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Addio a Mick Ralphs

27 Giu

Dall’articolo del blog del 4 novembre 2013:

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Seconda metà degli anni settanta, sono un adolescente, ho già scoperto i LED ZEPPELIN, i FREE, gli ELP, JOHNNY WINTER, SANTANA e alcuni altri gruppi rock che mi fanno girare la testa. Non c’è internet, non c’è youtube, non c’è un caxxo, solo CIAO 2001 e poco altro. Ma sono un fan on the prowl, determinato e cocciuto, adesso che l’ho scoperto, il ROCK è tutto quello di cui m’importa; scovo notizie, ritagli di giornali, foto, qualche libro … tramite FREE, LED ZEPPELIN, SWAN SONG, arrivo ai BAD COMPANY. E’ settembre, uno di quei settembre emiliani, tiepidi, dolci, a misura d’uomo di blues. Il futuro sembra pieno di luce, le possibilità infinite, la vita gravida di sorprese. Sabato, mi fiondo al PEECKER SOUND di FORMIGINE, di fianco alla leggendaria discoteca PICCHIO ROSSO. Il PEECKER è probabilmente il negozio di dischi per eccellenza del modenese, grande, pieno di scaffali, self service, nessun commesso che ti disturbi con la frase “posso aiutarti?”. Lì dentro ci si passa pomeriggi interi. Lettera B: BAD COMPANY. La copertina con i dadi è quella che mi attira subito, …printed in USA…cazzo, l’etichetta è quella della SWAN SONG, special thanks to PETER GRANT, sleeve by HIPGNOSIS…STRAIT SCIUTER sei mio.

Bad Company Straight Shooter

Arrivo a Nontown, salgo in casa, sono tutti fuori, metto il disco sul piatto … primo pezzo GOOD LOVING GONE BAD. Bam! Una sorta di imprinting immediato, una scossa di testosterone, un marchio indelebile che mi si stampa sull’animo. Il pezzo è di un certo MICK RALPHS, ah è il chitarrista.

Hard rock di fattura pregevolissima, suoni efficacissimi, batteria meravigliosa, voce che senti vibrare nello stomaco, e MICK RALPHS giustappunto alla chitarra. Un zabaione di iperbole (vabbeh iperboli) per la mia giovane anima, per me che sono esile come un giunco ma che mi sento forte come una quercia. STRAIGHT SHOOTER significa  “persona schietta e sincera” ma c’è il gioco di parole dato dall’immagine dei dadi in copertina: to shoot craps significa difatti tirare i dadi, gettare i dadi. Ad ogni modo, mi accorgo che MICK RALPHS non è JIMMY PAGE, ma il suo chitarrismo  è appunto così schietto e sincero da essere, per me, irresistibile. Quelle note alte dell’assolo di chitarra a tutt’oggi sono incise nel mio animo. Riff granitico poi stacco lento dove RODGERS canta

I got my pride 
Don’t need no woman to hurt me inside
I need love 
Like any other
So go on and leave me
Leave me for another

Il ritmo poi riprende e sullo stacco PAUL che canta Cuz’ Baby I’m a bad Man, quanta forza mi ha dato quella sciocca frasetta…

Good! Lovin’ gone bad
Good! Lovin’ gone bad
Good lovin gone bad
I’m a sad man
Get outta my way 
Cuz’ Baby I’m a bad Man
Now Now!

Io sono conosciuto per essere soprattutto un fan dei LED ZEPPELIN, e dei FREE e degli ELP se vogliamo, ma in definitiva forse il gruppo che più amo è la (vabbeh i) BAD COMPANY, e grazie a questo primo pezzo, STRAIGHT SHOOTER è probabilmente l’album che preferisco in assoluto. Intendiamoci, capisco benissimo che la BAD CO non è uno dei gruppi più importanti della storia del rock, so che detta in modo un po’ maldestro il gruppo non è altro che la versione da stadio dei FREE, ma quell’hard rock genuino, semplice, diretto mi arriva al cuore con una facilità disarmante. Non è un caso che la mia band si chiami CATTIVA COMPAGNIA, che le canzoni che scrivo siano in qualche modo messe giù con un metodo simile, che mi senta un chitarrista alla MICK RALPHS più che alla JIMMY PAGE, che i il partner musicale che ho sempre cercato (invano) è una sorta di PAUL RODGERS emiliano… Oggettivamente credo che STR SHT sia un buon album hard rock, arriverei a dire ottimo, ma essendo diventato un capitolo così importante della mia vita, per me che sono lo smilzo di Nonantola, è the best hard rock album ever (vabbeh, dopo Physical Graffiti).

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Oggi 27 giugno 2025

Qualche giorno fa se ne è andato Mick Ralphs, chitarrista e compositore di Mott The Hoople e Bad Company, figura fondante per il sottoscritto e di conseguenza per questo blog. Aveva 81 anni, nel 2016 ebbe un ictus che ha reso i suoi ultimi nove anni difficili, pertanto una morte non proprio improvvisa, tuttavia è un gran brutto colpo visto l’importanza che aveva Mick per il sottoscritto.

