Nel 1971 BILL GRAHAM decise di chiudere i FILLMORE EAST e WEST, due spazi per concerti leggendari e fondanti per la musica Rock. Li chiuse perché iniziava a vedere che i gruppi, i musicisti e la scena Rock in generale iniziavano a diventare troppo corporate, troppo orientati al business, troppo distanti dallo spirito originario, pensate un po’… stiamo parlando del 1971! Così, per quanto riguarda il FILLMORE EAST, organizzò tre serate di chiusura nel giugno del 1971. Parte degli show fu trasmessa dalla radio WNEW-FM e dunque la registrazione relativa circola da parecchio tempo nel circuito degli appassionati di registrazioni live, in qualità “fm” (dunque compressa e lossy). Da qualche anno è entrata in circolo anche la registrazione “pre-fm”, cioè da fonte precedente alla messa in onda, il master da cui la radio trasmise il programma, di qualità naturalmente migliore della precedente.
Nel 2016 la Echoes (etichetta britannica) ha pubblicato un cofanetto di 4 cd tratto dalla fonte pre-fm. Questo piccolo box set è una di quelle uscite legali ma non esattamente autorizzata, quelle pubblicazioni sempre un po’ borderline dovute a leggi differenti delle varie nazioni sul diritto d’autore. In alcuni paesi d’Europa sembra che le trasmissioni radio di concerti non avvenuti in Europa siano di dominio pubblico. Ad ogni modo, non potevo perdere l’occasione di avere in un cofanetto unico la testimonianza live delle ultime tre notti al Fillmore EAST, non fosse altro per la partecipazione degli EDGAR WINTER’S WHITE TRASH. La qualità audio è buona, ma non bisogna aspettarsi il livello degli album da vivo ufficiali, qui non ci sono nastri multitraccia con cui potere miscelare il tutto a dovere, qui c’è solo il nastro stereo registrato direttamente dal mixer durante i concerti. I livelli degli strumenti non sempre sono corretti, l’audio non è esattamente cristallino ma è tuttavia godibilissimo.
Disc: 1
1. Bill Graham Intro – ALBERT KING
2. Knock On Wood
3. Got To Be Some Changes
4. Nothing But The Blues
5. Crosscut Saw
6. Personal Manager
7. Bye Bye Blues
8. Bill Graham Intro – J. GEILS BAND
9. Sno-Cone
10. Wait
11. First I Look At The Purse
12. Whammer Jammer
13. Homework
14. Pack Fair And Square
15. Cruisin’ For A Love
16. Serves You Right To Suffer
17. Hard Drivin’ Man
Disc: 2
1. Bill Graham Intro – EDGAR WINTER’S WHITE TRASH
2. Where Would I Be (Without You)
3. Let’s Get It On
4. Tobacco Road
5. Turn On Your Love Light
6. Bill Graham Intro – MOUNTAIN
7. Never In My Life
8. Theme From An Imaginary Western
9. Roll Over Beethoven
10. Dreams Of Milk And Honey-Swan Theme
Disc: 3
1. Silver Paper
2. Mississippi Queen
3. Bill Graham Intro – THE BEACH BOYS
4. Heroes And Villains
5. Do It Again
6. Cotton Fields
7. Help Me, Rhonda
8. Wouldn’t It Be Nice
9. Your Song
10. Student Demonstration Time
11. Good Vibrations
12. California Girls
13. I Get Around
14. It’s About Time
15. Bill Graham Intro -COUNTRY JOE McDONALD
16. Kiss My Ass
17. Entertainment Is My Business
18. Fixin-To-Die-Rag
19. Rockin’ All Around The World
20. Hold On It’s Coming
Disc: 4
1. Bill Graham Intro – ALLMAN BROTHERS
2. Statesboro Blues
3. Don’t Keep Me Wonderin’
4. Done Somebody Wrong
5. One Way Out
6. In Memory Of Elizabeth Reed
7. Midnight Rider
8. Hot ‘Lanta
9. Whipping Post
10. You Don’t Love Me
ALBERT KING – TTTT
Visto il genere, la qualità audio del primo set è molto buona, il blues di solito è una musica che lascia respirare la musica, condizione necessaria per una fonte come quella in questione. L’unico KING di cui sono fan è FREDDIE, devo dire però che in questa occasione ALBERT KING si esprime molto bene. La versione strumentale di KNOCK ON WOOD non convince appieno, ma già con GOT TO BE SOME CHANGES le cose si mettono a posto. Il gruppo accompagna con il giusto vigore, i fiatai scaldano l’ambiente e la chitarra solista di KING fa il resto. L’andamento di NOTHING BUT THE BLUES non si discosta molto dal pezzo precedente, ma la performance rimane avvincente.
