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Conversazione con MASSIMO BONELLI, discografico extraordinaire e ricercatore musicale

17 Lug

Conosco MASSIMO BONELLI da non tantissimo tempo, ma sin dai primi momenti ho dedotto che abbiamo affinità elettive… la passione per il rock, l’indirizzo politico, la visione del mondo. In più Massimo per qualche decennio ha fatto un lavoro che magari alcuni di noi sognavano e così ho pensato bene di chiedergli se fosse  interessato a fare due chiacchiere con noi.  Massimo si è dimostrato ben disposto alla cosa e aperto. Gli uomini come lui mi piacciono molto, è dunque un privilegio ospitarlo qui sul blog.

INTERVISTA A MASSIMO BONELLI –  Luglio 2013

Massimo,ci racconteresti qualcosa su di te, sulle tue esperienze professionali visto che hai lavorato per 35 anni presso la EMI e la SONY e se vuoi come essere umano? 

La mia grande fortuna è quella di aver vissuto tutto in diretta. Il cambiamento epocale della musica e del costume, la passione politica e l’indifferenza culturale.

Ho lavorato alla EMI nel periodo in cui Lennon, McCartney e George Harrison hanno iniziato produzioni proprie di alto livello. I Pink Floyd hanno fatto i loro album più importanti sino a quando, con i Duran Duran da una parte ed il punk dall’altra, è arrivato il decennio più controverso della musica…

Quindi sono entrato in CBS (più tardi Sony) dove ho contribuito alla ricerca e al lancio di un numero considerevole di artisti, tra cui anche molti “mordi e fuggi”: dagli Spandau Ballet agli Europe, lavorando anche al fianco di artisti eccezionali come Bob Dylan, Bruce Springsteen, Michael Jackson (bravissimo), George Michael,  Claudio Baglioni, Leonard Cohen, Francesco De Gregori, Ivano Fossati, Fiorella Mannoia e molti altri.

M. Bonelli e Springsteen

M. Bonelli e Springsteen

In seguito ho avuto il compito di dirigere l’etichetta Epic nel nostro Paese. Da quel momento è iniziata una divertente sfida per superare la “sorella competitrice” Columbia, che aveva tutti i nomi affermati. La Epic non aveva artisti italiani e ho quindi iniziato a formare una piccola squadra, firmando contratti con artisti  come Renato Zero, Spagna (qualche milione di dischi venduto all’estero), Area, PFM e tanti nuovi talenti …oltre ai nomi internazionali che ho inserito nel nostro repertorio: Oasis, Michael Jackson, George Michael, Sade, Primal Scream, Korn (per citarne solo alcuni), fino ai Pearl Jam.

M Bonelli e MJ

M Bonelli e MJ

La creazione di un catalogo Epic è stata una bellissima avventura con un enorme successo che mi ha portato, in seguito a dirigere anche la Columbia: ovvero la Sony.

Verso il 2004, nella fase di unificazione tra Sony e BMG,  questo lavoro ha iniziato ad essere creativamente sterile; non si discuteva più  con gli artisti ma esclusivamente con i loro avvocati. La musica si stava arenando in una deriva piatta e spocchiosa. La televisione e le radio acquisivano un potere stolto ed arrogante. Alla fine, proprio in disaccordo con la delega creativa ai “talent show”, ho lasciato la discografia nel suo momento più cupo e sono tornato ad occuparmi della musica che amo, oltre che di viaggi, letture ed altre attività che mi hanno reso straordinariamente libero.

Mi definirei, con un po’ di narcisismo, un buon democratico progressista, con una spiccata e sensibile filosofia nei confronti della musica e di chi ne fa le veci. Sui biglietti da visita ho scritto “Ricercatore musicale”, un altro termine che dice tutto e nulla…

M Bonelli e Kate Bush

M Bonelli e Kate Bush

Massimo, non è una domanda originale, ma come è stato lavorare per tanti anni in due delle più grosse case discografiche del mondo? Da fuori noi immaginiamo chissà che, probabilmente non è tutto rose e fiori…     

MB. E invece sono state proprio rose e fiori.. almeno sino ad un certo periodo. Fin tanto che si riusciva a coniugare creatività e fatturato era tutto più divertente ed il successo alimentava entusiasmo e quindi altro successo. La voglia di correre rischi, di sfidare il mercato, di scoprire, di stupire. Poi si è tutto inaridito … artisticamente …economicamente …a quel punto son finite le rose e si sono appassiti i fiori.

Anche tu come molti di noi sei un musicologo, ti piace la musica buona, hai buon gusto…è stato difficile fare della musica il tuo lavoro e vivere sulla tua pelle certe dinamiche che magari non sono il massimo per il fine supremo, l’arte musicale?

MB. Come dicevo prima, il termine musicologo è un lusso che mi son permesso abusivamente.

Non sono uno studioso di musica, ma un semplice estimatore di tutto ciò che mi dà emozione, che sia Bob Dylan o Renato Zero, Eddie Vedder o Michael Jackson. Sono nato con l’interesse e la curiosità per la musica e ho avuto la fortuna di fare il mestiere che sognavo (altri tempi)…

Quando lavori su un progetto dalle sue origini, facilmente te ne innamori anche se non è proprio la  musica che hai sempre amato…

Inoltre, per rispetto alle mie origini, sono sempre stato una specie di Robin Hood della discografia.. con i successi delle “star” finanziavo i nuovi talenti… spesso inascoltato dalle radio e dai giornalisti.

M Bonelli e Clapton

M Bonelli e Clapton

Lo so, è una domanda che ti avranno già fatto in centinaia, ma tra tutte le rockstar con cui hai avuto a che fare ce ne è stata qualcuna che, guardandola negli occhi, ti sei detto “qui dietro c’è una gran persona”? Hai qualche storiella gustosa che ti va di raccontare?

MB. Più di un artista ha rivelato una grande e bella personalità: Bruce Springsteen, Eddie Vedder,  Franco Battiato, Francesco De Gregori… e Cyndi Lauper, straordinaria e vulcanica. Mi son sentito citare nel più famoso talk show americano, dove lei narrava la sua avventura italiana di cui fui protagonista a Bari. Al termine della cena, con lei e con altri musicisti, sono salito con lei sul tavolo a ballare un tango, suonato dai vari musicisti presenti. Ogni volta che ci incontravamo succedeva qualcosa di eclatante. Ma Cyndi Lauper è solo uno dei tanti aneddoti… potrei scriverne un libro intero.

M Bonelli e De Gregori

M Bonelli e De Gregori

Vista la tua esperienza, ci dai un commento sullo stato del Rock in Italia, e sulla musica in generale?

MB. Credo che coloro che desiderano fare musica siano troppo succubi della tv, delle radio e di tutto quel sistema che promette il raggiungimento di un successo facile e immediato. L’espressione del rock, e della buona musica in generale, deve arrivare alla gente tramite il palco più bello del mondo: la strada… i club.. le cantine…Se sei bravo e originale, se hai personalità,  arrivi dove vuoi … senza farti bruciare da falsi applausi  e ignobili promesse. Lo stato del rock, per il momento… non abita da queste parti.Ma se vai a cercare nei luoghi più nobilmente umili, troverai tanta gente pronta a stupirti…

Massimo, Dio esiste?

MB. Sì.. più di uno.. Ernesto “Che” Guevara.. Malcolm X .. John Lennon .. Jimi Hendrix.. Roy Harper .. Grace Slick (forse la madonna) .. posso continuare …??

Film: i tuoi 5 preferiti.

MB. La vita è meravigliosa (Frank Capra);  Across The Universe (Julie Taymor); Midnight in Paris (Woody Allen); Professione Reporter (Antonioni); L’ultimo spettacolo (Peter Bogdanovich)

M Bonelli e Missing Persons

M Bonelli e Missing Persons

Fumetti: i tuoi 5 preferiti

MB. Non sono un  appassionato di fumetti;  da ragazzino leggevo Tex Willer, Nembo Kid (Superman), Michel Valliant .. ma casualmente

Musica: 5 artisti o gruppi che ti piacciono da morire….

Faccio sempre nella mia mente queste classifiche quando sono in aereo.. ogni volta cambio almeno un nome: Roy Harper, Rolling Stones, Jimi Hendrix, Beatles, Pink Floyd… ma sto rinunciando ad altrettante parti vitali del mio amore per la musica…

Musica: 5 album senza i quali non potresti vivere?

MB. Beggars Banquet (Rolling Stones),  White Album (Beatles), Electric Ladyland (Jimi Hendrix), If I could only remember my name (David Crosby), Peter, Paul & Mary (PP&M)

Per Massimo Bonelli chi sono i Led Zeppelin?

MB. L’intro di un organo soave a una chitarra acustica e a una voce impressionante che intona Your Time is gonna come…. Da quel momento e soprattutto quell’album (il primo)  è iniziata un’altra bella storia…

M Bonelli e Jeff Beck

M Bonelli e Jeff Beck

Massimo, qual è il senso della vita?

MB. Sapersi emozionare… lasciarsi emozionare ..

Non voglio disturbare la tua privacy, se non ne vuoi parlare nessun problema, ma mi pare di capire che le tue figlie vivano all’estero, in Brasile, giusto? Da fuori sembrate una famiglia davvero aperta al mondo, moderna, libera…ti faccio i miei complimenti. E’ difficile convivere con certe distanze? Avere i tuoi cari dall’altra parte del globo?

MB.  Ho due figlie (avute da due mogli diverse) entrambe in Brasile. Paola, al nord tra dune di sabbie e oceano, è proprietaria di una meravigliosa pousada in un oasi di vegetazione tropicale in un villaggio chiamato Jericoacoara. Carolina, laureata a Torino, ha vinto una borsa di studio dal governo brasiliano sulle popolazioni dell’Amazzonia; è partita per il Brasile e non è più tornata. Dopo aver vagato per quell’immenso Paese, si è ora fermata a vivere nella foresta, tra la natura incontaminata del Capao, nella Chapada Diamantina, nello stato di Bahia. Grazie a Skype vedo loro e i loro bimbi frequentemente, oltre ad andarle a trovare spesso. Sono felici e quindi lo sono anch’io. Forse in Italia non sarebbe andata così bene.

M Bonelli e David Gilmour

M Bonelli e David Gilmour

Tua moglie Ivana è una Chef. Ci parli un po’ di lei, del suo lavoro, e di come portate avanti il rapporto?

MB. Il suo lavoro è un hobby che le dà grandi soddisfazioni, visto che è davvero appassionata di cucina ed è bravissima. Ivana, che è la mia terza moglie, è un caso unico difficilmente spiegabile. Oltre ad avere un grande talento creativo ed organizzativo per qualsiasi cosa desideri fare, è la persona più altruista e sensibile che io abbia conosciuto. E’ amata e stimata dalle mie figlie.. ma anche dalle mie precedenti mogli(!!!) … meravigliosa, straordinaria, profondamente complice di tutto ciò che io faccio e stimolatrice di ogni nostra iniziativa. … Credo sia una specie di super eroe senza tuta spettacolare …. Santa subito!!!

 Massimo e Ivana Bonelli

Massimo e Ivana Bonelli

Un libro che hai divorato. 

MB. Shantaram di David Gregory Roberts .. un viaggio magico, fantastico ..

Gli scrittori che segui con più passione?

MB. Joe R Lansdale: grottesco, pieno di realistica immaginazione… leggo molto e di tanti autori.. Lansdale merita la segnalazione perché è il più rock di tutti!

Qualche pulsione per il calcio? Mi par di capire che sei juventino. Il mio blog è in parte un covo di interisti, come vive uno come te questa rivalità che molto spesso travalica il buon senso e il buon gusto? Al di là di questo, in che immondezzaio sta finendo il calcio?

MB. Non sono un patito di calcio.. simpatizzo ingiustificatamente per la Juventus da quando ero bimbo e così lo faccio ancora, ma finisce tutto qui. Tra l’altro sono amico di Del Piero, mio concittadino, con cui ho collaborato nella realizzazione di alcune compilation con i suoi brani preferiti. Simpatizzo anche per la Triestina, ho vissuto parecchi anni in quella meravigliosa città. Ma la squadra è ignobilmente fallita. Confesso di non essere un grande sportivo. L’unica attività che ho fatto abbastanza a lungo è il nuoto.

Tu hai vissuto gli anni sessanta e settanta, avresti mai pensato che la società sarebbe arrivata a questi bassi livelli  e che l’Italia sarebbe precipitata in questa fogna dove etica, senso civico, fratellanza sono concetti ormai spariti? 

MB. Sarebbe avvilente vivere subodorando il fallimento della civiltà evoluta. Non ti rassegni mai, neppure di fronte a fatti clamorosi come quelli di questi ultimi vent’anni. Credo che l’inciviltà dei reazionari e dei loro mezzi sia stata, per il nostro Paese,  più devastante dell’amianto. L’imbarbarimento culturale sta causando un vuoto irreparabile come una guerra atomica. E purtroppo non ci sono più eroi o semplici intellettuali a difendere fragili barricate di speranza.

Quando guardi l’infinito, di solito a cosa pensi?  

MB. Quanto ci vuole a raggiungerlo… e soprattutto .. alle mie figlie ..

Il tuo pezzo rock preferito?

MB. You can’t always get what you want.. degli Stones: l’ho fatto suonare anche per il mio terzo matrimonio .. da brividi

M Bonelli e Freddie

M Bonelli e Freddie

Il tuo pezzo easy listening preferito (scusa ma non riesco a scrivere Pop, sono cresciuto musicalmente negli anni 70 e la musica Pop era altra cosa rispetto a ciò che si intende oggi). ..

MB. Eloise di Barry Ryan: straordinariamente originale rispetto allo standard dei pezzi della stessa epoca.

Ci snoccioli qualche nome di artisti o gruppi italiani che ami particolarmente?

MB. .Per primo Paolo Conte, uno dei pochi con cui non ho mai lavorato. Ivano Fossati: una specie di Eric Clapton italiano, ma l’artista che ho amato più di tutti è Lucio Battisti, unico e originale.

Che giornali musicali leggi?

MB. Mojo e Uncut. Ottime recensioni, articoli e biografie.

Che quotidiani leggi?

MB. Tutti i giorni il Corriere della Sera e nel week end anche La Repubblica.

Qual è la prima cosa a cui “guardi” quando senti un pezzo musicale?

MB. Nulla… lascio libera la fantasia …

Cosa fai adesso? Hai qualche progetto per il futuro?

MB. Sto collaborando ad alcune mostre. Una si sta svolgendo a Padova ed è dedicata ai Pink Floyd. Un’altra, il prossimo anno, mia… o meglio di tutto ciò che ho raccolto in 35 anni a fianco della musica e dei suoi protagonisti. Poi inseguo il sogno di realizzare una mostra di arte contemporanea, con le opere di un artista che mi piace moltissimo e che ho avuto il piacere di conoscere personalmente; ma per scaramanzia preferisco non dire niente…

Collaboro marginalmente anche con alcuni piccoli festival nella zona in cui risiedo in campagna sul lago d’Orta.. Jazz e Blues e anche con un festival che si svolge a Jericoacoara in Brasile: “Choro Jazz”, una meravigliosa miscela di musicisti brasiliani e provenienti da tutto il mondo, che si amalgamano quotidianamente in questo luogo stupendo, improvvisando sul palco delle jam session uniche e irripetibili. Ora anche nel Capao, sempre in Brasile, hanno organizzato un festival musicale, mia figlia tra l’altro canta e suona e il suo compagno è un ottimo musicista, magari mi renderò utile anche con loro. Poi mi piacerebbe fare un programma radiofonico… se qualcuno mi ospita…

M Bonelli

M Bonelli

Hai girato parecchio, in uno dei tuoi ultimi viaggi hai toccato il VIETNAM, ci racconti le che impressioni hai avuto?

MB. Prima per lavoro e poi con Ivana ho girato tutto il mondo a parte l’Australia e l’Africa (eccetto il Marocco). Ogni viaggio mi eccita, mi incuriosisce. Cerchiamo di vivere le realtà del posto a partire dai mercati dove si riversa la gente comune nella sua più totale normalità. Il Vietnam mi piace definirlo come desiderano loro sia definito “Vietnam: non una guerra, ma un Paese-

 Hoi An, Vietnam - foto di M Bonelli

Hoi An, Vietnam – foto di M Bonelli

Aggiungerei meraviglioso. I suoi abitanti sono tra le persone più cordiali e generose che abbia incontrato nei miei viaggi. Pensano al passato concentrandosi soprattutto sul futuro.

