Parafrasando una frasetta presente sul terzo album di un gruppo a me molto caro, per i resoconti blues (musicali e non) presenti su questo blog devo dar credito alla piccola e derelitta casetta posta in riva al mondo, nel bel mezzo dell’Emilia, che chiamo Domus Saurea. E’ la casetta in cui vivo da 11 anni e benché nel mio cuore avrà sempre un posto speciale, è una casetta costruita – diversi decenni fa e con enormi sacrifici – in modo assai spartano, senza nessuna concessione alla comodità, tenendo presenti più le visioni proletarie di chi la fece edificare piuttosto che una qualsivoglia logica architettonica. Stanze piccole, spazi ristretti, minute piastrelle rettangolari dai colori improbabili e tutta una serie di caratteristiche dai tratti essenziali. E’ una casetta molto blues, forse è per questo che – per quanto mi piacerebbe avere le possibilità di renderla più user friendly – dopotutto mi ci trovo bene.
Quando poi gli spigoli della casetta in questione danno un po’ da fare ecco che – nel mio spirito – me la ridisegno e ridipingo secondo la mia visione delle cose. Prendiamo ad esempio ieri, a casa solo decido di farmi un bagno nella vasca e subito decompongo le asprezze del bagnetto della Domus e viro verso i sentieri che portano ai castelli che mi costruisco nella maruga. Il bagno si trasforma in una bathroom esoterica, grazie anche al Moët & Chandon che mi sono versato.
La realtà è diversa, nella vasca non c’è altri che un uomo magro con il blues, ma se noi esseri umani abbiamo sviluppato la capacità di vedere oltre e di inventarci – nei nostri pensieri – orizzonti alternativi ci sarà un perché.
Lascio così libero l’istinto e in men che non si dica mi riscopro meditabondo, assorto come sempre nei miei blues perenni.
La fine de La Repubblica
La Repubblica, quotidiano prestigioso e libero (checché ne dicano populisti e sovranisti) passa, insieme al gruppo Gedi, nelle mani di Elkann e Agnelli. Per quanto mi riguarda finisce l’epoca de La Repubblica. Cambiato immediatamente il direttore (Carlo Verdelli – scaricato con rudezza) con un moderato tendente a destra che snaturerà il cuore del giornale visto anche il tipo di editore (uno di quelli con atteggiamento molto “da padrone”). La Repubblica era da decenni il mio quotidiano di riferimento e lasciarlo mi costa tanto, ma non posso fare altrimenti. Oggi diventa uno dei troppi media in mano al gruppo Exor, gruppo che non voglio per nulla aiutare con i miei spiccioli. Abbandono anche l’Espresso, Huff Post e Radio Capital.
Nella vita tutto cambia, sono un uomo di una (in)certa età e lo so bene, ma è chiaro che un cambiamento del genere mi mette addosso una bella malinconia. Trovo riparo nel rafforzare il mio rapporto con Il Manifesto e nell’approcciarmi a Open (il quotidiano online di Mentana) e – udite udite – a Il Fatto Quotidiano. Sarà che ormai da tempo sono un seguace di Andrea Scanzi, ma lo trovo una delle poche pagine da leggere oggi in Italia. De Benedetti – arrabbiato con i suoi figli per la vendita appunto di La Repubblica agli Elkann – pensa di partire con una nuova avventura editoriale, un quotidiano che faccia concorrenza a la Repubblica e che si chiamerà Domani, quotidiano che – alla sua morte – passerà alla Fondazione omonima, al grido di “basta eredi!”. Partenza in autunno, su carta e sul web, vedremo un po’.
Umberto Galimberti: adolescence blues
Rileggo una gran bella intervista a Galimberti che, con la sua consueta spumeggiante lucidità, analizza i tempi che stiamo vivendo con estrema accuratezza.
Future Blues
Il blues riguardo il futuro continua a tormentare. Già non bastava trovarsi all’improvviso uomini di una incerta età, già non era sufficiente essere stati costretti a cambiare lavoro ad una età veneranda, ecco che ci si mette anche il Covid19 a rendere il futuro economico nerissimo (per quasi) tutti. Il primo pensiero va alle vittime, e a chi ha perso genitori, congiunti, amici senza aver avuto nemmeno l’opportunità di star loro accanto sino alla fine e di salutarli prima dell’ultimo viaggio, è facile immaginare lo sgomento, ma è chiaro che non è possibile trascurare gli effetti che tutto questo avrà sull’economia. Certo, occorre cercare di evitare di deprimersi per faccende di cui non si ha il controllo, ma è chiaro che siamo e saremo tantissimi a fare le spese di questa pandemia.
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Electric Phase
La fase 2 mi fa paura, non ho una gran fiducia negli italiani; è chiaro che riaprire fabbriche, esercizi, musei e eventi è di vitale importanza, ma sapremo essere responsabili? Sapremo inoltre uscire dalla fase 1 indenni? Riusciremo a trovare forza e motivazioni per ributtarci negli ingranaggi del capitalismo?
