PARAGRAFO 1: L’INCANTO DELLA MUSICA ROCK
Interno giorno in azienda ipertecnologica proiettata verso l’iperspazio. Primo pomeriggio, chino sulle faccende lavorative che mi competono. Giulia, giovane stagista, passa da me e nota alcuni LP sulla scrivania. Per quanto nelle settimane passate abbia cercato come sempre di pormi in maniera aperta, non lavorando insieme oltre all’augurarci una buona giornata non siamo mai andati, troppa la differenza di età. Deve aver saputo per forza che tutti lì mi chiamano Tim, ma la confidenza è poca dunque esordisce con un: “ma Stefano, quelli sono …?”,
“Sì Giulia sono ellepì.”
Ci riferiamo a “Seconds Out” dei Genesis, “Sandinista” dei Clash e Peter Gabriel Live In Modena 1983 che l’amministratore delegato ha fatto arrivare alla mia attenzione affinché io li porti nella Sala Blues aziendale, la sala che abbiamo dedicato alle riunioni informali e al dopolavoro e attrezzata con un buon impianto hifi, offerto generosamente dal titolare nonché presidente.
“Intendi vinili?”
“Sì, Giulia, vinili, ma la mia generazione non li chiamava così, bensì dischi o appunto ellepì, long playing”.
“Ma quelli sono nuovi modelli vero?”
Nuovi modelli mi chiedo? Poi capisco: “sì Giulia, sono le nuove edizioni, rimasterizzate … ripulite insomma.”
Giulia li guarda con meraviglia “ho quelli di mio padre e mi piacciono davvero tanto, sono fantastici, e contengono musica così diversa da quella che si sente oggi …”
“Giulia lo sai che nella Sala Blues abbiamo un impianto hifi dove dopo il lavoro a volte ci mettiamo ad ascoltare musica?”
Giulia mi guarda stupita. Capisco che oltre all’ufficio che le è stato assegnato non ha visto molti altri spazi dell’azienda. Le chiedo di seguirmi. Lo fa quasi in punta di piedi. Arrivati, legge la scritta Blues fuori dalla sala e, una volta entrata, davanti all’impianto le scappa un “Wow!”. Sono le due del pomeriggio, i colleghi stanno lavorando, chiudo le porte, metto sul piatto Dark Side Of The Moon e faccio partire Breathe. Mi metto comodo sul divanetto e la osservo.
Giulia rimane in piedi, chiusa nel suo giaccone, il volto nascosto dalla mascherina e dallo sciarpone che la avvolge fino al naso. Sulle spalle lo zaino con il laptop e chissà cos’altro la costringe a bilanciarsi tenendo il busto e le braccia spostate in avanti. E’ ferma, incredula, irretita e rapita dal giradischi e dalla musica che fuoriesce dalle casse. Ogni tanto le scappa un “wow“. Guardo questa giovane donna, che a me sembra una ragazzina, iniziare a vagare per le profondità cosmiche, condotta dalla vibrazione musicale della musica che tanto amiamo. Evidentemente è un mondo che ha appena iniziato a capire e a guardare, le invidio la gioia assoluta della scoperta, lo stupore che avrà mentre esplorerà quel nuovo universo.
Contemplo ancora una volta la magia della musica Rock, la capacità che ha di farci volare per sentieri sconosciuti, di riempirci l’animo, di dare risposte a questo cazzo di vita che risposte non dà. Vorrei poterle fare ascoltare il disco sino alla fine ma siamo in orario di lavoro, mi spiace rompere l’incanto ma devo far alzare la puntina e spegnere l’amplificatore. Giulia si ridesta, si scuote e mi segue verso i nostri uffici. Dopo il lungo corridoio ci salutiamo, la sento – mentre sale al secondo piano – dire “fantastico…fantastico…“. Sorrido, e benedico il Dark Lord per avermi fatto salire sull’astronave in cui lavoro e su quella in cui ho viaggiato in questi decenni lungo le coordinate del Rock.

The Dark Lord
PARAGRAFO 2: L’INCANTO (e le pene) DELL’AMORE
Interno sera, nella mia pizzeria preferita a Regium Lepidi. E’ venerdì, dopo una settimana lavorativa portare la pollastrella a mangiare una pizza è cosa buona e giusta. Ne abbiamo girate parecchie ma questa di viale Gramsci secondo noi è la pizzeria migliore, ed è diventata una sorta di comfort zone. Ci piace il locale e ci piace interagire con gli addetti alla pizzeria, sono giovani uomini e giovane donne con cui a pelle ci troviamo bene e per i quali cerchiamo di essere clienti decenti. (Quella che io chiamo) Judith, Antonio, (quella che io chiamo) Hermione, Miss N… ci accolgono sempre con grande calore.
Antonio viene a prendere le ordinazioni, ci parla con la solita leggerezza e simpatia delle ultime disavventure sue e – purtroppo – del mondo. Io e Polly parliamo fitto fitto, dopo 13 anni di convivenza abbiamo ancora un sacco di cose da dirci, ehi, mica male. Poi arrivano le pizze: Paprika (e Coca cola media) per la groupie, Bella Napoli (e belgian blanche media nove luppoli) per l’uomo di blues.