Per circa un paio di minuti ALBERT parla e spiega alcune cosette sul blues, ottimo eloquio, gran timbro di voce e bell’atteggiamento, il resto del brano è una improvvisazione strumentale. CROSSCUT SAW non è propriamente un pezzo che amo, è un blues da boscaioli, ma anche in questo caso ALBERT si distingue per un’intenzione davvero ammirevole … quando il blues non è tristezza ma una giocosa scenetta piena di doppi sensi. PERSONAL MANAGER è un blues lento e di maniera mentre BYE BYE BLUES è lo scatenato rhythm’n’blues che chiude l’esibizione di ALBERT KING.
J. GEILS BAND – TTTTT
Il successo vero e proprio per il gruppo arrivò tra il 1978 e 1981, nel 1971 i JGB erano una scatenata band di Boston dedita ad un Rock piuttosto deciso imbevuto di blues e rhythm and blues e con un solo album pubblicato. Uno strumentale eccitante per iniziare e a seguire WAIT e FIRST I LOOK AT THE PURSE. WHAMMER JAMMER è un brillante rock blues veloce creato per far brillare la inconfondibile armonica di MAGIC DICK. Che attacco ragazzi! HOMEWORK di Otis Rush e PACK FAIR AND SQUARE di Big Walter Price sono due scelte sintomatiche, le radici del gruppo sono tutte qui.
CRUSIN’ FOR A LOVE è un pezzo scritto da tutta la band ma potrebbe essere una delle qualsiasi cover che il gruppo era solito proporre. Con SERVES YOUR RIGHT TO SUFFER di John Lee Hooker si entra nel blues nero suonato da bianchi più canonico. PETER WOLF ha la giusta propensione nel cantare questo brano. HARD DRIVIN’ MAN chiude a dovere un set spettacolare.
EDGAR WINTER’S WHITE TRASH – TTTTT
La “Spazzatura Bianca” di EDGAR WINTER è uno dei miei gruppi super preferiti. Nel 1971 e 72 furono una band semplicemente F E N O M E N A L E. Batteria, basso, chitarra, tastiera, sezione fiati e due cantanti strabilianti per un misto di hard rock-blues-rhythm’n’blues-funk-soul imputanito. E’ sufficiente sentire come il magnifico JERRY LA CROIX canta WHERE WOULD I BE (WITHOUT YOU) per capire di pasta sono fatti gli EW’S WT. LET’S GET IT ON è un altro orgasmo musicale, testosterone sonoro lasciato libero. Ancora JERRY LA CROIX, assoli di tromba, di chitarra, di armonica, un tripudio di sesso e Rock.
