FABRIZIO DE ANDRE “Principe Libero” (2018 Nexo Digital-ITA) – di Paolo Barone

7 Feb

Il nostro Polbi ci parla del recente bio-pic (il film biografico insomma) su Fabrizio De André.

Come accade sempre piu’ spesso, e’ stato presentato nelle sale cinematografiche Principe Libero, telefilm che verra’ trasmesso a breve su Raiuno. E’ stato programmato solo per due giorni in molti cinema su tutto il territorio nazionale, e qui a Roma e’ andato tutto esaurito praticamente ovunque.

Da grande fan di De Andre’ non potevo mancare, ed essermi ritrovato con tutta quella gente mi ha fatto particolarmente piacere. E’ un prodotto in fin dei conti ben fatto, racconta se pur parzialmente e con le dovute censure in stile Rai, la vita drammatica e ribelle di Faber, riuscendo a farsi seguire senza particolari cadute di tono per ben tre ore e venti.

E’ stato messo insieme dallo stesso gruppo che aveva lavorato alla Meglio Goiventu’, e forse ne rispecchia pregi e difetti. La storia parte subito con il sequestro di Fabrizio e Dori Ghezzi, per poi ripartire dalla gioventu’ di De Andre’ e andare avanti fino alla fine seguendo il passare del tempo.

Gli attori sono tutti convincenti, e alcune ricostruzioni decisamente notevoli. La musica, logicamente presente, si incastra perfettamente e con buona precisione cronologica al racconto biografico, lasciando le canzoni originali a fare da colonna sonora, mentre vanno in stile cover quelle cantate durante il film. Un effetto alla fine godibile e non troppo forzato.

Delle tante storie che hanno solcato i sessanta intensi anni di vita del nostro (lascitemelo dire) maggiore cantautore nazionale, la parte relativa alla storia d’amore con la prima moglie e poi con Dori Ghezzi, che fortemente ha sostenuto questo progetto, la fa nettamente da padrone. Una scelta funzionale per un prodotto televisivo Rai, ma forse anche il limite maggiore di Principe Libero. I rapporti con il padre e il fratello vengono raccontati molto bene, cosi come la sua amicizia con Paolo Villaggio e Luigi Tenco. Purtroppo pero’, altri aspetti piu’ scomodi della vita di De Andre’ vengono in qualche modo edulcorati e disinnescati. Ecco che per esempio lo si vede frequentare le prostitute della Genova vecchia, ma si sorvola sul fatto che per un periodo della sua giovinezza lui avesse convissuto con una Bocca di Rosa, facendosi di fatto mantenere. Oppure che avesse avuto molte storie, anche cosi importanti da ispirare canzoni memorabili, prima, durante e dopo i suoi due matrimoni. Per non parlare della quasi totale assenza del Fabrizio De Andre’ piu’ politico, militante anarchico da sempre vicino alle vicende della sinistra extraparlamentare italiana, in particolare con quelle dell’area libertaria. Certo, l’impronta sociale e politica del suo lavoro traspare comunque, ma senza riferimenti precisi.

Stessa cosa le sue collaborazioni, parte fondamentale di tutto il suo precorso artistico, non vengono per nulla rappresentate, se non, sorprendentemente, quella con Riccardo Mannerini, poeta anarchico non vedente genovese. Insieme scrissero gran parte di Tutti Morimmo a Stento, forse il disco piu’ cupo e duro di tutta la discografia italiana, una collaborazione senza dubbio importante, ma non si capisce come si sia potuto non nominare quella con Giampiero Reverberi, o il lavoro fatto con Mauro Pagani che ha portato la fama di De Andre’ in giro per il mondo.

Luca Marinelli a mio parere risulta tutto sommato credibile nel suo ruolo, impressionante in alcuni passaggi la somoglianza fisica, meno il portamento e il modo di fare, mentre purtroppo la voce, sia il tono che la cadenza, che tanto caratterizzavano Fabrizio, non potevano essere riprodotte.

Ma in fin dei conti la storia si fa seguire, e ci regala dei momenti molto emozionanti. Mi viene da pensare a come la prenderebbe lui, Faber, questa biografia.

Credo si sarebbe incazzato, ma questo direi anche che sarebbe potuto accadere con tutte le molteplici iniziative, che in questi quasi venti anni dalla sua morte, hanno celebrato la sua musica e la sua vita. Il tempo passa e la statura di Fabrizio De Andre’, come uno dei protagonisti della cultura italiana del secolo scorso, continua a crescere. E fosse anche che magari guardando il film in televisione qualcuno possa scoprire il valore del suo lavoro, e’ comunque una buona notizia.

©Paolo Barone – febbraio 2018

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2 Risposte a “FABRIZIO DE ANDRE “Principe Libero” (2018 Nexo Digital-ITA) – di Paolo Barone”

  1. the zest and the beast 07/02/2018 a 11:07 #

    Grazie per questa recensione :) Sono una grande fan di DeAndrè ma sinceramente non me la sono sentita di andare al cinema a vedere questo “film”, forse per paura di rimanere delusa nel non vedere il DeAndrè che ho sempre immaginato e conosciuto tramite le canzoni. In ogni caso non mancherò quando verrà trasmetto in tv (se non sbaglio 13 e14 febbraio) e vedrò come mi farà sentire diciamo! Ho letto che Dori Ghezzi ha molto apprezzato questa ricostruzione e ha detto che è abbastanza fedele alla realtà quindi cercherò di fidarmi! Anche se, da quello che hai detto tu, mi piacerebbe vedere la sua parte più “cruda”, anarchica e vera, e non edulcorata in qualche modo per essere un prodotto cinematografico o televisivo. ..ci aggiorneremo!

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  2. mikebravo 07/02/2018 a 15:58 #

    Guardero’ senz’altro il principe libero.
    De André mi piace e mi emoziona sempre.
    L’ho visto nel 1979 a Bologna con la PFM.
    La PFM.
    Ha suonato in molti dischi di Lucio Battisti.
    Poi ha collaborato con Fabrizio.
    La PFM è il trait d’union dei 2 grandi della musica italiana.
    Per alcuni lati all’opposto.
    Battisti scriveva musiche per i testi di Mogol.
    Bellissime canzoni.
    De André lasciava la direzione musicale ai vari collaboratori
    Bubola, De Gregori , Fossati, Pagani, etc..
    Con ottimi risultati.
    Era partito dalla tradizione francese degli chansonniers e con
    richiami medievaleggianti.
    Battisti era un ottimo musicista che non negava l’ascolto di gruppi
    anglosassoni come i led zeppelin.
    Era cresciuto assieme a I QUELLI.
    E I QUELLI si incontrano con Pagani durante la registrazione
    della BUONA NOVELLA di De André ( nasce la PFM ).
    E nel 1978 la PFM va in tour con Fabrizio.
    E sara’ poi Pagani a guidarlo nella svolta etnica.

    Battisti ha anche lui la sua svolta etnica ( prima di Fabrizio ).
    Anima latina è del 1974.
    Precede anche PETER GABRIEL.

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