L’uomo di blues – Tim Tirelli marzo 2022
Non sono nemmeno le 20, d’altra parte tra non molto ci sarà la partita dell’Inter e non posso perdermela. Polly paziente e rassegnata sa che deve adattarsi, non ci prova nemmeno a mettersi in competizione col mio grande amore, quella meraviglia nerazzurra che mi fa palpitare il cuore e che mi scuote nel profondo.
Come dessert torta mimosa per Guajira Guantanamera e sorbetto (in realtà una mini granita) al mandarino per me, una delle droghe a cui non so resistere. Ultime chiacchiere prima di alzarci, arriva Miss N, una giovane donna con cui ci siamo già raccontati un pochino in passato. Un genitore italiano, l’altro straniero, universitaria che per pagarsi gli studi lavora dunque in pizzeria. E’ intenta a sparecchiare.
“Ciao N, tutto bene, come stai?”
“In verità non va benissimo…” e ci racconta delle sue pene d’amore. Lo fa con candore e onestà, ci spiace davvero vederla così, amori finiti e non più corrisposti, ci siamo passati tutti, si soffrono le pene dell’inferno. La ascoltiamo attentamente, lei cerca il conforto di due adulti con i quali pensa di avere un rapporto niente male. Miss N si mette in discussione, fino a sminuirsi. “Ma N, che dici? Sei stupenda, non farli nemmeno quei discorsi!” Sembra un po’ rinfrancata. Cerchiamo di non fare la parte di quelli con esperienza, di non essere gli adulti che fanno la lezioncina. Non sono sicuro che si riesca nell’intento, finiamo per raccontarle le nostre esperienze dopotutto, ma cerchiamo di farlo rimanendo sullo stesso piano “vedi, N, noi siamo te solo con (parecchi, troppi!) anni in più, ci siamo passati, e si soffre, si soffre molto … sappiamo che in questo momento non riesci a concepire una vita senza di lui, e che non crederai ad una delle parole che stiamo per dirti, ma visto che abbiamo attraversato questa palude prima di te, possiamo assicurarti che non solo passerà, ma che sicuramente troverai uno per il quale perdere ancora più la testa, per il quale varrà la pena spendere la vita insieme, per il quale ti tremeranno le gambe e sentirai l’amore in tutta la sua forza. Sì, quello che senti oggi è un torrentello a confronto, sappi che proverai dentro di te l’impeto di un fiume in piena, uno di quelli che romperà gli argini a monte, a valle e a ridosso del mare, che ti travolgerà l’anima. Ora, ripetiamo, non ci credi e non lo pensi possibile, è giusto, tutto deve fare il suo corso. Soffri, ma fallo nel miglior modo possibile, ci sono momenti in cui è necessario metterti nel tuo angolino, racchiusa su te stessa, altri in cui dovrai trovare la forza di uscire e stare con la gente, sebbene non avresti voglia di farlo. Ma soprattutto N …guardaci negli occhi … non mollare mai. Sono fasi della vita in cui ci si deve passare.”
Ah, mi dico, meglio scendere dal piedistallo, non volevamo ma abbiamo fatto la parte che non volevamo fare, tuttavia N mi sembra meno afflitta, forse parlare con due adulti come noi non le ha fatto del tutto male, dice cose molto carine sul nostro conto, sorride, è malinconica, ma nei suoi occhi c’è la scintilla vitale che volevamo vedere.
Mentre alla cassa sbrighiamo le ultime faccende la osservo da lontano, mi spiace per lei ma al contempo sono quasi felice, essere scossi da questi sentimenti fa sentire vivi, gioire, soffrire … sono i crazy circles di cui cantava Paul Rodgers …
Poter provare quelle sensazioni, esseri travolti dall’impulso dell’impollinazione, riuscire a darsi completamente, essere capaci a dirle “tu sei tutto per me”, “ho in testa solo te“, “ti amo”, essere felici quando la si sente, quando la si pensa, quando si è in quello stato in cui si accetta anche una sua sfuriata con un sorriso e con pazienza poi cercare di comprendersi, spiegarsi e quindi ritornare a ridere insieme. E poi certo, il lato oscuro della luna, il dubbio di non riuscire ad averla, di non vedere corrisposto il proprio sentimento, lo struggersi, l’essere impossibilitati ad incanalare il proprio flusso emotivo verso di lei, lei che magari è innamorata di un altra persona o vive addirittura con un’altra persona … ma dopotutto, non è comunque un incanto? Essere vivi, provare forti emozioni, sentirsi scombussolati … non ha prezzo, fare rafting discendendo le impetuose acque fluviali della propria passione significa essere! Tanto, comunque vada, in un modo o nell’altro, anche se il loro corso a volte può deviare, i fiumi sempre raggiungono il mare.
Then as it was, then again it will be
and though the course may change sometimes
rivers always reach the sea
Ho fatto leggere il secondo paragrafo, quello sulle pene d’amore, a tutte e tre le mie girl. Commento unanime e corale: “Tim scrive da Dio” (e mi è toccato subito correggerle: “da Page, vorrete dire”).
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