MAX STEFANI “Wild Thing” (SE 2012) di Giancarlo Trombetti

25 Giu

Giancarlo mi ha inviato questa sua considerazione sul recente libro di MAX STEFANI da me recensito il 27 maggio https://timtirelli.com/2012/05/27/max-stefani-wild-thing/, voleva aggiungerla come commento al mio post, ma vista la natura dello scritto mi sembrava sciocco spenderlo come semplice commento, vale la pena fare un nuovo post vero e proprio.

Non che sia indolente. E’ che ogni tanto me la prendo comoda…per cui ci ho messo molto più di te, Tim, a leggermi il librone di Max. In onestà ho voluto anche andare a centellinarmi alcuni momenti e ricordi che non volevo tirar via con una lettura frettolosa. Perché questo genere di libri ha due chiavi di lettura: una per il lettore “comune” ossia quello che decide di vedere e prova a seguire, passivamente (che non ha senso negativo, in questo caso!) le vicende e chi per sua fortuna o sventura, molte di quelle vicende le ha vissute, seguite o sentite raccontare in prima persona. E la situazione peggiora ulteriormente se i tre quarti dei nomi citati fanno parte del tuo stesso percorso professionale. Già, perché molti degli invitati al banchetto di Stefani li ho vissuti da vicino, per diversi motivi. E dona sensazioni ambigue, incerte, sentire raccontare, dopo venti, trent’anni spezzoni di un percorso che per moltissimi è, tutto sommato, similare.

Cominciamo da qui: il libro autobiografico di Max è un alternarsi di episodi raccontati in prima persona e di altri lasciati raccontare ai convenuti. I primi sono senz’altro più tangibili e gustosi, indipendentemente che affiori appena o emerga del tutto, certa ruggine con soggetti evidentemente mai del tutto digeriti. Stefani non mi pare davvero persona che ricerchi la parole per inquadrare una situazione. Taglia e cuce, come usasi dire dalle mie parti. Ma le vicende, scorrono e la storia del pseudo-giornalismo italiano prende i suoi contorni, con alcune ricorrenti, inevitabili e incancellabili macchie e con alcune piccole, grandi soddisfazioni. L’impaginazione è anche talvolta fin troppo ricca e se solo un bel po’ di correzioni di bozze non fossero sfuggite, meriterebbe anche un buon voto. Ma la parte più gustosa, quella che solo…lo so che è triste, ma non trovo altre parole adatte…”gli addetti ai lavori” sapranno decodificare, è quella dove i soggetti che Max è riuscito a coinvolgere danno la propria opinione sui fatti che sono stati chiamati a commentare. Ecco, lì, chi ha di fronte agli occhi le coscienze e gli ego in perenne lotta con il resto del mondo, le espressioni facciali e la sfacciataggine di molti personaggi, non potrà fare a meno di considerare strettamente umoristiche alcune uscite che, grazie al libro di Max, saranno ora immortalate nei secoli nelle nostre biblioteche. Esistono soggetti che davvero non si rendono conto di ciò che dicono e di come lo espongono, non hanno né il senso del ridicolo, né i confini dell’umorismo involontario, non possiedono né ritegno né il senso del dubbio che qualcuno, che magari conosce la storia per come sia realmente andata, potrebbe leggere quel che affermano. E massacrarli. Sarebbe un esercizio facile e piacevole, divertente e soddisfacente che rimetterebbe in riga – ma solo per qualche minuto secondo, dati i personaggi – facce di tolla prive di buonsenso. Con un amico, al telefono, devo ammettere di essermi fatto una bella dose di ghignate. E ridere, fa sempre bene.

(Max Stefani)

Però no, non me la sento, alla mia veneranda età, di sputtanare pubblicamente – il web è un mostro che ricicla se stesso nei secoli, prova ne sia che mote delle citazioni proposte da Max provengono proprio da esso, credo anche il tuo blog incluso, Tim – uomini che sono sicuro soffrirebbero fisicamente nell’essere ridimensionati da un punto di vista logico e da quello storico. E poi, forse, il gusto più stimolante di questa operazione sta proprio nel lasciare al lettore il piacere di immedesimarsi nelle parole di certi e di provare a crederle reali per poi domandarsi: ma questo ci è, c’è sempre stato, o lo è diventato con il tempo? E dato che a una lettura superficiale, alcune perle sfuggiranno, il gusto di andarsele a ricercare non potrà che rendere la lettura del libro ancor più accattivante. Divertente, simpatico, talvolta corrosivo e cattivo senza sembrarlo. Max…bene ,bravo, sette più…

