Questo cofanetto me lo sono ascoltato tutto d’un fiato, un cd via l’altro, godendo di questa musica sopraffina e beandomi nell’ascoltare il magico salmodiare, al contempo tenebroso e solare, dei CSNY e del loro Rock contenutistico. Essendo un casual fan ho chiesto a Picca, gran fan e conoscitore del gruppo, di scrivere una considerazione su questo nuovo box set. Venti minuti dopo il Pike boy mi manda le sue impressioni che riporto qui sotto. Un Piccagliani lucido, dritto al punto, a tratti cinico, ma come spesso capita, irresistibile.

Non posso competere con lui in quanto a conoscenza di CSNY, ma un commento posso azzardarlo anche io. A me il cofanetto piace, parecchio; al di là dello splendido booklet mi piace il concept in sè: i CSNY ripresi con onestà nel 1974 in piena fase orizzonti perduti. Esecuzioni un po’ sghembe, sbavature, l’innaturale mood dei concerti da stadio, ma anche personaggi di altissima levatura , canzoni di una bellezza commovente, echi di una contro cultura che seppur svanita, rimane uno dei momenti più alti dell’umanità. Con o senza Y, il gruppo pubblicò tre album fondamentali (il primo, Deja Vu e quello del ’77) e i membri di questa strana compagnia come solisti regalarono al mondo altri dischi di valore assoluto: i dieci da studio di Neil Young del periodo 1969/79, quello della YOUNG/STILLS BAND, quelli dei MANASSAS, un paio di STEPHEN STILLS e quello del 1971 di CROSBY. Cofanetto imperdibile anche per il casual fan.Non aggiungo altro, lascio la parola al Pike boy.

CSNY 1974 di Picca
I dischi dal vivo non dovrebbero, a parer mio, mai derivare da concerti negli stadi. Problemi di monitors, distanza emotiva dal pubblico, necessità di favorire l’aspetto scenico a sfavore della qualità e della precisione: queste le controindicazioni. Figuriamoci quando in ballo ci sono i 4 cavalieri dell’apocalisse californiana, della cosiddetta ‘avocado mafia’ losangelena, i quattro evangelisti del sound di Laurel Canyon tutto intimità acustica, jam fricchettona, armonia vocale e accordatura aperta…


I motivi del tour? ? La grana’, rispose Stills all’ epoca. I motivi del cofanetto CSN&Y live 1974? Beh, come si sa tutto quello che invecchia acquista valore, almeno nel mondo dell’ affamato appassionato di rock ‘vintagerrimo’ il quale è ben disposto a perdonare imprecisioni e svacco strumentale e vocale per godersi un live dei 4 dell’ Ave Maria dell’ hippie dream di un eone fa. Del resto avevamo riempito per anni gli scaffali delle nostre camerette con bootlegs carissimi e orripilanti che hanno fatto la fortuna di Caru’ & company e adesso abbiamo un cofanettone (3CD! + 1 DVD! Con un booklet meraviglioso!) nel quale produrci in un’ immersion di ciò che fu 40 anni fa. Nell’estate del ’74 i raga non avevano un disco in società da promuovere e le rispettive carriere soliste cominciavano a mostrare segni di notevole cedimento. Stills aveva sciolto i fantastici Manassas (pare a seguito di una cospirazione ordita da Geffen/Ertegun per riportarlo in CSN&Y), Crosby & Nash vivacchiavano di rendita e Neil Young era nel bel mezzo di una delle sue tipiche destrutturazioni (o ristrutturazioni, secondo diverso parere) della sua carriera che lo aveva portato dal rassicurante successo di Harvest al precipizio commerciale del live Time Fades Away.

Eppure il tour fu un successo micidiale, forse perchè si trattò del primo ‘revival tour’ della Woodstock Generation che già nei primi edonistici seventies aveva abbandonato il sogno peace&love ma non aveva ancora esaurito la scorta di maria. Il disco è quello che è, pieno di alti e (numerosi) bassi, con Stills, all’epoca vero e proprio aspirapolvere umano di peruviana, che strasuona e stracanta con l’ evidente preoccupazione di intrattenere folle distanti, Crosby già un po’ intontito dagli stravizi, Nash che come sempre gioca la carta dell’ unico con la testa a posto anche un po’ per controbilanciare il minor talento compositivo e Neil Young che se ne sbatte di tutto il baraccone, propone quasi soltanto canzoni (all’epoca) nuove o inedite, non muta il suo atteggiamento di performer pur trovandosi in enormi arene e ne esce come l’unico che valga davvero la pena di ascoltare. Preciso, lucido, intonato.