Condivido subito la triste notizia con Polbi, il quale mi risponde poco dopo …

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Polbi Cell.: Cazzo….quanto mi dispiace….musicista particolarissimo, ha scritto pezzi che restano per sempre nella storia del rock. Aveva quell’aria triste e allegra al tempo stesso che lo rendeva una rockstar atipica. Sicuramente è stato e sarà sempre una rockstar, però con una cifra tutta sua, fuori da ogni cliché del ruolo ma incarnandolo alla perfezione a modo suo. Le sue due band perdono il loro componente mio di gran lunga preferito, che entra in una dimensione da questo momento leggendaria.
Aspetto la celebrazione della sua vita sul blog con il cuore triste anche io amico mio, ti capisco benissimo. Ma lasciamo anche spazio da qualche parte al suo sorriso, che ci torna in mille fotografie della sua storia.

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Michael Geoffrey Ralphs nacque il 31 marzo 1944 a in Stoke Lacy, nell’Herefordshire, scoprì la chitarra relativamente tardi, verso i 18 anni, il momento in cui ascoltò Green Onions per la prima volta,

nel 1964 pubblicò un singolo con i Buddies, si unì quindi al Doc Thomas Group con cui fece tour in Italia

dopo l’uscita di un album (per una etichetta italiana), il gruppo si tramutò nei Mott The Hoople. Con loro Mick pubblicò 5 album che permisero al gruppo di diventare una cult band a tutti gli effetti.

Mick Ralphs – al centro – con i Mott The Hoople

All Young Dudes (1972) e Mott (1973) ebbero un successo ragguardevole.

Frustrato dal fatto che Ian Hunter non volesse (potesse) cantare alcuni suoi pezzi, mise in piedi il sodalizio con Paul Rodgers dei Free, ed insieme al batterista Simon Kirke (Free) e al bassista Boz Burrell (ex King Crimson) formarono i Bad Company, gruppo di gran successo che arrivò a vendere 40 milioni di dischi nel mondo (di cui 20 solo negli USA).

Mick con i Bad Company

Jimmy Page e Mick Ralphs live 1977 (Led Zeppelin show)

Paul Rodgers & Mick Ralphs

Guitar Player 1979 Mick Ralphs

Mick si considerò soprattutto un songwriter più che un chitarrista, molti dei suoi pezzi divennero singoli di successo o comunque brani di grande importanza nell’economia della band.

I Bad Company originali si sciolsero nel 1982. Nel 1984 Mick accompagnò David Gilmour dei Pink Floyd nel tour relativo e nel 1985 pubblicò a suo nome l’unico album solista vero e proprio “Take This”.

Si susseguirono reunion dei Bad Company (con e senza Paul Rodgers, con e senza lo stesso Mick) e dei Mott The Hoople e tour della Mick Ralphs Blues Band.

Jimmy Page e Mick Raplhs

Nel 2016 l’ultimo tour dei Bad Company con in formazione 3/4 dei membri originali ovvero Mick, Paul e Simon Kirke, fu in quella occasione che ebbi modo di vedere, nella data di Glasgow, il mio eroe.

Bravissimo autore di canzoni, chitarrista magari non appariscente ma certamente capace e con uno stile tutto suo, Rockstar elegante e gentile. Per quanto mi riguarda niente di meglio. Mi mancherà molto.

Goodbye my hero. Thanks for the music. You meant a lot to me. I will always love you.
 
Mick Ralphs 31/03/1944 – 23/06/2025.
 

Blues Deluxe

8 Mag

Ma davvero è questo che vogliamo? Uomini che decidono leggi su questioni femminili? Persone di dubbia fama, di dubbio intelletto, di dubbi valori universali messi a governare nazioni, regioni, province, città? Super manager che si rivelano tutt’altro che super messi a capo di grandi aziende, corporate, multiutility? Davvero pensiamo che la società e il pianeta stesso riescano a sostenere tutto questo? Davvero diamo retta agli economisti? Sono su questo pianeta da decenni e mi pare che questi studiosi esperti di problemi economici abbiano combinato solo disastri. Sul serio vogliamo impostare la società sui dettami che pontefici, patriarchi, dalai lama, monaci e religiosi in genere impongono ai loro fedeli? Sul serio l’invio di armi è l’unica soluzione per fermare una guerra? Chiedo per un amico … perché io non ho risposte.

Veramente vogliamo passare buona parte del nostro tempo libero a sfogliare sugli smartphone video insignificanti di sconosciuti? E’ proprio necessario vivere la vita nelle realtà virtuali dei social? No perché, tra l’altro un recente studio ha dimostrato come nella popolazione giovane si stiano alzando le percentuali di malattie di solito accostabili a chi ha una certa età … sembra che il nostro corpo inizi ad invecchiare prima a causa dello stile di vita che da qualche lustro abbiamo fatto nostro.