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I’Ve Been Nominated To Pick My 10 favourite Albums …
Su facebook anni fa scoppiò la moda di pubblicare le copertine dei 10 album preferiti di ognuno di noi, credo che al tempo fosse una cosa carina a cui tutti partecipammo, ma oggi è diventata una cosa insopportabile. Recentemente sono stato nominato più volte, ma mi sono rifiutato di aderire. Poi, un conto è pubblicare il visual dei 10 album e bona lè (come diciamo a Modena), ma c’è chi non si ferma a 10, e non riuscendo a distinguere quanta differenza faccia uno zero in più o in meno, si mette ad inquinare la propria bacheca, e quindi facebook, con centinaia di copertine di album, tra l’altro al 99% insignificanti. I peggiori credo siano i metallari, che sono quelli che più di tutti non riescono a capire la differenza tra capitoli importanti della la musica rock e capitoli importanti della propria vita. Ogni titolo è un capolavoro, ogni disco è fondamentale, la prosa che rigurgitano è fagocitata da iperbole. Non sono mica solo loro, intendiamoci, anche quelli legati al punk e alla new wave non scherzano. Se ne stessero sui loro blog a farsi le seghe (come faccio io) e a differenziare ogni brezza in una nuova corrente, invece che sfogare le loro manie di protagonismo sui social, perché anche lì un po’ di bon ton sarebbe necessario, almeno dopo averli frequentati e digeriti per tanti anni e capito come le cose dovrebbero andare e come ci si dovrebbe rapportare con queste piazze digitali.
Parlando di Zappa con Liso
Non potendo frequentare gli amici, rimango in contatto con loro tramite whatsapp, duo, messenger o email. Cerchiamo di evitare per quanto possibile l’argomento Covid19. Biccio mi scrive per dirmi che Willin’ dei LF è un pezzo “struggente e meraviglioso“, Pike mi informa – con l’ironia consueta che usiamo quando leggiamo di certe nuove uscite – che sta per essere pubblicata “una imperdibile antologia sestupla di Snowy White” (session man inglese che collaborò con qualche grosso nome), con Riff poi parlo di bootleg dei LZ, e con Liso parlo di Frank Zappa. Liso è uno che giunto a questi anni fatica più del dovuto a restare confinato dentro al recinto del Rock, tra i miei amici e quello che forse sperimenta di più. Saputo che mi stavo ascoltando Zappa In New York, mi scrive che sono giorni che non ascolta altro che Frank. Mi confessa che si è scaricato almeno 10 versioni di Black Napkins e che quando la sente “è sulla luna”. Entrambi conveniamo che Zappa non ha in dono il tocco e il senso fluente dei grandi chitarristi, ma quello che suona è spesso divino. Lui, la sua Gibson SG, quell’atteggiamento cazzuto e arguto e il computo totale del suo talento. Mica roba per mammolette.
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Addio a Florian Schneider e Little Richard
Negli ultimi giorni se ne sono andati due grandi della musica, Florian Schneider dei Kraftwerk e il Re del Rock And Roll Little Richard. Li ricordiamo con gratitudine.
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Sul Piatto della Domus
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Still Alive And Lowell
Nonostante cerchi distrarmi con altra musica, sono tuttora dentro la bolla Little Feat. Non passa giorno che non metta su un loro disco, un loro cd.
Ci sono cose così straordinarie che mi è difficile staccarmi da loro e da Lowell George in particolare. Quando parte Roll Um Easy ad esempio, come è possibile evitare di sentire il proprio animo versasi liquido dal balcone?
Il mio amico Athos mi scrive che “c’è quella frase degli angeli di Houston che mi ammazza tutte le volte”, Athos è un grande amante del genere (oltre che asso della chitarra slide) e degli Stati Uniti, io che invece ho rapporto conflittuale con gli States e forse sono un tipo più inquieto di lui mi perdo proprio dell’incipit …Whoa I am just a vagabond, a drifter on the run, the eloquent profanity, it rolls right off my tongue … sono solo un vagabondo, un naufrago in fuga, bestemmie eloquenti mi scivolano dalla lingua …
Il testo sgorga dall’america che mi affascina, quella poetica, innamorata e mascolinamente sensibile, ce ne sono poche di canzoni così belle e complete e sessualmente spiritose … suona quella concertina, sii tentatrice e piccola sono senza difese … cantando in armonia, all’unisono, dolce armonia, devo issare la bandiera e batterò il tuo tamburo …
Roll Um Easy (Lowell George)
Whoa I am just a vagabond, a drifter on the run
the eloquent profanity, it rolls right off my tongue
And I have dined in palaces, drunk wine with kings and queens
But darlin’, oh darlin’, you’re the best thing I ever seen
Won’t you roll me easy, oh slow and easy
Take my independence, with no apprehension, no tension
You’re a walkin’, talkin’ paradise, sweet paradise
I’ve been across this country, from Denver to the ocean
And I never met girls that could sing so sweet like the angels that live in Houston
Singing roll me easy, so slow and easy
Play that concertina be a temptress
And baby I’m defenseless
Singing harmony, in unison, sweet harmony
Gotta hoist the flag and I’ll beat your drum
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Searching for Juanita
e così, immerso in questo continuo fiume musicale dei Little Feat, mi metto alla ricerca della mia Juanita, chissà se esiste …
“I said Juanita, my sweet Jaunita, what are you up to?