Ho Chi Minh foto di M.Bonelli

Ho Chi Minh foto di M.Bonelli

M Bonelli & Ivana in Vietnam

M Bonelli & Ivana in Vietnam

Quale è la cosa che ti manca di più dell’epopea classica della musica rock (seconda metà sessanta/seconda metà settanta)?

MB. La creatività e l’entusiasmo… l’originalità e la passione… l’ingenuità e il coraggio …

Quando si tratta di concerti rock vissuti in prima persona, quali sono i ricordi a cui sei più legato?..

MB. Facendo un conto approssimativo, credo di aver visto oltre 2000 concerti di ogni genere e categoria musicale. Da quelli spettacolari (su tutti Michael Jackson e Rolling Stones) a quelli profondi (Leonard Cohen, Bob Dylan, John Martyn etc) a quelli metal (Korn, Alice Cooper, Iron Maiden etc) a quelli italiani (tutti…). Tre su tutti: il primo di Michael Jackson (visto altre 7 volte) a Roma per il lancio mondiale di Bad .. emozionante.. spettacolare .. elettrizzante come Guerre Stellari. Il terz’ultimo dei Rolling Stones (visti in totale 8 volte) a San Siro con Ivana e mia figlia .. un juke box adrenalinico di tutte le generazioni Stones. Pearl Jam all’Arena di Verona, sul palco a sentire meravigliose vibrazioni che ti catapultavano in una dimensione di rock difficilmente raggiungibile.

Con che impianto Massimo Bonelli ascolta musica? Puoi entrare nel dettaglio?

MB. In auto e in viaggio con l’Ipod. A casa con il computer e casse JBL. Nel passato ci facevo più caso ed avevo un McIntosh a valvole e  prima ancora un Marrantz… ma non mi ricordo altro…

Un amante della musica della nostra generazione non può che essere affezionato al vinile, tu che riesci ancora a sentire il fascino per i 33 giri? Riesci a provare qualcosa di simile anche per i CD, magari quelli in deluxe edition? 

MB. Mi attrae più il contenuto dell’involucro. E’ chiaro che il fascino delle copertine dei 33 giri ti davano un emozione d’impatto con immagine, testi, crediti etc… Ma si può superare. Ho avuto circa 15 mila vinili, ora ho altrettanti Cd  … tutta la musica che vale la pena amare, seguire, ascoltare, scoprire …

Ti senti più vicino alla scuola inglese o a quella americana, parlando naturalmente di musica rock?

MB. Inizialmente sono stato assolutamente più vicino alla scena inglese.. molto più fantasiosa, magica, espressiva. Il mio motto era: metti un album “made in Usa”, ascolta il primo pezzo e sai già com’è…  Fai altrettanto con uno “made in Uk” ma ascolta ogni singolo brano,  perché oguno può essere una sorpresa. Più tardi, con la psychedelia dell’area di San Francisco, anche la musica statunitense si è evoluta in originalità… e poi c’era tutto il rythm’n blues ed il jazz fusion principalmente urbano degli States.

Che rapporto hai con gli mp3, li usi senza troppi problemi o sei anche un cultore del lossless (file senza perdita di qualità)? 

MB. Confesso che con l’avvento dell’Ipod, l’idea di poter scaricare tutti i miei album/cd su un “aggeggio” portatile mi ha galvanizzato: così ho trasferito oltre 25 mila brani selezionati da tutti i miei dischi con tanto di note e copertine originali e lo aggiorno in continuazione. E’ sicuramente uno degli oggetti più preziosi che possiedo (oltre al pc che è il master di tutto ciò) … grazie Mr Jobs!

MBonelli e George Thorogood

MBonelli e George Thorogood

Qual è lo strumento musicale che più ti affascina, e nel caso tu ne abbia uno, che marca e che modello?

MB. Sono stato un bravo discografico perché non ho avuto mai la velleità a diventare artista .. (anche se nel passato ho cantato in qualche gruppo) .. quindi non suono alcun strumento. Emozionalmente mi affascina l’organo in tutte le sue molteplici variazioni (Procol Harum.. EL&P.. Wakeman .. Brian Auger etc)..

Se ti trovassi all’incrocio, una calda sera d’estate verso mezzanotte, lo faresti il patto? Cosa chiederesti in cambio della tua anima?

MB.  Con l’esperienza acquisita ..total reset .. per modificare solo alcune cose. Anche se credo sia un alibi per rivivere tutto di nuovo …

Ci sono giornalisti musicali italiani che ammiri e stimi?

MB.  Sì, uno in particolare.. Riccardo Bertoncelli, alcune sue frasi sui libri o sui giornali mi hanno molto ispirato. Non so se l’ho mai confessato a lui.

M Bonelli e Guccini

M Bonelli e Guccini

Che canzone o che brano ascolta Massimo Bonelli nelle sere un cui si ritrova solo in casa?

MB. Ascolto musica tutto il giorno .. non fa quindi differenza.. ma se vuoi una risposta fossi solo in una bella serata ascolterei volentieri “Manhole” di Grace Slick … è completo.. ti trasporta .. into the sun…

Nel congedarci da te vorremmo un tuo pensiero o una citazione che ti sta a cuore.

MB… Per la musica:   c’è sempre nuova grande musica…. basta avere voglia di cercarla…

Per la società: esistono valori che ci fanno crescere persone migliori .. più sensibili .. più tolleranti .. più aperte .. più curiose e coraggiose: non difendere questi valori è un crimine…

M Bonelli

M Bonelli

Massimo, grazie per aver accettato questa intervista e per averci parlato in modo sincero, profondo, completo.

Conversazione con ROBERTO TORTI, maratoneta, giornalista e blogger extraordinaire

19 Nov

INTRO: Roberto Torti, maratoneta, giornalista, blogger extraordinaire, scrittore. Il 5 maggio 2002 assiste alla partita in cui l’Inter perde uno scudetto che aveva già in tasca, per reazione apre un blog chiamandolo col codice del posto in cui era seduto (“Settore 4c, fila 72, posto 35”), il blog in breve tempo diventa un luogo simbolo per l’Interismo di in certo tipo e raggiunge un successo enorme; tuttavia Roberto lo tiene nascosto alla famiglia e agli amici per cinque anni per poi rivelarsi grazie al libro con lo stesso titolo edito da Baldini Castoldi Dalai. Libro a cui ne seguiranno altri due. Con la solita gentilezza che lo contraddistingue Roberto, o meglio Sector, come lo chiamo io, ha accettato di buon grado di conversare con noi.

PS: il blog ha poi cambiato nome in  Settore 425fila3posto27, il posto che aveva Roberto nella finale di Madrid 2010 in cui l’Inter ha vinto la Champions’ League.

(Roberto Torti)

1.   IL 05 MAGGIO DEL 2002, stavo seguendo la partita che avrebbe assegnato lo scudetto alla TV, non c’era ancora Sky e mi toccava vedere Quelli Che Il Calcio. Al 90esimo, mi sono sdraiato sul divano, mi son coperto con un plaid e per un ora ho avuto le palpitazioni. Il giorno dopo però sono andato al lavoro in giacca e cravatta, la cravatta era quella dell’Inter…suscitando l’ammirazione del mio amico/collega (e ora socio) bianconero. Ne hai già parlato, ci hai fatto un blog, ma visto che eri all’Olimpico,  puoi confidarci il tuo moto dell’anima di quel preciso momento?

Incredulità. Nemmeno nel peggiore degli incubi avrei immaginato di assistere a uno spettacolo del genere. Eppure ero lì, mi succedeva tutto a pochi metri dal naso e non ci potevo fare niente. Quello che mi piace raccontare del 5 maggio è però anche l’altra faccia della medaglia. Per me, in fondo, è stato un giorno molto fortunato, visto che ha originato un’avventura bellissima che dura tuttora e mi ha aperto molte opportunità. E credo che questo mio particolare frangente personale possa essere un piccolo insegnamento di vita: come dire, anche dai momenti brutti si può ricavare qualcosa, e forse è vero che non si deve buttare via nulla. Neanche dal 5 maggio, guarda un po’.

2.   Che si vinca o che si perda, forza Inter e ….?

…e forza Inter. Il resto mi interessa poco, davvero.

3.   Un tuo pensiero su Alvaro Recoba.

Il più classico degli incompiuti. Grandissimo talento e zero affidabilità. Del resto sono quelli come lui che ti fanno andare allo stadio, mica i ragionieri o i manovali del pallone. Rimarrà nella storia dell’Inter per l’enorme apertura di credito (in tutti i sensi) che gli è stata concessa, per qualche gol fantastico e per le mille volte in cui gli è stato urlato di tutto. Ma forse l’attimo in cui in Inter-Samp del 2005, al duecentesimo minuto, alza la testa prima di tirare e mira l’angolino (gol del 3-2, 0-2  capovolto in 5 minuti) vale l’enorme – e quasi infruttoso – investimento. Almeno a livello emozionale.

4.   Ti capita mai di rivedere certi virtuosismi di Beccalossi?

Beccalossi è uno dei simboli di una delle Inter che ho amato di più, quella di Bersellini, quella dello scudo 1980, quella dei miei sedici anni. Era una squadra giovane, operaia, simpatica e molto lombarda. Non mi fraintendere, eh? Ma mentre oggi siamo internazionali all’ennesima potenza, all’epoca ci si poteva identificare con un sacco di gente nata e cresciuta nel raggio di qualche decina di chilometri da San Siro.

5.   Eto’o o Milito?

Due formidabili attaccanti, grandi professionisti. Ma per me il Milito del primo semestre 2010 è stato qualcosa di sublime. Ancor più di Ibra o di Ronaldo: ho riprovato gli stessi brividi che mi davano Boninsegna e Rummenigge.

6.   Sector, Dio esiste?

Non lo so, non me lo chiedo. Ho una visione molto laica della vita. Ma, estremismi a parte, ho  grande rispetto di chi ha più fede o semplicemente una visione meno superficiale della mia.

7.   Film: i tuoi 5 preferiti

“Pulp fiction” di Tarantino, un grandissimo colpo di genio. “Il divo” di Sorrentino, stupefacente che l’abbia fatto un italiano. “Gran Torino”, uno dei filmoni del vecchio Clint. Poi mettici uno a caso dei Cohen, vanno bene tutti, da Lebowski al Paese per vecchi. E anche uno di Kubrick: dovendo scegliere, facciamo “Full metal jacket”.

8.   I tuoi scrittori preferiti?

Se mi concedessero di saper scrivere come qualcuno, sceglierei Philip Roth o Martin Vazquez Montalban.

9.   Un libro che hai divorato?

Open, l’autobiografia di Andrè Agassi. E’ il libro più divertente che abbia mai letto. Scritto da dio grazie a J. R. Mohringer, un premio Pulitzer che non ha nemmeno voluto il nome in copertina.

10. Fumetti: i tuoi 5 preferiti

E’ un genere che non pratico più. Sono rimasto fermo a Topolino, che peraltro – non me ne vergogno – ho letto fino a 25 anni. Ho avuto una cotta adolescenziale per Alan Ford e sono stato fortunato a essere bambino e ragazzino ai tempi del Corriere dei Piccoli/Corriere dei Ragazzi e dei loro strepitosi albi. Molto Tex, molti Peanuts, zero supereroi. Oggi zero di tutto.

(Roberto Torti)

11. Musica: 5 artisti o gruppi che ti piacciono.

Partiamo dai Beatles: fossi stato loro contemporaneo, penso che sarei impazzito per loro. Ammiro Bruce Springsteen come personaggio e per l’energia che sprigiona. In Italia ho adorato il Pino Daniele degli anni Ottanta. Poi mi piacciono le magliette a righe di Pat Metheny e sapevo a memoria tutti i dischi di Stevie Wonder fino a “Hotter than july”.

12. Musica: 5 album senza i quali non potresti vivere?

“Songs in the key of life” di Stevie Wonder è il disco cui sono più affezionato, un doppio quasi triplo da cui oggi un qualsiasi cantante potrebbe trarre una trentina di singoli e vivere felice. Ho uno zoccolo duro di album, delle più varie estrazioni, che ascolto da anni e anni sempre con piacere, tipo “Nero a metà” di Pino Daniele, o “The nightfly” di Donald Fagen, o “We live here” di Pat Metheny,  o “Breakfast in America” dei Supertramp. E altri ancora. Hanno il potere di migliorarmi l’umore, che è il massimo che posso chiedere a un disco. E no, non sono un rockettaro…

13. Per Sector chi sono i Led Zeppelin?

Sono un pezzo di storia della musica, una musica che però – come ho appena confessato – non mi appartiene granchè. Dei Led Zeppellin non ho neanche un disco, ecco. Però Stairway to heaven è una meraviglia eterna.

14. Sector, qual è il senso della vita?

Esserci, combinare qualcosa, lasciare una traccia.

15. Quando tanti anni fa comprammo Juary, cosa pensasti?

Come per qualsiasi acquisto fatto dall’Inter, ho fantasticato alla grande. E’ una fase che dura qualche giorno, poi di solito subentra il rinsavimento. Anni più tardi non ti capaciti di come siano potute accadere certe cose. Comunque la verità è che Juary lo comprammo per scambiarlo con Schachner, affare che invece non si realizzò. Da noi fu una pena.  Anni dopo, con il Porto, Juary vinse una Coppa dei Campioni segnando il gol decisivo in finale. No, per dire.

16. Quando corri, di solito a cosa pensi?

A un sacco di cose. Di solito corro un’ora, un’ora e mezza. E quindi ho un discreto lasso di tempo per pianificare le cose da fare, da scrivere… Ma questo succede solo se corro a ritmo zen, in allenamento, da solo. Sennò, quando la corsa è un po’ più tirata o addirittura sono in gara, non ho altri pensieri che arrivare vivo alla fine.

17. E quando guardi l’infinito, di solito, a cosa pensi?

Faccio un sospiro.

18. Il tuo pezzo rock preferito?

Che domandone. Probabilmente non è affatto rock, ma dovessi salvare un pezzo dalla fine del mondo sceglierei Hey Jude.

19. Il tuo pezzo easy listening preferito (scusa ma non riesco a scrivere pop, sono cresciuto musicalmente negli anni 70 e la musica Pop era altra cosa rispetto a ciò che si intende oggi).

E degli anni  ’80 cosa dici? No, perchè mi è venuto in mente in automatico “West End girl” dei Pet Shop Boys. O l’assolo di chitarra di “Con il nastro rosa” di Lucio Battisti.

20. Con che cosa ascolti musica? Hai un impianto hi-fi?

L’impianto hi-fi giace ormai quasi inutilizzato. Ho sempre meno tempo per la musica e sempre meno tempo in assoluto. La gran parte delle volte ascolto musica dal pc. Trovo divertente scorrazzare su YouTube: d’accordo, la qualità è quella che è, ma ho scoperto molte cose che non conoscevo e il gioco dei link a volte è irresistibile.

21. Che giornali e riviste leggi?

Leggo due o tre quotidiani al giorno (uno dei tre è necessariamente Corriere o Repubblica) e molte cose on line. La Gazzetta dello Sport me la tengo quando proprio mi voglio rilassare. Non compro riviste se non molto di rado. E il più delle volte riguardano la corsa.

(Sector col Mister Andrea Stramaccioni)

22. Quando si tratta di concerti musicali vissuti in prima persona, quali sono i ricordi a cui sei più legato?

Amo lo spettacolo dal vivo, mi dà bellissime emozioni. E quindi potrei citarti una gran parte dei concerti cui ho assistito, da Bruce Springsteen a Stevie Wonder, dagli Steely Dan a Pat Metheny fino al Pino Daniele dei tempi belli,  visto più volte tra gli anni Ottanta e Novanta. In uno degli ultimi – Ryuichi Sakamoto con Jacques Morelenbaum a Milano, lo scorso novembre – ho appreso dall’artista, in una pausa tra un brano e l’altro, che Berlusconi si era dimesso. Nell’ultimo anno ho visto due volte il tour “L’ora” di Jovanotti che ho trovato uno spettacolo molto bello. Il più strano a Barcellona, a luglio: c’erano ancora due biglietti per il concerto di Hugh Laurie, il dottor House, con il suo gruppo blues e li ho presi.

23. Che canzone o che brano ascolta Roberto Torti nelle sere in cui si ritrova solo in casa?

Come ti dicevo prima, se proprio voglio trattarmi bene prendo un cd del mio “zoccolo duro” e lascio fare a lui.