Dopo due pezzi originali si procede e si chiude con due cover. TOBACCO ROAD dura quasi 16 minuti, al canto EDGAR stesso, la band e la sezione fiati spingono sui primi due accordi del pezzo – ripetuti più volte… in pratica l’ossatura del pezzo – in modo pazzesco. L’assolo al sax di EDGAR è selvaggio oltre ogni limite. Gli strumenti a tratti vanno e vengono nel soundboard, nemmeno il mixer del FILLMORE EAST riesce a contenere tanta potenza d’animo. Il finale non è consigliato ai deboli di cuore. La versione di TURN ON YOUR LOVE LIGHT (il brano reso celebre da Bobby Bland e quindi dai Blues Brothers) è da strappamutande. Il gruppo porta il pubblico talmente in alto che ben presto ognuno è preda di una sorta di isteria collettiva. Non credo che si sia mai più sentito nulla del genere da un gruppo di bianchi (e di qualche meticcio). Per me tra i tre migliori gruppi americani di quei due anni.
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MOUNTAIN – TTTT½
In quegli anni il livello medio delle performance era molto alto, tutti (o quasi) suonavano bene, e i MOUNTAIN non facevano eccezione. NEVER IN MY LIFE parte subito alla grande col basso di PAPPALARDI in evidenza e con la inconfondibile batteria di CORKY LANG. THEME FROM AN IMAGINARY WESTERN ci porta nell’immaginario dei MOUNTAIN. Prima di ROLL OVER BEETHOVEN c’è un momento solo per LESLIE WEST poi si rocca e si rolla col classico del 1956 di CHUCK BERRY. Gran tocco, gran chitarrista Mr WEST.
DREAMS OF MILK AND HONEY-SWAN THEME è il contenitore per le improvvisazioni già apparso sul lato B dell’album del 1971 FLOWERS OF EVIL. Che i MOUNTAIN siano nati con il template dei CREAM in testa qui è molto evidente. Erano davvero un gran gruppo in quei primi due anni (1970-71), perdersi nell’ascolto di questa improvvisazione è sempre un’emozione. Gli anni settanta, ah! Lo spazio dedicato ai MOUNTAIN si chiude con SILVER PAPER e MISSISSIPPI QUEEN, entrambi dal loro primo album CLIMBING (1970).
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THE BEACH BOYS – TTTT
Niente male i BEACH BOYS negli anni settanta. Dopo HEROES AND VILLAINS, il rock and roll di DO IT AGAIN e il “country” di COTTON FIELDS. R’n’R e country trattati alla maniera dei BB, of course. Sulle stesse coordinate HELP ME RHONDA. WOULDN’T IT BE NICE non è riuscitissima. OUR SONG (Elton John) sembra un po’ pretenziosa. STUDENT DEMONSTRATION TIME è un rock blues quasi improvvisato. GOOD VIBRATIONS e CALIFORNIA GIRLS, i due grandi successi, dal vivo perdono un po’ di quella coralità che le rende sublimi nelle versioni da studio. I GET AROUND ha un po’ lo stesso problema. IT’S ABOUT TIME chiude il set dei BEACH BOYS.
COUNTRY JOE McDONALD – TTTTT
L’atteggiamento di Country Joe è sicuro e determinato, sono sufficienti la sua voce e la sua chitarra per infiammare la platea. Sono canzoni di protesta che in quegli anni non faticano a ricevere approvazione ma Joe è davvero un maestro nell’esibirsi. KISS MY ASS e ENTERTAINMENT IS MY BUSINESS scaldano il pubblico e FIXIN-TO-DIE-RAG lo trascina verso l’isteria. Grandissimo Country Joe. Seguono e chiudono ROCKIN’ ALL AROUND THE WORLD e HOLD ON IT’S COMING.
