Settimana scorsa: in giro per lavoro circumnavigo il distretto ceramico, lambisco Maranello e nel farlo decido di fermarmi all’edicola BONFATTI; Marchino non appena mi vede mi lancia un’occhiata complice, ci unisce una certa passione politica, passione per il calcio (ma lui è un “cugino”) e tutto sommato anche per la musica. Prendo il nuovo numero di PROG con in copertina CLOSE TO EDGE per la groupie, la passione che ha per gli YES oramai ha raggiunto livelli inimmaginabili…
…avendo deciso di fare la raccolta degli album di FRANCESCO GUCCINI che sta pubblicando il Corriere Della Sera, ritiro anche gli ultimi due cd usciti (sì, lo so, è tutta roba che già avevo, ma vuoi mettere le versioni digipack con annesso cofanetto?).
Marchino infine mi passa, con fare carbonaro, anche un volantino di PIPPO CIVATI, le primarie del PD sono alle porte e mi vuole esortare a fare il mio dovere. Mi infiammo subito, sono un sostenitore convinto di PIPPO CIVATI, un volto e una testa nuova per una sinistra moderna.
Marchino ciangotta sottovoce “..tanto ormai siamo abituati a perdere”; non voglio avere un’aria rassegnata, ma so che probabilmente ha ragione e dunque aggiungo “Guarda, io l’unica volta che ho vinto è stato l’otto gennaio del ’59 quando FIDEL è entrato all’Havana”…
Certo, non ero ancora nato, ma la Rivoluzione Cubana è una faccenda che porto nel cuore ed è come se vi avessi partecipato anche io (sebbene mi sarebbe piaciuto vedermi nella Sierra Maestra dire “Senti Che, oggi non posso venire a fare la rivoluzione, ho la dispepsia funzionale che mi da da fare, me ne sto qui quieto nella capanna.”)
Esco dall’edicola col petto gonfio dichiarando “Civati o muerte!”. Civati o muerte…mah, povero Tim Tirelli.
I risultati delle primarie poi confermano la tendenza di questi ultimi anni, la sinistra che si scolora, e il fatto che moriremo democristiani.
In questo dicembre di prima mattina mi ritrovo spesso a Mutina, Brian ha iniziato un percorso che ha a che fare con le coagulopatie (ci mancava pure questa), e ad intervalli regolari devo portarlo a fare dei prelievi del sangue. Parto alle 6 dal posto in riva al mondo, verso le 6,45 sono da Brian, lo lavo, lo preparo e, insieme a mia sorella, alle 7 siamo già in macchina. Occorre essere in due per la gestione in esterna di Brian. Benché non sia il massimo fare certe levatacce, respirare il risveglio della città mi piace un sacco…
Sbrigata la faccenda prelievo, il trio Tirelli si ritrova a far colazione insieme al City Bar…Brian è in estasi, in giro con suoi due figli…non gli sembra vero.
Il resto delle mattine, prima di partire, mi fermo ad ammirare la tundra gelata intorno alla domus saurea…
E’ dicembre, il mese che più di ogni altro mi colpisce l’animo, così mi accorgo che sono più meditabondo del solito. Mentre la sera me ne torno verso Borgo Massenzio, scorro la Emily Road.
Nel car stereo improbabili ballate degli UFO con Vinnie Moore…
…romanticume da suo soldi di ROD STEWART…
Attraverso Herberia, mi guardo in giro…le grandi e brutte vetrata di bazar cinesi dove si vende tutto quello che è inutile, l’anziano che attraversa la strada chiuso in un lungo paletò e in un cappello con i lembi paraorecchie, il negozio di abbigliamento aperto da poco in cui – tutte le volte che ci passo davanti – non c’è mai nessuno, il distributore di benzina con a fianco un’ampia area buia che da l’effetto Sarajevo durante la guerra, gli sghembi addobbi natalizi fatti da gente senza il minimo gusto estetico. Quando la Via Emilia si versa sulla tangenziale, perdo la cognizione del tempo, i fari delle macchine che incontro diventano una sorta di tunnel temporale che mi trasporta in altre dimensioni ed è allora che è il momento dei PINK FLOYD…
Soliti sabati e solite domeniche a far da badante a Brian. Si aggrappa a me, mi tiene la mano, non vuole scivolare via; lo stadio “demenza grave” gli fa un baffo…non sa quanto resisterà prima di cadere nell’oblio, ma per il momento si regge con una tenacia insperata a quei due o tre appigli che lo tengono ancora appeso all’albero della vita. Quanta tenerezza mi fa il vecchio Brian.
