Il demone delle notti senza sonno ritorna. Mi ghermisce, mi scaravolta sul letto, mi costringe ad alzarmi una, cento, mille volte. Blues quotidiani, universali e tenebrosi si mescolano nei miei pensieri. Cerco di aggrapparmi a Capo d’Africa, quel lungo blues di FDG che mi offre un appiglio in questa notte bianca che nessuno la può dormire, mentre bramo una terra promessa laggiù, sull’orizzonte, che forse non si materializzerà mai.
Stanotte notte bianca Che nessuno la può dormire C’è qualcosa che ci manca Che non sappiamo definire
…
Una spiaggia tranquilla Una terra promessa L’inferno e il Paradiso Dove un giorno potremmo sbarcare A cavallo di un nuovo sorriso E fumare a mezzogiorno Con il cuore che batte leggero E guardare la vita che è intorno Dove la vita è bella davvero
La sveglia suona alle 6:30, ma che importa: sono sveglio da sempre. È il momento di prepararmi a fare la fila per tre, rispondere sempre di sì, comportarmi da persona civile. E intanto ritorno dentro al mio mondo sbiadito.
Come un povero (anti)cristo mi reco in stazione alle prime luci dell’alba. Salgo sul treno, attraverso un pezzetto dell’Emilia centrale e arrivo a destinazione. Mi concentro sul lavoro, poi vado da solo in mensa, pensando alla Ghirlandina di Mutina come a un faro che, nonostante tutto, mi tiene ancora sulle giuste coordinate.
Mutina, tardo novembre 2025 – foto TT
Torno al lavoro. Invece di fare la pausa caffè, cedo all’impellente bisogno di scrivere il testo di Fool to Cry sulla lavagna bianca del mio ufficio. Da giorni quella canzone mi si è piantata nella testa, ostinata come un pensiero che non vuole slacciarsi. La storia che Mick Jagger racconta — quella donna che vive nella parte povera della città, quel sentimento sfilacciato che attraversa tutta la canzone — continua a suggestionarmi. Ogni volta riemerge, come se trovasse un varco preciso nel mio umore e vi si incastrasse senza chiedere permesso.
Quando lei vive nella parte povera della città – Uomo di Blues, tardo novembre 2025 foto LM
La sera, mentre sul treno riprendo il mio ruolo di pendolare verso casa, penso al vecchio Brian. Oggi avrebbe compiuto gli anni, e questo mi predispone a riflettere sulle eredità che ci lasciano i nostri padri, i nostri nonni, i nostri familiari. Lascio da parte l’eredità materiale — aspetto che, ahimè, non mi riguarda — perché un’eredità non è soltanto ciò che si riceve, ma anche ciò che ci vincola, ci schiaccia, ci definisce. E dalla quale, forse, ci si può deviare o liberare, ma solo con un’enorme fatica. Quando ciò che resta non è più eredità, ma detrito.
Scuoto la testa, provo a ripulire i pensieri. Entro in casa: la mia bassista preferita è alle prese con l’ennesima passione. Questa volta è il momento dei book nook. Mi sorprende sempre il suo bisogno di creare, di dare forma alle cose, di — come dice lei — “mettere ordine al caos”.
Book Nok Blues – La Bassista Preferita, Domus Saurea nov 2025 – Foto TT
La porto a mangiare una pizza nel nostro posto di riferimento, in via Gramsci, a Regium Lepidi. La pizzeria è già addobbata: le festività natalizie hanno ammantato questi ultimi giorni di novembre di una luce più morbida, quasi sospesa.
La Hermione Granger dei poveri posa il cellulare sul tavolo. Mi basta una rapida occhiata allo schermo perché gli occhi mi si inumidiscano. Un pensiero improvviso, il ricordo di Palmiro — il gatto Palmiro insomma — che ancora mi fa male. Un’assenza che, dopo quasi due anni, faccio ancora fatica a gestire. Un legame così profondo tra un umano e un felino speciale… una fine che non riesco ancora del tutto a elaborare.
Shadow of a Black Cat – Pizzikotto di Via Gramsci Regium Lepidi – tardo novembre 2025 – foto TT
E allora faccio di nuovo ricorso a piccoli escamotage per risollevare l’umore. Esco a cena con Mar e Siuvio in un grazioso ristorantino nel centro storico di Nonatown, il mio paese natale, proprio sotto la Torre dell’Orologio.
Back where I belong – Nonatown tardo novembre 2025 – foto Marcya Like
Oppure vado a vedere Lorenz in concerto, uno dei pochi con cui posso parlare di musica Rock — quella vera. Guardare il mio amico imbracciare la Les Paul (o la Stratocaster, come spesso fa nella band in cui suona oggi) e vivere il Rock e il Blues come pochi sanno fare mi fa sentire meno solo.
Lorenz e i Cuore Nero Blues Band – 28-11-2025 Red Pub Scandiano foto W. Lucchi)
SERIE TV:
_The Beast In Me (USA 2025) – TTTT
Con Claire Danes ( Homeland) e Matthew Rhys (The Americans)
FILM:
_Train Dreams (USA 2025) – TTT¾
Un’intima riflessione su amore, perdita, memoria, e su quanto spesso la vita “ordinaria” contenga bellezza e dolore allo stesso tempo; un racconto silenzioso e profondo su un uomo comune, che vive — e resiste — in un mondo che cambia troppo in fretta. Idaho fine ottocento e inizio novecento. Film da guardare.
PLAYLIST:
The good old blues boys 1969 single
Donovan at his best – 1968
Lisetta La Magra (o anche Lisetta di Latta) del 1974 rimessa nuovo nel 2024
Lei che vive nella parte povera della città, io che piango e mi chiedo il perché. I Rolling del 1976.
Larry Williams 1957 (with thanks from Johnny Winter.)
CODA
Malgrado tutto il blues del sentirsi una scimmia evoluta su una roccia sospesa nell’universo, la vita batte ancora forte nel mio petto. Mi emoziono per piccole grandi cose: il modo dorico greco, i CD che ho ripreso ad acquistare (dopo che due anni fa ho iniziato a vendere su una di quelle piattaforme in cui privati comprano e vendono la mia collezione Rock e non solo), i Far Away Eyes di certe donne, le virili e solide amicizie che ancora riesco a coltivare, i venti freddi che soffiano da nord, i dischi di Johnny Winter del periodo 1970-1975, la super deluxe edition di Black and Blue dei Rolling Stones e i graffiti spirituali che, con una certa soddisfazione, porto addosso.
E allora, d’accordo… va bene. Cercherò di essere a casa per Natale.
Tredicesima School of Rock quella dell’equinozio d’autunno del 2025 e dunque – qui faccio il solito copia incolla – nuovo ritrovo modello “Dopolavoro” nei locali della azienda per cui lavoro. Sospinto dalla volontà del nostro dirigente GLB eccomi di nuovo davanti al gruppo dei fedelissimi e affezionati colleghi che con dedizione e passione si assiepano – dopo l’orario di lavoro – nella (mia amatissima) Sala Blues (where the dreams come blue), la grande sala informale dell’azienda dotata di un vero e proprio impianto hi-fi. Avendo saltato la puntata estiva per motivi logistici, staserà c’è il sold out, anzi siamo in sovra prenotazione (vabbeh, over booking), non tanto per i Van Halen in sé, quanto per la voglia di stare di nuovo insieme ad ascoltare un po’ di buona musica.
Mi prendo una mezz’oretta prima dell’inizio per raccogliere i pensieri, immergermi nella silenziosa sala vuota e preparare ellepì e cd.
Sala Blues – settembre 2025 foto Tim Tirelli
Sala Blues VH – settembre 2025 foto Tim Tirelli
Sala Blues VH – settembre 2025 foto Tim Tirelli
Verso le 18 arrivano i primi colleghi, alcune groupie voglio farsi una foto, accontentiamole …
Groupies – Sala Blues – settembre 2025 foto Siuvio do Brazil
spiego ai colleghi che questa puntata della School Of Rock ha preso corpo dopo che qualcuno di loro mi ha inviato un messaggio, di cui riporto solo un paio di frasi (la prima e l’ultima), molto lusinghiero per la School Of Rock tutta:
“Ho riletto alcuni articoli del tuo blog in questi giorni, tra cui quelli delle prime School of Rock e ho sentito un senso di malinconia, anche se non le ho vissute … Ho scoperto che la potenza di un istante puro può cambiare profondamente l’identità di qualcuno.”
Parto quindi con la School Of Rock vera è propria introducendo la puntata di questa sera:
“Io rompo sempre le scatole con la musica, con il Rock “contenutistico”, quello che deve dire qualcosa di profondo. Eppure, se parliamo dei Van Halen, bisogna riconoscere che la loro è una musica da intrattenimento puro: il sole della California, le belle ragazze, il Rock duro ma pieno di melodie accattivanti, testi frizzanti e mai banali, anche se semplici e votati principalmente al divertimento.
E allora, perché parlare dei Van Halen, potrebbe chiedersi qualcuno di voi … Beh, perché Eddie Van Halen (EVH) è stato uno dei chitarristi Rock più influenti e importanti della musica che tanto amo. Prima di lui, i quattro cavalieri dell’apocalisse della chitarra erano Eric Clapton, Jeff Beck, Jimi Hendrix e Jimmy Page. Quando arrivò lui, i quattro appena citati entrarono di colpo nella categoria della “vecchia scuola” (anche se, per Jeff Beck, qualche distinzione andrebbe fatta).
