L’aegrĭmōnĭa … già, eccolo qui il nuovo sostantivo che indosso in questi giorni, un modo per far diventare il Blues più consono alla mia condizione di uomo proveniente dalla cultura latina. Accoramento per il football, per il Rock, per una vita che non viene come avrei voluto, per una istruzione che non si è dipanata come oggi avrei desiderato. Niente male alle elementari (riguardando la pagella dell’esame di quinta mi sono sorpreso dei vari 8 presenti nella pagella finale), poi noia assoluta alle medie e alle superiori. Ci avrò messo del mio, ero immaturo e non cosciente di me stesso, ma è anche vero che non no ho mai trovato un professore che mi stimolasse, che facesse accendere la scintilla che deduco fosse dentro di me. Poi, certo, sono uno di quelli che hanno cannato clamorosamente la scelta delle superiori … come caxxo ho potuto finire a fare ragioneria, un istituto tecnico commerciale…proprio io, il re del blues di via Pedretti, la strada dove son cresciuto? Mah! E’ un mistero. Oggi mi considero un autodidatta, quello che so, che ho studiato lo devo a me stesso, una sorta di piccolo (picolissimo) Jack London, figura fondante di questo blog. C’è poi il fatto che una volta scoperto il Rock tutto il resto è passato in secondo piano … scrivi canzoni, pubblichi i tuoi primi articoli su qualche rivista musicale nazionale e pensi che sia questa la tua strada, nella perfida Albione e negli States forse, ma non in Italia. E’ vero, bisogna aver talento ed essere determinati, ma magari qualche numero lo avevo pure io, in definitiva il fatto è che quando punti tutto su faccende così aleatorie devi mettere in conto che le probabilità di fare quello per cui hai qualche dote attitudinale sono pochissime. E allora ci si deve accontentare di essere un beautiful (nemmeno tanto beautiful) loser e adeguarsi al corso bislacco della propria vita, ma è dura, maledettamente dura.
VITA IN AZIENDA
In call per una faccenda lavorativa con una giovane collega, parliamo di treni e di abbonamenti fatti per venire al lavoro. Lei arriva da Bonomia e apprendo che al mattino prende il treno alle 7:30 e la sera alle 19:30 passate, dimostrando così un attaccamento al lavoro mica da ridere (se si calcola che il tragitto su strada ferrata per lei dura meno di mezz’ora). Così le dico “Vale-Ri n.1”; lei prontamente risponde, seria: “No, il n.1 sei tu!”. Ecco, come sempre mi sorprendo, non è falsa modestia, mi sorprendo davvero, non è autoreferenzialità, è il trovarsi (piacevolmente) basito per l’ennesima volta: voglio dire, anche da una giovane donna con cui non ho a che fare quotidianamente ricevo questi feedback, non credo relativi alle eventuali mie capacità lavorative, ma all’alone di blues che a questo punto, immagino, diffondo nei sotterranei dell’azienda. Una che conosco direbbe: “Va mo’ là che con ‘sto Blues hai messo in piedi un bel “buraccione”!
SINODO DI PRIMAVERA
Sinodo di primavera con gli illuminati del blues, la brotherhood con cui passo le mie sere out on the tiles, quelle dove – nonostante l’incerta età che abbiamo – parliamo di donne, di calcio, di musica Rock, di sogni (infranti), di politica, di futuro (grigio). La combriccola del blues è formata da nove individui, tutti maschi, sei dei quali musicisti a cui non sarebbe dispiaciuto diventare autori di canzoni-musici professionisti-intrattenitori, rockstar insomma; e invece guardaci qui, intorno ad un tavolo del nostro pub preferito (lo Sherlock di Regium Lepidi) in un venerdì in zona equinozio di primavera ad annegare i nostri dispiaceri in una Loburg:
questa birra viene definita lo champagne delle birre, perchè è l’unica con il perlage così particolare. Fa parte delle Lager ed è una Premium dal gusto delicato e raffinato. Si tratta di una birra a bassa fermentazione, leggermente più alcolica rispetto alla sua categoria, che presenta un tasso alcolico pari a 5,7%.
Prodotta ancora oggi con il luppolo più nobile d’Europa, il Fiore di Saaz, indiscusso re delle Pilsner (è l’unico luppolo utilizzato nella Pilsner più famosa al mondo: la Pilsner Urquell) e l’utilizzo di malti selezionati, rendono unica questa Premium Lager dal color oro, aroma di malto e luppolo con retrogusto di spezie e fiori.