24. Nel congedarci da te vorremmo un tuo pensiero o una citazione che ti sta a cuore.

“L’Inter è un sentimento”. Lo ha detto una volta Moratti, ed è vero.

(Sector col principe Milito)

Il blog di Settore lo trovate qui:

http://settore.myblog.it/

Conversazione con DONATO ZOPPO, scrittore e proghead

12 Ott

Visto che ho da poco finito il suo bel libro sul prog mi è sembrata una cosetta simpatica fare due chiacchiere con Donato visto l’interesse comune e la sua completa disponibilità. Sono sicuro troverete piacevole scoprire quest’uomo di qualità, amante della buonissima musica e scriba extraordinaire. Tipetto scomodo Donato. Teniamolo d’occhio.

Intro:

In questo momento – momento importante poiché mi accingo a rispondere a questa gustosa intervista – sono qui nel mio studietto. Luci fioche, tazza di tè fumante, Into The Blues di Joan Armatrading in sottofondo (in tuo onore): quando le parole devono fluire è doveroso appoggiarle su dell’ottima musica. È quanto faccio da un po’ di anni: la mia attività di “scrittore di musica” cominciò nel 2002 con Le vie della musica, gloriosa pagina settimanale del Sannio Quotidiano, giornale di Benevento, città in cui vivo e opero (spero ancora per poco…). Da allora ho scritto per tante testate, intervallando questa attività con quella di autore di libri, l’ultimo dei quali (inorridite miei rockers!) su Claudio Baglioni. Oggi scrivo per Jam, a mio avviso il più autorevole dei magazine rock in Italia, conduco per la sesta stagione il mio radio show Rock City Nights (Radio Città BN), coordino il portale progressive MovimentiProg, scrivo di libri per i mensili L’Idea e Totemblueart e per il blog TranSonanze. Parallelamente a questa attività giornalistica dirigo l’ufficio stampa Synpress44.

 Donato, in Italia si può vivere di rock?

La vedo davvero molto dura, più in generale temo che nel nostro paese non si possa vivere di musica, non solo di rock. Non è la solita menata esterofila, è che il mio contatto con i musicisti è quotidiano: giorno dopo giorno mi rendo conto che chi fa musica in Italia – e a maggior ragione chi fa rock, ma quello vero, non Ligabove e compagnia latrante – ha delle difficoltà incredibili. Credo che il problema sia legato ai valori della contemporaneità: ogni proposta artistica dovrebbe avere come parametro la qualità, la sincerità di intenti, anche la provocazione se necessario, mentre oggi sono altri i riferimenti che premiano, come la volgarità gratuita, l’esibizionismo della sessualità (che ha sempre il moralismo come rovescio della medaglia), l’approssimazione. Se un personaggio pubblico come la Minetti dice che per fare politica non è necessario essere preparati, evidentemente non fa che amplificare un sentore che c’è nel nostro paese. Se Celentano (che sotto sotto non mi dispiace neanche…) fa record di ascolti per il suo spettacolo, evidentemente non c’è voglia di novità ma di musica familiare e rassicurante, anche se spacciata per rock. Qualcuno ce la fa ma si tratta di pochi tenaci che hanno avuto qualcosa di importante da dire, che hanno pianificato con acume la propria attività artistica, che hanno puntato anche all’estero. Molti altri ce la fanno perché adepti di varie conventicole, fenomeno costante nella storia italiana, come ha segnalato di recente l’ottimo Fabio Zuffanti nel suo libro O casta musica.

Vista la tua esperienza, ci dai un commento sullo stato del Rock in Italia?

Io sono un estimatore del rock italiano: sono convinto che l’Italia, con tutti i limiti derivanti da una cultura diversa rispetto a quella anglosassone e da una lingua “geneticamente” aliena alle armonie, agli accordi e ai ritmi del rock, abbia prodotto e produca dell’ottimo rock. Persino nell’esperienza, così provinciale e ingenua, del beat c’erano cose pregevoli, e mi viene in mente l’Equipe 84. Gli anni ’70 sono stati il momento di massima creatività per il nostro rock, ma anche i decenni successivi hanno avuto nomi importanti, dagli Skiantos ai CSI, dai Gaznevada agli Afterhours, dai Birdmen of Alkatraz ai Finisterre, dai primi Litfiba ai Kina. Oggi forse c’è maggiore omologazione però il grande disco rock spunta fuori quando meno te lo aspetti: Thee Jones Bones, Davide Tosches, Tunatones, El Santo Nada, Nohaybandatrio, Bradipos IV, Chaos Conspiracy, Hypnoise, i primi che mi vengono in mente. Mi sta un bel po’ sulle palle questo giro indie di facce cantilenanti-baffute tutte uguali per giovincelli da vacanza in Salento, con gente che arriva su XL e Mucchio senza sapere perché, senza qualità, senza cose da dire, tutti quanti invaghiti ora di Rino Gaetano e dei Sigur Ros (ma cazzo dove eravate quando usciva Ágætis byrjun? Pare che per l’Italietta indie i Sigur Ros siano usciti solo ora…) e proprio per questo tutti acclamati…

Donato, Dio esiste?

Secondo me sì, e in questo momento si sta chiedendo: ma Tirelli e Zoppo esisteranno? L’unica cosa è che non mi piace chiamarlo Dio: i nomi sono importanti, hanno un valore simbolico potentissimo, e il termine “Dio” mi rimanda troppo al cattolicesimo, cultura imperialista e invasiva che detesto. Io sono molto credente ma non sono cattolico, né cristiano (anche se alcuni elementi del cristianesimo sono presenti nel mio personale orizzonte spirituale): i pensieri che sento a me più vicini sono il buddismo e il taoismo, non hanno mai fatto crociate e nella loro semplicità (pur avendo alla base un universo simbolico e concettuale assai complesso) arrivano subito al dunque, però poi sparigliano, ti mettono in difficoltà e devi ricominciare da capo. Tocca anche divertirsi con il regno dello spirito, no?

Film: i tuoi 5 preferiti

Quando alla fine di ogni anno mi tocca stilare la classifica dei miei 5 dischi dell’anno (i mitici Jammies!) per Jam, vado sempre nel panico. Odio leggere le classifiche, figuriamoci farle. Anche perché cambio idea dopo cinque minuti. Dunque questi miei 5 film preferiti sono del tutto provvisori: se i tuoi lettori vorranno conoscere gli aggiornamenti della classifica possono contattarmi… Te li dico in ordine sparso: Profondo rosso (Dario Argento) per la tensione, la musica e le atmosfere decadenti; Magnificat (Pupi Avati) per l’accuratezza storica, per la tensione spirituale, per il naturalismo; Totò Diabolicus (Steno) perché Totò esiste più di Dio; The Blues Brothers (John Landis) per la musica, le gag, gli occhiali scuri, il Fender Rhodes scassato che suona da Dio, quello che esiste meno di Ray Charles; Twin Peaks (David Lynch) perché è una serie che considero film, perché i pini e le ciambelle li vorrei sempre qui con me.

Fumetti: i tuoi 5 preferiti

Premessa come sopra, con l’aggiunta che non sono un fumettomane. Però ho letto i seguenti fumetti: Martin Mystere (mio preferito in assoluto!), Dylan Dog, Nick Raider, Zagor e Mister No. E devo segnalare che ho imparato a leggere con Topolino.

Musica: 5 artisti o gruppi che ti piacciono da morire.

Ommioddio questa è tosta più delle altre. Mi limito a dirti i nomi che rivestono per me maggiore importanza, per motivi personali, spirituali, sentimentali. Miles Davis, Led Zeppelin, John Coltrane, Santana, Beatles.

Musica: 5 album senza i quali non potresti vivere?

Ok, disciplina. In a silent way di Miles Davis: una notte l’ho sognato, nota per nota, esperienza mistica irripetibile e ancora incredibile. Lotus dei Santana: un triplo live che è come un salto nell’alto dei cieli e un tuffo nel magma della materia. Led Zeppelin: fu il primo disco del Dirigibile che ascoltai e ancora adesso se penso a Baby I’m gonna leave you mi vengono i brividi. Sgt. Pepper Lonely Hearts Club Band dei Beatles: è tutto lì, passato e futuro. A love supreme di John Coltrane: illuminazione.

Per Donato Zoppo chi sono i Led Zeppelin?

Una lunga, tosta e vigorosa erezione, pulsante ancora oggi. Il culto della Dea Elettricità, che pratico con rigore ogni giorno, è nato grazie a loro. E poi un pezzo più bello di Kashmir deve ancora nascere.

Donato, qual è il senso della vita?

Non so se la vita abbia un senso, ognuno segue – in parte consapevolmente, in parte a naso – la sua direzione e giunge alle sue conclusioni. Prima mentre scrivevo c’era Woman in love della Armatrading in sottofondo, mi si è avvicinata mia moglie con la nostra piccola in braccio (una femmenona di 47 giorni). Ecco il senso della vita.

Un libro che hai divorato.

Io i libri non li leggo ma li divoro, letteralmente. È un rapporto quasi sessuale quello che ho con la carta, infatti con me l’ebook non attecchirà mai, non per un rifiuto ideologico ma per un’attrazione fatale che ho con le pagine. Comunque, l’ultimo libro che ho divorato, e l’ho finito ieri pomeriggio, è il delizioso Questo sangue che impasta la terra, di Guccini e Macchiavelli. Assolutamente consigliato, godibile e piacevole! Ora sto divorando London Calling di Barry Miles…

Gli scrittori che segui con più passione?

Ne ho alcuni che sono proprio i miei preferiti: Piero Chiara, Laura Mancinelli, Gesualdo Bufalino. Di questa terna amo tutto, anche quello che non ho ancora letto. Poi Bradbury, Tolkien, Renè Guenon, il grande maestro della scrittura rock Greil Marcus, De Filippo, Bertoncelli, Piovene, Eco, Agatha Christie (però solo Poirot, Miss Marple mi sta sulle palle).

Qualche pulsione per il calcio?

Sì, una sola: repulsione.

Quando guardi l’infinito, di solito a cosa pensi?

Non l’ho mai visto l’infinito, a volte credo di averlo percepito, ma in quegli istanti il pensiero non era attivo.

Il tuo pezzo rock preferito?

Non credo di averlo “un” pezzo preferito, però credo che Stairway to heaven racchiuda in sé diverse anime: la ballata, la spinta rock, l’articolazione cara al progressive, l’intensità, il pathos, la vibrazione elettrica.

l tuo pezzo easy listening preferito (scusa ma non riesco a scrivere Pop, sono cresciuto musicalmente negli anni 70 e la musica Pop era altra cosa rispetto a ciò che si intende oggi).

L’easy listening è per definizione usa e getta e a me non piace questo modo di “consumare” la musica, però ascolto molta musica leggera. Mi piace la definizione che Paolo Talanca, giovane saggista musicale che vi segnalo, ha dato della musica di Baglioni, parlando di “canzone pop d’autore”. Ecco, La piana dei cavalli bradi di Baglioni è un capolavoro di musica leggera ma “pensante”. Riascoltatela.

Ci snoccioli qualche nome di artisti o gruppi italiani che ami particolarmente (anche al di fuori dall’ambito Prog)?

Finora credo di non averti fatto neanche un nome prog… Alla fine dei conti il prog è un genere che ho amato molto e che oggi convive con altri ascolti, dal folk all’elettronica. I nomi italiani che preferisco in assoluto sono: PFM, Battisti, Le Orme, Kina, Litfiba (fino a El diablo), CSI, Massimo Volume, Battiato, Banco, Ivan Graziani, Osanna, Umberto Palazzo, De André, Notturno Concertante, Afterhours e tantissimi altri. Roba classica insomma!

Che giornali musicali leggi?

Li leggo praticamente tutti: Jam, Mucchio, Rockerilla, XL (che giornale musicale non lo è del tutto), RockHard, Musica Jazz, Jazzit, a volte Buscadero. Leggo anche molto sul web: Onda Rock, Arlequins, L’Isola della musica italiana, Spazio rock e tanti altri.

Che quotidiani leggi?

Quelli istituzionali: Repubblica e Corsera. Poco tempo fa ho scoperto che mi piace molto La Stampa. E Alias, ogni sabato con il manifesto, è molto interessante anche se inguaribilmente snob. Ah poi il domenicale del Sole24 ore, davvero ben fatto.

Qual è la prima cosa a cui “guardi” quando senti un pezzo musicale?

Cerco di capire se funziona, se ha una direzione, se i tre elementi fondamentali (melodia armonia ritmo) sono organizzati bene. Però dipende dal “genere”: un bel pezzo rock funziona solo se tira, se cammina dritto e senza cedimenti. Di una canzone cerco di seguire come si incastrano parole e musica, da un brano progressive invece mi aspetto le tre cellule auree: dramma, teatralità, imprevisto.

Cosa fai adesso? Hai qualche progetto per il futuro?

Il futuro non so se esiste, sto provando a fabbricarlo ora nel laboratorio del presente. Proprio adesso sto scrivendo un libro: trattandosi di roba top secret posso solo dirvi che riguarda un grande – ma grande davvero – gruppo rock che non ho nominato, fino ad ora… Poi ne ho altri 3-4 nel cassetto, uno di questi spero di tirarlo fuori quanto prima, e riguarda un gruppo italiano che amo e che ho nominato prima, forse più di una volta. A breve riparte la mia Rock City Nights, come sempre tre sere alla settimana ma con un approccio un po’ diverso dal solito.

Quale è la cosa che ti manca di più dell’epopea classica della musica rock (seconda metà sessanta/seconda metà settanta)?

Io quell’epoca non l’ho vissuta personalmente, visto che sono nato nel 1975, dunque non ho particolari nostalgie. Però dischi come quelli di Deep Purple, Santana, Genesis, Grateful Dead, Roxy Music, Can, Rush e Gentle Giant certo che mi mancano! All’epoca il “basic bargain” messo a disposizione dall’industria discografica consentiva a tutti di pubblicare degli album, e in generale il contesto era favorevole culturalmente e artisticamente a delle opere complete, ricche e stimolanti. Oggi l’appiattimento del nuovo millennio non risparmia nemmeno il rock…

Quando si tratta di concerti rock vissuti in prima persona, quali sono i ricordi a cui sei più legato?

Per mestiere e per passione ne ho visti moltissimi, te ne cito due. Il primo è quello di una grande star, BB King, che ho visto al Pistoia Blues la scorsa estate e che mi ha un po’ deluso. Il secondo è quello di una misconosciuta band africana, i Terakaft: sono del Mali, il loro desert blues è assolutamente magico. Li ho visto a Correggio l’anno scorso e mi hanno incantato, ci sono andato alla cieca, sapevo solo che il loro chitarrista faceva parte dei Tinariwen e sono partito. È appena uscito il loro nuovo disco, prodotto da Justin Adams, cercatelo!

Con che impianto Donato Zoppo ascolta musica? Puoi entrare nel dettaglio?

Non ho un impianto fisso, uso ciò che capita a seconda di dove mi trovo. Ora che scrivo ho in azione un vecchio piatto in un affare di legno che fa tanto anni ’50, al pc che ho in studio ho fatto mettere due belle casse potenti che mi danno soddisfazione, in cucina e in studio ho due volgarissimi stereo Sony che però pompano bene a colazione e nel pomeriggio, quando mi muovo ho lettore e cuffiette, devo decidermi di riparare un impiantone serio che ho lasciato dai miei, anche questo Sony ma perdonami non ricordo il modello…

Un amante della musica della mia generazione non può che essere affezionato al vinile, tu che sei più giovane riesci a sentire il fascino per i 33 giri? Riesci a provare qualcosa di simile anche per i CD, magari quelli in deluxe edition?

Ho una discreta collezione di 33 giri, hanno un potere simbolico che va oltre l’ascolto del vinile, oltre l’impatto della copertina. Per lo stesso motivo simbolico non ho 45 giri: mi rimandano troppo alle logiche estive da juke-box. Certamente i cd sono meno affascinanti del vinile, però io amo la musica, non tanto il suo supporto, quindi mi va bene anche l’mp3 (però se volete farmi un favore, oh voi che mi fate scaricare o che mi mandate i link, i Wave suonano meglio…).

Ti senti più vicino alla scuola inglese o a quella americana, parlando naturalmente di musica rock?

