Agosto, tempo di concerti qui in Emilia. Tra feste dell’Unità e altro le offerte non mancano. Una cosa che mi colpisce è il fatto che tutti sembrano lamentarsi della mancanza di “live” ma poi ai concerti (anche vicino a casa) non va nessuno. La pigrizia uccide.
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UNA CITTA’ PER CANTARE IVAN GRAZIANI”, live alla Festa dell’Unità di Mandrio(Correggio – RE) 07/08/2016
Vado sempre volentieri alla Festa dell’Unità di Mandrio di Correggio, la location dove si tengono i concerti mi piace molto e poi la chiesetta della frazione mi evoca sempre sentimenti positivi. Deve essere bellissima quando nevica, con quella luce sulla cima dove alloggiano le campane…
Stasera in cartellone è indicato: “UNA CITTA’ PER CANTARE IVAN GRAZIANI”. Benché il nome dato a questo tributo sia per me fuorviante (Una Città Per Cantare per il sottoscritto è il primo album di RON) sono in prima fila (in seconda a dir la verità), amo moltissimo IVAN GRAZIANI, nei suoi cinque anni d’oro ha scritto cose fenomenali (SCAPPO DI CASA anyone?). Poi sono qui anche perché alla chitarra c’è MEL PREVITE, oltre ad essere mio caro amico e produttore (produttore dei miei demo e cd autoprodotti intendo), è stato per molti anni chitarrista di LIGA e da sempre appassionatissimo del grande IVAN. Insieme a lui i bravi ALBERTO CASAGRANDE (voce e basso), CARLO SIMONARI (voce e tastiere…già nella band di IVAN negli anni novanta) e naturalmente TOMMY GRAZIANI alla batteria.
Essendo musicisti che abitano in regioni diverse non sono un vero gruppo, una sola prova è stata fatta in preparazione della serata, si sente infatti che certi meccanismi non sono oliatissimi, ma l’esibizione è ugualmente ottima. Potessero suonare insieme più spesso formerebbero un gruppo fenomenale.
Più lo spettacolo va avanti e più si capisce che l’omaggio di MEL, ALBERTO, CARLO e TOMMY è davvero di classe. Mi commuovo spesso e capisco una volta di più di quanto mi manchi IVAN, chissà quanto mancherà a suo figlio TOMMY che stasera suona per noi. Tra l’altro gran batterista, ma lo si capiva già dallo strumento (batteria con un solo tom).
Il magone più grosso arriva quando i ragazzi partono con OLANDA, uno dei “miei” pezzi di IVAN, ma apprezzo ogni singolo brano, il senso c’è tutto.
Tra i pezzi suonati MONNA LISA, AGNESE, PALLA DI GOMMA, IL CHITARRISTA, NAVI, PAOLINA, OLANDA, LUGANO ADDIO, PIGRO, LIMITI, TAGLIA LA TESTA AL GALLO, FUOCO SULLA COLLINA,FIRENZE CANZONE TRISTE.
Che bella serata. Grazie Mandrio, grazie Mel, grazie ragazzi, grazie IVAN.
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IL RE DEGLI IGNORANTI – TRIBUTO AD ADRIANO CELENTANO, Festa Del Grano, Olmo di Gattatico (RE), 22/8/2016
Cosa ci faccia io ad una festa in area ACLI a vedere un tributo a Celentano non è semplice da capire; il fatto è che sono curioso di vedere un tribute show altamente professionale. MAURIZIO SCHWEIZER e i suoi ragazzi (sono in 11 sul palco: Maurizio as Adriano, tre coriste, tre fiati, un batterista, un bassista, un chitarrista e un tastierista) portano in giro uno spettacolo di livello, con una sceneggiatura definita, tempi studiati, recitazione all’altezza. D’altra parte IL RE DEGLI IGNORANTI TRIBUTE SHOW ha fatto tappa anche in Francia, Ucraina, Spagna, Lettonia, Kazakhstan, Germania, Cipro, Moldova, Turchia e persino a Chicago e New York.
Non c’è da stupirsi, Celentano è (insieme a MINA) l’artista italiano che ha venduto più dischi (150 milioni, no, tanto per intenderci) e questo tributo è veramente ben fatto.
Volente o nolente Celentano ha fatto parte della vita di più di una generazione (tra cui la mia). I suoi pezzi hanno accompagnato, magari solo sfiorato, anni della mia vita. Non sono certo un suo fan, quando veste i panni da predicatore ribelle all’acqua (santa) di rose poi non mi entusiasma per nulla, e la sua musica è lontano dai miei mondi, ma indubbiamente è stato uno che ci ha saputo fare alla grande e poi alcuni pezzi erano davvero belli, pensiamo solo ad AZZURRO di Paolo Conte/Vito Pallavicini, una CAREZZA IN UN PUGNO di Gino Santercole e all’irresistibile PRISENCOLINENSINAINCIUSOL. Quest’ultima tra il 1972 e il 1973 entrò in classifica in Europa e anche negli USA e fu recensita sul MELODY MAKER.
Lo show alterna i classici del molleggiato a sketch e a scene tratte dai filmetti in cui Celentano era il protagonista. Il tutto fila via liscio, il gruppo è affiatato e ognuno sa cosa fare.