I musicisti di accompagnamento testimoniano che la spontaneità dei primi tempi si era già trasformata in cinica gestione politica dell’affare, con Russ Kunkel (bravissimo ma inadatto) batterista voluto da C&N, Joe Lala (inutile) percussionista imposto da Stills e Tim Drummond al basso indicato da Neil (pare) soltanto per rompere i coglioni a SS così riequilibrando l’assetto delle alleanze in campo. Il tour incassò bilioni ma alla fine i 4 portarono a casa solo briciole, tutto scialacquato in manie da rock stars e indicibili sprechi. Indicare le canzoni migliori del cofano è facile: sono quelle di Neil Young. Nelle altre tracce ci sono ups & downs di cui sopra, Stills che massacra Love The One You’re With ma sublima Word Game, Crosby che senza la giusta confezione sonora vaga alla cieca in Carry Me e Long Time Gone e Nash che prende sempre 6 meno con le sue marcette country/british invasion ma che ha il merito di ‘staccare’ ogni tanto dalla confusa intensità generale inducendo l’ascoltatore a fischiettare un fatuo ma grazioso motivetto.

Per gli amanti della soap-opera CSN&Y un documento comunque imperdibile. Per tutti gli altri: fatevi fare la bobina da un amico che ce l’ha.
(Stefano Piccagliani © 2014)
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Pur non essendo un fan accanito di CSN&Y (possiedo “divano” , Deja Vu , 4 way street e CSN del 77 , probabilmente il mio preferito – lo so non ne capisco nulla..) , questo concerto tenuto allo stadio di Wembley (il primo o uno dei primi?) ha sempre suscitato la mia curiosità , probabilmente per la grandezza e l’importanza dell’evento in se .
Interessante il riferimento di Picca , al primo “revival tour della Woodstock generation” , in effetti proprio in quegli anni George Lucas dava inizio con il suo Physical , ehm .. volevo dire , American Graffiti al rilancio dei “favolosi anni 60” , dando così vita ad un bel business che dura tutt’oggi .
Non ci avevo mai pensato prima , ho sempre ritenuto il primo evento business/nostalgia , il mega concerto (e relativo tour) di Simon & Garfunkel al Central park nel settembre 1981 .
Credo che questo box sia roba per veri intenditori , io sono più vicino alle delicate armonie di Crosby e Nash , gli altri due sono musicalmente troppo distanti dai miei gusti .
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La cosa interessante di questi trip retroattivi, ovvero di dischi inediti che arrivano da epoche lontane, è il cambiamento di prospettiva degli ascoltatori nei confronti del materiale proposto. Le boiate di una volta diventano gemme 40 anni dopo (non è il caso di CSN&Y 1974, ma tanto per capirci). Sono cresciuto sentendomi dire che nel 74 i 4 fecero più o meno cagare, imballati di droghe varie e già un po’ imbolsiti. I bootlegs del tour che giravano all’epoca (parlo di fine anni ’70), pirataggi in vinile come Traces o We Waited 3 Years For This, mostravano evidenti scollature, imprecisioni, pollai insensati (Black Queen) e perdita di quella ‘magia’ angelica e pastosa con cui l’intreccio delle voci di CS&N aveva conquistato il globo rock. Neil Young veniva cacchinato e coperto di lazzi proprio perché NON proponeva le hits in modo massiccio ma preferiva sfagiolare abbozzi di canzoni in divenire o addirittura inediti che rimarranno tali (Traces, appunto, o Love Art Blues dedicata al suo cane, Pushed Over The End uscita solo in EP e solo in Italia, se non sbaglio). Poi…passano gli anni, e tutto cambia: il pressapochismo strumentale diventa ‘benedetta e rimpianta spontaneità’ e il burbero canadese ‘coraggioso’ nella sua proposta di bassifondi del suo songbook. Io comunque adoro CSN&Y e amo anche questo triplo (fosse uscito quando avevo 16 anni mi sarei accecato di autoerotismo nell’ascoltarlo), e nonostante tutto, c’è una Old Man che da sola vale molto di più delle 65 cucuzze chieste per il box.
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