Avevo pensato di soprassedere e di non parlare di questo inutile disco live, non volevo passare sempre per quello che bastona le uscite degli Whitesnake, ma poi mi son detto: è il mio blog, gli Whitesnake sono stati un gruppo che ho amato molto, non devo farmi condizionare da un paio di commenti un po’ acidi nei miei confronti, commenti ricevuti in passato quando ho recensito uno degli ultimi due (bruttissimi ) album da studio del gruppo di Coverdale.
Io capisco che per questi grandi gruppi di seconda fascia del passato ormai non rimanga che fare concerti, di album da studio ormai nessuno sente più l’esigenza, difficilmente si riesce a pubblicare qualcosa che valga la pena di esser ascoltato, e in ogni caso le vendite sarebbero scarsissime. E allora ecco l’ennesimo tour e l’ennesima testimonianza su cd e in bluray.
Capisco anche il problema che ha gente come David Coverdale… ne ho discusso in passato con Picca: se anche per ipotesi ci si rendesse conto che a sessantanni e più forse varrebbe la pena smussare certe asperità metal e un po’ cafonesche, evitare i registri alti, confezionare con più eleganza e intelligenza i successi del passato, magari riportando a galla lo spirito musicale originario del gruppo , non è detto che il pubblico accetterebbe tutto ciò. Il ventenne, il trentenne di oggi che va ad un concerto degli WHITESNAKE, ha negli occhi la versione MTV del gruppo, il Coverdale biondo, i chitarristi funamboli, il metal tout court che ammanta pezzi veloci, ballad e il blues based hard rock dei primi anni.
Lo capisco, ma non lo condivido. In formazione non c’è un musicista personale, un anima che riesca ad emozionare, sono tutti bravi session men metal che eseguono le loro parti senza errori ma che non dicono nulla. Il niente assoluto. Il sound dell’album poi mi pare piuttosto lofi. C’è lo spazio per la “Resa dei conti della sei corde” e per l’assolo di batteria… cose così anacronistiche da essere imbarazzanti. Magari se ti chiami EDDIE VAN HALEN un certo senso questi spazi possono ancora averlo, ma gli assoli di Doug Aldrich e Reb Beach e del batterista (insopportabile) Briian Tichy dovrebbero esserci risparmiati.
La voce di Coverdale sembra essere andata in modo definitivo. Quando cerca l’acuto il risultato è assai triste, nelle parti lente tipo gli inizi di LOVE AIN’T NO STRANGER e FOREVERMORE il timbro riesce ancora a dare qualche brivido, ma si capisce che è una voce più fragile e debole. Un vero peccato. La scaletta non è nulla di particolarmente eccitante, su 12 pezzi solo sei classici, suonati in modo ridondante, poi due assoli e quattro pezzi più recenti per nulla convincenti. Coverdale ce la sta mettendo tutta per spezzarmi il cuore.
PS: come se non bastasse tutto questo, il bonus disc audio contiene il soundcheck del tour giapponese del 2011. Il soundcheck? Siamo così mal ridotti che adesso ci mettiamo a pubblicare i soundcheck su uscite ufficiali! Mamma mia. E poi vogliono farmi credere che il rock non è morto.
Avevo un decimo di idea di comprarlo, ma ora è sfumato anche quello.
Sono perfettamente d’accordo: inutili questi Whitesnake da baraccone!
Preferisco mille volte ciò che sto ascoltando in questo preciso momento: Fish live in Milwaukee Shank Hall 14 august 1997 (bootleg registrato alla grande).
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Non sono un profondo conoscitore dei Whitesnake, ma il bello di
questo blog è che ti fa venire voglia di riascoltare musica che non
ascoltavi da decenni.
Mentre scrivo ho messo nel lettore best of whitesnake e devo dire
che molte canzoni mi giungono quasi nuove alle orecchie.
In effetti ne conosco poche.
Sono sincero : ho dedicato loro attenzione quando lessi di plant
che derideva coverdale.
Erano i tempi di STILL OF THE NIGHT.
Io ascoltando il best da profano rivaluto il COVERDALE-PAGE
di molto.
Un disco non riuscito al 100% ma molto piu’ raffinato della media
whitesnake.
Ripeto di non conoscerli molto per cui i seguaci di coverdale non
se la prendano.
Lui, bravo cantante, e page, potevano sfruttare meglio la grande
occasione, ma ripeto il loro disco omonimo non sfigura dinnanzi
alle canzoni dei whitesnake, anzi…..
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Salve…in effetti l’impressione è che Mr Coverdale stia davvero raschiando disperatamente il fondo del barile, tesi avvalorata dalla notizia dell’imminente pubblicazione di un altro live a luglio! Li ho adorati negli anni 80 e tutto sommato non mi sono dispiaciuti “Good to be bad” e soprattutto “Forevermore”, ma questo “Made in Japan” (potevano almeno specarsi a trovare un altro titolo..) è veramente inutile. Non avrebbe più senso rimettere su la vecchia formazione 70-80 con Micky Moody e Bernie Mardsen alle chitarre (anche se senza il povero John Lord)?…Intanto mi vado a riascoltare “Live in the heart of the city”..altri tempi cari miei!
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