Peccato che vengano usate delle basi (tastiere e chitarre acustiche aggiuntive), ma ormai è inevitabile…nessuno ha più il coraggio e la forza di suonare interamente dal vivo.
Nel mio taccuino mentale segno SVALUTATION, MONDO IN MI7, IL TUO BACIO E’ COME UN ROCK, STORIA D’AMORE (lei mi amava mi odiava…), YUPPI DU, IL RAGAZZO DELLA VIA GLUCK (durante la quale si scatena un tifo tipo Beatles Shea Stadium 1965), PREGHERO’, PRISENCOLINENSINAINCIUSOL, AZZURRO.
Durante IO NON SO PARLAR D’AMORE la platea impazzisce, non fosse che l’età media del pubblico (più di mille persone) si aggira tra i sessanta, settanta ed oltre, vedremmo partire reggiseni e mutandine.
Not my cup of tea, ma serata divertente.
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WOLFMOTHER, live alla festa Dell’Unità di Reggio Emilia 24/08/2016
Quattro album in poco più di 10 anni e io non ne posseggo nemmeno uno. Non mi sono mai dedicato a sufficienza al gruppo australiano, non so nemmeno io perché, probabilmente il loro rock non arriva nella maniera giusta alle mie antenne. Stasera però suonano a FESTA REGGIO 2016, la Festa Provinciale dell’Unità di Reggio Emilia (che quest’anno ha un cartellone interessante) e io ci sono. Con i WOLFMOTHER il rock di un certo tipo ritorna a Reggio Emilia. Era ora! Va bene l’indie rock, il rock elettronico, le sperimentazioni, gli artisti italiani alternativi, il reggae, lo ska, però boia d’un giuda un po’ di rock in senso stretto ci vuole, per dio!
15 euro il biglietto, l’ampia arena sul prato, un grande palco, servizi e bar raggiungibili con facilità. Bene.
Io e la groupie arriviamo che sul palco ci sono i GIUDA, nota band romana. Su di loro si scrive parecchio, secondo La Repubblica è una band “ispirata al protopunk e ai gruppi glam rock “working class” dei primi anni 70″. Sono curioso, questi ragazzi hanno fatto tour in Europa e in Usa. A fine concerto ci rimango un po’ male. Capisco la proposta da classe operaia, la carica e le buone intenzioni ma ciò che sento io è una buona imitazione dei primissimi AC/DC. Null’altro. Musicisti non certo raffinati che portano sul palco la loro energia. A me non basta. Il chitarrista “solista”, come se non bastassero i pezzi tutti uguali, in ogni brano suona esclusivamente quella frasetta rock and roll presente spesso nelle prime cose del gruppo dei fratelli Young. Sono prigionieri del loro genere. Peccato.
Non essendo pronto sull’argomento WOLFMOTHER cerco di godermi il momento senza i soliti “figadini” (© Picca) mentali che sempre mi faccio. So che non sono in formazione originale, solo ANDREW STOCKDALE è rimasto, d’altra parte essendo cantante/chitarrista, se se ne andasse lui sarebbe finita.
Quello che mi arriva di primo acchito sono distorsioni su tempi semplicistici alla stregua delle cose più elementari di BLACK SABBATH e GRAND FUNK, con una spruzzata di garage-blues-rock alla JACK WHITE.
Alla fine l’impressione non cambia di molto. Troppi pezzi sono simili e la formuletta usata dopo un po’ stufa. I musicisti non sono granché, usano l’energia per nascondere certe magagne. Se il genere fosse un po’ più garage oppure sul filone BLUE CHEER/STOOGES non importerebbe, ma spesso si arriva all’hard rock classico dove un po’ di solerzia tecnica e musicale sarebbe necessaria. Sì, lo so, questi vanno oltre… un po’ di stoner, un po’ di psichedelia … ma trovo che musicalmente siano troppo impreparati. Mi aspettavo di più anche da STOCKDALE, dal punto di vista chitarristico lascia a desiderare. Chitarra ultra distorta, con un sacco di effetti durante gli assoli che ho trovato poco ispirati e a tratti imbarazzanti (per uno a quel livello). Usa anche una doppio manico bianca, ma sulla dodici corde ci va soltanto per strimpellare una breve introduzione senza né capo né coda. La doppiomanico fa sempre la sua figura lo sappiamo, però così è davvero sfacciata…
Un paio di pezzi più melodici e lenti spezzano il ritmo, qualche sghiribizzo melodico è degno di nota come quello in PRETTY PEGGY dall’ultimo album.
Poi oh, avranno ragione loro: sono in tour, sono stati nella top 20 americana, il pubblico li apprezza (le prime file stasera sono scatenate) e sono pur sempre un nome conosciuto. Non mi dispiacciono ma speravo in qualcosa di meglio.
Curiosità: concerto nemmeno di 90 minuti.
Un plauso agli organizzatori di FestaReggio per aver portato un gruppo rock nella nostra città. About time!
Qui sotto un paio di video tratti dal concerto.
WOMAN
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PRETTY PEGGY
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