Inizio anni duemila, grazie a GIANNI DELLA CIOPPA comincio a scrivere su di una nuova rivista musicale, CLASSIX, guidata da FRANCESCO PASCOLETTI. Questo il mio articolo su ROBERT JOHNSON apparso sul n.5 (della nuova serie) nel gennaio del 2005.
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Salve Tim , da un paio di anni Vi leggo abbastanza di frequente.
Mi sono iscritto solo adesso per ringraziarti della reazione emotiva che mi ha dato la lettura dell’ articolo su R. Johnson. Sarà perchè è da qualche settimana che non ne esco dal suo ascolto…
Grazie.
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Luke, grazie del messaggio e benvenuto di nuovo tra gli uomini e le donne di blues che seguono questo blog.
L’articolo su JOHNSON, che ormai ha più di 10 anni, è uno di quelli di cui sono più orgoglioso. Al di là delle note biografiche reperite dalle poche fonti storiche mi calai con convinzioni negli abissi del blues. Ho ancora ricordi pressoché chiari del momento in cui lo scrissi (momento diluito in più fasi spalmate su due o tre giorni). L’ispirazione fu forte e totale, mi parve di sentire i cani dell’inferno, di svenire all’incrocio, di vagabondare di fianco al fiume.
Grazie per averlo sottolineato.
Spero ti stia ascoltando la CENTENNIAL EDITION dei suoi 29 blues, quella uscita nel 2011. La qualità audio è assai migliore rispetto a quanto pubblicato sino ad allora.
Spero di rileggerti, Luke.
See you at the crossroads.
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Dice il saggio: son sempre tanto belli gli articoletti del Tirelli!
Postilla: credo che come me a Robert Johnson & soci la maggior parte degli ascoltatori ci sia arrivata grazie ai gruppi inglesi dei 60’s. Ma la cosa che trovo sempre affascinante è che nei 60’s, in pieno boom economico, con lo sguardo tutto al futuro e con cosi tanta nuova tecnologia (sperimentazioni sonore, effetti, tante tracce in più negli studi) sia stata della musica così scarna, così “mal registrata” a riscuotere successo presso tanti ragazzini.
I concetti di potere della novità, di modernità son proprio relativi.
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Esistono molti nessi tra Johnson e Hendrix.
Prima di tutto hanno entrambi un lungo periodo di apprendistato
come chitarristi.
Johnson sparisce per un anno e torna trasformato.
Chi ha incontrato? Chi gli ha insegnato ?
Hendrix incontra Chandler che lo porta negli UK.
Entrambi sembrano marziani ai vari chitarristi che li sentono suonare.
Entrambi nelle loro composizioni si richiamano ai riti voodoo.
Entrambi incidono canzoni che restano per sempre.
Entrambi muoiono giovani ed alla stessa eta’.
La grande differenza è che per Johnson le fonti sono incerte
e per l’anno misterioso in cui trasforma il suo blues ci si è
rifatti soprattutto ai testi delle sue canzoni.
Jimi nel 1966, prima del grande salto, aveva gia’ sviluppato la
tecnica che poi sorprendera’ il mondo.
In meno di un anno Johnson diventa il piu’ grande chitarrista del
delta e passa dall’essere uno che suonava male il blues a
leggenda del blues.
In effetti archi di tempo molto brevi contraddistinguono molti
chitarristi.
Clapton is god dura 5 mesi perché l’arrivo di Hendrix a Londra
mostra un altro dio della chitarra.
lo stesso passaggio di Page dal Little games del 1967
al Led zeppelin I del 1968 è stupefacente.
La risposta?
Fermate zucchero sugar fornaciari ad un incrocio e
chiedeteglielo!
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