La mia estrazione è totalmente inglese: dai Beatles ai Porcupine Tree passando per Genesis, Police, Clash e Elbow. Tuttavia il rock americano è altrettanto accattivante, pensa ai Dead, a Hendrix, ai Doors, oppure ai Black Keys, alla Dave Matthews Band, ai mitici Phish. In linea di massima il rock inglese ha sempre avuto maggiore raffinatezza: se voglio classe, creatività e imprevedibilità godo con i Soft Machine, i Family, i Jethro Tull, anche i Black Sabbath e i T. Rex. Se però cerco l’impatto anche un po’ grezzo, i Blue Oyster Cult sono imbattibili. Se cerco roba oscura e puzzolente, l’ultimo di Dr. John è il top. E Stevie Wonder il vero genio del secondo Novecento…

Che rapporto hai con gli mp3, li usi senza troppi problemi o sei anche un cultore del lossless (file senza perdita di qualità)?

Per mestiere, ho assistito alla progressiva sostituzione del cd con gli mp3, e mi riferisco proprio ai meccanismi promozionali: oggi quasi tutte le label ti propongono il link per il download, se ti va male lo streaming… Non mi scandalizzo, però se devo recensire un disco gradirei un ascolto dignitoso: nella popular music il suono è parte integrante degli elementi costitutivi di una canzone e di un disco, inutile girarci intorno. In ogni caso ho un rapporto normalissimo con gli mp3, prossimamente dovrò partire per un viaggio di lavoro e ho già la playlist pronta: Robert Plant, Joan Armatrading, Iron & Wine, Ahmad Jamal, Rocket Juice & the Moon.

Qual è lo strumento musicale che più ti affascina, e nel caso tu ne abbia uno, che marca e che modello?

Ho un modesto basso elettrico Sunburst della Prestige a 4 corde (una sorta di fratello minore e sfortunato del Fender Jazz) che devo quanto prima rispolverare. Il basso è lo strumento che sento più “mio”, quando ascolto un brano è la ritmica che naturalmente mi colpisce per prima, poi molti dei miei musicisti preferiti sono bassisti: Paul McCartney, Bill Laswell, Geezer Butler, Jack Bruce, Tony Levin, Patrick Djivas, Glenn Hughes, Geddy Lee, Greg Lake, John Wetton, Jaco Pastorius, il compianto Mick Karn infine il mitologico e amatissimo James Jamerson. Ho anche scritto un paio di pezzi con dei vamp eccezionali…

Se ti trovassi all’incrocio, una calda sera d’estate verso mezzanotte, lo faresti il patto? Cosa chiederesti in cambio della tua anima?

Forse ti deluderò, ma al crocicchio al massimo farei una partitina a scopetta con Satanasso. Tanto lo so già che vince lui. Messer Lo Diablo la sa lunga ed è bene che con lui facciano affari i coraggiosi, gli audaci e i temerari. Io non sono che un tizio qualunque che si accontenta del poco che ha, e proprio per questo sa di avere tanto…

Hai mai scorto nei personaggi che nel corso degli anni hai intervistato, una luce negli occhi che ti ha fatto dire: beh, grand’uomo (o gran donna)?

Ne ho intervistati molti ma me ne vengono in mente due. Il primo è Franz Di Cioccio, PFM master of ceremonies. Ho avuto a che fare con lui molte volte: l’entusiasmo, l’energia, la disponibilità e la memoria di Franz sono eccezionali. Il secondo è Niccolò Fabi: lo intervistai nel 2006 in uno sperduto borgo molisano, una bella, lunga e profonda chiacchierata “alla pari” (spesso l’artista sale in cattedra naturalmente…), poi lui si scusò, doveva lasciarmi perché aveva poco tempo prima del concerto e voleva fotografare alcuni vicoletti di questo paesino… Un’altra cosa: non l’ho intervistata, l’ho solo vista da vicino, ma Alice è una donna stupenda. Me la ricordo ancora, in un auditorium nei dintorni di Bergamo: pellicciotto, colbacco, spartiti sotto al braccio, una donna d’altri tempi con un fascino incredibile.

Ci sono giornalisti musicali italiani che ammiri e stimi?

Certo, sono molti. In primis Claudio Todesco di Jam: è il miglior giornalista musicale che abbiamo in Italia, competente, preparato, per niente attivo nei siparietti di Facebook e completamente dedito alla rivista. Ce ne fossero così. Poi Mario Giammetti, Carmine Aymone, Ezio Guaitamacchi, Aurelio Pasini, Antonio Oleari, Enrico Ramunni, Vittore Baroni, Gianni Della Cioppa, Michelangelo Iossa, Floriano Ravera, Claudio Lancia, Michele Manzotti, Francesco Paracchini, Antonio Puglia, Eleonora Bagarotti. Devo dire che abbiamo un ottimo panorama di “columnist” musicali in Italia.

Che canzone o che brano ascolta Donato Zoppo nelle sere un cui si ritrova solo in casa?

Mi capita raramente di ritrovarmi da solo in casa, di sera. Ora sono qui in camera, da solo al portatile, e sto terminando l’intervista con Joan Armatrading, partita all’inizio… In solitudine non suono mai roba aggressiva, vado sul meditativo: Dead Can Dance, Miles Davis, Ahmad Jamal, Bill Laswell & Method Of Defiance, McCoy Tyner.

Nel congedarci da te vorremmo un tuo pensiero o una citazione che ti sta a cuore.

Onorevole? Ma mi faccia il piacere!

Conversazione con BARBARA BARALDI, scrittrice e gothic girl

29 Ago

(BB – foto di Michele Corleone)

Scrittrice di romanzi noir, di libri per ragazzi, sceneggiatrice di fumetti, gothic  girl, amante della musica Rock filone dark…questa giovane donna è piuttosto scomoda. Dopo aver letto Il Bottone Di Madreperla – la sua storia – sull’ultimo COLORFEST di DYLAN DOG l’ho contattata e lei si è resa disponibile per una veloce sequenza di botta e risposta, ecco il risultato:

TT –  Quando guardi l’infinito, di solito, a cosa pensi?

BB – Mi perdo e cerco di non ritrovarmi per un po’.

Film: i tuoi 5 preferiti

In ordine sparso: Blade Runner, Miriam si sveglia a mezzanotte, Watchmen, Alien, Profondo rosso. E ce ne sarebbero tanti altri.

Fumetti: i tuoi 5 preferiti

Dylan Dog, Tex, Sandman, Diabolik, e Alan Ford. Poi, ci infilo un manga: Death Note.

Musica: 5 artisti o gruppi che ti piacciono.

Joy Division, Bauhaus, Nine Inch Nails, The Smiths, Radiohead. Solo cinque?

(BB – foto di Mirella Malaguti

Musica: 5 album senza i quali non potresti vivere

Violator dei Depeche Mode, The black album dei Metallica, Disintegration dei Cure, Appetite for destruction dei Guns, Ballate per piccole iene degli Afterhour

Il tuo pezzo rock preferito?

Varia a seconda del periodo. Oggi ti dico Closer dei N.I.N. anzi aspetta, The human fly dei The Cramps.

Un libro che hai divorato?

Animal factory di Edward Bunker.

I tuoi scrittori preferiti?

Fante, Palahniuk, Bunker, Duras, Eugenides, Murakami, Pennac, Durrel, Genovesi.

(BB – foto di Fredi Marcarini)

Come sei arrivata a pubblicare i tuoi libri? Hai iniziato a scrivere le tue cose e poi le hai inviate alle case editrici?

Ho un’immagine molto romantica della scrittura: scrivevo perché non potevo farne a meno. Solo dopo molti anni ho deciso di inviare agli editori.

Come ci si sente ad aver scritto un soggetto e una sceneggiatura per Dylan Dog?

È stata una grandissima emozione visto che sono una fan della prima ora dell’Indagatore dell’incubo.

Barbara, qual è il senso della vita?

Ognuno di noi dà alla vita il proprio, l’importante è seguire sempre la propria voce interiore.

Il tuo pezzo easy listening preferito (scusa ma non riesco a scrivere Pop, sono cresciuto musicalmente negli anni 70 e la musica Pop era altra cosa rispetto a ciò che si intende oggi).

Sober di Pink.

(BB – foto di Roberto Gatti)

Che giornali musicali leggi?

Rumore e a volte Rockerilla e Rolling Stone.

Quando si tratta di concerti rock vissuti in prima persona, quali sono i ricordi a cui sei più legata?

Vi regalo un po’ di ricordi sparsi: Iggy Pop a Reggio Emilia, ero in seconda fila sullo sterrato. I The Cramps a Bologna con un Lux Interior più in forma che mai e il Flippaut festival del 2004 con i Queens of the stone age, The White stripes, The Kills  e Audioslave. E poi i Faith no more a Bologna e i The Cure a Bassano. Tra tutte le volte che li ho visti, questa è stata sicuramente la più memorabile con pioggia scrosciante dall’inizio alla fine che non ha impedito a Robert Smiths di suonare per due ore. E ancora l’Heineken Jammin’Festival del 2004 con i the Cure e i Pixies e quello del 2006 con i Metallica. Giornate da non dimenticare.

Con che cosa ascolti musica? Hai un impianto hi-fi?

Ho un impianto Hi-fi che mi hanno regalato per i 18 anni e che suona ancora benissimo.

Che canzone o che brano ascolta Barbara Baraldi nelle sere in cui si ritrova sola in casa?

Hurt, nella versione di Johnny Cash.

Con cosa scrivi i tuoi romanzi, con un Apple o con un PC?

Un vecchio PC portatile che ha visto nascere tutti i miei romanzi.

Tra quelli che hai pubblicato, ce ne è uno che ti fa battere il cuore quando ne vedi la copertina in una libreria?

Un sogno lungo un’estate (Einaudi E/L) perché la campagna dove è ambientato è la mia terra, ora torturata dal terremoto e alcuni dei luoghi descritti non esistono più, ma continueranno a vivere per sempre nella memoria.

Ci anticipi le tue prossime mosse?

A inizio 2013 uscirà il primo volume della mia nuova trilogia dark fantasy. È un romanzo a cui tengo molto e che unisce tante delle mie passioni oltre che mistero, amore e morte.

Nel congedarci da te vorremmo un tuo pensiero o una citazione che ti sta a cuore.

Ama e fai ciò che vuoi (Sant’Agostino).

Conversazione con BEPPE RIVA – 2a parte

4 Apr

(seconda parte dell’intervista al rock journalist supreme BEPPE RIVA)

19-Qual è la prima cosa a cui “guardi” quando senti un pezzo musicale?

La costruzione del brano, che nel suo sviluppo essenziale (intro, strofa, refrain, assolo…) deve necessariamente esser abbinata ad una linea melodica e ad un feeling che ti conquistano. Se non c’è ispirazione, anche un pezzo inappuntabile non dice molto. La cosa cambia se prendiamo in considerazione brani particolarmente lunghi; in quel caso la qualità esecutiva, gli arrangiamenti, l’abilità nel variare le atmosfere acquistano particolare rilevanza. A  mio avviso, se non sostenute adeguatamente, certe prove di “resistenza” diventano prolisse e piuttosto tediose. Ad esempio amo gli Yes di “Yes Album” e “Fragile”, ma con “Tales From Topographic Oceans” avevano proprio esagerato, o meglio, rotto.

20 -Cosa fai adesso? Hai qualche progetto per il futuro?

Faccio stoicamente un lavoro inerente al mio titolo di studio, e da tempo mi sono ritirato spontaneamente da quell’attività di “critico musicale” che per me è sempre stata essenzialmente ludica.  Non ho aspirazioni per tornare a scrivere, credo che ogni cosa vada fatta a suo tempo e la mia piccola storia in quest’ambito l’ho già fatta. Fa piacere che qualcuno su Internet ancora ricordi con nostalgia qualche mia recensione “illuminante”. Voglio ringraziare in particolare Steven Rich  (Truemetal, Classix Metal etc.) e Daniele Luzi che su Facebook ha persino creato un gruppo in omaggio al sottoscritto. Ho sbagliato all’inizio dei 90 a tornare su Rockerilla, facendo la parte della “minestra riscaldata”. Però credo di aver realizzato negli ultimi anni alcuni dei miei articoli più maturi, specie nel settore delle ristampe (curavo una rubrica chiamata “Perfumed Garden”).  Non farò ulteriori passi falsi, ma è praticamente impossibile correrne il rischio, vista la situazione agonizzante della stampa musicale italiana. Lasciamola a chi crede di esser un vate della musica rock.

Forse per te è stato un errore, ma in quegli anni noiosi la tua rubrica PERFUMED GARDEN era un’oasi che dissetava parecchi di noi.

21-Alla nostra età si sconfina spesso nella nostalgia, quale è la cosa che ti manca di più?

When I Was Young…,quando potevo dedicarmi ai miei “sport preferiti” ed in generale avevo aspettative un po’ ottimistiche, ed ancor di più la speranza in un mondo e in un futuro migliore per tutti, miseramente naufragata a maggior ragione oggi, dopo la guerra in Libia e le sue nefaste conseguenze.

22-Quando si tratta di concerti rock vissuti in prima persona, quali sono i ricordi a cui sei più legato?

Sono riuscito a vedere dal vivo quasi tutti i miei principali idoli musicali, purtroppo resta il rammarico di non averli visti al top della forma, nei primissimi anni ‘70, quando ero un ragazzino…Per fortuna ci sono DVD storici ed anche filmati su Youtube che in parte compensano questa lacuna, anche se la partecipazione “fisica” è tutt’altra cosa.  Avrei pagato molto per assistere allo spettacolo di “Sacrifice” dei Black Widow immortalato sul bellissimo DVD  “Demons of the night gathered to see…”  Idem per vedere gli ELP dal vivo al Vigorelli di Milano. In tempi più recenti, ho invidiato chi ha visto l’unico, incensato concerto dei pur vetusti Led Zeppelin alla 02 Arena di Londra (dicembre 2007). Per quanto riguarda l’heavy metal, negli anni ’80 ho visto tutti i concerti che volevo.

23-In Italia hai fama di essere un grande giornalista musicale esperto soprattutto in heavy metal. Questo è perché bene o male hai sempre lavorato con testate dedicate a questo genere o perché è la musica in cui ti ritrovi maggiormente? Io che ti conosco anche solo un po’ di più del tuo lettore medio, so che i tuoi orizzonti sono più ampi.

Dipende tutto dal mio percorso esplorativo nell’ambito della musica rock. Come riepilogavo nella mia “storiella” in apertura, nel 1970 e dintorni mi ero fatto un’autentica abbuffata di hard rock e progressive, soprattutto inglese. Intorno al 1973, influenzato dallo storico mensile francese Rock & Folk, mi sono gettato letteralmente nella scena proto-metal americana: MC 5, Blue Cheer, Nugent, Stooges, Frost, Grand Funk, Iron Butterfly, Alce Cooper, New York Dolls, Montrose, Bloodrock, Captain Beyond, Kiss, naturalmente gli Aerosmith e Blue Oyster Cult. In seguito Styx, Kansas, Journey, Boston, Angel, Starz, The Godz, Legs Diamond, fino all’eruzione del primo Van Halen (78).  Scusa se ne cito un sacco, ma nelle mie interviste in rete non l’ho mai fatto, e per me sono stati importantissimi! Proprio a te che sei un eccellente chitarrista chiedo: possibile che ben pochi si ricordino di Buck Dharma dei B.O.C.?  Era un axeman strepitoso,  però non aveva il look…Era piccolo, paffutello e con i baffetti. Se fosse stato più aitante forse i suoi grandi meriti sarebbero di dominio universale. Ed il suo gruppo ha realizzato cose meravigliosamente innovative, prima che i Rush iniziassero emulando gli Zeppelin. Però tutti ricordano gli indiscutibili canadesi, mentre gli uomini di “Veterans Of Psychic Wars” passano in secondo piano. Male…ma tornando a noi,  nella seconda metà degli anni 70 ascoltavo tantissimo anche Judas Priest, Scorpions, UFO, Golden Earring, Motorhead, AC/DC.

Quando nel 1979 Badino, direttore di Rockerilla a cui sarò sempre riconoscente,  mi propose di scrivere su Rockerilla, che altro avrei dovuto trattare di “contemporaneo” in una rivista che ospitava nuove tendenze? Quello che allora veniva chiamato heavy metal ma oggi è definitivamente classic rock! Avevo una montagna di dischi del genere, che in Italia erano boicottati da tutta la stampa. Fu la mia fortuna…Inoltre, sono sempre stato musicalmente onnivoro, e allora avevo anche un’apprezzabile collezione e conoscenza di punk e new wave, che mi aiutò a farmi accettare nell’ambiente Rockerilla. Ma non ho mai tradito le mie origini, infatti appena possibile, ho tirato fuori dal cappello la prima mini-serie retrospettiva nell’ambito della rubrica Hard’n’Heavy, con dischi di Quatermass, Silverhead, High Tide, Pretty Things  etc. che all’inizio degli anni 80, tutti giudicavano morti e sepolti, altro che la messe di ristampe degli anni 2000!

