Interno notte, venerdì. La luce dell’ abat jour riflette sulle 900 e passa pagine di Solenoide, libro su cui sono e su cui sarò per molte altri notti. C’è una di fianco a me nel letto e mi chiede: “E’ bello il libro?”, è una domanda che mi ha posto già altre volte a cui ho risposto con lo stesso concetto, ovvero circumnavigando le parole “è un libro pazzesco…”. Stasera le leggo la frase a cui sono arrivato: “Dormivo già da almeno due ore, tra l’altro stavo facendo i miei soliti sogni con treni e stazioni deserte in cui scendo e ci rimango per il resto dell’eternità …”
E’ proprio un libro per Tim Tirelli!” risponde. Vorrei aggiungere le righe che dopo una pagina o due concludono il discorso “poi sono ricaduto nel sonno e nei sogni, riprendendo le mie tribolazioni fra stazioni e ristoranti deserti, le discussioni con donne pallide come insetti, le scalate di rovine ricoperte di licheni” ma rinuncio, immagino che inizi a pensarmi come uomo bizzarro. Mi chiedo se non sarebbe stata più felice con un uomo diverso, magari uno con una piccola azienda qui nel villaggi artigiani di Regium Lepidi, un uomo più concreto, meno incline all’analisi introspettiva, un uomo che non abbia l’impulso di puntare il muso verso la prima blue highway o underground railroad a portata di mano e in senso lato andare a dissolversi in cometa. Con questo pensiero in testa spengo la luce, ripongo il libro, mi stendo sul lato destro, attendo che Minnie – la gattina affezionata – venga ad accoccolarsi tra il mio petto e il mio mento e parto per l’ennesimo viaggio nel mare nero del mio subconscio.
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Sabato mattina, alle Libreria Coop prima di fare la spesa. Cerco libri obliqui, l’immersione nel mondo di Mircea Cărtărescu ha dato ulteriore carica a certe mie propensioni. Chiedo all’addetta del negozio, con la quale scambio piacevoli e veloci commenti su autori particolari come Cărtărescu appunto. La giovane donna è pronta, reattiva, sicura. Ha un approccio privo di fronzoli, tuttavia gentile. Scelgo un libro da regalare ad una giovane e brillante collega che lunedì lascerà l’azienda dove entrambi lavoriamo, una di quelle colleghe che posso chiamare senza dubbio amica benché tra le nostre età vi sia un abisso, una di quelle che quando non sono più ascrivibili alla categoria colleghe lasciano un vuoto difficilmente colmabile. Scelgo qualcosa anche per me, essendo l’uomo di blues che sono il titolo di un libro di Gospodinov – scrittore bulgaro postmoderno e sperimentale – non può che finire nello zaino della mia anima.

Georgi Gospodinov Fisica della malinconia
Vado alla cassa, pago, mostro il mio acquisto all’umana che mi accompagna la quale scuote la testa, sorride e poi chiede alla libraia, riferendosi a me: “non ci sono libri per uomini che pensano troppo?”. La risposta è pronta, immediata, perentoria: “No, non ci sono abbastanza casi da studiare!”. Mi complimento con la bibliopola per la battuta ed esco.
Per quel (poco) che capisco del pianeta Donna, se una lei deve pensarti (tu generico) “come uomo bizzarro” non ci mette anni, inizia subito, anzi prima
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Speriamo che tra una ruminazione e l’altra il pensatore “trovi” un seguito alle peripezie di Aramis
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Ciao Tim , come state? Scusami se scrivo direttamente sul Blog.
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Ciao Luc, qui in Emilia bene (al di là dei disagi) è la Romagna quella messa davvero male. Domani ne parlerò sul blog. Grazie del pensiero.
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