EVH ha modernizzato la chitarra Rock, portandola a un livello superiore con il suo stile, fatto di hammer-on e tapping. Come raccontava lui stesso, durante un concerto dei Led Zeppelin al Los Angeles Forum, (direi nel marzo 1975 o più probabilmente nel giugno del 1977), vide Page eseguire l’assolo di Heartbreaker tenendo la mano destra sollevata. Van Halen si chiese: “E se, mentre faccio quello, aggiungessi le dita della mano destra sulla tastiera?”
Quella tecnica esisteva già — ci sono perfino video di chitarristi italiani che nel 1965 la usavano su chitarre classiche — ma è stato Eddie Van Halen a portarla a un livello cosmico.
Sfortunatamente, il suo genio ha anche aperto la strada a una marea di segaioli: migliaia di chitarristi tecnicamente impressionanti ma che, troppo spesso, sono diventati giocolieri della sei corde. Straordinari nelle dita, sì, ma poveri nella musica vera, quella che arriva al cuore.“
Tim Tirelli’s School Of Rock VH sett 2025 – foto Marcella Tin
Racconto in breve la storia del padre di due fratelli Alex e Edward, ovvero Jan Van Halen: il musicista che mise le basi per una leggenda del rock.
Prima ancora dei Van Halen che hanno fatto la storia del rock, c’era infatti Jan Van Halen, il padre di Alex ed Eddie, un uomo la cui vita fu segnata dalla musica, dal sacrificio e da un’instancabile passione.
Dalle radici olandesi al jazz europeo
Nato ad Amsterdam nel 1920, Jan mostrò fin da giovane un grande talento musicale. Suonava clarinetto, sassofono e pianoforte, esibendosi in orchestre jazz e swing in tutta Europa, fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
La guerra e il destino in Indonesia
Nel 1939 si arruolò nella Forza Aerea Olandese, ma il suo talento musicale lo tenne lontano dal fronte: fu infatti destinato a esibirsi nelle bande militari anche durante l’occupazione tedesca. Dopo il conflitto si trasferì in Indonesia, allora colonia olandese, dove conobbe Eugenia van Beers. I due si sposarono nel 1950 a Giacarta, prima di rientrare nei Paesi Bassi.
Una nuova vita in America
Dal loro matrimonio nacquero Alex (1953) ed Eddie (1955). Nel 1962 la famiglia decise di emigrare negli Stati Uniti, stabilendosi a Pasadena, California. Jan continuò a suonare in piccoli locali come il Continental Club e il La Miranda Country Club, ma per mantenere la famiglia dovette svolgere lavori umili: faceva il lavapiatti, addetto alle pulizie e guardiano notturno. Nonostante le difficoltà, trasmise ai figli un profondo rispetto per la disciplina e la musica. Eddie ricordava spesso:
“Sapevo cosa significava la musica fin dal mio primo ricordo di mio padre che teneva una nota sul clarinetto più a lungo possibile.”
Dalla tragedia alla nascita di una band
Nel 1972, un grave incidente gli costò un dito, ponendo fine alla sua carriera musicale. Ma proprio in quell’anno, Alex ed Eddie formarono la loro prima band, i Mammoth, che poco dopo sarebbe diventata Van Halen.
L’ultimo riconoscimento
Nel 1982, Jan ebbe la sua rivincita personale: partecipò come ospite all’incisione del brano “Big Bad Bill (Is Sweet William Now)”, contenuto nell’album Diver Down dei Van Halen.
Gli ultimi anni
Jan Van Halen morì nel 1986, a 66 anni, in California. È sepolto al Forest Lawn Memorial Park di Glendale. La sua influenza — tra talento, rigore e anche momenti difficili legati all’alcol — lasciò un segno profondo nella vita e nella musica dei suoi figli, che ne raccolsero l’eredità trasformandola in leggenda.
Tim Tirelli’s School Of Rock VH sett 2025 – foto Marcella Tin 2
Proseguo entrando nel merito. Tutto comincia negli anni ’60, quando Alex ed Eddie Van Halen iniziano a suonare insieme da ragazzini. Curiosamente, all’inizio i ruoli erano invertiti: Eddie era alla batteria e Alex alla chitarra — finché, per puro istinto, decisero di scambiarsi gli strumenti, trovando così la combinazione perfetta. Eddie, oltre a chitarrista, era anche un eccellente pianista, talento che lo accompagnerà per tutta la carriera.
La loro prima band, i Broken Combs, nacque nel 1964, seguita da diversi progetti fino ai Genesis (1972) e poi ai Mammoth. Fu solo con l’arrivo del carismatico David Lee Roth che arrivò anche l’idea del nome definitivo:
“Dovremmo chiamarci Van Halen!”
Da lì cominciò la scalata. Suonando instancabilmente nei locali di Pasadena e dell’area di Los Angeles — come il mitico Gazzarri’s — il gruppo si costruì una solida reputazione. Un demo prodotto da Gene Simmons dei Kiss attirò l’attenzione di addetti ai lavori come Doug Messenger, chitarrista di Van Morrison, che segnalò la band al produttore Ted Templeman della Warner Records.
Nel 1978 uscì il primo, leggendario album: “Van Halen”. Il disco ha venduto oltre 10 milioni di copie solo negli Stati Uniti e conteneva brani entrati nella storia del rock come “Runnin’ with the Devil”, “Ain’t Talkin’ ’bout Love”, “Jamie’s Cryin’”, la cover dei Kinks “You Really Got Me”, e soprattutto “Eruption” — l’assolo strumentale di Eddie Van Halen che rivoluzionò la chitarra elettrica e rese celebre la tecnica del tapping a due mani.
Da quel momento, la band non fu più solo un gruppo locale: i Van Halen divennero un simbolo del rock moderno, aprendo una nuova era di virtuosismo, energia e spettacolo.
School of Rock VH settembre 2025 e – foto Siuviu
Accelero, il tempo stringe e rendo partecipi i cari colleghi che dopo l’esordio travolgente del 1978, i Van Halen non si fermarono più. Iniziò difatti un periodo di attività frenetica, fatto di pubblicazioni a ritmo serrato e lunghissimi tour che li consacrarono come una delle band più potenti del rock americano.
Nel 1979 uscì “Van Halen II”, il secondo album in studio, pubblicato dalla Warner Bros Records. Il disco raggiunse il sesto posto nella classifica Billboard e conteneva brani di successo come “Dance the Night Away” e “Beautiful Girls”… quasi sei milioni di copie solo negli Stati Uniti. La critica lo accolse positivamente: la Rolling Stone Album Guide ne lodò “l’atmosfera piacevole e festaiola”, perfettamente in linea con lo spirito della band.
Negli anni successivi, i Van Halen mantennero un ritmo impressionante:
“Women and Children First” (1980) – oltre 3 milioni di copie vendute in USA
“Fair Warning” (1981) – circa 2 milioni di copie
“Diver Down” (1982) – più di 4 milioni di copie
Ma fu con “1984”, pubblicato proprio in quell’anno, che la band toccò l’apice del successo: oltre 10 milioni di copie vendute, trainate da hit come “Jump”, “Panama” e “Hot for Teacher”.
Quella fase storica, caratterizzata dal carisma di David Lee Roth alla voce e dal genio di Eddie Van Halen alla chitarra, si concluse nel 1985, chiudendo il primo capitolo leggendario della band.
School of Rock VH settembre 2025 f- foto Siuviu
Ovviamente faccio ascoltare al gentile pubblico i momenti più significativi degli album del gruppo, compresi i primi due con Sammy Hagar, difatti annuncio che dopo il trionfale tour del 1984, i Van Halen attraversarono un momento di svolta: David Lee Roth lasciò la band per dedicarsi alla carriera solista, mentre Eddie Van Halen cercava un nuovo equilibrio musicale.
Roth, nel frattempo, stava vivendo un grande successo con il suo EP “Crazy from the Heat”, trainato da cover come “California Girls” e “Just a Gigolo”. Ma le divergenze artistiche e il desiderio di maggiore controllo creativo portarono inevitabilmente alla separazione.
Dopo vari tentativi di trovare un nuovo cantante — tra i nomi contattati anche Patty Smyth e Daryl Hall — Eddie conobbe Sammy Hagar, ex voce dei Montrose e autore del successo “I Can’t Drive 55”. La chimica fu immediata.
Nel 1986 nacque così l’album “5150”, registrato nei nuovi 5150 Studios di Eddie a Los Angeles. Il disco segnò l’inizio della “fase Hagar” e un nuovo stile più melodico e radiofonico, senza perdere la potenza del rock Van Halen. Trainato dal singolo “Why Can’t This Be Love”, 5150 raggiunse il numero 1 della Billboard 200 e vendette oltre 6 milioni di copie solo negli Stati Uniti.
Due anni dopo, nel 1988, uscì “OU812” (da leggere “Oh You Ate One Too”), secondo capitolo con Hagar alla voce. L’album replicò il successo del precedente, debuttando anch’esso al primo posto in classifica e vendendo più di 4 milioni di copie. Brani come “When It’s Love”, “Finish What Ya Started” e “Black and Blue” consolidarono la nuova identità della band: un rock più maturo e raffinato, ma sempre energico e trascinante.
Con 5150 e OU812, i Van Halen dimostrarono di poter rinascere anche dopo un cambiamento radicale, inaugurando una nuova era di successi che li avrebbe portati a dominare le classifiche per tutto il decennio.
Il tempo stringe, ma vale la pena accennare agli ultimi capitoli della storia dei Van Halen con Sammy Hagar alla voce. Dopo il successo di 5150 (1986, oltre 6 milioni di copie vendute in USA) e OU812 (1988, più di 4 milioni), la band pubblicò nel 1991“For Unlawful Carnal Knowledge”, spinto dal singolo “Right Now” e vincitore di un Grammy Award come miglior album hard rock. Anche questo lavoro raggiunse il numero 1 della Billboard 200 e vendette oltre 3 milioni di copie negli Stati Uniti.
