Noi italiani l’abbiamo conosciuta soprattutto con il film di Tarantino, dove lei era l’indimenticabile Jackie Brown. Ma qui in America e’ un icona pop, una star a tutti gli effetti, stiamo parlando di lei, the one and only Pam Grier!
Protagonista assoluta di tantissimi film anni ’70, quelli della cosiddetta Blaxploitation, in cui musica soul, vita di strada, azione, sesso e violenza erano gli ingredienti della miscela esplosiva, Pam Grier e’ arrivata a Detroit, sua casa spirituale, per una retrospettiva di tre giorni. L’abbiamo incontrata sabato pomeriggio al Redford Theater, prima e dopo la proiezione di Foxy Brown (1974) forse il suo film piu’ famoso da queste parti. Il pubblico era quello delle grandi occasioni, diviso equamente fra afroamericani e bianchi di varie provenienze, con personaggi di ogni tipo. Dalle facce note del giro rock, agli intellettuali cinefili ma anche da intere famiglie dei ghetti, e del sottoproletariato bianco che qui molto gentilmente chiamano “white trash”.
Fila per gli autografi, magliette, un po’ di merchandising ma niente di che, nulla che faccia pensare alla star commerciale. Pam ancora bella nei suoi sessanta e passa anni, si e’ raccontata a viso aperto. Ha parlato di come fosse ancora piu’ difficile di oggi, per una ragazza nera crescere nel gigantesco ghetto degli Stati Uniti d’America. Ci ha detto di come nel suo vicinato non arrivasse nemmeno l’ambulanza, cosi che il medico locale si faceva aiutare dalla madre di Pam, in cucina, per suture e prime cure d’emergenza. Della forte discriminazione razziale e poi, all’interno delle stesse comunita’, del sessismo soffocante. Per cui una ragazza, specie se afroamericana, non contava praticamente nulla senza un uomo accanto. Contro tutto questo lei ha duramente lottato, sempre, prima nella sua famiglia, nel suo vicinato e poi nel suo ruolo di attrice. “Ho portato la mia voce politica che parlava di sessualita’, liberta’ ed uguaglianza”, senza compromessi, essendo sempre se stessa. “Mai usato una stunt nei miei film, mai accettato censure e compromessi, quella che portavo sullo schermo era una rappresentazione di quella che ero e delle donne con cui avevo passato i miei anni”. Esperta di Karate e Kung Fu, padrona al cento per cento della sua esplosiva carica erotica, la sua figura pubblica ha rappresentato un forte momento di rottura degli schemi, di impatto culturale, ben oltre le sue aspettative. E’ diventata una star, ma e’ rimasta sempre con i piedi e tutto il notevole resto ben piantati per terra, anche dopo essere stata portata da Tarantino in giro per il mondo. E’ stato un piacere incontrarla, e vederla muoversi completamente a suo agio fra la gente di Detroit, che quando la vede sullo schermo spaccare teste, saltare fra le pallottole, e sedurre con la sua bellezza, ancora non si trattiene e si mettono tutti a fare il tifo, a fischiare e chiamarla per nome. Spettacolo nello spettacolo.
Prima di andare via la salutiamo, e forse conscia di essere amata dai rocker della motorcity ci ha raccontato una piccola storia.
Una volta era a Los Angeles e il produttore del suo film stava andando al Trobadour con altri personaggi famosi fra cui John Lennon. Le chiese di andare, ma lei in un primo momento rifiuto’, non sentendosi a suo agio in una compagnia esclusivamente maschile. Ma lui insisteva, e poi…insomma, si ritrova al tavolo con Lennon in piena crisi matrimoniale con Yoko. Lui conosce a memoria tutti i suoi film, e lei lo consola fra un bicchiere e l’altro, dicendogli che forse e’ il caso di tornare da Yoko a NYC. A un certo punto Pam si mette a cantare qualche parola di “can’t stand the rain” e John si unisce a lei, cosi che in pochi minuti tutto il locale ammutolisce e si mette a sentire Lennon che canta…Arriva pero’ il momento del gruppo che quella sera doveva suonare nel locale, e faticosamente si cerca di spostare l’attenzione della gente verso il palco. Loro se ne stanno buoni per un po’, ma poi complice anche il tasso alcolico, John le dice “hey Pam questi sono fottutamente noiosi!” E si rimette a cantare “can’t stand the rain” questa volta coinvolgendo tutto il pubblico presente…finche’ la situazione diventa del tutto fuori controllo, arriva la polizia e si porta via Lennon, Pam e qualche altro loro amico. “La mia cena con John e’ finita alla stazione di polizia di L.A. lo dicevo io che era meglio se non uscivo che sarei finita nei guai!”
Andiamo via, mentre lei si sposta nel ristorante di fianco al cinema per una cena con tutti i fan che vogliono seguirla.
Come dice il film “Foxy, you are a whole lotta of a woman!”
Paolo Barone ©2014
La foto che apre il servizio la dice lunga.
Confesso di non conoscerla.
Ma conosco molti film di RUSS MEYER che in fatto di donne
con grosse tette non é secondo a nessuno.
FASTER PUSSYCAT! KILL! KILL!, Lorna , Vixen , Supervixen,
MOTORPSYCO!, Mudhoney sono film in bianco e nero dei sixties
Li ho scoperti una diecina di anni fa.
Meyer ha influenzato registi come Tarantino e la cultura rock.
Infatti molte bands hanno preso il nome da sue opere.
Sono film un po’ malati, con molto sesso ( per l’epoca in cui uscirono).
Mostrano una visione dell’America molto lontana da Hollywood.
C’é violenza, sadismo e richiamo al nazismo ( il padre era
tedesco ) non come celebrazione ma come sintomo di perversione.
Lorna, per chi non l’avesse visto, é un bel film ispirato a RISO AMARO
ma in chiave sessuale spinta ( per gli anni sessanta).
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I film di Russ Meyer sono (oltre che irresistibili!) secondo me parte integrante della cultura Poprock mondiale. Così come ritengo l’opera di Leone-Morricone forse il contributo italiano più importante dato alla storia del Poprock nel secolo appena passato.
Russ Meyer, Grier, Leone, Goblin, Antonioni Blow Up…Quante connessioni, quanto rock nel cinema 60/70 e quanto cinema nel rock…Se ne potrebbe parlare a lungo…
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