The blue gardener

28 Apr

Settimana scorsa, san Giorgio, patrono di Stonecity. L’ufficio è chiuso, io sono a casa da solo, Brian è in qualche modo coperto. Invece di dormire, trastullarmi con musica, chitarre e blog, vado con la Lucy da Mazzini, azienda di floricoltura, vivaismo, giardinaggio di Gavasseto. La Lucy è la madre della groupie, ed è una 73enne d’assalto. Figlia dell’Emilia rossa, la Lucy è una donna concreta, senza fronzoli, dai contorni dell’animo spartani. La Lucy è anche instancabile, inarrestabile, immarcescibile. Una volta prese le misure, la compagnia della Lucy è molto piacevole: sincera, senza tanti filtri, con un vocabolario del dialetto emiliano illuminante. Starei ad ascoltarla ore quando parla snocciolando vocaboli che io nemmeno conosco.

Gavasseto è nel buco del culo dell’Emilia profonda, così mi aspettavo il solito vivaio di campagna, invece trattasi di struttura grandissima, modernissima, fornitissima. Rimango basito; diversi capannoni a mo’ di serra, parte esterna assai estesa piena di piante di ogni tipo, ampio parcheggio sul davanti, organizzazione scandinava. Spettacolo.

Mazzini, Gavasseto (RE)

Mazzini, Gavasseto (RE) (Foto di TT)

Da ragazzo davo una mano a mia madre nel coltivare i fiori da giardino, mi deve essere rimasto una sorta se non di pollice, almeno di mignolo verde, perché ad inizio primavera mi piace occuparmi del flower power della domus saurea. Anche la Lucy è un’amante di fiore e piante, così credo le faccia piacere vedere che l’uomo di blues che sta con sua figlia sia un po’ appassionato alla cosa. Insieme giriamo nelle grandi serre, vorremmo comprare tutto, ma dobbiamo limitarci. Scegliamo gerani parigini, surfinie e altre piantine colorate, qualcosa per l’orto e una piccola pianta di duroni. La Lucy di solito è una decisionista senza tanti complessi, ma vedo che mi chiede quali piante e quali colori preferisco, io faccio in modo che decida lei pur indirizzandola verso le mie scelte… equilibrio perfetto. Incontriamo diverse persone che la Lucy conosce, dialetto stretto, convenevoli decisi e mai stucchevoli.

Mentre torniamo, uscendo da Gavasseto diamo un’occhiata ai due grossi nidi di cicogne che ormai da tempo sono stanziali in quei posti; da uno dei due nidi spuntano i piccoli, la Lucy si emoziona, e io con lei.

Di ritorno in Lenin road a Gavassae, la Lucy m’impone di restare a pranzo da lei. Tortelloni di zucca, affettato, lambrusco. Well, this is my homeland, baby. Il primo pomeriggio siamo nel posto in riva al mondo a sistemare i fiori. Io faccio da assistenye/manovale, la Lucy dirige. Gerani e surfinie nel vasi del balcone, gli altri fiorellini colorati nei vasconi del cortile, la pianta nei campi.

Gerani e surfinie on domus saurea's open balcony (foto di TT)

Gerani e surfinie on domus saurea’s open balcony (foto di TT)

 

Flowers on Domus Saurea's courtyard (foto di TT)

Flowers on Domus Saurea’s courtyard (foto di TT)

 

Verso le 16 sono distrutto, Lucy invece è ancora fresca come una rosa. Faccio per buttarmi sotto la doccia agognando il meritato riposo quando mi chiama la groupie “la macchina è pronta per il ritiro”. Sono più di tre mesi che abbiamo ordinato la nuova macchina della groupie, finalmente ora è pronta: bisogna correre a prenderla. La vecchia Clio le è durata per sedici anni con più di 300.000 km, la groupie non ha esitato quando le è toccato decidere che macchina prendere: la nuova Clio. Devo dire che in effetti il nuovo modello è proprio bello, ma la groupie è anche la speedqueen, non è certo tipa da prendere una macchina da figa, perciò ha scelto il modello con la personalizzazione sportiva, così…tanto per non dare nell’occhio…

La groupie e la Clio modello Barry Sheene (foto di Tim)

La groupie e la Clio modello Barry Sheene (foto di Tim)

 

Non c’è niente da fare, la groupie è una Racing Girl…

Una volta ritirata la freccia gialla della bassa, ci fermiamo un momento in Lenin road, la Lucy è lì che vanga. Che donna la Lucy, una vera iron woman…

Iron-Woman

La Lucy.

