In passato abbiamo pubblicato le storie di Rock del nostro amico Massimo Bonelli, questa su Billy Joel ci era evidentemente sfuggita altrimenti la avremmo passata a suo tempo, dato che veneriamo BILLY JOEL ormai dal 1977. E’ un doppio piacere dunque ospitare di nuovo sul blog MB.
“I’ve seen all the movie stars, In their fancy cars and their limousines … And I don’t want to waste more time … I’m in a New York state of mind” … L’uomo del Bronx sapeva suonare il piano talmente bene, che lo poteva fare per mestiere e girare il mondo in limousine, senza mai dimenticare Broadway, Chinatown, il Riverside e le mille luci della sua New York.
Billy Joel è l’uomo del piano; i newyorkers gli sono grati per l’autentica poesia “New York State of Mind”, una delle più belle cartoline musicali della grande mela. Just The Way You are, Honesty, Uptown Girl sono le colonne sonore delle nostre docce o delle code in autostrada.
A Milano, qualche anno fa, presentai una sua “Lesson” al pianoforte in un teatro stracolmo di artisti, musicisti e aspiranti tali. Con l’amico e collaboratore Chuck Rolando, ottimo musicista a sua volta, introducemmo Billy Joel che, dopo i saluti rituali, si accomodò al pianoforte e, prima di iniziare la sua lezione musicale, rivolto all’attentissimo pubblico disse:”Lo so che come prima cosa vorreste sapere cosa si prova ogni notte coricandosi al fianco di Christie Brinkley (la supermodella che era sua moglie all’epoca)… è semplicemente fantastico. Forse è questo il motivo per il quale ogni giorno, quando mi sveglio, scrivo le mie canzoni migliori. Ora parliamo di musica, della mia musica”.
L’apice dei vari episodi con Billy Joel avvenne in una trattoria romana. Quella sera, dopo un suo spettacolo nella città eterna, andammo a cena in uno dei tipici ristoranti del centro di Roma. Uno di quei posti dove, più che la qualità del cibo o del vino, paghi l’atmosfera. Per una serie di coincidenze, ci trovammo intorno allo stesso tavolo, oltre che con Billy Joel, con la splendida e spiritosa Liza Minnelli, il palestrato Sylvester Stallone, il già citato Chuck Rolando, la mia amica e collaboratrice, un po’ inglese ed un po’ romana, Susan D. Smith ed ovviamente il sottoscritto.
Il clima della cena fu estremamente divertente e ricco di argomenti. Verso la fine, quando sul tavolo restarono da ripulire principalmente bicchieri e bottiglie, fecero ingresso nel ristorante due stornellatori, ovvero quei musicisti che rendono omaggio alla propria città cantando sempre le stesse canzoni per la felicità dei turisti. In grado di riconoscere al primo sguardo Lando Fiorini o i Vianella, i due non si avvidero della presenza di Billy Joel e tantomeno di Liza Minnelli. Sicuramente ebbero il sospetto di riconoscere quello a capotavola: il pugile sì, quel Rocky.
Fu proprio Chuck che, con gentile ed educata disinvoltura, sottrasse le due chitarre ai nuovi arrivati, una la consegnò a Billy Joel e l’altra la trattenne lui. A quel punto, partì una straordinaria sequenza di canzoni, magistralmente suonate da Chuck e Billy ed interpretate, oltre che da loro, anche da Liza Minnelli e noi a fare il coretto. I curiosi, con estrema difficoltà, cercavano di entrare nella piccola saletta dove ci trovavamo, altri ci seguivano dalla finestra. Tutti battevano il ritmo con le mani, inclusi i camerieri ed il proprietario.
Dopo aver esordito con Arrivederci Roma, si susseguirono Uptown Girl, Love the one you’re with, Helter Skelter, We didn’t start the fire, Suite Judy Blue Eyes, New York New York e ovviamente New York State of Mind e Billy Joel diede dimostrazione di essere anche un ottimo chitarrista.
I due stornellatori erano felici, non avevano capito chi cantava, ma erano certi che se tutta questa gente avesse cantato in italiano sarebbe stata quasi quasi come i Ricchi e Poveri, la brunetta era naturalmente Liza Minnelli.
Nonostante tutta l’allegria e l’allegra compagnia, il proprietario e il conto salato arrivarono lo stesso:- ” Capo, l’atmosfera la devi pagare, anche se te la sei creata. Con la mente puoi stare a New York, ma i soldi li lasci qui”. Io timidamente risposi:-“Ma non sono un turista, non arrivo da New York”. Billy passò cantando:
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