Davvero chi ha doti attitudinali per attività e professioni umane più in voga al momento ha il sacrosanto diritto di pretendere stipendi molto più alti e bonus di ogni genere? Stipendi che poi le aziende devono  gestire e governare e che alla fine della filiera portano agli aumenti dei prezzi di cibo, merci e beni, innescando un meccanismo infernale da cui non si riesce più ad uscire … mega compensi (sovente immeritati) per una minoranza e stipendi basilari per la grande maggioranza mentre ogni costo schizza alle stelle. E’ questa l’equazione giusta? Chiedo per un amico …

(brusio, crepitii, voci sommesse …) “eccolo qui il pippone di Tirelli che con sacerdotale gravità e solennità declama i pensieri che gli si attorcigliano alla maruga, il solito e supponente approccio ieràtico …”

Chi ha parlato? Siete voi miei lettori adorati? O forse gli amici che ogni tanto chiamo a raccolta? Non sarete mica voi mie pheeghe predilette che tanto dite di venerare il Magister Tirelli? No? E allora chi caspita … ah, enigma risolto, è stato ITTOD (uno dei tre uomini che sono), deve essere riuscito a metter fuori la testa dalle segrete del mio animo in cui lo tengo prigioniero …

E allora lo ricaccio al suo posto e, come tutte le domeniche di questa stagione, al calar del sole scendo sui prati della Domus per ammirare ancora una volta le lunghe ombre del fine settimana che sta per terminare …

Domus Saurea may 2024 foto Tim T

i graffiti spirituali sono così diversi da quelli dei sabati mattina quando la pianura diventa un mare d’erba da navigare in tranquillità, quando il weekend appena iniziato sembra colmo di opportunità da cogliere.

sabato mattina alla Domus Saurea – maggio 2024 foto Tim T

Le lunghe ombre tuttavia ritornano implacabili a ricordarci che dobbiamo vivere nel blues e allora eccomi qui ad aspettare l’arrivo dei The Long Riders …

JOHNNY WINTER

Ho trovato una intervista a JW del marzo del 1976 mai pubblicata al tempo e inserita nel 2020 sul sito della rivista Goldmine. Per un fan trattasi di faccenda piuttosto succosa.

https://www.goldminemag.com/articles/vintage-johnny-winter-interview?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR3g_sDqhSjV6ibX2jn6EQmTpZGk1Ee12rVsdggDFvcmsMtUAmK_Li4TdUw_aem_ARBuZKAeGjB_flD99fUFHPhnZQu9xzp9zRH9Cgm5g0KK-yw5ZjHLmJpcoW2Sk3S3tOMTic6ulgduWDjxsrDl6eaX

Che dire poi del video pubblicato un anno fa dei Johnny Winter And all’Atlanta International Pop Festival maggio 1970 e che io non avevo mai visto prima? Uno spettacolo. Avessi avuto l’occasione da ragazzino di vedere i JWA dal vivo credo sarei schizzato nella stratosfera. In questo particolare concerto, in via del tutto eccezionale, alla batteria vi era Edgar Winter, oltre ai soliti Randy Jo Hobbs al basso e Rick Derringer alla seconda chitarra.

https://www.youtube.com/watch?v=QqYNC_eCGtE

Johnny …ah.

Johnny Winter, 1970. (Photo by Norman Seeff)

SECONDA STELLA

E’ arrivata la stellina tanto attesa, dopo un campionato per lo più strabiliante. Squadra coesa, dirigenza esperta-scaltra e saggia, proprietà ancora viva, allenatore in stato di grazia e giocatori determinati-bravi-felici. In una stagione in cui (quasi) tutto è andato per il verso giusto e il football giocato è stato spesso una meraviglia resta il rammarico di essere usciti agli ottavi dalla Champions contro una squadra tignosa e poco altro … avremmo dovuto arrivare perlomeno alle semifinali visto l’allineamento dei pianeti. Distanze abissali ci separano dai diretti e storici concorrenti, li guardiamo da lassù, benché per un discreto tratto ci siano stati a ruota. Nell’Inter di quest’anno tuttavia tutto girava troppo bene per rischiare di non vincere il campionato. Già, tutto è bene quel che finisce bene, basta festeggiamenti però, chiudiamo in bellezza il campionato e prepariamoci per il prossimo.

Dopo il derby – Celebration Day – Aprile 2024 Tim & Mario

Sul ponte sventola bandiera nerazzurra – Domus Saurea – Foto Tim T

GATTI ALLA DOMUS

La Ragni sente la mancanza di sua madre Raissa, sembra spaesata, confusa, triste …certo, è ormai vecchia anch’essa, è arrivata a 16 anni (80 anni umani) e ha la stessa malattia che aveva sua madre, eppur son certo che è il sentirsi sola che la fa sbandare … prima Palmiro, ora Raissa … per la nostra colonia felina è un periodo difficile.

Lonely Ragni – may 2024 Foto Tim T

Honecker ha ormai 8 mesi, è un giovane maschio che cerca la sua strada, annusa l’aria, cerca di capire come comportarsi con i suoi due umani, va alla scoperta dei suoi territori ed è buffo sorprenderlo mentre è alle prese con la elaborazione ancora acerba dei suoi pensieri.