La sera festeggiamo l’arrivo della Clio in una piccola pizzeria di Gavassae,  “da Gianni”. C’è una famigliola dietro di noi. Lui in infradito, pantalone corto, maglietta, stuzzicadenti in bocca; lei scarpe con suola alta di mille colori. La figlia rompicoglioni che corre tra i tavoli. Lui e la moglie non si dicono una parola. Facce annoiate, esistenze trascinate, anzi sciabattate in giro.

Mi torna in mente la coppia di tre giorni prima al cinegiappo Nuova Hong Kong di Regium Lepidi. Lui reggiano di 65 anni lei ukraina (o giù di lì) di 55. Parlano di aceto balsamico. Lui tutto orgoglioso di questa specialità della nostra terra, lei che lo smonta dicendo che proprio a lei non piace. Lo fa quasi in tono di sfida, in un buon italiano con le vocali chiuse e aspre tipiche di chi viene dalle terre ad est. Lui, filosoficamente, conclude con un prosaico ma dolce ” Ah beh, se non ti piace, fa poi lo stesso”. Lei  si alza per fare un altro giro al buffet, lui in tono scherzoso le dice “non mi lasciare”, lei gli lancia uno sguardo severo ma non scevro di un certo affetto. Che storie che mette in scena il melting pot.

Leggo che a MICHAEL SCHENKER non dispicerebbe tornare a collaborare con GRAHAM BONNETT, beh, non dispiacerebbe nemmeno a me. Tutta roba per il boulevard nostalgia naturalmente, ma non è che sia tanto di meglio in giro. Ne discuto su facebook con Marco P., Alex,  Mixi e addirittura con Polbi. Così, questo sabato di prima mattina mentre vado da Brian mi sparo ASSAULT ATTACK…

… Too hot the sand too deep the oceans
It’s just surviving whatever the cost …

Poco dopo le otto sono al Conad del centro commerciale NewTower; alla cassa un donna sui 65 parla del figlio e della di lui moglie, di come è contenta ad averli a pranzo spesso e di come il figlio sia proprio bravo. Si vede che di solito non ha con chi parlare perché si dilunga in particolari di nessuna importanza e in breve diventa un fiume di parole inutili. Esco dal Conad pensando che l’umanità non ha futuro.

Da Chen il cinese con Brian. Due svedesi e due caffé macchiati. Nel tavolo vicino, una coppia con bimbo piccolo. Lei gioca a fare la mamma in modo che tutti se ne accorgano…redarguisce affettuosamento suo figlio, rompe continuamente le scatole al marito il quale deve alzarsi per prendere un fazzolettino, una bottiglietta di acqua fuori frigo, un bicchiere, un gnocchino non troppo caldo, cristo e la madonna. Insopportabile.

Ci si mette poi l’africano in cerca di qualche spicciolo che viene a stringere la mano a Brian e gli dice “ciao papa”.

Usciamo; edicola…La Repubblica e KEN PARKER n.2.

Pranzo per Brian; gli preparo fette di tacchino con salsa tartara, affettato, formaggio, omogeneizzato, frutta, yougurt. Una sgambata in balcone  e poi lo metto a colorare un disegno.

Verso la mezza  ritorno a Borgo0 Massenzio e  mi ascolto i CACTUS.

La sera l’Inter pareggia zero a zero col Napoli.

 Domenica mattina di nuovo diretto da Brian mi ascolto i MOTT THE HOOPLE e THE FREEWHEELIN’ di BOB DYLAN. Di nuovo colazione con Brian da Chen il cinese. Edicola di viale Ciro Menotti: l’edicolante sta tenendo un comizio. Una signora prigioniera dello sproloquio non sa se ridere, piangere, accondiscendere o dissentire. Lui è uno di quelli sicuri di avere la soluzione a tutto, ad esempio per il recupero di vecchi edifici come quelli delle Ex Fonderie. Dà addosso al comune, si lascia scappare qualche parolaccia per dare enfasi al discorso. Mostro la mia insofferenza, non voglio sprecare nemmeno un minuto ad ascoltare quel tipo di fregnacce, mi inserisco stizzito:  “Gazzetta dello Sport e Repubblica”. Esco scuotendo la testa, l’umanità non ha scampo.

Lunga la domenica con Brian. Scambio qualche email con Giancarlo Trombetti e Max Stefani, mi dissolvo nel tablet, leggo MAN ON THE RUN, libro in inglese sul PAUL MCCARTNEY degli anni settanta regalatomi da Riff, faccio colorare a Brian qualche disegno, guardo un vecchio film con CARY GRANT e INGRID BERGMAN su Rai Movie.