24-Con che impianto Beppe Riva ascolta musica? Puoi entrare nel dettaglio?

Niente di speciale: la componente migliore è il giradischi Pro-ject in plexiglass trasparente, dotato anche di un eccellente design. L’ho acquistato nel 2010 dopo che il mio datato trazione diretta andava fuori giri! Il lettore CD è uno Yamaha, le casse Bose bass-reflex che rendono un buon sound in un ambiente purtroppo di ridotte proporzioni (quando abitavo con i genitori avevo a disposizione una mansarda ideale per l’ascolto) e l’ampli è un integrato Technics davvero preistorico, ma a suo tempo quotato ed ancora di ottima resa.

25-Che rapporto hai con gli mp3, li usi senza troppi problemi o sei anche un culture del lossless (file senza perdita di qualità)?

Gli mp3 me li faccio fare dagli amici, ma solo compilations di brani che mi piace ascoltare in auto. Per esempio un amico è ferratissimo in tema di pop-rock anni ’60, e mi ha selezionato circa 500 brani di quell’epoca. E’ meglio che ascolti queste cose quando viaggio, perché già sono piuttosto aggressivo alla guida e vedo gente che ne combina di tutti i colori, non accorgendosi di stop, precedenze etc. Se sono al volante l’heavy metal mi rende più cattivo e non è salutare! Per tutto il resto niente mp3, mi piace collezionare LP ed edizioni speciali in CD con l’adeguato contorno iconografico (copertine iconiche possibilmente apribili, booklet generosi con foto inedite). Il solo mezzo informatico non m’interessa.

26-Se ti trovassi all’incrocio, una calda sera d’estate verso mezzanotte, lo faresti il patto? Cosa chiederesti in cambio della tua anima?

Non vale la pena dannarsi l’anima per l’eternità se non si è disperati.

27-Riesci ad ascoltare il Southern Rock senza farti impressionare troppo dai sapori conservatori, sciovinisti e dai colori della bandiera confederata?

In realtà non ho mai pensato troppo ai contenuti dei testi ascoltando gruppi come Lynyrd Skynyrd e Allman Brothers Band, che hanno creato rock chitarristico fra i più rispettabili di sempre. Ricordo che “Sweet Home Alabama” degli Skynyrd era considerata una risposta sarcastica a Neil Young, ma oggettivamente è un classico rock, e non parliamo dell’immane “Free Bird”.  Inoltre a me piacevano moltissimo i Black Oak Arkansas, e l’arroganza sessuale del vocalist Jim Dandy (dal quale il ben più celebre David Lee Roth ha ereditato molto!) non dispiaceva affatto alle donne. A tal riguardo Jim aveva le idee chiare: infatti riuscì ad intitolare un brano, poco signorilmente, “I Want A Woman With Big Titties”!

28-Hai mai scorto nei personaggi che nel corso degli anni hai intervistato, una luce negli occhi che ti ha fatto dire: beh, grand’uomo (o gran donna)?

Grand’uomo secondo me è una definizione troppo importante per esser commisurata al breve tempo di un’intervista o due nel corso degli anni; posso dirti che mi hanno lasciato un ottimo ricordo e mi sono sembrate persone mature e gentili (fra gli artisti che ho conosciuto), sia Ian Gillan sia Toni Iommi. Per altri aspetti, mi spiace non aver incontrato negli anni ‘80 la chitarrista delle Heart, Nancy Wison, che in quell’epoca era forse la più bella rockeuse in circolazione. Almeno ho conosciuto la cantante Sass Jordan, che nel 92 si era imposta in USA ed era proprio carina: assomigliava a Michelle Pfeiffer e gliel’ho pure detto. Permettimi questa breve disquisizione sul fascino femminile…

29-Che canzone o che brano ascolta Beppe Riva nelle sere in cui si ritrova solo in casa?

Da come è posta la domanda dovrei rispondere “Alone” delle Heart, che fra l’altro mi piace davvero. Ma quando ho bisogno di serenità – spesso, essendo costituzionalmente inquieto- ascolto la splendida ballata di Greg Lake, Lucky Man; per me uno dei più bei brani essenzialmente acustici mai scritti, e con un refrain sublime. Oppure l’ironica ma incantevole Christmas Song dei Jethro Tull.  Se sono euforico invece posso ancora ritrovarmi, alla mia età, a simulare un potente riff sulla air guitar ascoltando qualcosa di adeguato allo scopo, a scelta fra varie migliaia di album…

30-Nel congedarci da te vorremmo un tuo pensiero o una citazione che ti sta a cuore.

Nulla di speciale, sinceramente. Credo di aver abusato fin troppo della pazienza dei tuoi lettori,  e spero che alcuni di loro abbiano apprezzato i contenuti. Voglio ringraziarti di cuore in questa sede per la stima che hai sempre manifestato nei miei confronti, e a chi frequenta questo Blog dico che ho risposto con piacere a queste domande perché Tim Tirelli è una persona esemplare, un ottimo musicista ed un vero appassionato di grande rock e anche di…grande Inter!  Da parte mia, un caloroso saluto a tutti voi che lo leggete.

Anche a te Beppe, grazie per aver accettato questa sciocchezzuola, e grazie per aver preso anche solo in considerazione di scrivere qualcosa per il blog.

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Beppe Riva in diretta su Radio Lombardia (Lunedi’ 11 Aprile)

Lunedi 11 Aprile Beppe Riva sarà in diretta sulle frequenze di Radio Lombardia ospite di Marco Garavelli e Mox Cristadoro nel programma “Linea Rock” in onda dalle 20 alle 22. Ascoltabile in streaming su http://www.facebook.com/l/edca2JeLXCLx7W_3WGR07biFwPA/www.radiolombardia.it e non è previsto il podcast o il riascolto. Vi consiglio di non perderla, si tratta della prima ) partecipazione di Beppe ad un programma radio dal 2008 ad oggi… spread the word!

Conversazione con BEPPE RIVA – 1a parte

1 Apr

(Nella foto BEPPE RIVA e  KEITH EMERSON durante un’intervista)

Quando con certi miei amici ancora oggi si parla di BEPPE RIVA, i sospiri si fanno più profondi, gli occhi si inumidiscono… qualcuno riesce a citare a memoria ancora pezzi di sue recensioni, e tutti riscopriamo quanto furono essenziali per la nostra crescita i suoi articoli, il suo giornalismo rock,  la sua presenza. Flashback: siamo nella seconda metà degli anni ottanta, ecco che un bel giorno mi chiama a casa per ringraziarmi delle fanzine che gli ho inviato in redazione a Metal Shock.  Beppe Riva, cioè…Beppe Riva che chiama Tim Tirelli, un pischello aspirante giornalista rock. Che felicità che mi diede quel giorno. Da quel momento il nostro rapporto non si è più interrotto, sono stato più o meno sempre in contatto con lui, la sua disponibilità, il suo modo di fare, il suo interismo, la sua inarrivabile cultura musicale, la sua prosa…Beppe Riva…che spettacolo.

 

Pier Giuseppe Riva nasce nell’ormai distante 1956 sul ramo del Lago di Como di manzoniana memoria, ma presto si trasferisce con la famiglia nelle Terre Orobiche, dove tuttora risiede. Nel 1964 assiste alla diretta televisiva della finale di Coppa Campioni al Prater di Vienna, dove la Grande Inter  di Herrera travolge la squadra più titolata del mondo – il Real Madrid – e l’imberbe ragazzino capisce che sarà l’amore calcistico della sua vita…All’incirca nello stesso periodo, vede uno dei rari filmati dei Beatles trasmessi dal monocanale tv: il quartetto di Liverpool canta “She Loves You” con adeguato contorno di yè-yè (come scrivevano in Italia) ed è molto più eccitante delle proposte nazional-popolari di Canzonissima. Allora cerca di ascoltare tutto il pop che viene d’Oltremanica, specie i suoi ambasciatori nella penisola, The Rokes,  ed il più abbordabile (con i mezzi a disposizione…) beat italiano.

Ma è iniziando il Liceo che Beppe viene completamente fulminato dalla “musica underground” e nel fatale 1970 fa del suo meglio per ascoltare tutto l’hard rock e il progressive che esplodono anche dalle nostre parti, con dischi come Tarkus o Aqualung che vanno al primo posto nella classifica dei 33! Ancora minorenne, il Riva riesce a pubblicare una recensione dei Blue Oyster Cult sull’oracolo settimanale Ciao 2001, grazie a un concorso fra i lettori. Da allora la passione per il rock non lo molla più, ma non gli impedisce di completare gli studi universitari, dove affina quel linguaggio (si augura…) decorosamente in bello stile che gli verrà riconosciuto in seguito. Nel ’79 inizia, nemmeno per sua iniziativa, a scrivere su Rockerilla, una rivista che nel nostro paese importa in tempo reale le più aggiornate tendenze del panorama internazionale. Si fa notare soprattutto come antesignano del giornalismo hard’n’heavy, ritagliando all’interno della rivista uno spazio significativo per questo genere, palestra d’esercizio per altre penne di tutto rispetto nel settore (a partire da Giancarlo Trombetti ). Appare anche in Tv in Mr.Fantasy, proprio come avvocato difensore del controverso heavy metal… Credendo molto nelle “bandiere”, ossia nell’importanza di far parte di un’unica “squadra” per formulare un discorso completo e coerente, si lega a lungo a Rockerilla, dove realizza anche alcune edizioni speciali intitolate Hard’n’Heavy, le prime in Italia dedicate a questo genere musicale. Poi decide di trasferirsi su Metal Shock, che nel 1987 sembra realizzare le aspirazioni di chi credeva in un certo tipo di musica (non solo metal, ma anche classic rock!); cavalcando quest’onda e grazie al più famoso giornalista rock italiano, Riccardo Bertoncelli, Beppe viene inserito nel team dell’Enciclopedia Rock Anni ’80 dell’Arcana, e a coronamento del periodo di maggiori soddisfazioni nell’ambito rock, diventa l’unico responsabile (all’inizio dei ’90) della prima Enciclopedia Hard’n’Heavy, sempre edita da Arcana. Per farla breve, continua quest’attività, sempre “fuori orario” rispetto al lavoro fisso iniziato dopo la Laurea, fino al 2005, quando ormai stanco e un po’ disilluso, decide che era giunta l’ora di ritirarsi nel nirvana del puro ascolto, non più condizionato dalla catena di montaggio delle recensioni…Una ritrovata libertà, dopo anni passati a scrivere nel più breve tempo possibile!

1 – IL 05 MAGGIO DEL 2002, stavo seguendo la partita che avrebbe assegnato lo scudetto alla TV, non c’era ancora Sky e mi toccava vedere Quelli Che Il Calcio. Al 90esimo, mi sono sdraiato sul divano, mi son coperto con un plaid e per un ora ho avuto le palpitazioni. Il giorno dopo però sono andato al lavoro in giacca e cravatta, la cravatta era quella dell’Inter… suscitando l’ammirazione del mio amico/collega (e ora socio) bianconero Kerlo. Tu dove eri, come hai reagito subito dopo la partita e il giorno dopo?

Non c’era  ancora Sky ma ho visto in diretta la partita su Tele+ con un club interista, a fianco di un mio amico di fede nerazzurra, compagno di tante trasferte. Ricordo benissimo com’è maturata gradualmente la sconfitta nonostante i due vantaggi, con il crollo psicologico nel secondo tempo; invece all’inizio del primo, la concorrente che avrebbe vinto lo scudetto aveva già risolto la pratica, in quanto l’Udinese (non certo la stupefacente squadra attuale) era andata in campo per una passeggiata, visto che si era matematicamente salvata in Puglia la domenica precedente, grazie ad una discutibile decisione arbitrale. Naturalmente i nostri detrattori “non ricordano”  questi sostanziali particolari; infine, conservo tuttora uno stralcio della Gazzetta con i dati aggiornati alla penultima di quel campionato. Avevo sottolineato il saldo rigori a favore e contro delle prime 5 in classifica, indovina qual’era il peggiore? Al fischio di chiusura il mio amico piangeva, io ero semplicemente nerissimo e senz’altro frastornato. Non ricordo assolutamente nulla del giorno dopo.

2 – Che si vinca o che si perda, forza Inter e ….?

Forza Inter, ma le sconfitte non fanno mai piacere…Mi sento da sempre legato a questa squadra e la mia passione è stata temprata anche dagli anni bui senza vittorie, non solo per demerito nostro. Il Presidente è una grande persona, vedi anche l’iniziativa degli Inter Campus in paesi dove i giovanissimi hanno bisogno di centri d’aggregazione, e immeritatamente è stato bersagliato con accanimento quando non vinceva. Anche oggi, nonostante quello che ha conquistato nel 2010 basterebbe a render leggendaria la sua Inter, i media manipolati dal potere continuano a scagliare i loro strali. Come ha detto il grande Eto’o, in Italia si dà più risalto alle bravate di Balotelli che ai trionfi dei nerazzurri. Dopo che è venuta alla luce la macchinazione dolosa che gli ostacolava la strada verso il successo, Moratti ha dimostrato di esser un vincente facendo anche operazioni economiche illuminate, come la ricostruzione della squadra grazie al cessione del “simpatico” svedese…

3 – Beppe, Dio esiste?

Una domanda troppo impegnativa, non ho l’autorevolezza per rispondere né certezze da trasmettere. In me convivono aspetti spirituali e razionali che inevitabilmente, talvolta entrano in conflitto fra loro. Certamente non sono materialista e neppure ateo. Certi valori del Cristianesimo credo che siano giusti in assoluto, indipendentemente dalla fede religiosa, e pienamente accettabili per chi ha una visione democratica della vita. La logica del profitto e del potere economico nelle mani di pochi, che hanno creato un divario sempre crescente fra un’oligarchia straordinariamente ricca e masse di nullatenenti, è senz’altro opposta a qualsiasi fede in una giustizia divina, e potrebbero portare ad un vero e proprio Apocalisse terrestre.

Capisco quel che vuoi dire Beppe, io credo che i valori del Cristianesimo a cui ti riferisci siano valori universali dell’umanità, sganciati da qualsiasi religione, ma sai come la penso … ho una one track mind per queste cose.

4 – Film: i tuoi 3 preferiti

Da anni non sono un gran cultore di cinema, una volta ero appassionato, ma non aspettarti da me slanci verso pellicole  intellettuali o da cineforum. Mi piacevano molto Bladerunner, Excalibur, Nosferatu, film intelligenti  e ottimamente realizzati, ma anche d’evasione…Quando scrivevo di dark sound assistevo parallelamente agli horror di un certo livello, tipo il Dracula di Coppola, lo stesso Inferno di Argento. Come vengono realizzati oggi, film di questo genere non mi interessano più, troppo farciti di effetti speciali computerizzati, molto spesso innaturali.

5 – Fumetti: i tuoi 3 preferiti

Sono un tradizionalista: Tex per me è un mito ineguagliabile del fumetto; grande il personaggio, un vero giustiziere tuttora significativo (vista la palese diffusione d’ingiustizia sociale), anche nel suo rapporto speciale con gli indiani. A suo modo è un precursore delle denunce sui massacri dei nativi d’America, sottolineati da un film storico come “Soldato Blu”; inoltre mi entusiasmavano l’ambientazione western così efficace nelle mitiche illustrazioni di Galep, ma anche le rare divagazioni “occulte” con avversari indimenticabili quali Mefisto e le risorte mummie azteche! Poi mi piace un altro vecchio eroe, Zagor, a sua volta propugnatore di un rapporto democratico fra bianchi e pellerossa, con la sua accentuata componente fantasy ed ironica. Infine un personaggio più alla moda, Dylan Dog, indagatore dell’incubo e quindi ideale rappresentante di un genere, l’horror, che da giovane mi ha sempre affascinato.

6 – Musica: 5 artisti o gruppi che ti piacciono.

