Sono un uomo di una (in)certa età e arrivato a questa quota annoto che essa porta con sé anche il sleepless nights blues. Il ritmo circadiano inizia a perdere qualche colpo, l’interruttore interno che regola la veglia e il sonno comincia a non funzionare più a dovere. Con nostalgia ripenso al passato quando il dormire sette/otto ore era la regola. I problemi iniziano quando davanti all’età compare il big five e quelli che sto affrontando in questi ultimi mesi sono diversi da quelli di cui ho già parlato qui sul blog, quando scrivevo del demone delle notti senza sonno lo facevo mentre affrontavo cambiamenti strutturali della mia vita, mentre ora la maledizione di dormire solo poche ore per notte è una costante che attraversa qualunque stato del mio animo, un valore fisso che non si cura della mia condizione altalenante, una grandezza adimensionale ormai insita in me.
E’ una faccenda abbastanza comune, nei sinodi che organizzo con gli amici si parla anche di questo, non sono il solo e anche una mia amica d’infanzia ora farmacista me lo conferma. Cerco di riaggiustare il ritmo con pastiglie di Circadin (un non-proprio farmaco a base di melatonina ordinatomi dal medico di base) o con quella sorta di integratori dal nome tipo “sonno relax” della Bio&Vegan (su suggerimento della pollastrella con cui vivo).
Svolgimento standard delle mie notti insonni sul divano:
stanco e con gli occhi che mi si chiudono verso le 22,30/23 mi infilo sotto le coperte. Qualche pagina di Robinson Crusoe (naturalmente nella nuova edizione della Universale Economica Feltrinelli) e poi cado in un sonno quasi mai sereno. Sogno Mick Ralphs (e non sto facendo del cinema, ahimè è tutto vero); il contesto non è chiaro, sono backstage, insieme a me c’è la mia groupie, siamo a metà via tra la Bad Company degli anni d’oro e e quella dell’ultimo periodo. Ralphs e Rodgers entrano ed escono da delle porte, noi siamo lì, a meno di un metro ma in un modo o nell’altro non riusciamo mai a parlare con loro. Ad un certo punto mi accorgo di avere le scarpe che sia Mick che Paul indossavano dal vivo con la Bad Company negli anni settanta.
In preda alla solita ansia da sogno quando le mie avventure oniriche hanno a che fare con delle rockstar (con le quali in un modo o nell’altro non riesco mai ad entrare in contatto sebbene io sia lì con loro ) mi sveglio di colpo. Apro gli occhi nel buio, la stufa non è ancora partita, dunque non sono nemmeno le 6 del mattino, prego il Dark Lord che siano almeno le 5, cerco di riaddormentarmi, non riesco. Mi alzo, vado in cucina: sono le 2,40. E adesso? Dove cazzo vai alle 2,40 della notte? Mi metto la tuta, prendo la sveglia, gli occhiali, il cellulino, il libro che sto leggendo, l’ultimo numero di Linus e mi sposto in sala. Fa un freddo becco, la temperatura della stanza è di nemmeno 15 gradi (abitiamo in campagna, il gas di città qui non arriva, ci adattiamo con una stufa a pellet per non spendere tutte le nostre risorse in gpl), mi preparo una cuccia con tre panni, accendo la lucina e mi metto a leggere.
Passano pochi minuti e Palmiro arriva a sistemarsi sul mio petto. Fa la pastella, mette in moto le fusa, mi fissa.
“Sì, Palmir anche io ti voglio bene, grazie pandorino, ma non mi dispiacerebbe leggere un po’ “
Con una piccola pantera addosso non è semplice concentrarsi sulla lettura, così rinuncio e provo a riaddormentarmi.
Passano venti minuti ma non c’è nulla da fare. Mi alzo, vado a prendere uno sciarpone in cui avvolgermi il collo. Torno sul divano, prendo in mano Linus, leggo un articolo, qualche striscia ed ecco che lo Stricchetto (l’altra gattina che ormai si è accasata da noi – vedi il paragrafo relativo nel post del 9 novembre: https://timtirelli.com/2017/11/09/leaves-are-falling-all-around-the-autumn-moon-lights-my-way-blues/) si sveglia e viene a gettarsi sulle mie gambe. Palmir dall’entrata osserva tutto, certo non deve fargli piacere che la gattina rompiscatole entrata improvvisamente nella sua vita s’impossessi del suo umano, così vince l’incazzatura e viene a reclamare il suo posto. Mi torna sul petto, fa di nuovo la pastella, le fusa ormai rischiano di svegliare Saura che dorme in camera e poi si accovaccia, muso contro muso. Come si fa a leggere Linus in quelle condizioni?
Vi rinuncio anche perché Palmir è scivolato nel sentimental mood, ora mi abbraccia, infila il suo muso sotto al mio mento, vuole dimostrarmi tutto il suo affetto. E’ uno di quei momenti speciali in cui due mammiferi di specie diverse cercano, l’uno nell’altro, riparo dalla metafisica.