My Juanita
I said Jaunita, my sweet taquita*, what are you up to?
My Juanita”
*Pussy in Spanish slang meaning “little taco”
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Fat Man In The Bathtub (Lowell George)
Spotcheck Billy got down on his hands and knees
He said “Hey momma, hey let me check your oil all right?”
She said “No, no honey, not tonight
Comeback Monday, comeback Tuesday, then I might.”
I said Juanita, my sweet Jaunita, what are you up to?
My Juanita
I said Jaunita, my sweet taquita, what are you up to?
My Juanita
Don’t want nobody who won’t dive for dimes
Don’t want no speedballs ‘cause I might die tryin
Throw me a line, throw me a line
‘Cause there’s a fat man in the bathtub with the blues
I hear you moan, I hear you moan, I hear you moan
Billy got so sad, dejected, put on his hat and start to run
Runnin’ down the street yellin’ at the top of his lungs
All I want in this life of mine is some good clean fun
All I want in this life and time is some hit and run
I said Juanita, my sweet Jaunita, what are you up to?
My Jaunita
I said Jaunita, my sweet taquito, what are you up to?
My Juanita
Put my money in your meter baby so it won’t run down
But you caught me in the squeeze play on the cheesy side of town
Throw me a dime, throw me a line
‘Cause there’s a fat man in the bathtub with the blues
I hear you moan, I hear you moan, I hear you moan
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Avvertenze: i termini inglesi usati vanno letti in senso ironico. Non siamo puristi, ma per questo blog l’italiano e le altre lingue romanze continuano ad essere le più belle del mondo. Grazie. Merci. Gracias. Obrigado. Mulțumesc.
Condivido il tuo Blues-pensiero, anche se io non riesco a trarne un analisi lucida come riesci tu nei tuoi scritti sono sempre più spesso assorto da mille pensieri anche piuttosto futili. Questa fase che stiamo attraversando la sto vivendo quasi fossi un voyeur , lavoro da casa , faccio i miei due/tre turni settimanali presso un rifugio che ospita oramai una settantina di cani , coccolo i miei due gatti , rispolvero la chitarra , vecchi fumetti e libri.
Ultimamente sto riascoltando spesso gli EAGLES . Il fatto è che mi sono riletto il libro di Don Felder – Heaven and Hell e quindi dopo aver provato empatia per il suo insulso vittimismo mi sono anche ricordato di quale razza di chitarrista sia Fingersfelder. In breve mi sono sparato il doppio dvd History of the Eagles , il segmento Live at Capital center 1977 , la discografia , i bootlegs e roba sul web. Quando entro nella “fase-gruppo” faccio le cose per bene. Il live del 2005 non sono riuscito a (ri)guardarlo , odiosa la band e il pubblico australiano ripreso per l’occasione.. non regge con quello dei 70s manco il ca.
Mi ha incuriosito la nuova formazione con il figlio del simpaticissimo Glenn Frey. Orribili. Don Henley si è fatto prendere troppo la mano , non sono per nulla credibili ma fanno ancora cassa.
Ho ripeso ad acquistare Dylan Dog , non ho ancora capito se il reboot mi piace o meno ma ho bisogno di attaccarmi a qualcosa che mi lega alle mie letture adolescenziali.
E poi ovviamente i LZ. Ieri pomeriggio mentre cercavo qualcosa di inutile da comprare su ebay ho trovato una copia di CODA autografata da tutti e quattro i componenti della band messa all’asta. Non ho resistito , ho scritto al venditore informandolo che John Bonham è morto nel settembre del 1980 e che l’album è stato pubblicato nel novembre 1982. Mi ha risposto ringraziandomi e lo ha tolto immediatamente.
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Ottimo commento, Luca grazie. Per quanto riguarda la copia autografata di Coda, sei un grande. 😃. Chissà magari la quarta firma è quella di Jason Bonham …
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Grazie per il capitolo “Favourite Albums”, mi sono scompisciato dalle risate. Quindi ecco i miei 10… no, scherzo.
E grazie al blog ho rispolverato “Make a Jazz Noise Here” di Zappa e la bellissima “Black Napkins”, tra l’altro con uno splendido suono di chitarra.
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in questo periodo di quarantena ho potuto constatare che si vive bene anche
senza calcio ( GRAZIE, TU SEI TIFOSO DEL BOLOGNA…dira’ qualcuno ).
Certo, se mi metto nei panni del tifoso laziale, quello che ha solo in testa la lazio
e non ha altri interessi nella vita, facile avere brutti pensieri per l’occasione
sfumata ( grossa occasione ).
A parte gli scherzi…….l’esilio in casa puo’ averci fatto capire bene che cosa
veramente ci é mancato..
Io ho scritto a conte di riaprire subito i negozi di dischi in quanto beni di prima
necessita’.
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