Ieri mattina mentre davo un’occhiata a facebook mi saltava all’occhio un post di MAX STEFANI, l’ex direttore del MUCCHIO SELVAGGIO ed ora co-direttore di SUONO. Max riporta le cifre di vendita dei giornali musicali italiani. Pur sapendo della durissima crisi che questo tipo di riviste (ma non solo) sta affrontando, mi sono sorpreso: i numeri sono davvero esigui. Trovando comunque la cosa interessante, contatto Max, ricevo l’ok alla pubblicazione, pubblico il post. Thank You, Mr Stevens.
Adesso che non sono più dentro le posso anche dire.
Di solito le cifre di vendita dei giornali sono tabù. Gli editori se le tengono ben segrete perchè di solito le raddoppiano o triplicano per trovare pubblicità, buoni rapporti con le case discografiche, tenere caldi i lettori etc. Che mi pare anche normale. Nel commercio lo fanno tutti…
Nel mio libro “Wild Thing” ho detto chiaramente quello che ha venduto il Mucchio nel corso del tempo, ma ecco le vendite attuali in edicola in tutto il territorio nazionale delle principali testate.
XL – 25/50mila – a seconda della tiratura che varia da 60mila a 130mila.
Rolling Stone – 20mila
Ultimo Buscadero – 7mila
Suono – 4mila
Mucchio – 4mila
Rumore – 4mila
Jam – 3600
Blow Up – 3200
Rockerilla – 1500
Stupiti? Così poche? Commenti?
Il Mio “Mucchio” negli anni ottanta arrivò anche a 30mila (3mila copie vendute solo a Milano), “Rockstar” addirittura a 80 e “2001” nella prima metà anni settanta addirittura intorno alle 100mila a settimana.
La cosa che più stupisce sono le vendite del Buscadero. Più del doppio di Blow Up! E qui bisogna fare i complimenti al proprietario Paolo Carù. Oltre a essere riuscito a far passare un bollettino come un giornale, guadagna da una parte e dall’altra. Il mensile tira il negozio e viceversa. E riesce anche a non pagare chi ci collabora, già appagato di avere la possibilità di scrivere su un giornale che esce in edicola. Chapeau. (Max Stefani 2013)
Colpisce che le due testate più vendute siano quelle in cui musica fa da corollario alla moda, al costume, alle più scontate “tendenze giovanili”, in un clima di appiattimento assoluto, andando perfettamente di pari passo con l’italico livellamento culturale verso il basso che ci accompagna da 30 anni. Ma più che resistere che tocca fà????
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Invece l’ottimo (per me) Jam parla solo di musica, vanta firme eccellenti – uno tra tutti, Claudio Todesco – ed infatti se lo filano in pochi. A mio modo di vedere è, banalmente, la conseguenza della massificazione dell’ascolto della musica attraverso il download digitale. Comunque meglio così, tutto sommato, quello che fa la massa bovina non è mai la cosa più saggia. Jam parla veramente poco di hard & heavy, ma così fa venire qualche curiosità per cose diverse, come l’ultimo album dei Baustelle o i Mumford & Sons (che stanno diventando un po’ come il prezzemolo, ne ha parlato bene anche Plant ma per il momento non mi esaltano).
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Jam piace molto pure a me , Claudio Todesco ha scritto degli articoli bellissimi e la rivista in generale mi sembra davvero ben fatta (secondo i miei gusti) .
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Compro il busca da sempre.
Aldo Pedron mi inviava quintali di fotocopie di zig zag ed altri giornali.
Venne anche a Bologna per vedere la collezione sui Beach Boys di
Giordano Nerattini, un mio amico.
Il Busca riesco ancora a leggerlo mentre le testate hard & heavy non le
reggo piu’.
Sul fatto che i collaboratori del buscadero non siano pagati, non mi
stupisco.
Ma quelli delle altre testate sono piu’ fortunati?
Ah, compro RARO! e RECORD COLLECTOR da decenni.
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Qualcuno sa i dati di vendita delle testate internazionali, Mojo, Uncut, Classic Rock…???
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Qualche anno fa CLASSIC ROCK UK era sulle 35000 copie…
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Più delle vendite delle suddette testate. stupisce il fatto che in Italia ci siano tutti ‘sti giornali di musica, quelli elencati più alcuni che non appaiono nella lista (Classix, i Metallari). Negli USA ne escono meno, Rolling Stone, Spin (che mi pare abbia chiuso), più quelle specializzate per chitarristi, bassisti, batteristi eccetera.
9 (!!!) riviste più o meno specializzate, con il fanalino di coda Rockerilla che comunque vende più copie di qualsiasi disco recensito sulle sue pagine, in un paese come l’Italia sono una follia. Immagino che la bazza abbia a che fare con i finanziamenti all’editoria (immagino, non sono del ramo, non si offenda nessuno).
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Per me sfogliare un giornale specializzato italiano ( fatta qualche eccezione )
é diventato difficile.
Preferisco libri sul rock che mi riportano ai bei tempi e, bene o male. mi
fanno capire quello che mi sono perso abitando in italia ovvero alla periferia
del rock (anche se poi non mi posso lamentare).
Frequentando feltrinelli ne vedo uscire tantissimi .
Recentemente ho comprato trampled underfoot , get the led out,
the oral history , celebration day encyclopedia, in the houses of the holy e
ne attendo altri 2 ( di cui 1 sui cream ) e non dite che sono monotematico..
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non conoscevo il giornale ma questo articolo mi ha incuriosito molto
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lascio il link di un’intervista a Paolo Carù dell’aprile 2012 dove parla di ” vendite su scala nazionale, a seconda dei mesi, dalle 18000 alle 22000 copie…..chi dice il vero?
http://www.varese7press.it/45794/musica/paolo-caru-una-vita-spesa-nel-nome-della-buona-musica-sabato-festa-per-il-record-store-day
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Ci tenevo a segnalare una rivista italiana di musica rock datata Novembre 1989
che ho trovato in un mercatino dell’usato.
Sound & vision è il nome della rivista.
In copertina gli Eurythmics.
Ancora sigillata, sul retro un EP con tanto di copertina.
FREE LIVE EP LED ZEPPELIN annuncia il frontespizio del giornale.
La foto dell’EP ritrae gli zeppelin nel 1969 appoggiati sul cofano di una
rolls royce.
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