Giancarlo Trombetti  – 2012

2 Risposte a “MAX STEFANI “Wild Thing” (SE 2012) di Giancarlo Trombetti”

  1. Beppe R 25/06/2012 a 21:22 #

    Non ho mai conosciuto Max negli anni d’oro del “Mucchio”, e dove scrivevo io era considerato un “concorrente” con tutte le caratteristiche del caso; recentemente però sono stato in contatto con lui, che mi ha inviato “Wild Thing” con una gentile dedica personalizzata. La sua “autobiografia musicale storicizzata” risulta subito una gran bella realizzazione: copertina rigida, documentazione fotografica con varie curio d’epoca, grafica sobria ed efficace. Inoltre, trovo che l’avventura di Stefani lungo il percorso della stampa musicale italiana e delle sue implicazioni socio-politiche, sia molto ben congeniata e narrata in modo diretto, accessibile, con humour. Mi sembra anche che abbia cercato di render giustizia un pò a tutti, tentando, impresa non facile, di “oggettivizzare” il contenuto. Certo non ha risparmiato strali appuntiti contro alcuni suoi ex-compagni di viaggio…Credo al di là dei personalismi che chiunque sarebbe orgoglioso di aver portato a termine un lavoro del genere. Ovviamente ho i miei dissensi, ma mi piace riconoscere i meriti che in questo caso sono indiscutibili. Inoltre mi ha impressionato l’attuale energia di Max, la voglia di rimettersi in gioco con Suono, dove riappare anche l’amico-dissacratore Trombetti con un bell’articolo, sono contento per entrambi. Però GC, a proposito del tuo commento: così NON VALE…Il senso risibile di alcune dichiarazioni dei “protagonisti” della stampa italiana et similia ci può stare, ma detto cosi non si capisce proprio chi fra costoro è meritevole di sberleffo. Tiri la sassata…anche se condivido le tue riserve nell’esprimerti chiaramente. Vorrà dire che cercheremo noi lettori di intuire a chi assegnare la palma del più ridicolo…

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  2. Giancarlo T. 26/06/2012 a 17:52 #

    Adorabile Beppe… sai perfettamente – perché lo avresti comunque saputo individuare da solo, ma anche perché io so che tu sai ;) – quali siano le deliranti dichiarazioni di taluni. La nostra malizia di anziani privi di (ri)sentimento ci frega. Il fatto è che io sono assolutamente convinto che i soggetti (perché sono più d’uno dal mio punto di vista) parlino e dichiarino in buona fede. Il loro è un delirio di onnipotenza privo di logica e buon senso, privo anche del più istintivo pudore nel centellinare le proprie parole; le medesime parole che li portano ad affermare cose che, anche date per vere, per reali, un essere pensante dotato di gusto non si direbbe MAI da solo. Il guaio è che nel libro di Massimo emergono o galleggiano, dipende, elementi che vivono alla perenne rincorsa di una propria gratificazione. Di una propria auto-gratificazione, con un neologismo scorretto. Io penso, magari sbagliando, che l’intenzione originale di Max fosse proprio quella di raccontare la sua storia e, al tempo stesso, mettere i puntini sulle “i” di tanti soggetti che non appartengono al mondo della musica per passione o per dedizione, per speranza di divulgazione o per il piacere della scrittura, bensì per la precisa volontà di esporsi, di soddisfare il proprio ego. Sono quei soggetti, ricordo di averne parlato tante volte con te, ma anche di averne scritto, che quando intervistano un sedicente artista devono “come minimo” farlo da pari; sono quelli delle domande chilometriche, delle domande che già contengono la risposta, delle affermazioni che spesso lasciano l’interlocutore imbarazzato o scocciato. Senza che loro se ne accorgano neppure. Sono quelli che nel libro vengono, correttamente, individuati con l”io io io”. Un problema purtroppo molto comune in questo ambiente e lo sai bene…uno dei cancri del mestiere dello scribacchino.
    Facciamo un giochino: se qualcuno avrà voglia di ricercare dichiarazioni considerate eccessive, le segnali qui, in questa sede. Poi vedremo che ne vien fuori…un modo come un altro per passare il tempo, no? E poi, sia tu che io siamo coinvolti, dunque in gioco… mi pare una posizione corretta…

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