Mi metti in grandissima difficoltà; non ho valori assoluti immutabili ed in certi periodi della mia vita ho apprezzato artisti e gruppi differenti. Quando scrivevo, ci sono stati anni in cui prediligevo a turno Iron Maiden, Manowar, il come-back degli Aerosmith, Guns n’Roses e Kyuss. Ma fra quelli citati, l’unica carriera discografica che oggi giudico davvero da primato, nonostante il fisiologico ed evidente calo dagli anni 90 in poi, è quella degli Aerosmith. Le bands eterne non esistono, e proprio per questo – salvo occasionali riunioni – le migliori hanno vissuto i loro anni d’oro in un arco temporale limitato (un decennio o poco più). Le formazioni che ho maggiormente amato per il mio gusto personale sono tre: Emerson Lake & Palmer, Black Sabbath e Led Zeppelin. I Beatles sono stati probabilmente il gruppo più seminale in assoluto, è innegabile. Ma poi ci sono miriadi di formazioni “cult”, che non hanno mai riempito gli stadi né sono andate in classifica, che occupano un posto speciale nella mia ingente collezione di dischi.

7 – Musica: 5 album senza i quali non potresti vivere?

Ho un’innata predilezione per album d’esordio a mio avviso epocali, per la freschezza espressiva e la novità della proposta. E’ indubbio che, ad esempio, la suddetta trilogia (ELP, BS e LZ) di miei idoli  abbia realizzato in seguito dischi più maturi rispetto agli omonimi, ma io mi tengo stretto il devastante impatto emozionale ed oltraggioso delle loro opere prime. Poi non riuscirei mai a scegliere solo due dischi per completare il mini-elenco che mi chiedi, fra le celebrità di certo devo citare In The Court dei  King Crimson, In Rock dei Deep Purple ed Electric Ladyland di Hendrix, ma ho le mie fissazioni cult come Sacrifice dei Black Widow, Sea Shanties degli High Tide e Death Walks… degli Atomic Rooster, “SF Sorrow” dei Pretty Things, persino i primi Angel e Starz,  che per me hanno rappresentato tanto quanto i dischi più famosi. In sintesi, non ti sarà difficile concludere che il periodo in cui sono cresciuto adorandone la musica, ossia a cavallo fra i 60 ed i 70,  resta il più leggendario. Amo anche i primi anni sessanta più pop e psych, gli anni 70 più avanzati che sconfinano nel metal anni ’80. In seguito ho perso gradualmente interesse nelle nuove tendenze discografiche, a mio avviso troppo manipolate dalle etichette, dai media, e comunque senza quella scintilla creativa in grado di accendere il mio entusiasmo, se non occasionalmente.

8 – Per Beppe Riva chi sono i Led Zeppelin?

Il Martello degli Dei, come recitava il titolo di un celebre libro che rende l’idea della loro epica grandezza. La perfetta utilizzazione dei tre strumenti essenziali del rock e di una voce. La formazione che ha nobilitato un genere spesso vilipeso dalla critica, l’hard rock, con una versatilità tale da farli andare ben oltre i confini restrittivi di “genere”, rendendoli universali. Inoltre hanno riscosso un successo tale che persino gli iniziali detrattori hanno dovuto inchinarsi alla loro potenza di gruppo più rimpianto (insieme ai Beatles) della storia del rock. Per me sono fra i primi gruppi rock che ho conosciuto ed amato, restano intoccabili; tutti i loro primi quattro LP più Physical Graffiti sono fondamentali, e li riascolto ciclicamente con immutata emozione.

9 – Beppe, qual è il senso della vita?

Il programma di Bonolis di cui ho sentito parlare? Non lo guardo, anche se lui è intelligente e interista. Scherzo! Secondo me significa  lasciare un segnale e un ricordo positivo del proprio passaggio in questa confusa terra, anche se non credo proprio di poter aspirare a tanto. Certamente non ho mai avuto ambizioni di carriera, anche perché non ho il carattere adeguato, la piaggeria nei confronti di chi conta non è il mio forte, tutt’altro. Non a caso ho iniziato a scrivere di un genere musicale che era denigrato da tutti o quasi! Penso piuttosto che fare del mio meglio in modo corretto e generoso per la famiglia sia qualcosa di estremamente lusinghiero, visto quel che di brutto ci tocca leggere puntualmente sui giornali. E’ importante in ogni caso saper dimostrare attenzione e sensibilità verso le persone che ti stanno a fianco o semplicemente che ti sono amiche.

10 – Un tuo pensiero su Alvaro Recoba.

Non sono mai stato troppo tenero nei confronti del Chino…Il mio vicino di posto a S.Siro mi diceva: non ho mai visto un piede sinistro del genere. Io replicavo: ma neanche un fisico ed un carattere cosi fragili! Faceva goal da metà campo ad Empoli ma non ha mai inciso in partite decisive. Nel primo derby di Champions ha avuto l’occasione, solo davanti al portiere, di portarci in vantaggio, invece ha sbagliato ed abbiamo perso un appuntamento con la storia. Che per fortuna non abbiamo fallito anni dopo. Guadagnava esageratamente all’Inter, ma in seguito ha deluso a Torino, sponda granata, e in Grecia. Dovrei rimpiangerlo?

So da tempo come la pensi a proposito, ed ecco perché ti ho fatto questa domanda, mi interessava un punto di vista diverso dal mio. Quel che dici è sostanzialmente esatto, ma io ho una predilezione per il Chino, un fatto di pelle e condivisione ancestrale. Poi, mi piacciono le storie blues, lui eterna promessa sul punto di esplodere, lui straricco e viziato, sbaglia tempi e spreca occasioni, lascia la squadra e la squadra subito dopo vince tutto quel che c’è da vincere, finisce mestamente la sua carriera in campionati e squadre di seconda e terza fascia. Con quel suo sguardo un po’ spaurito, con quella maturità mai arrivata, io lo considero quasi un uomo di blues, così … I still love Chino.

11 – Un libro che hai divorato.

Lo scrissi ai tempi di Metal Shock, suscitando la curiosità di alcuni: il mio libro preferito in assoluto è L’Opera Completa di H.P. Lovecraft … Incredibile la tensione narrativa di racconti come “Le montagne della follia” o “Il richiamo di Chtulhu” . Mai più ritrovata tanta inventiva nel regno dell’ignoto! Ho letto con religiosa attenzione molte enciclopedie specialistiche del rock 60-70 ricche di gruppi underground, tipo “Tapestry Of Delight”, “Galactic Ramble”, “Fuzz Acid And Flowers”. Sono rimasto colpito da come Edward Macan ha vivisezionato con precisione maniacale e chirurgica gli ELP in “Endless Enigma”, analizzando brano per brano ogni composizione e spiegandoci che fraseggio musicale avviene, ad esempio, al minuto e 50 di “Barbarian”! Per citare qualcosa di più “leggero”, la recente biografia del leader dei Rokes, Shel Shapiro, “Io sono immortale” è uno spaccato interessante e divertente della scena musicale italiana, con particolare riferimento ai “mitici” anni ’60.

12 – Avresti mai pensato che politicamente l’Italia sarebbe arrivata a questo punto?

Nella profetica “Dio è morto” del 1967, la premiata collaborazione artistica Nomadi & Guccini già sentenziava: “una politica che è solo far carriera”. Non ho mai avuto fiducia nella politica, non ho mai pensato che in Consiglio dei Ministri si curasse “solo” l’ interesse della Nazione, ma oggi siamo a livello di farsa, ed alcuni esponenti del passato di indubbio carisma si rivolterebbero nella tomba pensando ai loro epigoni. Bastano le cronache giornalistiche, anche le più tiepide, per rendersene conto. In particolare c’è un sedicente “leader massimo” che batte tutti…E  pochi giorni fa l’ANSA ha pubblicato i redditi dei principali politici: scandaloso! Passiamo alla prossima domanda?

13 – Quando guardi l’infinito, di solito a cosa pensi?

…Alle stelle ed ai pianeti, per carpirne i segreti! Seriamente: fino a un paio d’anni fa, avevo la fortuna di affittare una mansarda d’estate in montagna, dove di notte si poteva  ammirare il cielo senza ostacoli visivi, e la luce remota delle stelle che punteggiava l’oscurità. Uno spettacolo davvero affascinante, che mi induceva alla meditazione. Difficile pensare che la Terra sia l’unico pianeta popolato dell’Universo, in questa sterminata immensità. E ammirando l’”infinito”, si può davvero credere che ci sia una Creazione, un disegno preciso alla base di tutto ciò. Quale? Forse non lo scopriremo mai. –

14 – Il tuo pezzo rock preferito?

Se penso alla perfetta costruzione di un brano alla portata di (quasi) tutti, o se preferisci dal fascino assoluto, rischio di esser banale dicendo “Stairway To Heaven”. Però non è possibile stabilire valori indiscutibili a questa stregua. Fra i miei brani preferiti ce ne sono di insospettabili per chi non mi conosce bene: ad esempio “John Barleycorn Must Die” dei Traffic, meravigliosa  reinvenzione di un antico brano folk. Oppure mi piace pensare a “Mr. Big” dei Free solo per il crescendo chitarristico assolutamente ipnotico. Più comunemente per i miei gusti, il pezzo “Black Sabbath” è un’autentica pietra miliare del rock orientato verso l’occulto, e pensando alle suite dei ‘70 che occupavano un’intera facciata di LP, “Tarkus” era di una varietà incredibile per oltre 20 minuti di durata, animata da una costante tensione espressiva.

15 – Il tuo pezzo easy listening preferito (scusa ma non riesco a scrivere Pop, sono cresciuto musicalmente negli anni 70 e la musica Pop era altra cosa rispetto a ciò che si intende oggi).

Anche in questo caso, occorre innanzitutto intendersi sul significato di easy listening… Tenderei ad escludere tutto l’originale pop degli anni ’60, perché si trattava di musica rivoluzionaria rispetto alla tradizione. In quell’epoca, c’era dell’eccellente “musica leggera” anche in Italia, dal “Ragazzo della Via Gluck” di Celentano a molti hits di Lucio Battisti. In tema di easy listening internazionale, non posso che pensare a “My Way” di Sinatra, alla strepitosa interpretazione di Barry Ryan in “Eloise”, oppure alla dolcezza seducente di “La poupèe qui fait non” di Michel Polnareff. Ma le ultime due erano pop o easy listening? E qui torniamo alla questione iniziale.  A mio avviso non bisogna vergognarsi di apprezzare la “musica leggera”: non è una parola sporca, se si tratta di belle canzoni. Ce ne sono anche oggi, forse non altrettanto memorabili ed in grado di resistere nel tempo. Certo il rock è un’altra cosa…

Certo, il rock è un’altra cosa, ma anche io non mi vergogno affatto di ascoltare easy listening, di qualità s’intende, ad esempio amo molto gli ABBA e penso che SOS sia una delle canzoni più belle in assoluto.

16 – Che giornali musicali leggi?

Classic Rock e suoi derivati (Prog e AOR) e Record Collector. Poi mi aggiorno su Internet. Null’altro, per quanto mi riguarda basta e avanza.

17 – Che quotidiani leggi?

La Gazzetta dello Sport con il caffè al bar e il Corriere della Sera, entrambi saltuariamente. Di solito seguo le notizie d’attualità su Internet, a partire dal sito ANSA per un’informazione generalizzata.

18 – Come sai abbiamo pubblicato un’intervista anche al tuo collega GIANCARLO TROMBETTI, hai un messaggio per lui?

Ho letto l’intervista con ammirazione. Penso che con il passare degli anni GC abbia persino migliorato la sua capacità di raccontare e raccontarsi in modo stimolante, combinando ironia e maturità. Per me resta un vero amico, anche se non gli credo troppo quando sostiene di esser un tifoso “tiepido” e di non considerarsi un “buon giornalista”.  Lo è senz’altro e sa di esserlo; anche l’intervista che ha rilasciato dimostra la sua abilità nell’esporsi e non strettamente  in qualità di cosiddetto “critico musicale”. Inoltre è un polemista nato.  Ah, se non fosse moggiano

Concordo pienamente, lo è e sa di esserlo, cazzo è  proprio bravissimo, coraggioso nell’esporsi e con vena polemica deliziosa. E pazienza se adesso mi scriverà un’email di insulti. Anche io penso che non sia un tifoso tiepido, peccato che pensi che certe cose successe fossero solo chiacchiere da bar. Ma al di là di questo, per me resta un esempio e, la cosa mi onora, un amico.

(Continua)

 

Beppe Riva in diretta su Radio Lombardia (Lunedi’ 11 Aprile)

Lunedi 11 Aprile Beppe Riva sarà in diretta sulle frequenze di Radio Lombardia ospite di Marco Garavelli e Mox Cristadoro nel programma “Linea Rock” in onda dalle 20 alle 22. Ascoltabile in streaming su http://www.facebook.com/l/edca2JeLXCLx7W_3WGR07biFwPA/www.radiolombardia.it e non è previsto il podcast o il riascolto. Vi consiglio di non perderla, si tratta della prima ) partecipazione di Beppe ad un programma radio dal 2008 ad oggi… spread the word!


Conversazione con GIANCARLO TROMBETTI – 2a parte

21 Mar

(seconda parte della chiacchierata/intervista con GCT)

1. Qual è la prima cosa a cui “guardi” quando senti un pezzo musicale?

Alla melodia, alla composizione, alla creatività, alla mancanza di riferimenti certi, al fascino dell’insieme. Non guardo quasi mai, in un primo momento, alla tecnica o alla parte più spettacolare e invadente. In un nuovo ascolto mi colpisce, in primo luogo, l’insieme. Mi gusto molto di più la forza della composizione piuttosto che l’impatto o tutta la panna montata…che è sempre troppa e che tende a nascondere, a mio parere, molte mancanze. Credo che ciò che manchi nel novanta per cento dei nuovi gruppi, sia l’arrangiamento e la forza compositiva. Non si compongono più melodie e arrangiamenti come accadeva una volta. Mancano le grandi canzoni dei grandi compositori e ci si concentra quasi essenzialmente sul muro di suono o sulla tecnica, che poi resta fine a se stessa. Alle nuove leve manca l’anima, a mio parere.

2. Cosa fai adesso? Hai qualche progetto per il futuro?

Da quando ho creduto fosse arrivato il momento di fare “il libero professionista”, tanto mi aveva stancato l’ultima esperienza dentro una tal azienda, mi sforzo di galleggiare tra una marea di presunti editori che hanno mille voglie, poche idee confuse ma  in compenso non una lira…per fa’ balla’ un cèo…come si dice in Toscana…quindi mi sono adattato, progressivamente, anche a lavorare su progetti non necessariamente musicali, anzi, che mi hanno fatto imparare un po’ di altro mondo che non avevo conosciuto. C’è stata una crisi del settore della musica e dell’intrattenimento spaventosa e le cui motivazioni avremo sicuramente il modo di analizzare con calma in altre chiacchierate, dato che sono molteplici e anche difficili da focalizzare; ma, superato il momento durissimo durato qualche anno in modo squassante ma che va avanti tutt’ora, non è poi impossibile trovare nuovi progetti : è semplicemente impossibile avere certezza di essere pagati! Pare che nessuno abbia più una lira e vieni pagato o, perlomeno, rispettato nella tua posizione solo se sei raccomandato, parente di un politico o direttamente da riferirsi a una struttura partitica. In tutti gli altri casi sopravvivi, tra mille richieste di pagamento di arretrati e di rimborsi spese che non arrivano mai…dico sempre che se solo potessi recuperare la metà dei crediti che ho lasciato in giro, potrei tranquillamente ritirarmi in campagna…  Al momento sto facendo una consulenza per una società di produzione milanese, sto cercando di portare avanti con due colleghi di anni un progetto musicale molto divertente, per me…ed avendo sentito il buon vecchio Piergiorgio Brunelli un po’ prima di Natale, stiamo, a pezzi e bocconi, vedendo se riuscissimo a trovare la congiunzione astrale per metter in piedi…una cosa molto carina per tanti…e che ti verrà raccontata in anteprima se mai vedrà un filo di luce in fondo al tunnel…

3. Alla nostra età si sconfina spesso nella nostalgia, quale è la cosa che ti manca di più?

Mi manca la libertà di pensiero dei vent’anni. A quell’età non senti il peso della vita, non vedi il grigio che ti circonda, immagini che nessuno morirà mai e che nulla potrà renderti meno forte. Hai davanti a te solo luminose speranze. Poi invecchi e capisci quanto sadico sia l’invecchiare e quanto pesi progressivamente la paura che hai… un po’ per tutto, non necessariamente per te. Aumenta il senso di protezione, la malinconia, pesano di più le cose che ti mancano rispetto a quelle che hai. Pensi alle occasioni perdute che resteranno tali e agli amici che non ci sono più. Vivi una sorta di perenne lotta interiore, dove il cuore è sempre giovane e spensierato, ma intorno i colori non sono più vivi come un tempo.  Vorresti avere con te alcuni amici e alcune persone importanti e questo non è sempre possibile. Forse la cosa che ti pesa, ogni giorno di più, è il senso che ti venga a mancare il tempo per fare tutto quello che vorresti poter fare…

4. Quando si tratta di concerti rock vissuti in prima persona, quali sono i ricordi a cui sei più legato?

Ah, beh…questa è facile…credo di aver visto tonnellate di spettacoli, forse molti di più di quanti avrebbero meritato la mia attenzione. Ho visto tanta fuffa e tanto talento. Tanti grandi spettacoli ben organizzati e tanta robaccia da campo nomadi. Ovvio che i primi concerti ti restino più impressi, non fosse altro per l’emozione che ti hanno lasciato e l’adrenalina che ancora ti scorre dentro quando ci ripensi…è molto facile dirti il mio primo concerto di Zappa, due ore e venti che credo di aver vissuto senza respirare, in totale apnea, e di cui ho un ricordo vivissimo, nitido. Poi le sbirciate dai vetri fumé del Piper di Viareggio, i primi anni settanta, dall’altra parte della strada dove vivono i miei, e le prove di Rory Gallagher, dei Tempest, Dei Van Der Graaf, dei Genesis, dei Patto…ed i concerti dei Pink Floyd: immensi, spettacolari, commoventi. E, ovviamente i Led Zeppelin, su qualunque altro gruppo rock. Poi direi i Grateful Dead, ore ed ore di musica senza confini e i due concerti degli Allman Brothers al Rainbow…dei grandi raduni ti direi Donington e Reading in Inghilterra e Sonoria, quello messo in piedi dal miglior organizzatore italiano, Claudio Trotta.