Arrivo all’appuntamento con la spesa alla coop del sabato trafelato, in ritardo, cotto. Nonostante questo mi perdo come un fanciullo nell’iconografia natalizia…sospiro ammirando una sorta di mock up di fantasie legate alle festività a cui stiamo andando incontro…
…come un cinno di dieci anni mi faccio sorprendere dalla groupie mentre valuto l’acquisto di dolciumi disneyani…
…la groupie mi scatta una foto, la voglio vedere…sembro uno stuchino…che razza di uomo di blues che sono, perso nelle mie paturnie natalizie a far la spesa alla Coop…mo zio can an s’è mai vest ROBERT PLANT andèr a fer la spesa al supermerchèe…ops…
Scuoto la testa, sopraffatto dai miei blues perenni ed instancabili, sono senza forze…ore 15,30 e devo ancora pranzare…per fortuna che la groupie come sempre è in forma e ready to rock…
Cerco di ripararmi dal freddo intenso di questi giorni ascoltando i TEN YEARS AFTER. La nebbia che da giorni ingoia la pianura fa sì che la percezione del freddo sia maggiore rispetto alla reale temperatura che scende appena sotto lo zero. Il blues rock del gruppo riesce nell’intento…
Periodo denso di prove da superare; le percentuali che alcune di essere possano risolversi in maniera positiva sono esigue, tipo 4/5%, eppure sebbene sia razionale, realista e non mi aspetti nulla, devo fare i conti col fatto che nell’essere umano la speranza prende sempre il sopravvento. Puoi essere pessimista, rassegnato al peggio, freddo e distaccato, ma in fondo confidi sempre che il nulla cosmico onnipotente te la mandi buona. E quando ti accorgi che non è così, aggiungi un altro fardello al peso che già devi portare in giro.
Così mi infilo nelle nebbie e medito sul da farsi…
Un cambiamento mi farebbe bene, lo dice anche ETTA JAMES…
…cambiare vita, lavoro, città, chitarra, orizzonti…ma è difficile quando senti che ti hanno riempito il serbatoio di musica leggera e non di blues nero e feroce…la blues mobile del tuo animo sbuffa, borbotta, viaggia a rilento, con le 4 frecce accese, certo è ancora in moto ma dovrai fermarti in officina. Non mi do per vinto, sono tenace.. esile come un giunco ma forte come una quercia…è così che mi descrisse qualcuno in una delle più belle estati della mia vita, quella del 1981, a Brez, dopo la maturità, insieme a Biccio, Pigi, Gheri e tutti gli altri…raccolgo i pezzi, mi fermo in stazione e acquisto un altro biglietto…dopotutto l’importante è viaggiare e non restare fermo…
Why can’t it stay like this forever?
Why does it always have to change?
Everytime you think you’ve paid the price,
Seems you’ve always got to pay it twice.
Everytime you think you’re near the end,
You turn around and find another ticket.
Oh my love, time is running out.
Oh my love, time is running out.
Why must we wait until tomorrow,
When we already know the score?
Everytime you think you’ve paid the price,
Seems you’ve always got to pay it twice.
Everytime you think you’ve got it made,
Seems you’re only lying in the shade.
Everytime you think you’ve run the course,
Seems you’ve got to ride another horse.
Everytime you think you’re near the end,
You turn around and find another ticket.
Io sto arrivando a detestare sempre più le festività natalizie , mi mettono addosso una certa malinconia che già normalmente non mi manca , quindi ne farei davvero a meno …
Tim , dato che hai tirato in ballo Green Is The Colour , mi permetto di segnalare una bellissima versione del pezzo da un altrettanto bellissimo bootleg (che qualcuno di voi avrà sicuramente già ascoltato) tratto da due concerti registrati per la BBC (16/9/70 e 3/10/71) e pubblicato su doppio CD con il titolo ATOM HEART MOTHER goes on the road .
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mi correggo (16/07/70 – 30/09/71) .
Ovviamente sono d’accordo con Baccio !
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Eh NO caro Tim, non sono d’accordo.
Tu invece vinci ogni giorno:
quando Ti prendi cura di Tuo padre,
quando stabilisci un contatto profondo con lui,
quando trasmetti la Tua sensibilità a noi che leggiamo il Tuo blog,
quando compri Prog alla Tua Girl, ecc. ecc.
P.S. fantastica la foto di Robert Plant!
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Concordo, la foto di Robert Plant al supermarket e queste considerazioni su nebbia e blues nobilitano, facendole sembrare più rock, le nostre normali esistenze. Buon weekend!
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