GREG LAKE EPITAPH di Beppe Riva

11 Dic

Due parole sulla dipartita di Greg Lake dal nostro special guest.

Ricordo bene la prima volta che vidi il film “Pictures At An Exhibition” degli ELP, appena uscito in Italia, dove erano già popolarissimi. Mi trovavo in gita scolastica a Roma e letteralmente scappai per assistere alla prima visione in un cinema della capitale…Rimasi colpito dalla sequenza dove Greg Lake, interrompendo per qualche attimo la maestosa reinvenzione di Mussorgsky, incastonava la sua gemma acustica “The Sage”, interpretata da quella meravigliosa voce da “choirboy” (come diceva il venerabile critico Chris Welch) ed arricchita da altrettanto preziosi arpeggi barocchi: Greg e la sua chitarra acustica…Subito dopo la telecamera indugiava sul pubblico, inquadrando i ragazzi immobili che lo osservavano, come ipnotizzati dal magnetismo del grande artista. Questa era anche l’immagine di un’epoca dove il rock non era solo legittimo scuotimento fisico, ma apertura verso nuovi orizzonti creativi, che inducevano alla meditazione, all’ascolto in mistico silenzio.

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E Greg Lake ha sempre costituito il perfetto contraltare dell’incontenibile furore espressivo di Keith Emerson che aggrediva le tastiere, incalzato dal drumming tornado di Palmer. Le sue leggendarie canzoni folkeggianti, dall’epocale “Lucky Man” a “From The Beginning”, hanno contribuito in modo davvero determinante all’unicità del supergruppo per eccellenza, rendendolo più accessibile al grande pubblico, laddove non giungevano le acrobazie virtuosistiche di Keith.  Il taglio melodico di Lake era straordinariamente rappresentativo anche quando non si “isolava” in una dimensione acustica. “Take A Pebble”, con quella superlativa, lirica punteggiatura di basso a rincorrere le divagazioni pianistiche di Emo, è un leggiadro concentrato di arte pura che qualsiasi “studente” di storia del rock dovrebbe conoscere;

Elp first album - courtesy of the Beppe Riva Collection

Elp first album – courtesy of the Beppe Riva Collection

“Battlefield”, cesellata dalla sua turgida chitarra elettrica, è l’epico vertice di “Tarkus”, la suite più ambiziosa e diversificata a livello compositivo mai scritta.

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Tim, caro amico, si preoccupa che il talento di Lake sia più riconosciuto per la sua militanza nei primi Crimson che negli ELP…Vorrei rassicurarlo, per me non è cosi. Comunque ci conforti sapere che un gruppo imprescindibile come i King Crimson, ha si realizzato grandi album dopo che Greg se ne era andato, ma mai nessuno con l’affascinante e seminale afflato sinfonico del classicissimo “In The Court” o di “In The Wake Of Poseidon”: certamente perché Fripp era un artista che aspirava a nuove sfide espressive, altrettanto certamente perché Lake ha contribuito in modo fondamentale, anche in qualità non riconosciuta di produttore, all’esordio dei Crimson.

Greg Lake

Greg Lake

Inutile aggiungere che le sue peculiarità di produttore sono emerse in modo eclatante con gli ELP (ascoltate la forza tuttora immacolata del loro sound) e che il personaggio ha fatto la sua parte trasformando soprattutto la PFM, ed anche Il Banco, in un fenomeno d’esportazione del prog italiano, sotto l’egida Manticore.

Concludo ricordando che Greg ha elargito momenti significativi anche negli anni ’80, certo molto più di nicchia, ad esempio  il sodalizio con un chitarrista del calibro di Gary Moore, la fugace apparizione live negli Asia, un album dai seducenti tratti AOR (“Manoeuvres”).

Tutti noi che abbiamo adorato il suo talento ci saremmo accontentati di qualche episodico exploit, come “Songs Of The Lifetime” di pochi anni fa. Tristemente, è invece giunto il momento di scrivere l’Epitaffio di una grande figura del rock.

elp-fading-away

3 Risposte a “GREG LAKE EPITAPH di Beppe Riva”

  1. Lorenzo Trevisan 11/12/2016 a 15:13 #

    Grazie Tim per queste perle! E grazie Beppe per le parole che ogni volta sai dosare con magnifica precisione!

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  2. Lalli 11/12/2016 a 21:15 #

    Grazie a Beppe Riva: riesci sempre ad andare nello splendido profondo dell’anima musicale di ogni artista.

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    • Carlo 12/12/2016 a 18:53 #

      Le parole sincere di Beppe e di Tim hanno saputo cogliere in pieno lo stato d’animo di chi, come me, ha trovato negli EL&P la scintilla che ha acceso un amore viscerale per la musica rock dei 70’s, soprattutto quella più fantasiosa ed evoluta. Ascolti in un clima quasi religioso di dischi comprati con i risparmi di settimane, che continuamente aprivano nuovi orizzonti: ELP, VDGG, Gentle Giant, Soft Machine, Zappa, ecc. Letture pagina dopo pagina delle riviste dell’epoca (Ciao 2001, Qui Giovani) e film visti in scarne sale di periferia (Pictures at an exhibition, The song remains the same, Monterey,…). Un’epoca che ci ha formato, ci ha fatto crescere e che ci accompagnerà per sempre. Ancora un grazie sincero all’amico Beppe: in anni recenti abbiamo condiviso la nostra passione andando insieme a vedere EL&P al Palatrussardi e a Castiglione delle Stiviere. E nel mio caso devo ringraziare la reunion del 1992, altrimenti non li avrei mai visti dal vivo… Credo che EL&P ci abbiano resi migliori e le parole di Tim e Beppe lo confermano.

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