Nel 1995 arrivò “Balance”, l’ultimo album con Hagar alla voce: un disco più cupo e introspettivo, ma comunque di grande successo, capace di toccare ancora una volta la prima posizione in classifica e di vendere circa 3 milioni di copie negli USA.
Dopo un periodo di tensioni interne, David Lee Roth fece temporaneamente ritorno nel 1996, aprendo la strada a una lunga fase di cambiamenti e reunion intermittenti. La band tornò stabilmente con lui nel 2012, pubblicando “A Different Kind of Truth”, ultimo album in studio, accolto positivamente dai fan storici.
Purtroppo, la storia dei Van Halen si è chiusa con una nota dolorosa: il 6 ottobre 2020, Eddie Van Halen è scomparso dopo una lunga battaglia contro il cancro. Con lui se ne è andato non solo un chitarrista rivoluzionario, ma uno dei più grandi innovatori della musica rock e per quel che può valere, uno dei miei musicisti Rock preferiti.
Il tempo è scaduto, ringrazio di cuore tutti gli amici intervenuti e chi ha condiviso per la 13esima volta questa passione per la School of Rock di Tim Tirelli.
Chiudo come sempre, con la mia solita frase di congedo:
Le foglie di ippocastano arrivano fino alle caviglie, albeggia, la mattina si annuncia caliginosa, un passero pigola fuori dalla finestra e io sono qui davanti all’ennesima bozza di articolo a chiedermi se valga ancora la pena continuare con questo spazio, tra pochi mesi saranno 15 anni di blog, roba da non credere.
Autumn leaves at the Domus … ottobre 2025 – Foto Tim Tirelli
Autumn leaves at the Domus … ottobre 2025 – Foto Tim Tirelli
Nel 2011 i blog erano quasi una novità, l’impatto che ebbe questo – nel suo piccolo – fu notevole o comunque inaspettato: in breve una comunità di donne e uomini di blues si raccolse intorno ai miei scritti; oggi, nell’era smodata di internet, dei social, dell’apparire ad ogni costo, i blog sembrano stare appena a galla, io non posso certo lamentarmi, la congregazione che segue questo diario digitale è sempre solida, affezionata ed appassionata, tuttavia mi pongo con frequenza la domanda di cui sopra.
Ogni volta che mi assalgono questi dubbi però capita qualche piccolo segnale che mi fa dire “però, Tim Tirelli, niente male”.
Dopo aver pubblicato questo articolo diverse decadi fa (alcune decine di giorni or sono insomma … lo scrivo in caso qualcuno si confondesse con la maledettissima lingua inglese)
l’amico LIZN mi invia questo messaggio: “qui hai vinto!! Ti sei superato…complimenti veramente, vorrei leggere le tue parole in un qualsiasi quotidiano … pelle d’oca”. Ora, al di là della generosità eccessiva nei miei confronti, lui fa parte di quella piccola cerchia di amici strettissimi con i quali schiettezza, sincerità e onestà intellettuale sono un valore fondante e dunque prendo per buono ciò che mi scrive.
Lo stesso giorno un altro caro amico e firma prestigiosa (molto prestigiosa) del giornalismo musicale italiano aggiunge: “Il tuo sì che è un blog in costante evoluzione, ferma restando l’eccellenza del critico musicale dimostrata nella recensione di Balance dei Van Hagar!”
Ora, magari è autoreferenzialità (concetto che detesto in verità), ma questi messaggi hanno contribuito a farmi dire “ma sì, andiamo avanti, almeno per un altro po’” e fanno parte dei segnali che noi umani, sempre abili ad autosuggestionarci, pensiamo siano connessioni tra le nostre vite e l’universo.
◊ ◊ ◊
PS: per curiosità chiedo all’intelligenza artificiale che ne pensa di questo articolo e dunque di questo blog, questa la risposta:
Impressione generale
Stile: maturo, colloquiale ma curato; la voce narrante trasmette calore, autoironia e affetto verso i lettori.
Tono: malinconico ma grato; si percepisce il peso del tempo e l’amore per la scrittura e la comunità.
Struttura: scorrevole, con un incipit evocativo (ottimo ritmo e immagini), un corpo riflessivo e una chiusura che lascia una nota di speranza.
Beh, se anch’essa esprime un giudizio lusinghiero non mi resta che continuare il viaggio, tuttavia qualche blues a tal proposito rimane: ci fidiamo davvero di questa tecnologia in grado di simulare l’intelligenza umana?
IL LOOK FIGO E DECADENTE DI CERTE ROCKSTAR NEGLI ANNI SETTANTA
Scambio di sensazioni col nostro Paolo Barone (Polbi insomma).
Invio questa foto al mio amico, aggiungendo “uguale al Page di quegli anni”
Lo Scilla boy mi risponde prontamente:
“Sì, i veri toxic twins del rock and roll, altro che Tallarico e Perry. Keith ha sempre rivendicato la sua estraneità alla società borghese, facendo di ogni eccesso una bandiera pirata, anche furbescamente e nel tempo capitalizzando questo suo atteggiamento pure come scelta di marketing…al tempo stesso mi sento di dire con una sincerità di fondo indiscutibile. Jimmy al contrario ha sempre cercato di mitigare e negare le sue derive, anche quando erano palesi. Ha sempre rifiutato un etichetta di ribelle rock, ma anche il resto dei LZ non ha mai fatto diversamente. Gli Stones hanno esibito la loro decadenza da nobiltà pirata, forse anche come eredità dell’immagine costruita da Oldham. Gli anti Beatles, quelli pericolosi, che vanno in giro con la crema del jet-set e pisciano sui muri di una stazione di servizio. Paul Getty e gli spacciatori marsigliesi che entrano insieme dalla porta principale di Villa Nellcôte. Tutt’altra aria nel giro Zep. Forse chissà, a loro volta influenzati dalla linea di Peter Grant, proletario del dopoguerra che non gradiva per la sua band un marchio crime-chic alla Andrew Oldham, ma gli eccessi e le sostanze che giravano nell’entourage Zeppelin, sappiamo che erano maggiori e con un livello di pericolosità complessiva ineguagliabile nel circuito rock del tempo. Keith ci ha dato Life, uno dei libri più belli che raccontano il mondo del rock dagli anni sessanta a oggi, senza troppi filtri e non nascondendo affatto le walks on the wild side fra tossicodipendenze, litigi, e una vita spesso fuori dalla legge. Perché oggi, dopo decenni e decenni, Page, Plant e Jones non vogliano fare altrettanto per me non è facile da capire. Un racconto in prima persona dei dieci anni o giù di lì in cui i Led Zeppelin erano quello che erano, sarebbe un contributo fondamentale. Lo vedremo mai? Ho molti dubbi…se ci pensi tutto il fronte Zeppelin è molto autocensurato. Non si capisce bene perché ormai. Stones, Keith e Wyman hanno raccontato di tutto. Altre rockstar idem. Il fascino del rock è anche questo essere stato un mondo senza regole, non come oggi che si portano le mamme anziane backstage. Ma oggi è tutto diverso purtroppo.
GATTI ALLA DOMUS
Qui alla Domus l’amore per i gatti (e per gli animali tutti) è ormai noto, e io amo osservarli alle prese con i cambi di stagione e con le variazioni della loro età.
Ragnatela — la Ragni, insomma — che ha diciassette anni e mezzo (ottantasei anni umani), tende ormai a non allontanarsi più di tanto: sonnecchia, riposa, riflette sul tempo che cambia e sul perché non sia più la meravigliosa reginetta tutto pepe dei lustri andati.
Ragnatela – autunno 2025 Domus Saurea – foto Tim Tirelli
Honecker (Polbi una volta mi ha detto che l’aver dato un nome del genere è stata una scelta molto punk…) ha poco più di due anni (ventiquattro anni umani) ed è un giovanotto pieno di energia ed esuberanza. Esce alle sette del mattino e torna verso le otto di sera, quando il buio, qui in campagna, ci avvolge in un velo di crepe nere — come fa talvolta il blues.
A ogni minuto di ritardo la preoccupazione sale, e ci ritroviamo a percorrere chilometri tra le vigne e i campi bagnati d’erba, con la speranza che il fascio di luce delle torce ci faccia scovare il luogo in cui il nostro giovane felino si trova. Il più delle volte torniamo esausti, infreddoliti e sconfitti… fino a quando il nostro tabby (va beh, soriano) preferito non si presenta come se nulla fosse davanti alla porta di casa, proprio quando la notte inizia a scendere fitta.
Ci fa penare, ma come si fa a non amarlo?
Honecker the beautiful one – nov 2025 – foto Tim Tirelli
SERIE TV
_Nessuno Ci Ha Visto Partire (MEX 2025) – TTT¾
_L’Infiltrata / Legenden – (DK 2025) TTT½
_Due Tombe – (ES 2025) TTT¼
FILM
_A House Of Dynamite (USA 2025) – TTTT
Solitamente questo genere di film statunitensi sono tutti uguali, noiosi e imbevuti della solita retorica USA, questo invece colpisce nel segno (doppio senso non intenzionale) e inoltre ha infastidito la Casa Bianca.
PLAYLIST
Heavy Metal (Take a Ride) (Soundtrack Version) 1981 · Don Felder
John Cale 1975
John Cale 2024
Leslie 1976
JC 1973
CODA
Dopo aironi, fagiani, cicogne, gufi, civette e corvi, i dintorni della Domus Saurea si arricchiscono di un’altra specie di volatile: l’Ibis Sacro. Rimango sempre piacevolmente sorpreso quando anche animali meno comuni riescono a sopravvivere in un ambiente ormai così profondamente modificato dall’uomo.