A dire la verità Riff e Jaypee hanno davanti due Guinness, ma noi altri stasera magari siamo nel mood metrosexual e ci diamo di Loburg. La serata è come spesso capita spumeggiante, sebbene ci sia un retrogusto amaro, una sfumatura che cerchiamo di tenere nascosta, immagino sia dovuta alla (in)certa età che ci portiamo sulle spalle, come fossimo 23enni che si accorgono solo ora di avere addossi decenni imprevisti. Uno se ne va alle 22:30 visto che l’indomani deve alzarsi alle 5, circa dopo poco più di un’ora lo facciamo tutti, alla cassa salutiamo e ringraziamo Rocco, ci abbracciamo e via, ad inseguire una morbida scia.
In verità io mi fermo lì fuori a parlare con Jaypee, dopo esserci assicurati che la vecchia auto (più o meno d’epoca) di Lollo Zakk si metta in moto e nessuno di noi sia costretto (come già accaduto) a riaccompagnarlo a casa. Che il nostro centurion lawyer da anni si ostini a guidare automobili del tempo che fu malfunzionanti è uno dei misteri del nostro piccolo clan. Credo sia una eterna gara che il nostro ragazzone intende giocare con il fato, un brivido di adrenalina, un fiotto di pazzia, una fiammata di blues. E a proposito di blues, Mr Stevens mi racconta che sua figlia più piccola durante una discussione col nonno sulle caratteristiche delle popolazioni nere lo ha redarguito perché aveva dimenticato una cosa: “Ma nonno, dimentichi il blues, dove lo metti il blues, eh?!” … piccole donne di blues crescono. Tra l’altro Mr Stevens mi fa leggere un messaggio ricevuto da sua figlia maggiore, giovane donna che si appresta a lasciare l’adolescenza, la figlia che conosco meglio e che in qualche modo considero mia nipote. Gli scrive citando qualche frase presa da un articolo del blog di qualche settimana fa (“Mario Sgancia La Bomba”), frase che se ricordo bene contiene un mio commento e alcune parole prese dall’inno della mia squadra del cuore e lei che conclude con una cosa tipo “vedi papà io mi riconosco in questo”. Come mi dice lo stesso Mr Stevens, è incredibile che una giovane donna diretta verso l’iperspazio trovi rifugio tra le parole di un uomo di blues di una (in)certa età e dell’inno (seppur pieno di umanesimo) di una squadra di calcio.
Torniamo a Jaypee, io e lui lì fuori, sul bordo della via Emilia. Guardiamo le automobili passare mentre riflettiamo sul tempo che passa e sulle nostre vite. Parliamo delle band in cui al momento militiamo, di un amico chitarrista con cui entrambi abbiamo suonato e del fatto che l’indomani andremo a far la spesa settimanale, io alla Coop e lui all’Esselunga di Suncity, il paese – uno delle cosiddette Terre D’Argine – dove vive il mio fedele amico. A parte che anche in questo vedo lo sgretolarsi dell’Emilia che fu, voglio dire … l’Esselunga, la società della grande distribuzione il cui fondatore entrò molte volte in polemica con l’Emilia e la sua amministrazione, marchio che dunque io evito, quella è roba per lombardi, non per emiliani. Ad ogni modo l’amico Jaypee parlando tra sé e sé mi diceva “ah, è vero devo anche comprare l’ammorbidente per la lavatrice …”, scuoto la testa e gli dico ” ...l’ammorbidente per la lavatrice… non si è mai visto Johnny Winter comprare l’ammorbidente per la lavatrice, Jaypee ma come abbiamo fatto a ridurci così? E lui “…ma che ne so …”. Lo abbraccio e gli dico ” domani ti mando il wetransfer dell’album del 1979 di Ellen Foley.”, così tanto per tornare ad illuderci di essere veri Rockers.