Honecker sotto sera – Aprile 2024 – Foto Tim T

Mi sbaglierò, ma a volte ho l’impressione che possa diventare anch’egli un gatto di blues …

Il giovane Honecker gatto di blues – foto Tim T

PLAYLIST

 

CODA

Guardo dal basso verso l’alto la Ghirlandina di Mutina,

La Ghirlandina – Foto Tim T aprile 2024

come ogni anno annuso l’inebriante profumo dei Lillà della Domus,

Lillà alla Domus – aprile 2024 – foto Tim T

e provo a preparami per la nuova stagione. Tra la pioggia, i cieli bassi e gli squarci di sole, di là dal fiume e tra gli alberi qualcosa si intravede. Che dice il barometro, tempo soleggiato o tempesta in arrivo?

PERDERE JEFF BECK

17 Gen

Polbi Cell.: Non sono un fan in senso stretto e lo sai. Ma uno come Beck anche solo vederlo in foto e sapere cosa e come ha rappresentato per e il nostro mondo rock, ti fa sentire meglio. Una perdita pesante ben oltre il suo essere un chitarrista straordinario
Tim Tirelli: Sì come Keith Richards. Era uno dei nostri delinquenti del rock and roll.
Polbi Cell.: Esattamente
Tim Tirelli: Come faremo senza non so.

Polbi Cell.: Smarriti. Ecco come faremo… smarriti, sempre più smarriti

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Ho lasciato passare qualche giorno per provare ad essere più lucido, dato che la sua scomparsa ha avuto un forte effetto su di me, ed inoltre per affrancarmi dalla valanga di commenti sui social, magari tutti in buona fede, ma spesso troppo enfatici, melensi e senza un vero costrutto.

Perdere Jeff Beck non è per niente facile per uomini come noi, come mi ha scritto Polbi su whatsapp, sapere che certe figure Rock ci sono, esistono, rende la nostra vita meno dura. E più sicura.

Perdere uno così, dopo che per 9 lustri ha fatto parte della mia vita, è durissima. Dispiace per lui, per la musica Rock e per noi. Per molto tempo ho pensato che quando se ne va ad esempio un musicista o un attore o qualcuno del genere che abbiamo amato occorresse  – in caso si voglia tributare un omaggio – parlare di chi è scomparso, evitando la autoreferenzialità di chi scrive. Oggi sono meno rigido e tendo a pensare che parlare di ciò che ha significato uno come Jeff Beck ad esempio nella nostra vita sia un grande omaggio alla sua figura … insomma è come dirgli: guarda Jeff quanto hai contribuito alla mia crescita musicale, spirituale e universale.

In questi giorni sul web si leggono anche tante castronerie e inesattezze riguardo Jeff e il suo rapporto con Jimmy Page (figura  prediletta a molti lettori di questo blog). Un mio cugino mi ha persino segnalato un articolo dove si diceva che Beck ha insegnato il mestiere a Page. Ci sarebbe da ridere se non fosse un momento così triste. Parliamo di Page non per vezzo ma per i  mille collegamenti tra i due. Dal momento in cui la sorella di Jeff accompagnò suo fratello minore a casa di Jimmy con lo scopo di fargli conoscere un altro “tipo strano ossessionato dalla chitarra” che frequentava la sua stessa scuola, Page e Beck si legarono l’uno all’altro per la vita. Uno dei miei contatti mi ha confermato come Jimmy sia ovviamente distrutto dalla dipartita di Jeff, lo immagino, perdere un amico così stretto, per di più chitarrista supremo e leggendario, per il Dark Lord deve essere durissima. Credo che si aggiunga anche lo smarrimento dovuto alla caducità della vita, per Jimmy fresco 79enne riflettere su di essa deve essere automatico.

Jeff Beck c’è sempre stato per me, perlomeno sin da quando la musica rock mi irretì definitivamente, laggiù negli anni settanta. Se ti innamori dei Led Zeppelin, Jeff Beck viene perlomeno di conseguenza, e se sei chitarrista poi entra a far parte di te nonostante la sua discografica non sia esattamente facile. Sì, certo, TRUTH (1968) è un disco fondante per la musica Rock, ma già il secondo BECK OLA (1969) è sfilacciato (ed è comprensibile, una band costretta a sfornare un album in soli sei giorni senza poi che tra i membri ci fosse uno col chip del songwriting non può certo fare miracoli). ROUGH AND READY (1971) e JEFF BECK GROUP (1972) sono buoni album ma non è che contengano pezzi straordinariamente belli. Il periodo BECK BOGERT & APPICE (più o meno 1973/74) sulla carta doveva essere stimolante, ma il ritorno al Rock in senso stretto per provare ad emulare il successo dei LZ non si rivelò niente di maestoso benché i numeri siano stati ben più che positivi. Intendiamoci, le performance alla chitarra furono leggendarie ma mancavano i pezzi, al solito. Ecco, a mio modo di vedere fino al 1973/74 come chitarristi Page e Beck si equivalevano, poi Page decise di non applicarsi più a dovere e sdraiarsi sugli allori mentre Beck prese il volo e diventò uno dei massimi esponenti della chitarra Rock and beyond. Nella seconda metà dei settanta, affascinato dalla Mahavisnhu Orchestra, Jeff si diede al Jazz Rock, BLOW BY BLOW (1975) e WIRED (1976) sono album legati a quel genere, aggiungerei che anche THERE AND BACK del 1980 è degno di nota. Dopo il brutto disco del 1985 (che però aveva la meravigliosa cover di PEOPLE GET READY di Curtis Mayfield registrata insieme a Rod Stewart) arrivarono album  più consoni alla grandezza di un musicista come lui, GUITAR SHOP (1989), WHO ELSE (1999) e nel 2010 il superlativo EMOTION AND COMMOTION (2010) che sfiorò la Top Ten americana. Furono anche gli anni di album che il mio amico statunitense Pete E. – bass player extraordinaire – definirebbe super modern sounding stuff, materiale che non mi attrae particolarmente, ma il fatto è che al di là della discografica a tratti ostica e piena di momenti di musica strumentale poco adatta al grande pubblico, Jeff si è dimostrato un chitarrista e un musicista straordinario, cosmico, ineguagliabile, con ogni probabilità il miglior chitarrista solista dei nostri tempi.