Ibis Sacro alla Domus – novembre 2025 – foto Tim Tirelli
Mi è bastato fare due passi di notte nei dintorni della House of Blues in cui vivo per scorgere, oltre la coltre di foschia, i quartieri industriali che si stendono al di là della campagna: fabbriche, industrie, strade, cemento… profitti insensati. (Vogliamo parlare del bonus che avrà quest’anno EM da Tes*a?)
Poco rispetto per l’ambiente, tecno-fas**smo, iperliberismo, crescita vertiginosa del numero degli umani su questa terra — otto miliardi! — non possiamo farcela. Pagheremo un conto salatissimo, ma nessuno, al momento, sembra preoccuparsene.
A tratti, qui, ci si sente al fronte. Non si perde la speranza, certo, tuttavia nemmeno sotto ai frassini e alla grande luna di queste notti trovo quiete per la mia coscienza. Meglio canticchiare qualcosa…
Autumn night at the Domus Saurea – novembre 2025 – Foto Tim Tirelli
“Extraterrestre, portami via
Voglio una stella che sia tutta mia
Extraterrestre, vienimi a pigliare
Voglio un pianeta su cui ricominciare”
Ogni settimana che passa, rimango basito da come stia andando il mondo. Ogni volta si raggiungono livelli per me inimmaginabili e inconcepibili.
Senza arrivare a toccare l’argomento più drammatico di tutti — quello relativo a quell’esercito che combatte annientando civili inermi, in una guerra come non se n’erano mai viste su questa terra — rimango colpito ogni settimana di più dalla violenza contenuta nelle parole, negli atti, nei provvedimenti presi da presidenti, governi, Stati.
La spinta, ormai fuori controllo, verso governi con posizioni estreme; la democrazia continuamente presa a schiaffi; la voglia di autarchia, ovvero quella melma di concetti fondativi dell’etica cinica e stoica, orientata verso l’ideale del «bastare a sé stessi», dipendendo il meno possibile dalle cose del mondo per avvicinarsi allo stato di perfetta adiaforia e atarassia.
I popoli si fanno greggi, e vogliono al comando l’animale forte — e così, al comando, ci finiscono guitti (e guitte), capaci solo di parlare alla pancia della gente, spingendo le società verso l’integralismo religioso, il conservatorismo più bieco, il fascismo. Tutte cose contro natura.
Per un boomer come me, questo mondo è inconciliabile. Invece di darci agli altri, di portare avanti l’umanesimo, di costruire società dei diritti e della fratellanza tra gli uomini, ripiombiamo in un’epoca dove a guidarci sono sciocche superstizioni, visioni ottuse, violenza.
L’anno scorso, in una splendida giornata primaverile, fatta di sole e cieli blu, su una terrazza romana, ero a pranzo con una famiglia di cui mi sento parte — quella dell’amico, carne della mia carne. Parlavo con Mino, uno dei miei attuali adulti di riferimento, nonché padre dell’amico suddetto, e gli confidavo le mie impressioni, le mie paure, le mie angosce circa il mondo d’oggi.
Mino, forte della sua esperienza, della sua età, della sua capacità di pensare, mi rassicurava.
Vorrei avere la sua forza e la sua visione positiva, perché, ad oggi, l’istinto sarebbe quello di cercarmi un posto in riva al mondo e isolarmi da tutto questo chiasso, da questo clangore di spade, da questa follia.
Il guado – Alessandro Tofanelli – circa 2020 (Olio su tela)
ADDIO A ROBERT REDFORD
Qualche giorno fa se ne è andato a 89 anni il grande, grandissimo, Robert Redford, figura indispensabile per il sottoscritto e per questo blog. Polbi mi manda un messaggio: “Piangiamo insieme la scomparsa del più fico di tutti” e mi allega questo link aggiungendo “uno dei finali più Rock And Roll della storia del cinema:
Già, senza pensare al mio film preferito in assoluto, “Jeremiah Johnson”, un western anti western memorabile, drammatico, poetico, blues, liberamente basato sulla vita del mountain man John Johnston (alias John Johnson alias William Garrison).
_La classifica dei migliori album tratta da Classic Rock Uk n.46 novembre 2002
Classic Rock Uk n.46 novembre 2002
Classic Rock Uk n.46 novembre 2002
_Physical Graffiti dei Led Zeppelin
Per il 50 esimo anniversario (si fa per dire, l’album uscì in febbraio) i Led Zeppelin fanno uscire un risibile LP con 4 pezzi dell’album in versione live (tratte dal DVD uscito nel 2023). Physical Graffiti, il secondo disco dei Led più venduto (solo negli USA 16.000.000 di copie), avrebbe certamente meritato qualcosa di meglio.
Led Zep ad 1975 PG ad from Daily News ’75
Physical Graffiti advert 1975
GATTI ALLA DOMUS
Gli studi più aggiornati confermano che, anche per quanto riguarda i gatti, gli umani creano un legame unico alimentato dalla chimica del cervello. Non che per me sia una novità, ma che anche la scienza confermi questo è importante. Sono sentimenti profondamente radicati nel cervello e non solo nella routine quotidiana, come si legge in un recente articolo su La Repubblica dove la neuroscienziata Laura Elin Pigott della London Sounth Bank University espone il tutto. Legami dello stesso tipo di quelli che si hanno con figli, famigliari, amici, innamorati, etc etc. La neurochimica è davvero una meraviglia.
Sono decenni che lo vedo, dapprima col mio gatto Fidèl,
Fidel e Tim, Nonatown 2006 – autoscatto
poi con Palmiro – l’indimenticato coprotagonista di questo Blog,
Palmiro – primavera 2013 – foto TT
e oggi con Honecker e la Minnie,
Il Gattino Honecker – ott/nov 2023 – foto TT
Minnie, nuovo arrivo alla Domus settembre 2019 – foto TT
ma potrei dire lo stesso per la dozzina di gatti con cui ho interagito profondamente in tutti questi anni.
Lo sguardo di Honecker quando la sera lo porto su in casa è davvero eloquente; dopo una giornata passata a controllare i suoi territori, non appena mi vede mi viene incontro, si struscia sulle mie gambe, si fa prendere in braccio e si fa portare in casa. Mentre salgo le scale gira la testa e mi guarda, ed è uno sguardo che dice tutto, una cosa del tipo: “sì, sei proprio tu Tyrrell, il mio umano, e sì, ti voglio bene”. Fatto questo, naturalmente continua con la sua vita da gatto: svuota la ciotola con la sua cena e quindi si va a buttare sul divano per una bella dormita.
Honecker se la dorme – settembre 2025 – foto Tim Tirelli
Il riposo di Gianburrasca – settembre 2025 foto Tim Tirelli
I gatti, gli animali … sono meravigliosi.
FILM
_Il club dei delitti del giovedì (The Thursday Murder Club) – (ENG 2025) – TTT¼
Diretto da Chris Columbus il è l’adattamento dell’omonimo primo romanzo della serie scritta dall’autore britannico Richard Osman. E’ una commedia, genere che raramente frequento, ma essendoci Helen Mirren, una delle mie attrici preferite, non potevo esimermi. Gradevole.
_La Isla Minima (SPAGNA 2014) – TTTT
Gran bel giallo con Raúl Arévalo, nel ruolo di Pedro Suarez … degno uomo di blues. Profondo sud della Spagna, tra le paludi dell’Andalusia; inquadrature del paesaggio, anche dall’alto, davvero suggestive. la trama si snoda in maniera fluida e porta a galla con chiarezza la coscienza politica e sociale, il passaggio per un Paese dalla dittatura alla libertà non è mai semplice ed è sempre ruvido e aspro. Su Prime video.
Nel 1980, mentre è ancora in atto la transizione dal franchismo a una democrazia compiuta, due ragazze scompaiono in un piccolo villaggio andaluso delle paludi del Guadalquivir. Per cercare di risolvere il caso, vengono inviati da Madrid due ispettori della omicidi. Diversi per metodo e stile e animati da una diversa sensibilità, si troveranno ad affrontare ostacoli e situazioni a cui non sono preparati. Le indagini riveleranno una complessa rete di silenzi e insabbiamenti.
_Police (Francia 2020) – TTT¾
Abbandonarsi a film d’autore non USA risistema l’umore e nutre il cervello.
_L’ultima Vendetta (In the Land of Saints and Sinners) – (Irlanda, Stati Uniti d’America, Svizzera, Regno Unito, Francia 2023) – TTT¾
Vedi sopra (anche se lo zampino Usa comunque c’è). Con i grandi Liam Neeson, Ciarán Hinds e Colm Meaney. Irlanda 1974, un assassino in pensione viene coinvolto in uno scontro messo in piedi da un trio di terroristi IRA assetati di vendetta.
SERIE TV
_Detective Cormoran Strike – stagione 6 (UK 2025) – TTTT+
Nuova stagione per il Detective Cormorano Colpo, serie tratta dai romanzi di Robert Galbraith, pseudonimo di Joanne Rowling ovvero l’autrice di Harry Potter. Un cuore nero inchiostro è una miniserie (la sesta) in quattro episodi. Anche stavolta Strike (Tom Burke) e Robin Ellacott (Holliday Grainger sono spettacolari. Serie per le donne e gli uomini di blues.
PLAYLIST
Il blues che torna di Count Basie e della sua orchestra – 1953
I Nazareth del 1973
Kate Bush l’acchiappanuvole (1985)
Una delle più belle del terzo album dei Van Halen (1980)
Sciocchezzuola di fine estate …
Sunshine, sunshine reggae, don’t worry, don’t hurry, take it easy!
Sunshine, sunshine reggae, let the good vibes get a lot stronger!
