Il nostro Polbi boy ci invia una recensione sul libro YES IS THE ANSWER. L’ultima frase racchiude una considerazione degna del nostro asso detroitiano. Prog sì, ma con Nesquik.
“ Yes is the Answer” mi e’ capitato fra le mani per puro caso, guardando fra i libri in vendita nel negozio di dischi vicino casa, e ho deciso di prenderlo al volo.
E’ un libro particolare, forse non del tutto riuscito ma senza dubbio interessante. Si tratta di una raccolta di riflessioni sul Prog, fatte da scrittori e giornalisti americani che hanno avuto a che fare in qualche fase della loro vita con questo genere musicale. Questo di fatto e’ l’unico punto veramente in comune nei diversi interventi che compongono il libro, ventitré articoli per altrettanti autori. Ne viene fuori una collezione di storie e punti di vista, secondo me, molto interessante.
Quasi tutti ci raccontano di un amore adolescenziale per il Prog, vissuto poi negli anni successivi con un latente imbarazzo ma non per questo dimenticato. Per molti parlare di Genesis o Yes e’ solo il pretesto per raccontare, e in maniera anche molto divertente e insolita, storie personali degli anni settanta americani. Per altri invece e’ l’occasione per poter finalmente rivendicare a testa alta una passione che non hanno mai lasciato “…Alcune cose le nascondi anche a te stesso. Certe musiche per esempio, sono fatte per essere ascoltate a palla, “Can’t you Hear me Knocking?” con i finestrini abbassati in macchina. Altre invece per quanto abbiano lo stesso bisogno di volume mentre le ascolti non puoi fare a meno di sperare che i vicini non siano in casa. Yes. Diosanto, Yes. Sto veramente ascoltando un disco degli Yes?! Dove sono le cuffie!?!…Genesis? Avevano Peter Gabriel. Crimson? Cazzo, sono piu’ duri dei Sex Pistols. Van Der Graaf? Art Rock per chi pensava che Bowie fosse un pesopiuma. Ma gli Yes? Yes? Qui siamo a un passo dai nanetti di Stonehenge. Ma nonostante tutto, erano incredibili e tutto quello che hanno fatto fino a Close to the Edge e’ meraviglioso!”.
Pochi scrivono qui di Prog in termini strettamente di critica musicale, e il risultato e’ che si riempie di vita ed emozioni una musica che altrimenti, soprattutto qui negli States, rischierebbe di perdere senso.
Nessuno parla della scena Prog underground, che probabilmente qui non e’ proprio arrivata, e le riflessioni girano quasi sempre intorno ai grandi gruppi.
Molto divertente e ben fatto ad esempio un capitolo su Emerson, Lake and Palmer intitolato “Difendere l’Indifendibile” scritto da Rick Moody. Si sviluppa come se fosse un dibattimento in tribunale, con atti di accusa e difesa finale, riuscendo ad essere oltre che divertente, a fuoco e pieno di risvolti emotivi e riflessioni sul rock non da poco. “ …L’aura di invincibilita’ che hanno certe band (mi vengono i mente i Led Zeppelin) e’ un aura, appunto, e nulla piu’. Nel mondo del rock nulla di buono dura nel tempo se non le registrazioni. Anche provando a ripetersi disco dopo disco, alla fine non dura e non puo’ durare. Musicisti e pubblico rimangono soli con i loro ricordi. E quindi io resto con il ricordo degli ELP, e sento la perdita di una certa ambizione senza compromessi, specialmente in tempi come questi. Saranno stati anche eccessivi, ma credevano in quello che facevano, e fosse anche solo per questo sono da ammirare. Non ho alcuna intenzione di mollarli, cosi come non mollero’ mai quel tempo in cui anche per me l’ambizione era uno stile di vita.”
Purtroppo non tutti i contributi sono dello stesso livello, e qualcuno butta pagine per dire, ero giovane, ero uno sficato senza ragazze, mi piaceva questa musica di merda, poi sono cresciuto sono diventato un fico e non la ascolto piu’.
Ma nella maggior parte dei casi siamo su tutt’altri livelli.
Per esempio lo spagnolo Rodrigo Fresan nel suo pezzo sui Pink Floyd “ …I concerti rock sono fatti di pura aspettativa. Una volta che la band sale sul palco con la botta di elettricita’, nulla di quello che segue si puo’ paragonare a quel momento di apertura, quando tutta la potenza erutta in un istante, e tu sei, enfaticamente, non piu’ nell’attesa di qualcosa che deve avvenire. Molto presto pero’, non vedi l’ora che finisca…” non e’ una cosa che capita sempre, ma sono sicuro che tutti ci siamo ritrovati con questa sensazione addosso in piu’ di un concerto.
“Yes is the Answer” e’ anche un libro pieno di ironia, scritto da appassionati che hanno capito che se ami una band con un tastierista vestito da angelo, il cantante mascherato, e brani che durano una facciata intera, va benissimo, e’ rock anche questo, ma e’ meglio se prendi il tutto con la giusta dose di autoironia. Insomma, un libro particolare che affronta l’argomento Prog in maniera inusuale. Un po’ come facciamo in questo Blog.
Paolo Barone © 2016
A proposito di libri prog.
Io ho avuto una vera ragazza prog negli anni settanta.
Con lei ho visto van der graaf, traffic, elp, orme e jethro tull.
E altri concerti.
Lei adorava i jethro tull.
Io adoravo la mia piccola collezione di vinile.
L’adoravo tanto e forse pensavo troppo a quella.
Dopo sei anni mi mollo’.
Era l’estate del 1978.
Un libro.
Mi fece pero’ un regalo.
Un libro.
Il titolo?
ENCICLOPEDIA DEL ROCK di LOGAN e WOFFINDEN.
Della serie
VUOI IL TUO ROCK ?
TUTTO IL TUO ROCK ?
TOH !
PRENDI OGNI PAGINA DEL TUO ROCK!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Era un librone.
Cosi’ rimasi con il libro in mano.
WAY DOWN INSIDEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!
Lei aveva buon gusto.
Il libro si rivelo’ STUPENDO.
STUPENDO!!!!!!!!!!!!!!
Prendete uno che fino ad allora aveva letto solo ciao 2001.
Aprendo quel libro, gli si apri’ un mondo nuovo.
Un altro mondo.
Tenente conto che eravamo nel 1978.
Il rock esisteva da 24 anni, piu’ o meno.
Quel libro é divenuto parte integrante della mia educazione musicale.
Ed anche sentimentale devo dire.
"Mi piace""Mi piace"