e sapeva che un pasto e un riparo sicuro qui per lui erano assicurati.

Stanislao – Domus Saurea 2022 – Foto Saura T

Da un po’ Stanny era sparito, ci eravamo preoccupati, da settembre dello scorso anno sfortunatamente una grande fetta delle campagne intorno alla Domus è stata riaperta alla caccia ed inoltre qui intorno vi sono sempre state volpi e donnole, per non parlare degli avvistamenti di lupi a poco più un chilometro. Speravo tuttavia che un gattone come lui, in forze e in piena salute, se la cavasse. Purtroppo non è stato così.

Stanislao - Domus Saurea 2022 - Foto Saura T

Stanislao – Domus Saurea 2022 – Foto Saura T

Nelle ultime settimane essendo sparito anche Ozzy (il randagio nero, malato da tempo, che avevamo con l’aiuto del veterinario e del cortisone rimesso a nuovo o quasi) eravamo attenti a scrutare l’orizzonte in cerca di dei nostri due gattoni scomparsi, ma dopo aver battuto le campagne qui intorno e chiesto a tutti i nostri vicini nell’arco di un km o due, ci eravamo quasi rassegnati. Certo, in noi albergava la speranza che entrambi fossero tornati da dove erano venuti, che magari avessero davvero una seconda casa.

Di Ozzy ancora nessuna traccia, ma purtroppo Stanny lo abbiamo trovato, morto. Su indicazione di una vicina che porta spesso in giro i suoi cani, lo abbiamo rinvenuto in fosso, morto da tempo, impallinato dai cacciatori in una parte del muso e su di un fianco.

Ora, che la caccia sia una attività umana senza senso è un dato di fatto, gente che va in giro ad ammazzare animali per divertimento non ce ne dovrebbe essere, e la legge che ancora lo permette è uno schifo, come uno schifo sono i cacciatori, quel “gruppo sociale di praticanti che hanno la propensione a ritenere l’atto di caccia come esercizio di una insopprimibile facoltà naturale dell’uomo.”

L’odio che provo per loro è viscerale, ed oggi questo sentimento è ancora più furente, io sono per l’antispecismo*, e so anche che non ci sono differenze tra una lepre e un gatto, ma sono umano, faccio quello che posso, e quello che hanno ammazzato era un mio gatto e dunque il dolore è più vicino a me ed è quindi straziante. Come ho già scritto su questo blog, bisognerebbe aprire la caccia ai cacciatori, uomini di melma che per il proprio diletto personale compiono una attività che giudico criminale.

E’ così dunque che se ne è andato il nostro bel gattone bigio, ovviamente lo abbiamo recuperato e ora è sepolto sotto ai frassini qui alla Domus.

Caro Stanny, grazie per essere passato da noi, per aver condiviso qualche anno di vita insieme, grazie per l’amore che hai saputo dare e ricevere e per averci fatto compagnia in questa vita che, come sai, non ha un cavolo di senso. Che l’ultima scintilla di materia che ti rappresenta possa volare sopra queste campagne che tanto hai amato e che erano e sono casa tua.

Addio Stanny, addio amico mio.

Stanislao - Domus Saurea 2022 - Foto Saura T

Stanislao – Domus Saurea 2022 – Foto Saura T

*Pensiero, movimento, atteggiamento che, in opposizione allo specismo, si oppone alla convinzione, ritenuta pregiudiziale, secondo cui la specie umana sarebbe superiore alle altre specie animali e sostiene che l’essere umano non può disporre della vita e della libertà di esseri appartenenti a un’altra specie