Bloccati in casa, i più fortunati in smart-working, con il Covid19 che aleggia sulle nostre città, campagne e anime. Situazione che sembra surreale ma che invece è quella con cui dobbiamo confrontarci ogni giorno. Le cifre delle persone positive, di quelle guarite e di quelle morte, gli americani che fanno la la fila davanti ai negozi di armi, un discreta fetta di italiani che se ne frega e cazzeggia per strade e metropolitane senza un motivo preciso, la grande preoccupazione della crisi economica che arriverà, il posto di lavoro a rischio, i campionati di calcio sospesi, gli Europei spostati di un anno, lo spread che s’impenna, le borse che vanno giù. Bergoglio che passeggia per le strade di Roma per andare a pregare davanti a un crocifisso “miracoloso”, l’ex vicepresidente del consiglio – quello che Andrea Scanzi definisce “il cazzaro verde” – che fa una passeggiata con la sua fidanzata invece di stare a casa e attenersi alle regole, il modulo dell’autocertificazione che compiliamo quelle rare volte che dobbiamo uscire a fare la spesa o andare in farmacia. I capelli che crescono, la barba che non viene fatta, l’inquietudine che aumenta. Pur restando razionali, con i piedi per terra e sicuri che tutto questo prima o poi passerà, non ci resta altro da fare per il momento che suonare Autumn Lake nell’angolino preferito della Domus Saurea.
Autum Lake al minuto 03:21
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SERIE TV: I Delitti Del Valhalla
Un detective di Oslo con un passato doloroso torna in Islanda per aiutare una scrupolosa poliziotta a dare la caccia a un serial killer legato a una misteriosa foto.
Con:Nína Dögg Filippusdóttir,Björn Thors,Bergur Ebbi / Creato da:Thordur Palsson
Appassionato come sono di Nordic Noir non potevo perdermi questa nuova serie islandese, serie che consiglio caldamente.
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Doppiatori che non sanno niente di Rock e di Blues
Nel weekend mi sono riguardato il film Blues Brothers e ancora una volta non ho fatto che scuotere la testa quando il doppiatore fa dire a Elwood “E suonavi l’arpa in cantina”. Possibile che nessuno si fosse chiesto: ma un musicista blues suona l’arpa in cantina? Il fatto è che nel sud degli Stati Uniti la armonica veniva chiamata anche mouth harp, French harp o più semplicemente harp. Il primo nome dell’armonica fu Aeolina (termine che discende dal dio del vento Eolo), strumento poco più che rudimentale composto da qualche canna attaccata ad una placchetta su cui si poggiavano le labbra del suonatore. I suoni erano così dolci e celestiali che venne soprannominata l’Arpa di Eolo. Altro nomignolo che le fu dato è Mouth-harp, arpa a bocca. Da lì, a chiamarla semplicemente arpa il passo fu breve. E’ chiaro che se però in italiano la traduci semplicemente con arpa, la cosa si fa surreale.
Sempre nello stesso film trovo insopportabile – nel doppiaggio italiano – che Jake Joliet Blues (John Belushi insomma) venga chiamato Jack da tutti. Jack (pronuncia gec) è diminutivo di John, Jake (pronuncia geeic) è il diminutivo di Jacob. I dettagli sono importanti, per la miseria!
La giacca gialla dell’Adidas di Brian May nel film Bohemia Rhapsody
Mi sono riguardato anche Bohemian Rhapsody (per la terza volta) e mi sono soffermato sulla giacchetta gialla Adidas che fanno vestire a Brian May. Ne ho subito cercata una ma sul sito italiano di Adidas non è disponibile. Ne ho trovata una su un sito canadese, sono stato ad un passo dall’ordinarla, ma poi il buonsenso è prevalso: pur avendo vuoti esistenziali da riempire, il prossimo futuro sarà durissimo, non è tempo per darsi a spese del genere, maledizione.
Così, in mancanza d’altro sono andato in soffitta a dare un’occhiata alle mie scarpe a tre strisce.
Smart Working Blues
Si lavora giocoforza da casa. Sensazione strana. Metto comunque la sveglia, faccio solo una pausa di 10 minuti al mattino e al pomeriggio, cerco di essere ancora più ligio al dovere di quello che sono. Tra le cose positive il tempo risparmiato del viaggio casa-lavoro-casa (1,30 ore al giorno se va bene) e il fatto che se smetto di lavorare alle 17:30, alle 17:35 son già lì che metto un long playing sul piatto.
Springtime of my blues
Primavera dunque anomala questa passata ai domiciliari. Per fortuna posso passeggiare per le stradine deserte che ci sono vicino alla Domus.
Osservo l’Uomo Morto (il profilo del Monte Cusna, seconda cima dell’Appennino settentrionale con i suoi 2.121 metri) …
Il Prunus cerasifera (il marusticano insomma) ormai in fiore …
la pollastrella che inizia a sistemare l’orto …
e la piccola Minnie in una delle sue rare uscite.
Anche se i tempi sono difficili, è arrivata la primavera.
Tenere il blues a distanza
A furia di pubblicare foto di liquori c’è chi penserà che sono un alcolizzato; fortunatamente non lo sono, non bevo spesso, ma quando lo faccio mi piace farlo bene e con i miei nettari preferiti: bourbon di New Orleans e Rum. E così nei weekend un bicchierino dopo pranzo me lo sparo con piacere, a maggior ragione in queste settimane deprimenti.
Sul piatto della Domus
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Take care
Bene, siamo giunti alla fine di questo ennesimo post miserello, mi raccomando a voi donne e uomini di blues che leggete questo blog: cautela, mente fredda, razionalità e distanze di sicurezza. Ne usciremo, ma nel frattempo non facciamo cazzate. E come direbbe il piccolo Tim Cratchit in Canto di Natale di Dickens: “che il Dark Lord ci benedica tutti, ognuno di noi!”
Tenendo conto che ogni anno i morti per incidenti stradali, per inquinamento
o per altre malattie varie sono milioni, questa epidemia si aggiunge
come ennesima disgrazia che colpisce a fondo i vecchi ( in alta percentuale
maschi ) e risparmia per fortuna i bimbi.
Tenendo conto che i nostri eroi sono ultra-settantenni e che in uk e usa siamo
solo all’inizio del contagio, il coronavirus pare democratico nell’attacco a ricchi
e poveri.
Forse solo Ketih Richards se lo fara’ rimbalzare, ma la maggior parte delle
rockstars cerchera’ rifugio in posti isolati e piu’ sicuri.
Il fisico provato da sesso, droghe varie e r & r li fa rientrare nella categoria
degli anziani con patologie pregresse e di conseguenza a forte rischio.
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A veder la foto coi CD ho pensato: se ITTOD prendesse l’upper hand te ne rimarrebbe 1/20 se va bene…
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😆
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Tu ridi, ma a me quella volta è andata proprio così (fatto cenno nei commenti a Rain in May blues https://timtirelli.com/2019/05/25/rain-in-may-blues/ )
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Ricordo Giacobazzi, per certi tratti siamo tutti uguali. 💙
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