Molti anni fa il giornalista musicale Giuseppe Barbieri su Chitarre scrisse (a proposito del fatto che Beck non fosse un natural born songwriter) che Jeff Beck compone musica con i suoi assoli. Se vogliamo ogni chitarrista che suona un buon assolo compone musica, ma in senso stretto Jeff Beck lo fa in maniera più ampia, il suo genio si materializza durante quegli assoli con cui da lustri affascina il mondo. Il suo controllo delle strumento è totale, dal vivo raggiunge risultati che credo nessun altro potrà mai raggiungere, la sua tecnica, il suo bending, il suo agire sulla leva del vibrato, il lavoro magnifico delle dita della sua mano destra, il suo tocco emozionante sono un qualcosa di divino … ecco sì, da quel punto di vista Jeff Beck è stata una divinità, definirlo eroe è troppo poco.

E poi, diciamocelo, tra l’altro Jeff Beck era un figo della madonna.

Qui sotto, in ordine più o meno cronologico alcuni dei suoi momenti leggendari:

Negli anni 10 degli anni duemila l’ho visto dal vivo due volte e in entrambi i casi la sua chitarra mi è arrivata nell’anima come una lancia, soprattutto la prima volta a Lucca nel luglio 2010 mi scombussolò moltissimo. Sarà che mi trovavo in Toscana, sarà che ero sotto al palco, ma verso la fine di NESSUN DORMA di Puccini mi commossi a tal punto che piansi. Che cavolo di emozioni che riusciva a liberare …

LUCCA SUMMER FESTIVAL 2010

https://fb.watch/i5meeQ49Ow/

Il mio amico Jon H., anch’egli statunitense, chitarrista professionista, recentemente ha scritto che: “Jeff Beck was the greatest lead guitarist of all time, the ultimate interpreter of melody with a fire and beauty never equaled.” … l’ultimo interprete della melodia con un fuoco e una bellezza mai eguagliati. Come dargli torto.

Caro Jeff, con te se ne va il sublime virtuosismo al completo servizio della musica, attività umana che pochissimi sono riusciti a centrare, se ne va una figura di lignaggio musicale universale, se ne va uno dei miei pochi veri riferimenti. Lo sai che non credo nell’aldilà, dunque non scriverò le solite scempiaggini circa le jam session che potrai fare con gli altri musicisti scomparsi che ritroverai lassù, auguro solo alla scintilla di materia che ancora ti rappresenta di volare in alto nell’universo di aria sonora che tu stesso hai contribuito a creare. Addio Jeff, addio. … there’s a train a-comin’, you don’t need no baggage, you just get on board

Jeff beck old

Geoffrey Arnold Beck

24 June 1944 – 10 January 2023

Addio a John Miles (born John Errington; 23 April 1949 – 5 December 2021)

6 Dic

Dopo una breve malattia se ne è andato John Miles.

Ecco, questa è una di quelle perdite che colpiscono duro, che sarà difficile da accettare. E’ dall’uscita del singolo Music nel 1976 che questo magnifico musicista e cantante fa parte della mia vita. Da ragazzino mi perdevo nell’orchestrazione, nella malinconia e nel rock di quel pezzo prodigioso e da uomo di un incerta età … faccio lo stesso. La sua musica mi piace, mi irretisce, mi conforta. Nel corso degli anni abbiamo parlato più volte di lui qui sul blog, quindi sapete cosa significasse per me, e ora perderlo mi lascia un vuoto incolmabile. Certo, questa è la vita, lo sappiamo, ma resta il fatto che John Miles, il grande John Miles, ci mancherà moltissimo. Dal 1976 al 1981 ha prodotto grandi album, ed è stato collaboratore di lusso per Alan Parsons, Jimmy Page e Tina Turner, tra gli altri. Per quanto ci riguarda un gigante.

Riposa in pace, John.