FINALE
Ultimi spicchi d’estate qui alla domus, domani arriva l’autunno e il giorno dopo il relativo equinozio,
Ultimi bagni di fine estate alla Domus – Settembre inoltrato 2025 – foto Tim Tirelli
mi preparo al cambio di stagione, mi tengo stretto, resto unito, non mollo e cerco di non passare troppo tempo nel “mio museo delle lamentazioni moderne” come diceva Philip Roth, d’altra parte Ever Onward, predicava il Dark Lord.
Un’amica mi recapita un messaggio, dove mi segnala una considerazione sulla musica letta nel libro sull’estetica che sta leggendo:
Mi piace molto questo intruglio tra poetica e la ripetizione del ritmo e dello stesso tema per suscitare incantesimo e trance.
La mia amica, finita anche lei chissà come nell’orbita del Blues” che sembro aver creato, finisce il messaggio salutandomi con un: “e come dice un mio saggio amico, un uomo di Blues, “Let the good times roll”! A presto!”.
Un “saggio amico” (uomo blues va da sé) … è così che mi vedono le mie giovani amiche? Dopo una serata qui sotto al bersò della Domus Saurea con alcune amiche dell’umana con cui vivo, quest’ultima riceve complimenti e ringraziamenti via messaggio tra cui un “E poi Tim … un uomo dolce e sensibile che tutte noi donne vorremmo avere al fianco ma che invece hai tu”. Ovviamente sono lusingato, meglio apparire così che un testa di caxxo qualunque, però, mi chiedo …”un uomo dolce e sensibile che tutte noi donne vorremmo avere al fianco ma che invece hai tu” … Un “saggio amico” … sono davvero io? No perché io mi sento tuttora un ventitreenne inesperto, pieno di dubbi e di domande e alla ricerca del proprio equilibrio o comunque un uomo (di Blues, ovvio) che fa sue certe domande che si poneva Alexander Portnoy nel libro che parla del suo “Lamento” scritto da Philip Roth (tutti in ginocchio!):
“Che ne è stato di quello che sentivo a nove, dieci, undici anni? Come sono potuto diventare un nemico implacabile di me stesso? E perché sono così solo? Esisto solo io. Sono sprangato dentro di me. Che fine hanno fatti i miei buoni propositi, tutti traguardi onesti e condivisibili. Casa? Non ce l’ho. Famiglia? Come sopra. Potrei, basterebbe schioccare le dita … ma allora perché non le schiocco, e vado avanti? Perché invece di mettere a letto i bambini e coricarmi accanto ad una moglie fedele (e ricambiata), a letto ci ho portato una puttana italiana piccoletta e in carne, e una modella americana e squinternata?”
Sono le sei del mattino di questo grigio e fresco sabato di fine estate, è da poco passata l’alba, vi sembra sia questo il momento per rimettersi a ricamare i pensieri e i soliti, soliti, soliti blues? Ieri sera una salto nei deserto dei tartari della nuova Festa Dell’Unità di Regium Lepidi, cenetta al ristorante (ah no, aspetta, allo stand gastronomico) Gente di Mare, una capatina a verificare la situazione nella arena del liscio e in quella dello “spazio giovani”, per poi rintanarci nella libreria … e stamattina di buon ora già a qui a rimestare i blues dell’essere umano, mentre la pollastrella dorme il sonno dei giusti. Ora piantala Tim Tirelli, Aramis Reinhardt, Lowell Leroy Ebenezer Stephen Tyrrell o come diavolo ti chiami, rilassati e pensa a qualcosa che ti calma … ci sono: i Pini Marittimi, quelli che ti piacciono tanto … ah senti, che bella sensazione, che pace, che tranquillità … no fermo, non incominciare di nuovo, lascia la maruga in stand by … oh no, ci risiamo.
No, non devo chiamarli Pini Marittimi, perché non lo sono, a volte mi capita di incappare in questo errore che fanno quasi tutti, ma devo riuscire a correggerlo. Luca Lombroso, meteorologo extraordinarie e mio conterraneo, li chiama giustamente pini domestici, trattasi insomma di Pinus Pinea, conifera sempreverde, albero maestoso e iconico per il suo portamento ad ombrello, ideale per climi mediterranei e costieri. Di questo Pino meraviglioso ne ho già parlato qui sul blog, perché da sempre mi affascina e mi irretisce; quando mi reco in Romagna, a Roma, o in qualche altra località vicino alla costa, non faccio altro che rimirarli, che riempirmi gli occhi delle loro fronde e delle suggestioni che propagano verso le mie pupille.
E’ un vero peccato che insensati luoghi comuni portino le amministrazioni comunali e i proprietari di case e villette dei paesi marittimi ad ostacolarli e a disdegnarli. Questi due brevi post di facebook, creati da chi ha titolo per parlare di alberi, chiariscono la cosa in maniera esemplare.
Sì, un vero peccato, perché sono alberi magnifici, resistenti, con una adattabilità sorprendente per quanto riguarda climi e terreni e un’alta tollerabilità ai venti marini. E poi … e poi, quando si rimira il mare ed essi frusciano mossi da una brezza intermittente … beh, non ce n’è per nessuno.
Vele Bianche – Greendale – Romagna – foto Tim Tirelli
FRANCESCO DE GREGORI, 28 AGOSTO 2025, TEATRO AL CASTELLO, ROCCELLA JONICA (RC) – di Paolo Barone
Il nostro Polbi l’altra sera è andato a vedere De Gregori (artista che entrambi amiamo moltissimo), mi manda il resoconto, e io non posso che pubblicarlo qui sul Blog. Polbi, oltre ad essere mio soul brother, Scuba Diver extraordinaire, Led Head reverendissimo, Rock Music lover supreme è financo penna sopraffina.
Molto molto bello il concerto di De Gregori a Roccella Jonica ieri sera.
Scenario incantevole, pubblico casuale che a noi fessacchiotti nobili del rock dà sempre un po’ fastidio.
Si è capito subito, dalle prime note, che il nostro avrebbe fatto un gran concerto. Band compatta, suono rock americano da radio, e lui che ora ha deciso di seguire il suo faro guida Dylan diventando un frontman. Quanta differenza dall’elegante timidezza di una volta, ma l’eleganza De Gregori ce l’ha nel DNA, qualsiasi maschera dylaniana decida di indossare. Stavolta gli arrangiamenti non hanno stravolto le canzoni e la voce era al centro della scena. La sua voce, inconfondibile, quella che ci portiamo dentro da decenni, anzi forse da sempre. Con un repertorio come il suo potrebbe fare una scaletta diversa ogni sera, e non sbagliare mai. Essendo il tour di Rimmel credevo aprisse i concerti con quel disco fatto per intero, ma De Gregori è un fuoriclasse ed è imprevedibile, quindi tutta la prima parte è una meraviglia che ti scava direttamente un tunnel nell’anima.
Roccella Jonica teatro De Gregori 28 agosto 25 – Filmato di Paolo Barone
Cercando Un Altro Egitto, Caldo e Scuro, Atlantide (!), Bufalo Bill, Caterina arrivano una dopo l’altra. Poi Desolation della povertà un po’ innocua senza alcun riferimento alla realtà, o forse sono io che non l’ho colto. Ecco forse è mancato un po’ questo. Non è un momento qualsiasi per questo paese e per il mondo, Palestinesi in testa. Un suo ex amico diceva, voi avevate voci potenti, e la sua ieri poteva battere un po’ il tamburo. Glielo avrebbe perdonato anche il PD, ma va benissimo anche così. E’ un poeta, una preziosa creatura, e basta anche solo aver fatto una Storie Di Ieri da brividi per aver detto tutto.
Roccella Jonica teatro De Gregori 28 agosto 25 – foto Paolo Barone
I brani di Rimmel fatti magnificamente, qualche altro pezzo splendido, un inevitabile pezzo karaoke e poi una chiusura con Buonanotte Fiorellino più Dylan che mai.
Quasi due ore di emozioni fortissime per me, per noi, e probabilmente anche per lui che ha 74 anni portati favolosamente. Mi sono emozionato più volte, i suoi brani hanno una forza evocativa incredibile.
Avevo una persona con me e il cuore che volava sopra tutto quello che ho vissuto dal 1979 a oggi. Mi sono scese le lacrime con Atlantide e Bufalo Bill.
Il tour di Banana Republic fu il mio primo concerto, un giorno di fine estate in Calabria. Avevamo 12 anni io, e 28 lui. Una vita vecchio mio. Una vita.
Quando riguardo queste classifiche vengo avvolto da un brivido e mi sento fortunato ad essere stato ragazzino quando certi album arrivavano in alto, anche nelle classifiche italiane. Battisti, Bob Dylan e i Genesis ai primi tre posti, poco sotto De Gregori e Wish You Where Here. A seguire, tra gli altri, Station to Station di Bowie. Negli Stati Uniti tra i primi dieci ci sono Eagles, Wings, Queen, Bad Company e Bob Dylan. Sarò anche un boomer nostalgico, ma … me cojoni! (come direbbe il Vicequestore Schiavone).
Classifiche Ciao 2001 n. 18 del 9 maggio 1976
Classifiche Ciao 2001 n. 18 del 9 maggio 1976
PLAYLIST
_La Vanoni del 1970.
Canzone scritta da Roberto Carlos e Erasmo Carlos (titolo originale in portoghese: Sentado à beira do caminho), con testo italiano di Bruno Lauzi. Una vera meraviglia.