FOTO DI REPERTORIO: Tim & Jaypee – Mandrio di Correggio 09-08-2014 – foto di Betty Iotti
THE SEASONS (The Rain Song early version)
Il Dark Lord, la nostra rockstar preferita, il 28 marzo – in occasione del 50esimo anniversario dell’uscita dell’album Houses Of The Holy – ha pubblicato a sorpresa sui suoi canali social una versione demo di The Rain Song il cui nome iniziale era appunto The Seasons. Questo il testo che accompagna il videoclip di youtube:
Curioso che abbia fatto un post del genere sul suo canale personale e non su quello dei LZ, d’altra parte trattasi di una prima versione dove appare solo in compagnia di Jones. E’ una outtake, niente di straordinario per il casual fan, ma rimane un registrazione sorprendente per i fan dei LZ in senso stretto.
VITA SUL TRENO (The commuter blues)
Già tre settimane di treno, la costanza sembra durare. La sera lascio l’azienda, attraverso l’ex Manifattura Tabacchi
e poco dopo arrivo alla stazione di Mutina,
quindi mi immergo nell’umanità fatta di pendolari.
Arriva il regionale, mi seggo, arriva una giovane donna, “posso accomodarmi?”, “ma certo ci mancherebbe”.
La vedo poi fotografare il posto accanto al nostro, sporco di sugo, vi sono addirittura alcune cozze per terra. “Che schifo eh?” le dico, pensando di rispondere alla gentilezza che ha avuto nel chiedermi se poteva sedersi vicino a me, tuttavia non coglie il mio commento. Chiama qualcuno al telefono, ce la mette tutta per far sapere che è di buona famiglia. Arrivo a Regium, mi alzo e le dico “Arrivederci”. Mi guarda stranita, non risponde e torna alle sue faccende. Sorrido tra me e me. La gente è strana.
Nel sottopasso che porta al parcheggio mentre sono perso nei miei pensieri vedo un giovane uomo, evidentemente uno studente universitario, con la maglietta rigorosamente nera con lo stemmino della bandiera italiana e la scritta FUAN, estrema destra dunque. Il tizio lo fa con nonchalance, ma portarla in quel modo significa sfoggiare un atteggiamento, per lo più ostentato, di indifferenza o noncuranza. E’ chiaro che ostenta. L’attuale governo ha dato la stura definitiva.
Salgo in macchina e penso alla mia povera Reggio Emilia
che diede i natali al Tricolore della bandiera nazionale, è tra le città decorate di Medaglia d’Oro al valor militare per l’alto contributo dato alla guerra di Liberazione. Le sue tradizioni, ricche di opere e di lotte per la emancipazione dei lavoratori, consentirono di mantenere vive le speranze di libertà e di progresso sociale anche durante il ventennio della dittatura fascista.
In mezzo al generale conformismo di quell’epoca, una coraggiosa minoranza di cittadini operò clandestinamente contro il fascismo, costituendo in tal modo la base su cui, caduto il regime mussoliniano, poggerà l’organizzazione politica e militare della lotta contro il nazifascismo.
II prezzo pagato da Reggio per l’opposizione al fascismo fu assai caro: 29 uccisi dalle “squadre d’azione” nere, 8 morti in carcere, 32 deceduti in seguito a percosse. A carico di 200 lavoratori antifascisti reggiani furono comminati dal Tribunale Speciale 1269 anni di carcere. Circa altrettanti furono gli anni inflitti dalla Commissione per il confino a carico di altri reggiani; molti espatriarono per sfuggire alle persecuzioni.
Durante la guerra di Spagna 1936-’39,i reggiani combattenti contro il franchismo nelle Brigate internazionali furono 62, di cui 15 morti e 20 feriti.
(https://www.istoreco.re.it/storia-resistenza/
PLAYLIST
CODA
Di nuovo a terra per quanto riguarda il football, sofferenza infinita, dovrei davvero rallentare, quante energie emotive si spendono quando la tua squadra del cuore imbrocca una stagione come questa dopo un paio di campionati di ottimo livello. Cerco così di soffermarmi sulle sciocchezzuole positive: una mia bella collega di vent’anni più giovane che mi dà esattamente dieci anni di meno, il maglione pieno di gnocchetti della Stremmy Girl
le colazioni dell’uomo di blues al Caffè delle Antille
i miei ex colleghi che ancora mi cercano e mi vogliono a pranzo con loro,
la mia dolce gattina Minnie che mi è sempre più attaccata,
il gatto Palmiro, my best friend,
loro due insieme
e le buffe foto che mi faccio per cercare di assomigliare al mio bluesman preferito.
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