To live without your music
Would be impossible to do
‘Cause in this world of troubles
your music pulls me through

jm-eurotour1979

John Miles sul blog:

JOHN MILES suona “Music” nel programma omonimo di Canale 5 (11 gennaio 2017)

JOHN MILES “The Decca Albums” (Caroline-Decca-Universal 2016) – TTTTT

Bluesitudine: ALAN PARSONS PROJECT with JOHN MILES “Shadow Of A Lonely Man” 1978

JOHN MILES “Decca Singles 1975-79” (2012 7T’s Records / Cherry Red Records) – TTTTT

JOHN MILES European Tour 1979 tour program

Flashes from the Archives of Oblivion: JOHN MILES “Rebel ” (Decca 1976 – Universal /Lemon Recordings Remaster 2008) – JJJJ1/2

The 1969 Memphis Country Blues Festival | Full Documentary

10 Ago

Qualche giorno fa la Fat Possum Records ha pubblicato su Youtube il documentario sul Memphis Country Blues Festival del 1969, non potevo dunque che scrivere due righe a tal proposito; è vero che per noi il termine Uomo di Blues ha una valenza più ampia e dunque non solo musicale, ma è indubbio che il Blues è la musica (almeno nella sua versione rurale) che più inquieta le nostre anime.

memphis country blues festival 1969

Diversi i nomi poco noti e accanto a questi giganti come Bukka White, Mississippi Fred McDowell e Johnny Winter. Riguardo quest’ultimo devo dire che mi ha un po’ sorpreso la versione di Memory Pain suonata senza la Gibson Les Paul. Il brano comparve sull’album Second Winter uscito alla fine d’ottobre del 1969 e registrato in otto giorni tra luglio e agosto dello stesso anno, e si contraddistinse per il suono pieno e caldo della chitarra Les Paul, appunto.

Sentirgliela fare al Memphis Country Blues Festival nel giugno del 1969 con una chitarra diversa e dal suono pulito mi ha meravigliato, l’attacco non è ovviamente lo stesso, ma per uno come me vedere un filmato fino ad oggi inedito di Johnny Winter nel 1969 è sempre un evento.

Ad ogni modo è un documentario davvero notevole.


03:14
Rufus Thomas with The Bar-Kays

08:01 Bukka White

09:58 Nathan Beauregard

12:01 Sleepy John Estes & Yank Rachell

14:00 Jo Ann Kelly & “Backwards” Sam Firk

17:20 Son Thomas 20:20 Sleepy John Estes & Yank Rachell

22:07 Lum Guffin

23:21 Rev. Robert Wilkins & Family

26:09 John Fahey

28:56 Sid Selvidge with Moloch

30:53 John D. Loudermilk

35:43 Furry Lewis

42:35 Bukka White

43:53 Piano Red

47:05 Jefferson Street Jug Band with John Fahey and Robert Palmer

50:26 Insect Trust

52:25 Moloch

56:22 Johnny Winter

01:02:40 The Salem Harmonizers

01:05:34 Mississippi Fred McDowell

https://www.fatpossum.com/

Genesis live at Bataclan, Paris (France), 10 january 1973 – 16mm footage

19 Apr

Qualche giorno fa su youtube è stato caricato un filmato dei Genesis con Peter Gabriel a cura dei tipi del sito Genesis Museum, il tutto completamente rimesso a nuovo nella parte video e nella parte audio e dunque presentato per la prima volta in questa prodigiosa qualità. Probabilmente il miglior filmato del gruppo con PG. Trentotto minuti da non perdere.

00:00 The Musical Box

10:03 Supper’s Ready

21:22 Return Of The Giant Hogweed

26:48 The Knife

33:21 Interviews

“Cant You Hear The Wind Howl -The Life and Music of Robert Johnson” – Robert Johnson docudrama 1997

10 Gen

Non avevo mai postato questo docudrama sul blog, mi pare sia ora, visto che la mia ossessione per il Delta Blues ogni anno si fa più intensa, sono infatti arrivato al punto che tutto il blues registrato al di fuori degli anni venti e trenta del secolo scorso mi pare inutile. Forse questa è una delle mie solite boutade ma non ne sono del tutto sicuro.

Essendo un filmato del 1997 si basa essenzialmente sui luoghi comuni che per decenni hanno dipinto la vita e la personalità di Robert Leroy Johnson – il nostro padre putativo – dunque dal punto di vista storico non è del tutto attendibile, tuttavia vederlo rappresentato (dal musicista Keb Mo’) in un film è un brivido. Certo, Keb Mo’ è troppo alto, Johnson era un uomo di media statura, ma – almeno a me – certe sequenze fanno girare la testa.

Sarebbe bello se qualcuno facesse un’operazione del genere oggi, dopo che l’uscita del libro Up Jumped The Devil ha spazzato via tutte le sciocchezze scritte su di lui e portato alla luce i veri percorsi del musicista più leggendario del Delta Blues. Ad ogni modo, ecco il link:

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Colgo l’occasione per ripubblicare alcune foto memorabili legate a RLJ:

la casetta dove probabilmente nacque …

The house where Robert Johnson was believed to be born

le uniche tre foto conosciute …

Robert Johnson first photo

Robert Johnson second photo

Robert Johnson third photo

Località in cui è passato più volte …

Friars Point Mississippi

tipiche case in cui ha vissuto …

Shotgun Shack – tipica casa rettangolare del sud degli Stati Uniti

e il posto dove è stato avvelenato.