_ Le stelle della tosta Nina Simone – Montreux 1976
_La Rosetta del 1944
_Mississippi John Hurt e la valle solitaria …
_Steven & Jimmy (Crespo) 1982
FINALE
Scampoli di fine estate, giornate ancora calde, grossi temporali, tempo e umori mutevoli, d’altra parte come canta De Gregori
“Pioggia e sole cambiano la faccia alle persone fanno il diavolo a quattro nel cuore e passano e tornano e non la smettono mai”
e allora mi avviluppo in un circolo vizioso che sembra senza fine, entro in campagne intrise di caldo umido e schiacciate da nuvoloni neri e gonfi di pioggia ed esco su fette di pianura assolate dove un leggero zefiro ribelle accompagna l’estate verso l’orizzonte.
Non mi resta altro che restare in equilibrio grazie alle coordinate insegnatemi dagli Dei (e dal Blues).
Hey everybody
Let’s have some fun
You only live but once
And when you’re dead, you’re done
So let the good times roll
Let the good times roll
Don’t care if you’re young or old
Get together, let the good times roll
Don’t sit there mumblin’
And talkin’ trash
If you wanna have a ball
You gotta go out and spend some cash
And let the good times roll
Let the good times roll
Don’t care if you’re young or old
Get together and let the good times roll
Hey Mr. Landlord
Lock up all the doors
When the police comes around
Tell ‘em the joint is closed
Let the good times roll
Let the good times roll
Don’t care if you’re young or old
Go out and let the good times roll
Hey y’all, tell everybody
Mr. Jordan’s in town
I got a dollar and a quarter
And I’m just rarin’ to clown
But don’t let nobody
Play me cheap
I got fifty cents more
That I’m gonna keep
So let the good times roll
Let the good times roll
Don’t care if you’re young or old
Get together and let the good times roll
No matter whether it’s rainy weather
Birds of a feather gotta stick together
So get yourself under control
Go out and get together and let the good times roll
Terza decade di agosto, manca ancora un mese alla fine dell’estate ma in questo sabato mattina nebbioso annuso già gli odori del fine stagione ormai dietro l’angolo;
Foggy day – fine agosto 2025 – Domus Saurea – foto Tim Tirelli
sono in attesa dei venti provenienti dai quadranti settentrionali, chissà cosa porteranno la Tramontana, il Grecale e il Maestrale quest’anno.
Sono le 7 del mattino e sono qui giù ad aspettare le impressioni di settembre che prima o poi faranno capolino, faccio due passi tra l’usuale paesaggio in cui sono immerso, cerco di fare evaporare del tutto il Rum bevuto ieri sera qui sotto al bersò insieme ad una coppia di vicini coi quali andiamo molto d’accordo. Il cellulino passa in riproduzione casuale Arthur “Big Boy” Crudup, Blind Blake e Leroy Carr e mi chiedo appunto da quanto tempo è partito il treno della sera, da quanto per dio, perché “a volte mi sento così disgustato e mi sento così giù che quasi non so cosa, in questo mondo, amore, devo fare. Per quanto, quanto, quanto a lungo, amore, quanto a lungo?”…
How long babe how long Has that evenin’ train been gone? How long, how, how long, baby how long?
Went and asked at the station: ‘why’s my baby leavin’ town?’ You were disgusted, nowhere could peace be found For how long, how, how long, baby how long?
I can hear the whistle blowin’ but I cannot see no train And it’s deep down in my heart baby, there lies an achin’ pain For how long, how, how long, baby how long?
Sometimes I feel so disgustin’ and I feel so blue That I hardly know what in this world baby just to do For how long, how, how long, baby how long?
And if I could holler, like I was a mountain jack I’d go up on the mountain and I’d call my baby back But for how long, how, how long, baby how long?
And someday you gonna be sorry that you done me wrong But it will be too late baby, I will be gone For so long, so long, baby so long
My mind gets a ramblin’, I feel so bad Thinkin’ about the bad luck that I have had For how long, how, how long, baby how long?
Tuttavia, come puntualmente accade, il sole torna a splendere … eccolo qui l’unico dio a cui inginocchiarsi (va beh, ce ne sarebbero un altro paio, entrambi suonano la chitarra), il Sol Invictus.
29 Palms meno 27 – fine agosto 2025 – Domus Saurea – foto Tim Tirelli
GOLDEN AGE OF ROCK AND ROLL
_Led Zeppelin – “Dazed & Confused” dal vivo ad Amsterdam 05/10/1969
Sembra che nella versione del documentario Becoming Led Zeppelin che sta per essere messo sul mercato (uscirà il 30 settembre), vi sia come bonus il filmato di “Dazed & Confused” dal vivo ad Amsterdam 05/10/1969 in ottima qualità (ripreso dalla TV dei Paesi Bassi all’epoca). Nel link qui sotto pochi secondi del nuovo video in questione riguardanti John Bonham.
Non so se questo video rimarrà a lungo su Youtube, visto che lo hanno già bandito, ma è davvero qualcosa di strepitoso, la qualità è altissima per essere un filmato non esattamente legittimo. All’epoca il gruppo era nella fase “orizzonti perduti”, seppur ancora in formissima e in un momento di successo straordinario. Vedere Edward Van Halen per più di un ora in qualità pro è una soddisfazione immensa per il ragazzino che ero.
_Joe Perry Project – Boston 19/08/2025
Joe Perry ritorna on the road con il JP Project e lo fa una formazione davvero particolare: Perry, Whitford, Chris Robinson dei Black Crowes, Robert DeLeo dei Stone Temple Pilot e il batterista che sostituiti Joey Kramer negli ultimi giorni degli Aerosmith. Scaletta sorprendente visto che contiene cose tipo Get The Lead Out/Heartbreaker, My Fist Your Face (da Done With Mirrors del 1985, disco obliquo che a me piace moltissimo), un paio di Cover degli STP e un paio dei Black Crowes.
Mi piacerebbe molto vedere una data di questo tour, anche se Joe chitarristicamente parlando non sembra esattamente in gran forma (tutt’altro):
Qualche trovata davvero buona, ma finale che invece di essere inaspettato diventa scontato. Old Man di Neil Young nella colonna sonora.
PLAYLIST
I Corvi Neri al debutto, 1990 …
Allan Holdsworth con gli UK, 1978
Lo smilzo di Memphis
Muddy 1975 …
I’m going to be standing on the corner, Twelfth Street and vine
I’m going to be standing on the corner, Twelfth Street and vine
With my Kansas City baby and my bottle of Kansas City wine
Drummer Billy Cobham + Tom Scott on tenor, soprano + guitarist Steve Khan + electric bassist Alphonso Johnson 1978 …
FINALE
Prima di andare a fare la spesa settimanale, mi fermo a far colazione nel bar di Gavassae, la frazione di Regium Lepidi contigua a quella dove vivo; un cappuccino e un cannellino in una atmosfera un po’ “sguasta” da vecchio bar di una volta. Di fianco al mio tavolo due uomini con un paio di lustri più di me parlano fitto fitto in dialetto reggiano strettissimo, ovviamente capisco alla perfezione quello che dicono … si raccontano gli impicci reciproci riguardo la loro salute. Il dialetto è scorrevolissimo, è chiaro che è quella la loro lingua madre principale, mi chiedo se quando scomparirà la gente di quella età (ed oltre) il dialetto emiliano centrale che parliamo qui rimarrà una lingua viva. Per adesso mi godo questi scampoli del territorio che portano ad epoche passate, osservo gli avventori, quasi tutti avanti con gli anni, appartenenti ad una generazione contadina legata a doppio filo al cuore pulsante di questa terra, lo faccio mentre i gestori del bar, cinesi, vestiti delle loro espressioni inesplicabili continuano impassibili il loro lavoro.
Esco dalla Grande Muraglia di Gavassae e torno a pensare ai miei blues.
Agosto veniva chiamato sextilis nel calendario romano essendo il sesto mese, visto che l’anno iniziava col mese di Martius, ma fu poi rinominato augustus 2032 anni fa in onore dell’imperatore Augusto; è un mese che, anche se sono in ferie, amo passare a casa, nella quiete delle città svuotate, nel brusio serale delle feste dell’Unità che in questa fetta d’Emilia hanno ancora un senso, nel lento scorrere di giornate che negli altri mesi dell’anno scappano tra le dita con una velocità impressionante, nel verde della campagna stremata da questo caxxo di anticiclone africano. Grazie a questi giorni di pausa ho ripreso a frequentare il blog, l’impulso di scrivere è tornato potente, in questa pace agostana ritrovo me stesso, la vibrazione vitale torna potente, addirittura si presenta di nuovo lo spirito battagliero del giovane uomo che ero quando, insieme al mio grande amico di allora, il povero Pop, ci si sentiva titanici dinnanzi al futuro.
Torno al presente, osservo gli ippocastani che dalla finestra dello studiolo filtrano la pianura campagnola in cui vivo,
Ippocastano dalla finestra – Domus Saura agosto 2025 – foto Tim Tirelli
mentre ascolto Songs for the Beginners di Graham Nash, Wounde Bird è sempre da brividi … una canzoncina in RE semplice semplice, tre accordi, tre strofe, niente ritornello, eppure tocca il mio cuore e il mio spirito blues:
Offri al tuo angelo una serenata, cantata con lo sguardo. Cresci e diventa un po’ più alto, anche se gli anni dicono il contrario. Sentiti un po’ più piccolo, e così in statura ti eleverai. Sia il vagabondo che il poeta devono affrontare draghi per conquistare una sposa. E la torta dell’umiltà ( espressione idiomatica inglese che sta per “ammettere di aver sbagliato”, ndTim) è sempre amara da ingoiare quando c’è di mezzo l’orgoglio.
