Quattro chiacchere con FABRIZIO CANALE, l’Howlin’ Wolf di Reggio Calabria – di Paolo Barone

21 Set

Mi chiama Polbi, mi parla di un bluesman reggino, è entusiasta e mi dice che mi manderà una mini intervista e due considerazioni. Mi documento, guardo qualche video; la prima cosa che mi viene in mente è HOWLIN’ WOLF. Fabrizio Canale sembra avere l’atteggiamento simile, mette tutto se stesso nel proporre il blues, nel coinvolgere, nell’intrattenere. Anche dal punto di vista tecnico e stilistico è vicino a Chester Burnett, punta sull’essenziale, sulle soluzioni primordiali del blues, sul feeling. A tratti sembra andare sopra le righe, ma il sentimento pare sincero. Non mi sorprende che sia piaciuto al nostro Michigan boy, da Charlie Patton e Skip James Canale salta direttamente a Jon Spencer (blues explosion). Nel suo vero e proprio cd d’esordio ci sono anche pezzi suonati con una band come brevemente svelato nel teaser…

ma non hanno la stessa intensità dei pezzi proposti come one man band, anzi rischiano – a mio modo di vedere s’intende – di diventare episodi di quel blues che lo stesso Fabrizio tende a non amare. Io credo che se suoni blues con una band (bianca o nera che sia) al giorno d’oggi devi trovare sentieri diversi, percorsi che aggiungano davvero qualcosa di tuo, una prospettiva obliqua, altrimenti diventa inevitabilmente blues suonato con camicina e pulloverino. Resta il fatto che FC, come one man band, sa il fatto suo, e al giorno d’oggi non è davvero poco. Qui sotto, dunque, le riflessioni di Polbi. 

Ero ormai sicuro che il Blues fosse morto.

Da anni ormai lo sentivo svuotato, senza senso, riproposto da mille cover band di pelle bianca e anima trasparente.

Lo avevo cercato nei locali di Detroit, Chicago, Los Angeles. Nei club di Roma, nei tristissimi incontri delle Blues Society in Michigan, insomma ovunque fossi andato, ma niente, zero assoluto. Avevo sempre trovato musicisti bravini nel loro compitino, assoli di chitarre noiosi e prevedibili, emozioni finte e riciclate. Insomma, dall’ultima fiammata Blues Punk degli anni 90 questo genere musicale tutto fatto di feeling e vita mi sembrava fosse irrimediabilemte inaridito. Avevo decretato morte certa.

Invece poi, inaspettatamente, ho scoperto Fabrizio Canale.

Fabrizio Canale

 

Ero a Detroit perso appresso a mille cose e dalla mia Scilla, dall’ultimo meraviglioso lembo di Calabria, mi arrivano le telefonate dei miei amici. Sono increduli, c’e’ un ragazzo che praticamente solo con chitarra e armonica sta rivoltando la serata a colpi di Blues, roba da non credere, dovresti esserci, mi divcevano per telefono. Poi, dopo qualche ora arriva qualche video fatto con il telefonino…e io comincio ad aprire occhi e orecchie….si, senza dubbio, qui c’e’ qualcosa di diverso…c’e’ vita, passione, attitudine…Ma da dove esce fuori questo tipo?!!? Vivo a Scilla, o forse sarebbe meglio dire nel Mare di Scilla, per quattro mesi ogni anno e questo non lo avevo mai sentito?! Io?! Non e’ possibile….ci deve essere un trucco….

Mi metto subito in cerca di video in rete e mi rendo conto che e’ tutto vero.

Esiste un ragazzo, fra Reggio Calabria e Torino, che spesso da solo come One man Band, e a volte in compagnia di altri fra cui un grandioso suonatore di armonica, sta tirando fuori un suo Blues originale e vivissimo. Palpitante, vero, senza pose e assolutamente irresistibile, Fabrizio Canale gira per l’Italia e non solo, suonando ovunque. Festival Blues, Locali, Club, ma anche e tanto per strada, dove capita, coinvolgendo chiunque nel suo Blues frenetico. Una forza, una carica vitale come non ne vedevo da tempo esce fuori da questo ragazzo poco piu’ che ventenne mentre suona questa musica secolare. Verrebbe quasi da credere nella reincarnazione, in qualche strano sortilegio voodoo avvenuto fra un incrocio polveroso del sud degli States e gli incantesimi di Scilla & Cariddi.

Lo vado finalmente a trovare, in una serata caldissima di fine estate, in occasione di uno show in riva al Mare della Bad Chili blues band.

Facciamo due chiacchiere sulla battigia, con le luci della Sicilia sullo sfondo e l’aria di Scirocco che ci incasina i pensieri.