5. Con che impianto Trombetti ascolta musica? Puoi entrare nel dettaglio?

Ne ho posseduti diversi, nel corso dei miei perenni trasferimenti. Oggi ne ho due, uno a casa di mia mamma ed uno a casa mia. Ho un impianto Kenwood ed un Sony; le casse sono sempre AR. Le mie adorate JBL le ho lasciate a Roma, ma mi hanno promesso – sono lì da vent’anni – che torneranno dal papà presto…ascolto ancora cassette, ogni tanto…possiedo una collezione di migliaia di concerti che non ho mai trasferito su cd…ne ho 1200 solo di Zappa…mi sono adattato ai cd che non mi sono ancora andati giù e che apprezzo solo per la praticità (me li posso portare dietro anche in auto) e per il fatto che sono meno deteriorabili. Ma resto ancora affascinato dal vinile, quando prendo in mano un mio vecchio disco e mi leggo le note di copertina senza dover ricorrere a lenti d’ingrandimento, quando mi perdo nelle cover d’annata, mi pare di stare osservando un’opera d’arte. E probabilmente, spesso, è proprio così.

6. Un amante della musica della nostra generazione non può che essere affezionato al vinile, tu riesci a provare qualcosa di simile anche per i CD, magari quelli in deluxe edition?

Beh, diciamo che ho imparato a conviverci. Come ti ho appena detto non mi perdo neppure con le edizioni speciali che, oltretutto, sono costosissime. Li acquisto perché non potrei farne a meno, ma se solo potessi, lo farei. Intavoliamo una discussione sul passaggio dal vinile al cd e vedrai quanti cadaveri torneranno a galla…ti ricordi, ad esempio, del mini disc della Sony ? In ogni caso, per essere tranciante : no, l’affetto che provo coccolandomi un vinile gatefold non lo proverò mai per nessun pezzettino di plastica color alluminio…ti racconto un piccolo episodio : stavo parlando con Robert Plant, che tu dovresti conoscere, perché stavamo trattando i termini di alcune riprese; mi ero portato dietro un paio di copertine degli Zeppelin da fargli firmare. Un paio di amici mi avevano dato le loro copertine di cd da firmare. Quando gli passai il cartoncino di “Houses of the Holy”, lui prima di firmare si fermò un attimo a riflettere…così gli dissi che avrebbe potuto firmare ovunque, non avrebbe certo rovinato l’aspetto…e lui ci pensò un attimo, e sospirando mi disse : “Stavo pensando a quante session avevamo fatto per questa copertina, quante prove di colore, quanti scarti…ed adesso non è altro che un pezzettino di carta dentro un pezzettino di plastica!”…

7. Ti senti più vicino alla scuola inglese o a quella americana, parlando naturalmente di musica rock?

Equidistante. Riconosco i meriti di entrambe. Gli inglesi hanno preso bene gli stimoli degli americani, che sono stati quelli che hanno inventato il rock and roll, e gli americani hanno re-imparato la lezione facendola propria. Apprezzo entrambi. E do loro il medesimo peso.

8. Che rapporto hai con gli mp3, li usi senza troppi problemi o sei anche un cultore del lossless (file senza perdita di qualità)?

Me ne frego. Li uso per quel che sono : un modo come un altro di ascoltare musica su di un pc che non è certo un impianto stereofonico. Ogni tanto mi metto insieme un cd autoprodotto…che ascolto in auto, ma quando li sento distorcere abbasso e tiro due moccoli…robaccia per ragazzini che non hanno ancora capito la differenza tra un suono pulito ed una schifezza. Ma anche questo fa parte del Grande Discorso sul Declino della Musica…

9. Qual è lo strumento musicale che più ti affascina, e nel caso tu ne abbia uno, che marca e che modello?

Non ne possiedo. In verità sono una capra e esattamente come tutti i sedicenti esperti non capisco una mazza di quello di cui mi piace parlare. Ci sono consulenti matrimoniali scapoli; preti che spiegano come comportarsi in famiglia senza averne una; giornalisti sportivi che se fanno un piano di scale prendono un infarto…e musicali che non sanno leggere un pentagramma. Io appartengo a quest’ultima categoria. Sarei stato immensamente affascinato dalla chitarra ma nel momento della mia vita in cui le dita ancora si muovevano e esisteva la possibilità di eseguire un barrato senza spezzarsi l’indice, ero tutto preso dalla mia attività sportiva…

10. Se ti trovassi all’incrocio, una calda sera d’estate verso mezzanotte, lo faresti il patto? Cosa chiederesti in cambio della tua anima?

E’ una bella domanda…da laico dovrei accettare, tanto tutto finisce lì e avrei solo da guadagnarci. Ma nel momento in cui il diavoletto si presentasse vorrebbe dire che lui SAPREBBE che qualcosa da mettere in saccoccia ci sarebbe, quindi, come da buon sangue ligure, mi terrei la mia anima, cercando, casomai, di truffare offrendo altro in cambio…che so…la fede calcistica, piuttosto che accettare la prima tessera di partito della mia vita…e comunque cosa chiederei? Risponderti il denaro e la fama sarebbe troppo facile. Chiunque vuole morire ricchissimo e amato dal mondo. Guardandomi meglio intorno, forse volerei basso – o alto? – chiedendo la serenità.

11. Dai tuoi scritti su TRUEMETAL mi par di capire che tu riesca ad ascoltare il Southern Rock senza farti impressionare troppo dai sapori conservatori, sciovinisti e dai colori della bandiera confederata. Mi spieghi come fai?

Semplice : mi diverto come una iena. Non mi frega niente del messaggio, dato che tutto sommato vi è di ben peggio senza finire a Jacksonville…penso che tutto vada contestualizzato e decodificato. Il Southern è sopra ogni cosa rock con una bella percentuale di blues ed a me piacciono molto entrambi gli ingredienti. Inoltre ritengo, in buona fede, che la qualità delle melodie e degli arrangiamenti dei vari gruppi sia mediamente molto elevata. Penso che sia, sopra ogni cosa, musica nata per rallegrare, per vivere in quel contesto sociale. Non so se ti ricordi la famosa battuta che c’era in Blues Brothers, quando il gruppo va a suonare in quel bar per finanziarsi e finisce per suonare “Rawhide” con gli schiocchi di frusta…”Certo che suoniamo diversi generi di musica, qui! Suoniamo sia il Country che il Western !”…ecco, penso che la mentalità sia quella e l’accetto perché mi piace molto il suono che ne deriva. Genuino e sincero.

Uhm, questa tua riflessione forse da una risposta ai miei mille interrogativi. Ricevo un senso di pace da ciò che hai appena detto. La mia logica un po’ sovietica si scontra con la passione rock blues che mi brucia dentro. Cercherò di trarre insegnamento e soprattutto giovamento dalle tue parole e di godermi il southern rock più serenamente (certo che però i Lynyrd ci mettono del loro: come si fa a chiamare il loro ultimo – brutto –  album God and Guns?).

12. Hai mai scorto nei personaggi che nel corso degli anni hai intervistato, una luce negli occhi che ti ha fatto dire: beh, grand’uomo (o gran donna)?

Sì, certo. Non è accaduto moltissime volte, devo essere onesto. Perché nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di persone dotate di – chi più, chi meno – talento ma che hanno ben poco da dare e da dire. Un po’ come accade con molti nostri calciatori : grandi sportivi, ma capre nella vita. Devo dire che il rispetto per il musicista mi è venuto sempre meno via, via che ho avuto a che fare con loro, che ho provato ad andare oltre l’ultimo disco e la tal canzone. Difatti odio profondamente le interviste in cui si tratta solo di musica e sempre solo con i medesimi concetti. E quando la delusione è stata forte, ho faticato a separare l’amore per il prodotto con la persona. A volte non ci sono riuscito e la sensazione di disagio ha avuto il sopravvento sull’affetto per la musica.  Devo dire che la frase di Zappa sul giornalismo musicale (gente che non sa scrivere che intervista persone che non sanno parlare per gente che non sa leggere), più che profetica sia un vero e proprio dogma. E tranne rare eccezioni, sia lo specchio della realtà. Quando trovavi un genio o era pieno di sé, o aveva solo un paio di neuroni attivi. Quando avevi soggezione di un tipo, dopo un po’ scoprivi che era un povero ignorante con due o tre concetti oltre i quali era impossibile discutere… Vado a memoria e d’istinto…ricordo un Rory Gallagher eccezionalmente disponibile e cortese, un vero gentleman. Ricordo che ebbi una profonda impressione da David Bowie, un lord, educatissimo e colto. Poi Bryan Ferry, un vero, grandissimo signore, di rara cortesia ed educazione. Poi Ray Davies, un uomo con cui parlare di musica era un piacere, aveva sempre un’opinione non banale su tutto. E poi Terry Bozzio, umile e simpatico…e Robert Plant, di cui ho sentito e letto molto e non sempre positivamente ma che con me fu un vero cortese, umilissimo e disponibile gentiluomo. Vorrei aggiungere anche Dweezil Zappa, un uomo che vive con un enorme peso sulle spalle e che è di una semplicità rara. Tra gli italiani, su tutti, Gaber : un vero mostro di intelligenza e cultura e signorilità e poi, per quella che è stata la mia esperienza, direi Dalla e Vecchioni, tra i grandi. Sulle donne non vorrei soffermarmi; direi che prevalentemente mi sono sempre apparse ben più tronfie dei maschietti.  Le più grandi delusioni? I metallari in genere, non faccio nomi per decenza, con Ozzy e Reed e una manciata di altri semi-dei del genere a spargere puzza senza senso…tipo David Coverdale o Gene Simmons…

13. Che canzone o che brano ascolta Giancarlo Trombetti nelle sere un cui si ritrova solo in casa?

Di solito alla sera mi distendo sul divano e dormo alla televisione. Tranne i rari casi in cui c’è un buon programma; e questo accade, appunto, di rado. Se sto lavorando al computer ascolto qualcosa che ho scaricato sull’hard disk, oppure mi diverto ad ascoltare quel che amici mettono come post su quella utile dannazione che è Facebook. Quando decido di ascoltare la musica che mi piace, mi assento e alzo il volume dell’impianto di camera, nel pomeriggio, o mi godo un po’ di cose che posso apprezzare solo io, nella solitudine delle trasferte, in auto…Cosa? Di tutto. Posso scegliere tra ventimila dischi e quasi altrettanti cd…sono anziano, ho avuto tempo di mettere da parte tante perle con calma…

14. Nel congedarci da te vorremmo un tuo pensiero o una citazione che ti sta a cuore.

C’è una frase che mi colpì molto quando, dopo aver sentito quella canzone milioni di volte, dovetti leggere una biografia per coglierne, finalmente il significato. A riprova che quando le cose ti stanno sotto il naso non sempre siamo in condizione di afferrarle…si tratta dell’ultima frase dell’ultima canzone dell’ultimo disco dei Beatles…”And, in the end, the love you take is equal to the love you make”. E credo che la vita sia davvero così.

Giancarlo, grazie per aver accettato questa chiacchierata, per aver avuto voglia, tempo e coraggio di raccontarti.

CONVERSAZIONE CON GIANCARLO TROMBETTI – 1a parte

18 Mar

Giancarlo mi prende a male parole quando osanno il suo sapere, i suoi scritti, la sua importanza all’interno del giornalismo musicale italiano. Non capisce che sono sincero e lucido quando gi dico certe cose, io lo considero (insieme a Beppe Riva) uno dei miei due maestri in questo campo. Nella seconda metà degli anni ottanta iniziai a collaborare con METAL SHOCK e, magari inconsciamente, lui e Riva mi presero sotto la loro protezione e mi insegnarono un sacco di cose. Sentirmi incoraggiato da queste due firme del giornalismo rock italiano, firme che nel corso degli anni vedevo in calce agli articoli che divoravo, fu molto gratificante per il giovane Tim di allora. Giancarlo che mi commissiona un articolo su Yngwie J. Malmsteen, io lo scrivo , glielo invio, e lui che mi fa capire che sì, è scritto bene e pieno di giuste riflessione, ma che non è pubblicabile (troppo critico per lettori che amano l’heavy metal  in modo un po’ tout court) e mi insegna a come riscriverlo, dicendo più o meno le stesse cose ma in maniera più intelligente. Giancarlo che cerca di farmi incontrare Robert Plant dopo il concerto del Teatro Verdi a Firenze nel maggio 1990…insomma io a Giancarlo voglio bene (virilmente s’intende), è un gobbo di mer…ehm, meraviglioso lignaggio intellettuale. Quella che segue è una chiacchierata fra amici, come dice lui, ma per farlo incazzare concludo questa introduzione con “ecco quindi la intervista al rock journalist extraordinarie GIANCARLO TROMBETTI”.

Giancarlo nasce in Liguria troppi anni fa. Dopo pochi minuti ne ha già le palle piene e si sposta in Toscana, a Viareggio, dove resterà parcheggiato fino a che non scoprirà che – a meno che non voglia fare il bagnino, lavoro eccellente e ben retribuito ma che non si può permettere – sarà costretto a trasferirsi altrove. Studia inutilmente Giurisprudenza e si trasferisce a Roma per lavorare dentro a una redazione dopo aver provato a campare per qualche anno da collaboratore…Inizia il suo triste peregrinare tra Roma, l’alta Toscana, Milano, Londra, Firenze, Roma, Milano..in una sequenza che lo porta a seminare decine di capi di vestiario e almeno tre impianti stereofonici in altrettante magioni. Adora la musica, specialmente quella che gli piace J e ancora oggi, dopo decenni, riesce a commuoversi e farsi venire la pelle d’oca ascoltando certe cose. Ha provato a lavorare seriamente per una decina di periodici in tempi diversi, scoprendo amaramente che la parola “seriamente” sta a questo mestiere come la definizione “per bene” a un qualsiasi politico italiano. Così, perduto gradualmente l’entusiasmo, ha modificato il suo modo di vedere l’ambiente dove vanta una manciata di amici tra i mille conosciuti, stimandone pochi e selezionati personaggi che non vi elencherà mai neppure sotto tortura o la promessa del regalo di un bootleg raro di Zappa perché, dice, “con molti di questi devo continuare ad avere a che fare ancora per un po’”. Si reputa, molto probabilmente a torto, autoironico e spiritoso, e sostiene di avere una visione sarcastica della vita e di quella che stenta – e questa è pura verità – a definire la sua professione e che, in pratica, è solo una passione un po’ più concreta delle altre. In realtà desidererebbe vincere una somma molto ma molto elevata al superenalotto che amerebbe distribuire tra amici e parenti tenendone una cospicua parte per se al solo scopo di vederli dire, alla sua morte…”ma come cazzo ha fatto a finire tutti quei soldi?”. Adora leggere, ascoltare rock and roll, lavorare all’aria aperta e provare a fare al meglio quel poco che ha imparato in oltre trent’anni di perdite di tempo ma, come lo si sente spesso ripetere, di persone oneste e serie se ne incontrano sempre meno in giro.