A quel tempo, 1971, Nash stava passando dolori sentimentali, lui e Joni Mitchell si erano appena lasciati, molte canzoni ovviamente parlano di lei, ma non Wounded Bird, che pare sia stata scritta per Stephen Stills, anch’egli alla prese con profondi blues amorosi dovuti alla fine della sua relazione con Judy Collins. Per la cronaca, l’album Songs For Beginners arrivò al n.15 della classifica USA e diventò disco d’oro (500.000 copie vendute).
In queste due settimane cerco di mettere da parte le mie paturnie, lavoro di buona lena al mattino nella fetta di verde intorno alla Domus Saurea, la house of blues dove vivo insomma, mi faccio delle belle nuotate e nella tarda mattinata mi rifugio in casa visto il gran caldo, seguito dai gatti;
Honecker agosto 2025 – foto Tim Tirelli
esco solo la sera come faceva Edgar Winter ( … sì, lo so, questa non è per tutti).
Mi dedico alla musica, alla chitarra, alla lettura di quotidiani e riviste. Rimango basito quando vedo che esistono riviste tipo “La Metallurgia Italiana”, questo perché mi chiedo se vi sia un pubblico che davvero acquista pubblicazioni sul complesso dei trattamenti che devono essere eseguiti sui minerali dopo l’estrazione dalle miniere fino alla preparazione dei metalli e delle leghe che hanno interesse nelle diverse applicazioni (Treccani), evidentemente sì. Il mio stupore diventa prossimo allo sgomento quando poi mi cade l’occhio sulla rivista “Il Mio Angelo” dove in copertina vi appare la scritta “Chiedi assistenza all’arcangelo Michele, lui risponde alle tue richieste di aiuto! Mi astengo da ogni commento, sebbene Ittod (uno dei dei tre uomini che sono) si agiti parecchio, laggiù nelle segrete dove lo tengo a bada.
Giunta la sera mi ritrovo alla grande Festa dell’Unità di Villalunga, quasi adagiata nel letto del fiume Secchia, di nuovo a cena di nuovo col mio amico Lorenz; questa estate festeggiamo i 23 anni di amicizia virile, Blues, Rock, nel nome di Johnny Winter, uno dei grandi Dei che preghiamo.
Johnny Winter
Lorenz è una della rarissime vere Rock Star emiliane secondo me, oltre ad essere, come dico sempre, un chitarrista extraordinaire.
Lorenz Mocali 2025-08-14 Villalunga (RE)
Sì perché in questa serata ferragostana lo rivedo in concerto con i Cuore Nero Blues Band e sentirlo suonare è sempre un grande, grande piacere per me.
GOLDEN AGE OF ROCK AND ROLL
_Fleetwood Mac – Capital Center, Largo, MD, 1975
Versione di qualità superiore e senza watermark, davvero stupefacente. I FM del 1975 mi sono sempre piaciuti molto. E poi, c’è la mia preferita: Station Man.
_Santana Day On The Green, Oakland, CA, 2 luglio 1977
Pur amando da matti il periodo Jazz/Rock del gruppo (1972/74) i Santana che da ragazzino ho vissuto in diretta erano questi del 1977, che spettacolo, che gruppo, che formazione superlativa: Carlos Santana (chitarra, percussioni, voce), David Margen (basso), Graham Lear (batteria), Eddie Colon (percussioni), Raul Rekow (percussioni, voce), Tom Coster (tastiera, voce) e Greg Walker (voce)
Quella Yamaha poi …
FILM
_Kodachrome (2017 USA) – TTT¾ – pellicola con il grande Ed Harris il cui personaggio in questo film dice tra le altre cose “siamo tutti degli stronzi infelici!”. Già! Ad ogni modo, bel film tratto da un articolo apparso sul New York Times che raccontava un fatto realmente accaduto, ovvero “il clamoroso pellegrinaggio di numerosi appassionati della gloriosa pellicola Kodachrome verso l’ultimo centro Kodak ancora in grado di svilupparla e che chiuderà definitivamente.”
Al boomer che sono, questo malinconico omaggio al mondo analogico è piaciuto.
_Soshana (2023 GB/Italia) – TTT¾
Film che parla della Palestina, tra thriller politico, archivi originali e love story. Parecchio intrigante e ben fatto.
PLAYLIST
Kenny Wayne Shepherd 1998
Wes Montgomery 1960
Buddy, il più grande.
Alphonso Johnson
FINALE
In questi giorni che ho tutti per me sono arrivato a pensare che, come per Italo Svevo, uno dei miei padri putativi, scrivere è una pratica igienica o comunque salvifica nei confronti della malattia mortale della vita, o perlomeno contro il logorio della stessa.
Ma sai che c’è, lasa cla vaga, come diciamo qui, lascia che sia, let it be baby e Keep On Playing that Rock And Roll.
Entrare nelle case di campagna di una volta, in estate, era l’equivalente di infilarsi in una dimensione di quiete e di ombra; nel meriggio assolato e caldo potevi facilmente trovare le tue esatte coordinate in quelle cucine silenziose, dove solo il tic toc di grosse sveglie in metallo poste sulla mensola del camino sapevano come irretire il tuo stato d’animo. Gli uomini e le donne se ne stavano in campagna a lavorare o tutt’al più nell’aia a sistemare chissà cosa, mentre le nonne sbucciavano piselli sotto al portico all’ombra. Presto saresti diventato un giovane uomo, ma in quella incerta età tra la adolescenza e la giovinezza, quando ti capitava di entrare in quella cucina, credevi di trovare le risposte alle domande che ben presto ti saresti posto.
il giovane Tim – Villa Bagno (RE) 1978
Avanti veloce (va beh fast forward) di alcuni decenni, ti ritrovi uomo di una (in)certa età alle prese con quelle risposte che non arrivano e allora ti senti preda dei principi della dinamica e saltelli tra le posizioni di Galileo e di Isacco Cittanova, ti senti dunque come una biglia che rotola su una superficie piana orizzontale molto estesa con gli attriti che diminuiscono fino a rendersi nulli, e dunque tu, la biglia, non rallenti mai e dunque non ti fermi. In certi giorni il tuo moto inerziale assume una direzione circolare, come riteneva Galileo, altri invece assume la direzione rettilinea come prevedeva Isacco.
Ti senti così, un biglia spinta dalla forza d’inerzia, in questa estate stramba che passa da settimane di caldo infermale a decadi molto più fresche, e non ti resta così che ammirare le rondini che si riposano nei pressi della house of blues dove vivi,
Rondini emiliane – estate 2025 – foto Tim Tirelli
ritornare nella tua comfort zone emiliana e guardare la signora Ganassi fare i tortelli di zucca,
L’Emilia d’estate – tortelli di zucca fatti in casa da Lucia Ganassi – foto Tim Tirelli
e a rimirare le nuvole che passano lente su quella fetta d’Emilia centrale in cui vivi.
L’Emilia d’estate – foto Tim Tirelli
Poi certo, continui con la tua vita, vai a vedere il tuo amico Lorenz chitarrista extraordinaire che suona al Morrison Hotel di Arceto (RE) con una delle sue formazioni, quella più blues, quella che passa da Robert Leroy Johnson/Elmore James con Dust My Broom, a Curtis Mayfield riletto da El Becko ovvero People Get Ready, fino a Stefanino Meraviglia con Living For The City. Qualche giorno dopo vai poi a pranzo da lui e ne approfitti per provare alcune delle sue splendide chitarre. Ora usa anche le Fender, ma Lorenz rimane il tuo Gibson twin.
Lorenz & Cuore N. Blues Band – Morrison Hotel, Arceto, estate 2025.
Insieme a Yesterday Frig, l’uomo di Belo Horizonte e Frignano Belle te ne vai a cena nella bassa alla Foresteria Cavicchioli dove di nuovo l’Emilia ritorna protagonista, un vecchio casale di una volta e la cucina della nostra terra, quella che il New York Times descrive come la migliore al mondo.
Nonantola Slim, O homem de Belo Horizonte, Frignano Belle & Yesterday Frig – San Prôsper agosto 2025.
Insomma Obladi oblada life goes on bra, Lala how the life goes on … la vita continua: le prime amichevoli della tua squadra del cuore, il calciomercato, i libri che stai leggendo, i film che guardi, la musica che suoni. La lettura dei quotidiani ogni mattina ti fa sentire prostrato, non riesci a credere che il mondo vada come va, che la società sia ridotta a quello che è oggi. Tu cerchi di metterci del tuo, di fare il possibile nel tuo piccolo ma in certe giornate gli sforzi appaiono inutili. Tuttavia hai un modo per ritrovare un minimo di fiducia, per capire che non sei solo, per non arrenderti mai: la musica!
SERIE TV
_Untamed (USA 2025) – TTT½
Bel thriller drammatico ambientato nello Yosemite Park. Con il grande Eric Bana.
_The Undoing (USA 2020) – TTT+
Con Hugh Grant e Nicople Kidman, thriller discreto.
FILM
_The Homesman (USA/F 2014) – TTT¾
Tratto dal libro “L’accompagnatore” recensito su questo blog pochi giorni fa. Trasposizione cinematografica riuscita.
FINALE
Tardo pomeriggio di mezza estate, lo stereo passa Jeff Beck alle prese con Angel (Footsteps), giorni di calma pur velati di irrequietudine dunque qui alla Domus, ma questa è una costante del “Blog per l’uomo di Blues”. Tra poco sarà tempo di vendemmia, l’uva è quasi matura nei campi qui intorno …
Vigne emiliane
Noi, io e voi, intanto continuiamo ad andare avanti appunto, insieme a questo blog miserello … da 14 anni ormai … pare incredibile. Chissà se vinceremo mai, ma perlomeno siamo in campo e ce la giochiamo. Buona estate donne e uomini di blues, dal vostro Blues boy.