Nella musica Blues ci sono letteralmente cresciuto dentro. Mio padre, armonicista e cantante di questa band, e’ un bluesman da sempre e questo e’ il risultato…Ho ascoltato tutto…il rock blues di Zeppelin, Cream e Stones…il poprock degli anni settanta…o anche il rock italiano della mia generazione…ma nulla mi ha coinvolto veramente, nulla mi ha preso dentro come il blues…e non parlo tanto di quello elettrico, Muddy Waters, Chicago ecc…ma proprio del blues del delta, di Charlie Patton, Son House, Sonny Boy Williamson, Skip James, tutti questi musicisti incredibili, gente che con una chitarra in mano sapeva far ballare, divertire, piangere e emozionare le persone che andavano a sentirli…ecco, quel blues e’ una musica assolutamente Invincibile!”

Parla a ruota Fabrizio, con un entusiasmo contagioso, e a noi si unisce anche suo padre Domenico. “ Quando era piccolo gli regalai un basso e un amplificatore…lui ascoltava e rifaceva i pezzi della nostra band…poi un giorno il nostro bassista non era reperibile e mi sembro’ logico provare a chiedere a Fabrizio…Sono Prontissimo!!! Mi rispose carico a mille…E cosi poco dopo si ritrovo’ a soli quattordici anni ad aprire il concerto di Bonamassa in Sicilia…”

Sono molto uniti i Canale, suonano insieme, parlano di musica, girano in tour, hanno un energia in comune molto profonda.

“Non sopporto chi suona il blues come un esercizio di stile” riprende Fabrizio “Devi farlo tuo, deve tirare fuori quello che hai dentro veramente e tu devi essere capace di ridarlo alle persone che ti ascoltano, devi rimandarla tutta fuori questa energia blues, anche a costo di sfinirti…Hai un microfono, e’ un arma potentissima, la gente ascolta sempre chi usa un microfono, ne sanno qualcosa i dittatori di tutto il mondo…Io tiro fuori quello che ho da dire, provoco reazioni, coinvolgo e sfido anche gli indifferenti, sento di avere un messaggio da portare ma anche una grossa responsabilita’ in questo senso…Il blues ti insegna tante cose, e una delle sue lezioni piu’ forti e’ quella di essere nel presente, di fottertene di tutto ed essere nel momento presente che stai vivendo, altro che tradizione e stile….Si, il blues nasce anche dalla tristezza e dalle difficolta’, ma noi crediamo che sia una musica liberatoria che ti insegna a reagire, a vedere le cose con ironia e ripartire sempre con un attitudine positiva…”

Il concerto ormai sta per iniziare, e la nostra piccola intervista si chiude pensando ai pezzi che suoneranno stasera. Ci sara’ un po’ di tutto, Blues logicamente, ma anche Soul e Rock and Roll, per un pubblico estivo distratto e casuale, sicuramente poco incline a farsi coinvolgere da queste cose.

Ma la forza della musica e l’energia dei musicisti compie il piccolo miracolo, e alla fine Fabrizio suonera’ il basso fra il pubblico mentre balla come posseduto, coinvolgendo tutto e tutti nel suo vortice sonoro.

Torno a casa pensando a come tutto questo sia anni luce lontano dalle noiosissime blues band che ho visto ultimamente, e di quanto abbiamo bisogno di musicisti come Fabrizio e Domenico Canale, e di tutti quelli che come loro ci credono davvero e vivono in prima persona le emozioni che suonano e raccontano.

Fabrizio Canale e’ spessissimo in giro per concerti, ha una pagina facebook ed ha appena scritto e prodotto un disco.

Non perdetelo per nessuna ragione al mondo se passa dalle vostre parti.

5 Risposte a “Quattro chiacchere con FABRIZIO CANALE, l’Howlin’ Wolf di Reggio Calabria – di Paolo Barone”

  1. picca 21/09/2015 a 12:00 #

    Bravissimo.

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  2. mikebravo 21/09/2015 a 12:40 #

    Bravo il musicista e bello anche il video.
    La scelta del brano poi accende la fantasia.
    Smokestack lightnin’ nella versione bianca che ne fecero gli yardbirds
    ha partorito pari pari il riff di HOW MANY MORE TIMES e lo si sente pari
    pari nel bootleg last rave up in la.
    E sono convinto che anche il riff di WLL possa ritrovarsi abbozzato
    in concerti del 1968 degli yardbirds di page.

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  3. gianluca 21/09/2015 a 18:31 #

    Decisamente fenomenale…poi dai un’occhiata a chi pubblica album in Italia e ti sorgono tante domande…

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    • bodhran 22/09/2015 a 10:18 #

      Davero molto molto bravo
      Il confronto però tra questa roba e il mainstream però non mi pare abbia molto senso. E comunque il post dice che un album l’ha pubblicato. Che poi sia la bravura tecnica il discrimine per meritare la pubblicazione o il successo non credo sia vero, è dagli anni ’20 che nell’arte contemporanea la tecnica non è tutto (restando nel rock, di gruppi di virtuosi che non hanno lasciato poi alcun segno alcuno nella musica se ne contano a decine).
      A parte questo, spero davvero che il ritorno a questo blues scarno preluda poi a nuove contaminazioni per dar vita a qualcosa di nuovo e di bello.

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      • gianluca 22/09/2015 a 12:41 #

        Mi è solo venuto in mente che Moreno è in cima alle classifiche e lui suona per strada…

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