1. Togliamoci subito il dente: che si vinca o che si perda, forza Juve e ….?

Sei un provocatore…ma caschi male. Sono uno juventino tranquillo e distaccato che ha sempre avuto antipatia solo per i fiorentini (e solo perché ha rischiato la pelle nel corso di una tranquilla partita al Franchi, molti anni fa) fino a che “qualcuno” ha deciso che le chiacchiere da bar fossero pura realtà ed ha truffato, organizzando un giochino che, ne sono convinto, in qualche modo verrà a galla. Gli avvenimenti che il nostro campionato sta vivendo oggi ne sono prova…e se tu fossi un ladr…scusa, un interista distaccato, andresti ad ascoltarti qualcuna delle “intercettazioni scomparse” su www.ju29ro.it : ti divertiresti…e comunque una cosa : non litigherei mai seriamente con chicchessia per motivi di calcio, politica e religione. Dato che nessuno potrebbe dire, in buona fede, di essere in tutti e tre i casi, nel giusto….ora parliamo seriamente…

2. Giancarlo, Dio esiste?

Vorrei saperlo. Sono 55 anni che me lo domando e a volte credo di essere vicino a rendermene conto. Diciamo che egoisticamente vorrei tanto poter dire di sì, ma le volte che mi è capitato di osservare un cadavere da vicino (accadeva ai tempi dell’Università, esame di Medicina Legale) ne uscivo poco convinto. Mi sembrava che tutto, sul serio, finisse proprio lì. Poi, alcuni anni fa, è morto mio padre. Ed ho scoperto che il mio legame con lui era così forte da lasciarmi intravedere degli spicchi di luce, di speranza, nelle nebbie. A volte lo sento così vicino che non posso credere che tutto possa finire così stupidamente.

3. Film: i tuoi 3 preferiti

Sono un frequentatore di sale cinematografiche; credo che se molta gente fosse come me, il cinema non sarebbe in crisi. Il guaio è che sono pochi i film che davvero mi “restano addosso”…sì, ce n’è qualcuno che mi esalta, lì per lì, ma poi finisco pure per dimenticarmene il titolo, al punto che quando lo ripassano in tv non ricordo neppure d’averlo visto. Vado d’istinto e te ne cito i primi tre che mi vengono in mente in questo momento : “Non è un paese per vecchi” per la splendida figura dell’assassino psicopatico e per esser riusciti a tenere una tensione incredibile per due ore senza utilizzare una sola nota musicale. Poi “Il buono, il brutto e il cattivo” perché Leone era un genio e Morricone lo è ancora e certi montaggi che si possono vedere in quel film non li ho più trovati altrove…e “Blade runner” per certe frasi e per l’ambientazione…volevo dirti il Batman truculento con Heath Ledger ed un paio di altri…ma mi hai detto solo tre…

4.Fumetti: i tuoi 3 preferiti

Beh…i Simpsons su tutti! Per me sono l’opera più geniale mai creata dalla penna di un disegnatore. Ogni volta che li vedo resto estasiato dai dettagli e dai mille minuscoli indizi nascosti dentro le puntate. Matt Groening è un vero artista, sia dal punto di vista estetico che di stile. E’ riuscito a mettere d’accordo i bambini e i cinquantenni inserendo motivi di attrazione per entrambi senza che nessuna delle due fazioni si stufi di seguirli. E se non è geniale un’operazione del genere…da ragazzino leggevo molto Linus ed Eureka, ma tranne alcuni episodi devo dirti che sono cose che ho cancellato con il tempo. Più  recentemente – mi vien da ridere a dire recentemente parlando di quasi trent’anni fa ma non trovo avverbio più utile – ho apprezzato molto Il Male e Cannibale ed alcuni disegnatori che hanno creato uno stile personalissimo e spettacolare che non fatico a ricordare. Parlo di Pazienza, Liberatore, Scozzari…

5. Musica: 5 artisti o gruppi che ti piacciono.

Non ce la faccio. Troppo difficile condensare 42 anni persi a ascoltare musica riducendola a cinque nomi. Qualunque essi siano. Ricordo che il mio primo 33 giri me lo comprai a tredici anni e ricordo perfettamente i primissimi dischi che misi sul piatto in plastica di una radio, giradischi che aveva un braccetto che pesava non meno di un etto e mezzo… Non molto tempo fa, scrivendo una cosa, mi sono reso conto che stavo elencando, come tentativo di consiglio, nomi già più volte citati. Così scelsi di sottolineare che chissà perché, quando si devono fare dei nomi, si cade sempre sui classici, aggiungendo che è sempre più emozionante andare a vedere nascere un fiume alla sorgente e domandarsi “da dove cavolo viene fuori?”, piuttosto che vedere scorrere, maestoso, il fiume più a valle… che è sempre più banale.

6. Musica: 5 album senza i quali non potresti vivere?

Ci risiamo…non potrei abbandonare centinaia di miei piccoli pargoli tradendoli anche solo per cinque pezzi di storia. Ti racconterò un minuscolo segreto. Uno dei miei incubi ricorrenti è il dispiacere di non essere riuscito a tramandare nulla di me. Forse è una cosa che dipende dall’età che incalza, ma il fatto di non aver avuto figli, alla lunga, mi inizia a pesare. No, non credo che sarei stato un gran che come padre; sicuramente un gran rompicoglioni, possessivo e prepotente, ma credo che avrei cercato di passare il testimone di quelle che sono state le mie passioni a mio figlio. E non parlo esclusivamente delle passioni musicali. Mi sarebbe piaciuto condividere con lui quello che mio padre ha fatto – non so quanto consapevolmente – con me, facendomi appassionare a certe sue passioni. Non posso dire di non aver provato; ho provato con i miei nipoti e con le figlie della mia compagna, ma ho fallito miseramente. Non sono mai riuscito a stimolarne neppure la curiosità. A volte mi dico che non è colpa mia, che è colpa del buco generazionale e della immensa differenza tra le generazioni attuali ed il loro modo di fruire la musica e le fonti, ma la verità è che non sono riuscito a ottenere reazioni di sorta. Così mi domando spesso che fine faranno quelle cose meravigliose che sono nascoste dentro a migliaia di copertine o di pezzetti di plastica e ne soffro. Ne soffro sinceramente.

7. Per Giancarlo Trombetti chi sono i Led Zeppelin?

La mia adolescenza, le mie prime emozioni forti, la scoperta di un suono “nero” che non avevo ancora assaggiato. L’esplosione della chitarra e dell’urlo liberatorio. Sono cresciuto a Beatles e Stones, tra i miei dieci e 13,  14 anni. Sì, sono stato fortunato a vivere un’era in cui era possibile scegliere tra bello e brutto. Ed ho avuto chi, sicuramente senza volere, mi ha spinto verso il bello. Ma Gli Zeppelin i Tull, i Vanilla Fudge e i Sabbath, i Purple me li sono scoperti da solo, fin dai loro primi passi. Ricordo perfettamente quando acquistai il primo Led Zeppelin, affascinato da un singolo che avevo sentito in radio (!) e dalla copertina. E ricordo che quando uscì il secondo, dopo pochissimo, un amico mi chiamò in casa sua, dalla finestra, per farmi sentire il riff di “Whole Lotta Love”. Io, che non sapevo neppure che fosse uscito il disco, feci follie per recuperare le 2300 lire necessarie all’acquisto. Sono stati la colonna sonora di molta parte della mia vita. Per questo odio sentirli scopiazzare.

8. Giancarlo, qual è il senso della vita?

Credo che tutto stia nel riuscire a lasciare una traccia, positiva. Di farsi, in qualche modo amare per ciò che sei davvero e per ciò di buono sei riuscito a fare per qualcuno. Non credo nel mondo da salvare ad ogni costo, mi fa un po’ ridere pensare ad un pianeta intero quando hai persone vicino che hanno bisogno di te. E credo che se esista un Dio qualunque, sia più disponibile a giudicarti per come hai utilizzato il più grande dono che ci viene offerto, che è la vita. E credo che se un uomo non avrà mai il coraggio di dire la parola “scusa” non avrà mai capito a fondo l’essenza del rapporto umano.

9. Un libro che hai divorato.

Se mi avessi chiesto di dirti semplicemente i libri che mi sono piaciuti, stavolta qualcuno ne avrei potuto elencare, ma dato che mi chiedi un libro che ho divorato, quindi che ho letto con foga, ne ricordo due in particolare, l’opera omnia di Lovecraft, che adoro, e “The Tommyknockers” di Stephen King, altro mio pallino…tutti gli altri li ho semplicemente letti. Con calma.

10. Avresti mai pensato che politicamente l’Italia sarebbe arrivata a questo punto?

No. Non ho mai riconosciuto grande stile e onestà intellettuale ai nostri politici, qualunque fazione essi tenessero, ma lo sfascio cui assistiamo oggi era, o almeno speravo fosse, imprevedibile. Non esistono più ideologie di riferimento, non esiste più una parola data, non esiste più una logica che possa anche lontanamente far supporre che uno qualsiasi – uno qualsiasi – dei nostro rappresentanti, in realtà stia lì per rappresentarci, appunto.  Stanno dimostrando di  stare lì per se stessi, per i privilegi che si sono dati e che gli avremmo negato (anche con sonanti referendum disattesi!) ma che sono stati come acqua fresca, per loro. Del paese, a loro, non frega assolutamente nulla. Non mi sento più rappresentato e seguo la politica con un senso crescente di distacco e schifo e mi trovo, talvolta, a sperare in una rivoluzione in stile nord-africano. Mi vergogno di me stesso per averci creduto e mi vergogno per i miei simili, i comuni mortali, che non hanno ancora capito quanto costoro ci prendano per il culo. La mia impressione è che il massimo sforzo che il politico nostrale faccia oggi stia tutto nello sperare che nessuno abbia la memoria o la cura di ricordarsi cosa egli abbia sostenuto, a volte anche solo poco tempo prima. E’ la teorizzazione della fuga perenne da se stessi e dalla logica, dal pensiero e dal rispetto per quello che dovrebbe essere semplicemente un rappresentante. E che da sempre altro non è che un lavoro a tempo indeterminato, fin troppo ben retribuito.

11. Quando guardi l’infinito, di solito a cosa pensi?

Al fatto che sperare di essere gli unici stronzi a guidare un’auto o suonare una chitarra nell’universo sia un po’ troppo presuntuoso. Secondo me siamo davvero una caccola sperduta nel bel mezzo di trilioni di stelle e ci siamo fatti raccontare di essere sul serio “unici”. La mia casa sta in campagna, dove non c’è inquinamento luminoso e spesso mi trovo, nel silenzio, a osservare quelle migliaia di stelle sapendo perfettamente che anche esse apprestano solo la famosa punta del famoso iceberg. E’ in quei momenti che è più facile porsi delle domande cui non avrai mai una risposta logica… Ecco, su questo punto, la Chiesa avrebbe dovuto mostrare un po’ più di buon senso. In fondo, anche dal loro punto di vista, un alieno potrebbe far parte del disegno divino, senza sconvolgerlo, no? …tu pensa che, quando sono al mare, infinito, per me, è anche guardare l’orizzonte…

12. Il tuo pezzo rock preferito?

Non credo di averne uno in particolare. La bellezza di essere stato così fortunato da innamorarmi di una fascia molto ampia di musica rock che spazia dal jazz rock inglese al progressivo, dall’hard alla west coast, dal blues nero all’heavy passando per il country, il southern, l’orchestrale e la musica di Zappa, che insieme a Davis e Coltrane, ritengo generi a se stanti, in particolare il primo, mi favorisce nel far combaciare gli umori e le situazioni con le scelte musicali. In questo momento, ad esempio, ascolto moltissimo Colosseum, Nucleus, Soft Machine, Tempest…tra un po’ mi butterò sul country, dato che ho letto una serie di articoli su Johnny Cash che mi hanno stimolato e vorrei andare a riascoltare per rivederne l’opinione…ma, al solito, se dovessi dare un riff su tutti – impossibile per un appassionato con la casa invasa da dischi! – ricorrerei alla gioventù e ti direi…”Whole Lotta Love”, “Paranoid”, “Smoke on the Water”…

13. Il tuo pezzo easy listening preferito (scusa ma non riesco a scrivere Pop, sono cresciuto musicalmente negli anni 70 e la musica Pop era altra cosa rispetto a ciò che si intende oggi).

Sinceramente spero di aver capito le tue intenzioni…nel senso che per me easy listening è quella cacchina che scivola via lasciando una traccia lieve tra le chiappe che una buona sciacquata cancella in un attimo…il pop è, come penso intenda tu, il primo parto di quella nuova musica che nacque all’inizio dei sessanta con i Beatles. A me, onestamente, piacerebbe chiamare Pop tutta la nostra musica, senza andarsi a impelagare in decine di definizioni che rappresentano cassettini sempre più piccoli e con sempre meno spazio. Se quindi intendi “quel” genere di cacchina….boh…non saprei…ci sono momenti in cui fischietto una cosina ascoltata per caso ma che mi dimentico in un nanosecondo…quindi sai che faccio? Preferisco indicarti un pezzo italiano dato che ho una buona stima, in certi casi ben selezionati, di alcuni italiani, ma non sono mai riuscito a considerarli “autori” di musica pop/rock per loro principale colpa, avendo scelto di vivere troppo all’ombra degli anglosassoni e di non aver mai saputo inventare una via italiana alla musica contemporanea, chiamiamola così. Quindi, prima di infilarci nel dedalo senza fine dei miei giudizi sui gruppi italiani, ti sparo “Caruso” di Dalla – che ha fatto eccellenti cose, molto personali, tanti anni fa – anche perché era una canzone molto amata da mio papà.

14. Che giornali musicali leggi?

Oddio…diciamo che se voglio leggere qualcosa di sensato mi compro quei costosi periodici inglesi per vecchietti come me. Raramente il Rolling Stone americano. Mai quelli italiani che sono pensati male, scritti peggio, impaginati con mezza lira e pubblicati da editori disgraziati. Posso salvare solo alcune rare cose frutto del lavoro dei più vecchi frequentatori (mi riesce difficile chiamarli giornalisti e magari, un giorno, ne parleremo a lungo di questa mia visione dell’ambiente) della carta stampata, ma sono episodi davvero rari.

15. Che quotidiani leggi?

Ne leggo almeno due o tre…sì, sono dipendente da informazione e non ancora disintossicato…ovviamente ne scelgo tra opinioni diverse per farmene una personale anche se non riesco mai del tutto ad immedesimarmi nelle varie fazioni. Probabilmente è per colpa delle mie vicissitudini tra editori (così loro desiderano essere chiamati) tutti fortemente politicizzati e di cui ho vissuto sulla mia pelle le vicende politiche e professionali che hanno finito – e non vedo come non avrebbero potuto farlo – per condizionare il mio giudizio su di loro. Ho lavorato per Marcucci, Cecchi Gori, De Benedetti, Colaninno, poco per Tronchetti Provera, con strutture più o meno referenti a un partito e con un’altra manciata di personaggi che mi hanno…come si dice in questi casi…aperto gli occhi su ciò che il comune lettore prende per oro colato.

16. Come sai proveremo a fare una intervista anche al tuo collega Beppe Riva, hai un messaggio per lui?

…Che sono felicissimo che l’Inter abbia passato il turno ieri sera con il Bayern. Perché l’Inter dovrà perdere la finale al 94’ con un autogoal di Eto’ di mano…scherzo…Beppe è un amico, un compagno di alcune avventure e cui sono legato da affetto e da un rapporto che va oltre quello “professionale”. Credo che in due – se ben selezionate le poche parti utili da entrambi – avremmo potuto fare un buon giornalista…e invece dato che non ci hanno mai vivisezionato, siamo rimasti molto simili, con amori musicali quasi paralleli e con un approccio solo un po’ diverso al metodo ma che, credo, abbia finito l’uno con il compensare il lavoro dell’altro. Ecco perché credo che, tutto sommato, quel poco che abbiamo fatto sia stato divertente per noi e utile per qualcuno. E io non dispero, sinceramente, di riuscire ancora, un giorno, presto o tardi, di riunire una manciata di amici intorno a un tavolino per dar vita a un qualcosa di nuovo…a te, Tim, piacerebbe far parte della brigata di nostalgici?

E’ inutile che tu mi faccia di queste domande Giancarlo, lo sai, per queste cose io seguirei te e Beppe all’inferno (dopotutto, come diceva qualcuno, hell ain’t a bad place to be).

(Continua)