ALLMAN BROTHERS – TTTTT
Gli ALLMAN sono forse il gruppo che nell’immaginario collettivo più sono riconducibili al Fillmore East, “…the finest contemporary music...” dice Bill Graham nella presentazione, non è troppo distante dal vero. Nel 1971 gli ALLMAN erano semplicemente meravigliosi. Questo set è lo stesso presente nel bonus disc della deluxe edition di EAT A PEACH e nel cofanetto FILLMORE EAST RECORDING, ma riascoltarlo ancora una volta è un imperativo. Cos’altro aggiungere a STATESBORO BLUES, Un pezzo di musica che descrive la nostra stessa essenza? In DON’T KEEP ME WONDERING l’attacco della voce di GREGG, la slide di DONE SOMEBODY WRONG, il cristallizzarsi del suono del gruppo in ONE WAY OUT. Il viaggio nelle profondità cosmiche di IN MEMORY OF ELIZABETH REED, il Rock di MIDNIGHT RIDER, le meraviglie chitarristiche di DICKEY BETTS e DUANE ALLMAN in HOT’LANTA, il blues stravolto e dilatato di WHIPPING POST, ed infine l’irresistibile YOU DON’T LOVE ME con momenti strabilianti lasciati alle chitarre.
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Bel cofanetto dunque, per chi si vuole immergersi per qualche oretta nel groove senza tempo del 1971. Long Live The Fillmore.
Esperienza clamorosa quella dei Fillmore, così come quella di tutti i locali dove è nato il rock. Il pubblico ha potuto ascoltare le pietre miliari a distanza ravvicinata e senza fronzoli, perché ai fronzoli ancora non ci si pensava. A chi non l’ha fatto consiglio di procurarsi l’autobiografia “Bill Graham presents”, ovviamente un po’ troppo di parte, ma nella parte iniziale nella storia del locale resta una delle mie rock-letture più entusiasmanti.
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Figata esserci stati! Bel lavoro il tuo post.
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E’ interessante la presenza dei beach boys in quel lontano 1971.
15 anni dopo jimmy page ( ai tempi dei firm ) sara’ ospite sul loro palco.
42 anni dopo Jeff beck andra’ in tour con loro.
Jeff descrive l’esperienza con brian wilson un vero e proprio incubo.
In sala di registrazione il genio pazzo lo ignora completamente.
Ai concerti jeff deve scendere tra il pubblico a promuovere l’acquisto
dei biglietti.
Va a finire anche in ospedale per una endoscopia.
Risultato : non incidono nulla assieme.
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Grazie per questo bel pezzo Tim!
Qualche tempo fa comprai un cofanetto originale in vinile dei concerti per la chiusura del Fillmore West, proprio con te a Porta Portese a Roma…
Nel frattempo quello di San Francisco ha riaperto e ho avuto la fortuna di andarci al seguito di un tour, cosa che abbiamo raccontato brevemente anche qui sul Blog. Credo sia ancora aperto, bisogna che controllo in rete.
A New York anche ci sono passato, ma al suo posto oggi con un simbolismo tanto realista quanto cupo, c’e’ una banca. Siccome e’ vicino a un incrocio i fan, soprattutto degli Allman, hanno riempito il semaforo e un palo di scritte e disegni in memoria. Si sarebbe forse potuto fare di più vista la grande importanza culturale di quel posto.
Graham li aveva chiusi, forse anche con un briciolo di tristezza sincera chissa’, ma un attimo dopo era sempre lui che negli anni settanta gestiva arene prima e stadi dopo. Si, la chiusura dei Fillmore segna un passaggio che alla lunga sara’ poi fatale per il Rock e per lo stesso Graham. Divenne il responsabile dei grandi tour degli Stones, aprendo la porta ai mega sponsor in un crescendo di business via via sempre più pesante. Alla fine la cosa era diventata talmente grossa che sfuggi’ di mano anche a lui e venne estromesso dalla “corporation” degli Stones, per quello che so con suo grande dispiacere.
Mi piacerebbe un intervento di Picca a riguardo di Mr. Graham e delle sue creature…
Erano diventati troppo piccoli i Fillmore.
Oggi spazi come quelli sembrano grandissimi, impossibili da riempire.
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Grazie del bel commento Polbi.
PS: qualche tempo fa? Primavera 2004, baby!
Io comprai la deluxe edition di MUDDY MISSISSIPPI WATERS LIVE, la data di acquisto riportata nel mio elenco dischi dice 30 maggio 2004. Quasi 13 fa! Ah.
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