Sera, in macchina domus saurea bound. La severa poetica di DYLAN mi colpisce proprio come la dura pioggia che sta cadendo, meglio virare su qualcosa d’altro: CAPTAIN FANTASTIC di ELTON JOHN. Da alcune settimane ho scoperto che quando devo pettinarmi l’animo, i primi dischi di ELTON sono perfetti. Il savoir faire musicale di quegli album è davvero incantevole…

I held a dandelion
That said the time had come
To leave upon the wind
Not to return
When summer burned the earth again

Mentre attraverso il viola profondo della sera che va formandosi, penso che domani inizierà un’altra settimana, senza troppi ardori, colori e certamente piena di dolori, quelli dell’animo. Penso al fatto che non riesco a produrre una vita soddisfacente, che sono stanco di camminare all’ombra del blues, che se avessi la forza il coraggio invertirei la rotta, punterei la prua verso un nuovo inizio, un nuovo sole che sorge, un nuovo orizzonte…ma il padre dei quattro venti più che un padre è un patrigno, quello che soffia nelle mie vele non è il maestrale, ma un venticello che non mi sposta nemmeno dalla costa, e così, meditabondo, rimango sulla riva della vita a contemplare un mare che non riuscirò mai ad attraversare e a navigare…

Hey, I ain’t never coming 
Home 
Hey, I’ll just wander my 
Own road 
Hey, I can’t meet you here tomorrow 
Say goodbye don’t follow 
Misery so hollow 

Hey you, you’re livin’ 
Life full throttle 
Hey you, pass me down that 
Bottle, yeah 
Hey you, you can’t shake 
Me round now 
I get so lost and don’t 
Know how
And it hurts to care, so I won’t now 

Forgot my woman, lost my 
Friends 
Things I’d done and where 
I’ve been 
Sleep in sweat the mirrors 
Cold 
See my face it’s growin’ 
Old 
Scared to death no reason 
Why 
Do whatever to get me by 
Think about the things I 
Said 
Read the page it’s cold 
And dead 

Take me home 
Yeah, take me home 
Take me home 
Take me home, yeah 
Take me home 

Say goodbye, don’t follow

6 Risposte a “The blue gardener”

  1. lucatod 28/04/2014 a 19:51 #

    A proposito di rock e giardinaggio , mi viene in mente George Harrison che ne era piuttosto appassionato .

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  2. alexdoc 04/05/2014 a 23:57 #

    Gli Alice In Chains sono per me una sorpresa, non sapevo che ti piacessero. A me non tutto quel che han fatto, ma quel pezzo appartiene alle loro cose migliori.

    Mi sembra di ricordare che ci fosse anche un altro su Facebook a parlare del MSG, chissà chi era… ;)

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    • timtirelli 05/05/2014 a 17:01 #

      Già, eri tu. una svista. Corretto:-)
      Sugli AIC la penso come te, e DON’T FOLLOW è il loro pezzo migliore.

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  3. bodhran 05/05/2014 a 09:23 #

    Anche secondo me l’EP Jar of Flies è tra le cose più belle sfornate dagli Alice in Chains. Meno bello l’EP del ’92, SAP, che comunque non era malaccio, e in cui si può ascoltare la voce di Ann Wilson in un paio di brani..

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    • Sara Crewe 09/05/2014 a 09:42 #

      Anche per me è una sorpresa questo brano di AIC nel tuo blog… io li ho amati molto. Quanto all’umanità che non ha scampo, sono d’accordo. C’è un sacco do gente che vive nella noia, nel nulla, e nella noia e nel nulla alleva i propri figli. Come possono pensare di avere un futuro, se non cercano nemmeno di farsi una vita?

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  4. mikebravo 09/05/2014 a 14:22 #

    D’accordo. E’ un brutto mondo. C’é gente che vive nella noia e nel nulla.
    Il discorso dei figli. Quando mi rapporto con loro cerco di ricordare quello
    che mio padre faceva per me e quello che lui rappresentava per me.
    Cerco di trasmettere sicurezza ed ottimismo perché il loro futuro é anche
    il mio futuro, in un certo senso.
    E cerco di parlare con loro e mi sforzo molto di farlo perché da giovane
    non parlavo molto con mio padre ed ora avrei tante cose da dirgli.
    Ho tanti amici/e che non hanno figli o non li hanno voluti o non hanno
    potuto averli.
    Tendezialmente li vedo in buona percentuale sentirsi al centro del mondo,
    fondamentalmente egoisti.
    Potrebbero adottare un bimbo o un cane o un gattino.
    Non sanno l’amore che si perdono.
    Perché l’amore che dai é quello che ricevi, o no?
    Stamattina in macchina ascoltavo rory gallagher e spiegavo a mia figlia
    che al festival blues 1984 me lo sono perso ( era dopo jimmy ) e sono
    stato uno vero stupido perché rory era un grandissimo.

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