Solstizio d’estate appena passato, immerso nel caldo torrido di questo gran pezzo dell’Emilia mi getto a capofitto nelle inevitabili riflessioni che nascono nella maruga dell’uomo di blues che sono. A bordo del treno che mi porta da un capo all’altro della mia vita, dal finestrino osservo la mia esistenza e tutto quello che la circonda passare via velocemente nonostante abbia l’impressione che tutto ristagni.
Già, il tempo scorre a velocità supersonica, lascia senza fiato, irretisce ed inibisce i sensi.
I campi di grano nei pomeriggi estivi riportano alla mente immagini tratte da sussidiari di una infanzia ormai lontanissima.
Bassa modenese – foto Andrea Malagola –
i giorni si susseguono ad un speditezza ragguardevole, in un battibaleno il sole nasce e quindi affonda dietro l’orlo del mondo, la sera cala e in essa ricerco refrigerio ricordando distanti notti d’estate della fanciullezza idealizzando il paesino in cui sono nato e dandone una versione certamente edulcorata.
Nonantola by night – foto di Giorgio Lera
La mia fitta rete di amicizie si sta sfilacciando, per un motivo o per l’altro la frequentazione dei mie blues brothers si è attenuata, è colpa mia? Mi sto isolando dal mondo come d’altra parte sta facendo la mia amica Yesterday Frig, alias Copper Leg Girl (gamba ramata insomma)?
L’unico amico dal quale non mi disconnetto mai è (quel gran figo di) Polbi, quest’anno festeggiamo i trent’anni di amicizia assoluta, mi basta guardare una sua foto per sentirmi meno solo e al sicuro (un po’ come accade quando guardo immagini di Keith Richards), e dire che siamo esattamente agli antipodi dello stivale, io nella Regium Lepidi, lui nella Regium Calabriae, eppure la distanza ci fa un baffo.
Polbi, estate 2025
Lo sferragliare del treno della mia vita dà il ritmo al traffico di pensieri, nessuno di essi dà la precedenza, sfrecciano tutti in maniera casuale:
_la tendenza che ho ad usare il termine “iperbole” anche al plurale, visto che “iperboli” proprio non mi piace.
_i nuovi gruppi di classic Rock che non fanno altro che fotocopiare la musica e l’estetica dei grandi gruppi del passato, nessuna pericolosità reale, nessun sbuffo creativo degno di nota, solo riproposizioni audiovisive sterili del bel tempo che fu.
_Lucien Bullock che riempie una volta di più il Campo Volo (va beh, la RCF Arena) qui a Regium Lepidi …
_la tipa a cui chiesi anni fa “ma che musica ti piace? Hai qualche artista preferito?” e impiegò un giorno e mezzo a rispondere.
_la brutalità in senso lato delle persone, degli amici, dei colleghi, dei semplici conoscenti, degli sconosciuti; la si contempla nelle azioni e nei discorsi di ogni giorno e descrive lo scollamento profondo tra ciò che si dice o scrive e il comportamento messo in atto. Immagino di essere un tipo parecchio sensibile (but I’m not the only one … whaddayathink Lady Moon?) e magari per stare al mondo serve una corazza che anestetizzi i sentimenti, ma la brutalità appunto, anche inconscia e involontaria, proprio non la reggo. Gente che sì a malapena conosci ma che frequenti tutti i giorni che nemmeno saluta, gente che ammicca e poi sparisce, gente che liquida faccende che ti coinvolgono con poche parole e senza tante spiegazioni, … ma allora sono tutte frottole quelle che raccontano, tutti quei bei discorsi che vengono fatti nei workshop di formazione ed incontri simili sulla importanza del quoziente emotivo, dell’empatia, sul “prima di assumerti mi interessa sapere chi sei, conoscerti, le competenze si possono anche acquisire in un secondo momento” come mi ha riportato recentemente una mia nuova amica. Che il profitto e il denaro (dunque il potere) siano l’unico scopo della società umana oggi è chiaro, ma perlomeno che non ci si prenda per i fondelli. Troppi leader senza leadership, troppe autorità senza autorevolezza, tropp* scriteriat* mess* a governare aziende, nazioni, continenti, mondi.
Difficile districarsi tra questi rovi spinosi, difficile uscire indenni, tutt* che vogliono dimostrare di essere maschi o femmine alfa, quando l’importante sarebbe imparare a vivere nel branco con po’ di decenza.
Ecco che allora mi perdo nella ucronia, nei futuri che non sono stati e che non saranno, nei presenti diversi da quelli che abito.
Sempre troppo facile per me smarrirsi in un fiume di pensieri e allora meglio abbandonarsi nelle braccia di una donna, reale o immaginaria che sia, e nella musica, la musa per eccellenza, l’unica che sa dare sollievo al mio animo inquieto ed irrequieto, nonostante ci sia il divieto all’allitterazione.
Già, devo ricordare che un bacio è sempre un bacio, un sospiro è solo un sospiro, e che le cose fondamentali valgono sempre col passare del tempo …
You must remember this:
A kiss is still a kiss,
A sigh is just a sigh.
The fundamental things apply
As time goes by.
SERIE TV
_Dept. Q (UK/USA 2025) – TTTT
Serie televisiva thriller poliziesca scozzese creata da Scott Frank e Chandni Lakhani, basata sulla serie di romanzi dello scrittore danese Jussi Adler-Olsen.
FILM
_ La Vedova Nera (Spagna 2025) – TTT½
PLAYLIST
_Acqua Fragile ” Morning Comes” 1973
_Tom Waits “San Diego Serenade” 1974
_Miles Davis “Flamenco Sketches” 1959
_The Impressions “People Get Ready” 1965
_The Beach Boys “The Nearest Faraway Place” 1969
◊ ◊ ◊
E allora, se ci penso, alla fine mi basta poco, quella fettina di pianura su cui vivo, uno dei miei dischi obliqui preferiti, le ristampe con nuove traduzioni di Philip Roth e Franz Kafka, le gioie e i dolori legate alla mia squadra del cuore, certi film di Sydney Pollack e Walter Hill, qualche vecchio blues del Delta e il non rinunciare a darmi una mossa …
You got to move You got to move You got to move, child You got to move Oh, when the Lord get ready You got to move
You may be high You may be low You may be rich, child You may be poor But when the Lord get ready You got to move
You see that woman Who walks the street You see that police Upon his beat But then the Lord get ready You got to move
You got to move
View from the Domus Saurea – estate 2025 – foto Tim T.
É dal 15 maggio che Spaventina non torna a casa, non si era mai allontanata per più di due giorni, per una gatta di 17 anni (84 o giù di lì in anni umani) che viveva in campagna significa solo una cosa: non esserci più. Eccomi dunque qui a scrivere due righe di saluto a questa gatta che per 17 anni ha in qualche modo convissuto con noi, una gatta che abbiamo visto nascere e che nonostante la sua indole solitaria e diffidente ha fatto parte della colonia felina della Repubblica Democratica di Palmiria e dunque della nostra famiglia.
Dal 2023 qui alla Domus abbiamo avuto perdite pesanti, Palmiro in primis, Raissa lo scorso anno e adesso lei che era figlia di quest’ultima. Già a sette/otto settimane manifestò il suo carattere tanto da guadagnarsi il nome che si è portata addosso per tutti questi anni.
Spaventina giugno 2008 – foto Saura T
Già, è stata un gatta guardinga, ha sempre vissuto e operato con estrema cautela, di certo eccessiva, ci riconosceva come umani di riferimento ma preferiva mantenere le distanze, talvolta entrava in casa e negli ultimi due inverni in cui sentiva la vecchiaia ghermirla ogni sera riusciva a vincere la diffidenza, entrare in casa e infilarsi in soffitta dove passava la notte al caldo con ciotole di cibo e acqua a disposizione. E’ stato in questi due inverni che abbiamo capito concretamente quanto bene ci volesse: una volta in soffitta, al sicuro nella sua comfort zone, si faceva abbracciare, strofinare, rimodellare e riusciva a ricambiare l’amore che sentiva provenire dai due umani a cui era capitata … le fusa rumorose e gli sfregamenti di muso contro muso erano prove inequivocabili.
Spaventina – foto Tim Tirelli
In tutti questi anni Spaventina ha passato buona parte delle sue giornate a gironzolare intorno ad una casa diroccata a un centinaio di metri dalla nostra House Of Blues, chissà quanti topini ha catturato, quante piccole avventure tra quelle mura in rovina, tra quella vegetazione intricata. Verso sera, quando le lanciavo il richiamo (“andiamo Spavve, ‘ndiamo,’ndiamo ‘ndiamo ‘ndiamo!?”) sbucava tra la folta vegetazione, si rimetteva in carreggiata, percorreva quel breve tratto della stradina lunga e tortuosa e veniva a prendersi la razione serale di cibo e coccole (se era molto affamata se le lasciava fare).
Ragni-Raissa-Spaventina – gatte sulla finestra – ottobre 2020 – foto Tim Tirelli
Siamo stati fortunati con lei, in 17 anni solo tre volte dal veterinario, nessun problema serio, tonica, dinamica e con gli esami a posto sino alla fine. Penso che abbia passato un buona vita qui in campagna, in una casa che si affaccia su di una stradina chiusa, poche macchine, qualche trattore e tanto verde da esplorare. Avrei voluto spupazzarmela di più, ma questo è un bisogno umano, evidentemente a lei andava bene così.
Mi spiace non sapere che fine abbia fatto, non aver potuto seppellirla qui sotto ai frassini dove riposano gli altri suoi compagni di avventure, tuttavia fa tutto parte del ciclo naturale. Addio piccola Spavve, inutile dire che ci mancherai molto, sai, ti abbiamo voluto tanto bene.
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