Ripongo Linus, cerco di riaddormentarmi, ho il corpo a zig zag, cerco lo spazio tra la Stricchi e Palmir. Il sonno però non arriva, non riesco smettere di pensare, mi vengono in mente le cose più disparate:
ZAVORRA MENTALE 1:
Ripenso alla mia amica facebook Manu Iaquinta (con cui condivido tra l’altro l’amore per John Miles) che mi chiese lumi circa un aggettivo da me usato in un commento ad un suo aggiornamento dove, con la mia solita sobria, formale eleganza emiliana le scrivevo “dio bo’ Manu se sei scomoda”. Scomodo è un aggettivo che ha un significato ben definito, qui da noi, nell’Emilia profonda, prende sfumature tutte sue.
Dal Nuovo Dizionario Piccagliani:
Scòmed : scomodo, ovvero performante, capace di grandi prestazioni, eminente, sublime, eccellente (…) Scomodo, quindi, non tanto in quanto aggettivo applicabile ad un divano o a un bidè, ma piuttosto un attributo di esaltazione di particolari qualità con le quali non è agevole, ovvero comodo, per nessuno venire a patti (…) dare dello ‘scòmed’ manifesta quindi un’ elargizione di ammirazione notevolissima, si rivela l’iper-complimento per chi nel proprio campo cammina almeno a due spanne da terra e mangia la minestra in testa agli altri.
ZAVORRA MENTALE 2:
Mi fluttua poi tra le onde cerebrali una spazzatura di pensiero di almeno 17 anni fa, quando ascoltai un conversazione tra due mie colleghe, dove una chiedeva all’altra:
“Allora, ho saputo che hai preso casa a Modena, in che zona ?”
“Centro storico”, rispondeva l’altra con insopportabile sicumera.
Io rimasi basito, visto che in realtà l’appartamento era almeno un chilometro fuori da porta Bologna, dunque ben distante dall‘heart of the city.
ZAVORRA MENTALE 3:
Cambio posizione, i due gatti scendono dal divano. Mi concentro sulla musica, spero che la mia musa preferita mi concili il sonno, non so perché ma mi viene in mente “New York Blues” degli Yardbirds”, con con le 5 note di chitarra prese in prestito da Page per l’intro di SIBLY:
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la speranza che la chitarra di Geoffrey Arnold Beck mi accompagni lungo i sentieri del sonno è vana, un altro sacchetto d’immondizia di pensieri mi casca addosso…
mi salgono alla mente piccole figure di merda che feci in passato, atteggiamenti discutibili che tenni con amici e conoscenti, il blues di non essere riuscito l’anno scorso ad avvicinarmi al palco dove suonava la Bad Company a Glasgow e così a vedere Mick Ralphs più da vicino il tutto per colpa di una zelante stewart, gli istanti imbarazzanti prima di trovare il giusto timing per la foto di rito con Jon Anderson nel post gig party dell’Hammersmith Odeon lo scorso marzo, le poche righe per Jimmy Page che vergai sulla biografia italiana che scrissi su di lui e che Robert Plant si offrì di consegnare (esordii con un “Hey Jimbo…” … ma dio bonino si può arrivare a chiamare – per iscritto – Jimbo una rockstar “scomoda” come Jimmy Poige?).
E’ chiaro che sto impazzendo, così mi alzo, mangio uno dei miei gelatini all’amarena della Coop e mi ributto sotto lo strato di panni, sperando di riuscire finalmente a sbarazzarmi di me stesso.
Non riesco. Sono quasi le 6. Sfinito e sconfitto mi alzo, accendo la stufa e preparo la colazione per la pollastrella. Alle 6,20 suona la sveglia, lei si alza, si affaccia in cucina e si scioglie in un sorriso nel vedere thè, biscotti e spremuta pronti.
“Grazie Tyrrell, va tutto bene?”.
“Va tutto benissimo groupie, mi sono solo svegliato un po’ prima per prepararti la colazione”.
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Grande articolo Tim , veramente scomodo …
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Scomodo … :-) :-) :-)
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Succede anche a me. Quando lavoravo dovevo alzarmi alle 5. Ah, avevo un sonno boia. Adesso alle 4 , alle 5 sono sveglio (dovrei mangiare più leggero la sera…) , ma non mi sento riposato. Allora mi volto dall’altra parte, nessun problema. Poi sulle 8 mi viene sonno e fino a mezzogiorno faccio circa tre bei sonni. I miei orari (ultimamente)sono questi di mattina, alla sera dalle 23, 24, fino alle ore 2. Avevo preso (dietro ricetta medica) un blando sonnifero, ma mi sono accorto che riuscivo a dormire solo se lo prendevo, quindi ho lasciato perdere. Certo che per chi deve andare a lavorare è un bel problema…
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Le benzodiazepine le frequento da quando avevo poco meno di 30 anni.
E non le prendevo per dormire.
Più che altro per sedare l’ansia.
E mi ero anche creato una forte dipendenza.
Poi, continuando a giocare a pallone, il distacco del tendine d’achille
( ACHILLES LAST STAND ? )
e il lungo periodo per guarire, mi hanno tolto il vizio.
Anch’io non dormo molto oramai.
E invidio la gattina delle mie figlie che, il più del tempo, dorme beata.
Il blues di non avere toccato Page a Pistoia nel 1984, ce l’ho anch’io.
Grazie Tim per questo bel pezzo e per la citazione yardbirdsiana !!!!
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Tim, almeno stanotte spero tu possa dormire
domani devi essere in forma,
se non sbaglio devi spegnere qualche candelina …
Auguri
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Non sono il solo, buon compleanno anche a te Francesco. Stanotte 6,5 ore di sonno…mica male. :-)
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