Three Forks Store, Mississippi

Three Forks Store Mississippi- Interno

The Three Forks store, Quito, Mississippi, – photo Terry Baker 1995

Robert Johnson sul blog:

https://timtirelli.com/2020/05/23/la-terza-foto-di-robert-johnson-2/

https://timtirelli.com/2019/10/27/b-conforth-g-d-wardlow-up-jumped-the-devil-the-real-life-of-robert-johnson-omnibus-press-25019-ttttt/

https://timtirelli.com/2019/08/30/flashes-from-the-archives-of-oblivion-robert-johnson-il-re-del-delta-blues/

Addio a Edward Van Halen

7 Ott

Ieri, 6 ottobre 2020, se ne è andato Edward Van Halen, musicista straordinario, innovatore, dio della chitarra, cuore di una delle più grandi hard rock band americane di ogni tempo. Aveva 65 anni, combatteva già da un po’ contro il cancro alla gola.

Pochi chitarristi in campo Rock possono dire di essere stati influenti quanto lui, il suo nome va accostato di diritto ai quattro cavalieri dell’apocalisse che sempre vengono citati (Clapton, Beck, Hendrix, Page).

Certo, dopo il suo avvento sono arrivati i super tecnici della chitarra, un’orda barbarica molto spesso votata unicamente alla tecnica, orda che per quanto ci riguarda ha snaturato e svilito la musica rock, ma resta il fatto che lui, King Edward, è stato figura cruciale per lo sviluppo della strumento e che il suo gruppo – anche grazie alla varietà di stili portati in dote da David Lee Roth – ha sfornato tra la fine dei settanta e l’inizio degli ottanta meravigliosi album di (big) rock americano. Belle canzoni, riff straordinari, un tocco magico che sulla chitarra aveva solo lui, physique du role e vagonate di talento musicale.

La dieta a base di fumo, alcol e cocaina durata tanti anni deve aver contribuito alla sua fine, ma Eddie ha vissuto come ha voluto ed oggi a noi non resta che piangere questo gigante della chitarra, quest’uomo che ha saputo regalarci tantissimi momenti belli.

Poi naturalmente la sua dipartita ha impatto anche sulle nostre vite, come spesso capita quando se ne vanno musicisti, artisti, scrittori e uomini che hanno influito pesantemente su di noi.

Da diverso tempo ho in mente di scrivere l’articolo “Van Halen according to TT”, a questo punto mi ci dovrò mettere davvero, per rendere un omaggio concreto – nel mio piccolo – a questo uomo che tanto mi ha dato. E’ vero, sono principalmente un fan dei Led Zeppelin, ma li ho vissuti sul finire della loro carriera mentre con i VH ci sono cresciuto, li ho “scoperti” quando in Italia ancora non erano certo un gruppo conosciuto, già … all’epoca non è che fosse di moda comprare dischi del genere, disco, punk e new wave sembravano avere tutte le attenzioni.

Leggere uno dei primi articoli su di loro su Ciao 2001, correre al Disco Club di Modena e chiedere il loro primo album, tornare a casa, metterlo sul piatto e rimanere imbambolato nell’ascoltare l’incredibile (per quegli anni era davvero roba da extraterrestri) ERUPTION e scoprire che bella musica sapessero proporre i Van Halen. No, non lo scorderò, come non scorderò VH II, FAIR WARNING, DIVER DOWN e 1984. Sì, anche WOMEN AND CHILDREN FIRST, ma per quanto ancora inesperto fossi mi era chiaro che fossero rimasti a corto di belle canzoni e che il disco ne soffrisse, benché la title track e qualche altro pezzo seppero comunque tenere alta la mia passione.

Van Halen

E’ dura perdere uno come lui, con EVH se ne vanno mille ricordi, e arriva una volta di più la consapevolezza che è tutto un giro di giostra, che la giovinezza è effimera e vola via in un batter d’occhio, così come la vita, ma perlomeno ci rimangono le canzoni a cui aggrapparci, stelle sonore che ci guidano lungo le profondità insondabili della vita stessa. Addio Eddie, mi mancherai moltissimo.

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Rolling Stones “Scarlet” – 1974 outtake featuring Jimmy Page

23 Lug

ITALIAN / ENGLISH

Si parla di questo pezzo da così tanti anni che mi sembra quasi incredibile poterlo ascoltare oggi. All’epoca si scriveva fosse un reggae scritto nel 1973 da Keith e Jimmy e dedicato alla figlia di quest’ultimo. Oggi non mi sembra plausibile, per di più sulle scatole dei nastri originali vi è riportata la data 5-10-74, dunque non è una outtake di Goats Head Soup, l’album del 1973 dei Rolling, benché sia contenuta nella nuova versione del disco in uscita il 4 settembre. Oggi il canale del gruppo su Youtube l’ ha messa in circolazione, ed è un piacere davvero poterla ascoltare.

