Cartello di tutto rispetto quello di FESTAREGGIO quest’anno. Questa sera è la volta di ERIC BURDON, cantante degli ANIMALS. La band che lo accompagna pur chiamandosi come lo storico gruppo d’appartenenza è costituito da giovani musicisti americani:
http://www.ericburdon.com/band-1
L’arena concerti è piuttosto gremita, il pubblico è assai eterogeneo: Diversi settantenni, molti uomini di una (in)certa età come il sottoscritto, giovani donne, ragazzine, fastidiosi biker sfatti di spinelli alla ricerca di un sussulto hippie, spaventosi umani tatuati da testa a piedi, coppie di 50enni pseudo dandy col ciuffo ingrigito ma dal taglio moderno, stivale corto da motociclista, calze lunghe, pantalone, corto, maglietta nera.
Io e la groupie ci ritroviamo con Francesco, con FrappèFreddo Manfredi e con gli altri appassionati di Bologna.
Entra la band sulle note di quel che mi sembra “Hit me with your rhythm stick” di Ian Dury. Arriva ERIC BURDON e il tutto si trasforma in SPILL THE WINE. Eccolo dunque qui il vecchio ERIC, che a 75 anni è ancora in giro a suonare.
Mi piace quello che sento, ma sia Eric che il gruppo paiono un po’ freddi. Passano SEE SEE RIDER, WHEN I WAS YOUNG, MONTEREY e DON’T BRING ME DOWN e l’atmosfera inizia a cambiare. ERIC si toglie la giacca di pelle, rimane con una maglietta scura un po’ “slanata”. E’ vestito in modo un po’ sciatto. Mi sorprendo sempre quando musicisti di quella fama vanno in giro vestiti come lo zio Fedele quando lavora dietro casa (come in questo caso) o come quando va a trovare i parenti (come Mick Ralphs ad esempio).
Arriva l’ assistente e gli infila una sciarpa al collo, la “guazza” reggiana non è il massimo per un ultra settantenne. Eric ci guarda con autoironia e poi inizia il vero show.
IN THE PINES di Huddie William Ledbetter (LEADBELLY insomma) inizia a farci capire cosa abbiamo davanti. Di voce BURDON non ne ha più tanta, ma l’atteggiamento è quello del campione. Il vero blues arriva a Regium Lepidi: tenebre tra i pini, ululati d’angoscia dati dalla condizione umana, venti freddi che soffiano. Un trionfo.
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BO DIDDLEY SPECIAL (per quanto io non abbia nessuna simpatia per il soggetto del canzone) è forse il momento migliore della serata. Gran prova di gruppo. Un groove e un andamento come non si sentiva da tempo in queste campagne. E’ qui che salta fuori tutta la classe di BURDON, capitano di una band che lo segue con devozione. Quello che ERIC ci propone stasera è gran rhythm and blues bianco, ma non quello da fighetti dagli occhi azzurri, bensì quello imputanito, quello da centri sociali del dopolavoro per tranvieri nel nord est dell’Inghilterra.
Segue MAMA TOLD ME NOT TO COME di RANDY NEWMAN , altra scelta mica da ridere.
DON’T LET ME BE MISUNDERSTOOD è uno di quei pezzi che mi sono sempre piaciuti un sacco, più che l’originale di NINA SIMONE, le cover che sono venute dopo; anche stasera me lo godo appieno.
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Il bassista (e musical director) imbraccia la acustica per la introduzione di HOUSE OF THE RISING SUN, è il tripudio.
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Il primo bis è composta da SINNER’S PLEASE e WE’VE GOTTA GET OUT OF THIS PLACE, il secondo da HOLD ON I’M COMING, il classicissimo di SAM & DAVE.
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Di nuovo un grazie agli organizzatori della Festa Dell’Unità per aver portato tra le vigne e i campi di malghetti reggiani il vecchio leone di Newcastle Upon Tyne.
SCALETTA:
Spill the Wine (War cover)
See See Rider (‘Ma’ Rainey & Her Georgia Jazz Band cover)
Don’t Bring Me Down (The Animals cover)
In the Pines (Lead Belly cover)
Bo Diddley Special (Eric Burdon song)
Mama Told Me Not to Come (Randy Newman cover)
Don’t Let Me Be Misunderstood (Nina Simone cover)
The House of the Rising Sun ([traditional] cover)
We’ve Gotta Get Out of This Place (The Animals cover)
Hold on I’m Comin’ (Sam & Dave cover)
…ah, visto qualche anno fa dalle mie parti. Grande. Ricordo la grinta con “We’ve Gotta Get Out of This Place”..yeah yeah yeah… quella volta c’era una bassista, una certa Paula
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