RS 1974

A Keith Richards par di ricordare che “noi arrivammo allo studio per iniziare delle sessions mentre i Led Zeppelin finivano le loro (senza dubbio quelle di Physical Graffiti ndTim) e mi sembra Jimmy decise di rimanere. Non avevamo intenzione di registrala come canzone vera e propria, ma solo come demo, come dimostrazione del feel che potevano esprimere, ma devo dire che alla fine venne fuori bene, con una formazione come quella poi meglio usarla”.

KR 1974

Al primo ascolto mi è sembrata un po’ sconclusionata e confusa, al quarto invece mi è parsa magnifica. Una outtake certo, non rifinita, slabbrata, ma vivida e pieno di ardore. Keith che parte con un riff reggae rock, arricchito dal lavoro di Page, poi Jimmy enfatizza un accordone sostenuto e sospeso e quindi si passa al bel ritornello melodico con Jagger jaggering away. Segue un mini intervento alla solista di Jimmy e di nuovo il riff, accordone, ponte e ancora il bel ritornello con sotto il lavoro di Jimmy tra ritmica e solista. Finale tipico dei Rolling di quel periodo, con la lead guitar di Page che si infila sinuosa.

JPP 1974

Scambio qualche impressione col nostro Polbi:

Polbi: “Ho sempre voluto sentire i miei due chitarristi preferiti insieme, sarà un po’ grezza ma mi piace molto. Page con la sua maestosità cosmica riesce a trasformarsi in un perfetto lead guitarist per gli Stones. Dio benedica il Rock e tutto quello che si porta appresso.

Tim: “Se non ci fosse il Rock non so dove saremmo. Gli Stones 1971/75 sono i miei preferiti, l’arrivo di Wood è stata una disgrazia, avrebbero dovuto prendere Page :-), si sarebbe trasformato in un chitarrista perfetto per loro come dici tu, senza la cazzonaggine priva di talento di Wood e il distacco di Taylor”

Polbi: “Esattamente. Ora voglio sentire tutto il catalogo degli Stones 1966/75 con Page :-)’Il distacco di Taylor’, per quanto lo ami è una considerazione perfetta. Specialmente dal vivo suonava spesso per i cazzi suoi.”

Insomma, bel pezzo rock suonato insieme a Page e a Ric Grech dei Traffic / Blind Faith. Oltre alle tre outtake ormai molto reclamizzate, la deluxe edition conterrà anche il mitologico album dal vivo Brussels Affair del 1973, uno dei live album più entusiasmanti della musica Rock sebbene incredibilmente mai pubblicato dal gruppo negli anni d’oro.

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ENGLISH

We have been talking about this song for so many years that it seems almost incredible to be able to listen to it today. At the time it was written that it was a reggae composed in 1973 by Keith and Jimmy and dedicated to the latter’s daughter. Today it does not seem plausible to me, moreover on the boxes of the original tapes there is the date 5-10-74, therefore it is not an outtake of Goats Head Soup, the RS 1973 album, although it is contained in the new version of the record out on September 4th. Today the group on Youtube channel has put it into circulation, and it is a real pleasure.

RS 1974

Keith Richards says, “My recollection is we walked in at the end of a Zeppelin session. They were just leaving, and we were booked in next and I believe that Jimmy decided to stay. We weren’t actually cutting it as a track, it was basically for a demo, a demonstration, you know, just to get the feel of it, but it came out well, with a lineup like that, you know, we better use it.”

KR 1974

At first listen it seemed a bit rambunctious and confused, at the fourth it seemed magnificent to me. Yes, sure, just an outtake, unfinished, tattered, but vivid and full of ardor. Keith starts it with a reggae rock riff, enriched by the work of Page, then Jimmy emphasizes a sustained and suspended chord, the bridge and then everything moves on to the beautiful melodic refrain with Jagger jaggering away. A lead guitar mini-intervention follows and then again the riff, the chord, the bridge and the beautiful refrain with Jimmy’s work being a mix between the rhythmic and the soloist. Typical ending a la Rolling Stones of that era, with Page’s lead guitar twisting sinuously.

JPP 1974

I exchange some impressions with our Polbi:

Polbi: “I’ve always wanted to hear my two favorite guitarists together, it will be a little rough but I like it a lot. Page with his cosmic majesty he can transform himself into a perfect lead guitarist for the Stones. God bless Rock and all that it carries with it. “

Tim: “If there wasn’t Rock I don’t know where we would be. The 1971/75 Stones are my favorites, Wood’s arrival was a disgrace, they would have had to take Page :-), he would have turned into a perfect guitarist for them, like you say, without Wood’s untalented nonsense and Taylor’s detachment “

Polbi: “Exactly. Now I want to hear the whole Stones 1966/75 catalog with Page :-) ‘The detachment of Taylor’, as much as I love him it is a perfect consideration. Especially live he often played for himself.”

In short, nice rock song played together with Page and Ric Grech of Traffic / Blind Faith. In addition to the three very popular outtakes, the deluxe edition will also contain the mythological live album Brussels Affair from 1973, one of the most exciting live albums of Rock music although incredibly never released by the group in the golden years.

 

La terza foto di Robert Johnson

23 Mag

E’ venerdì sera, quasi mezzanotte, la pollastrella è in soffitta impegnata con i suoi puzzle da 6.000 pezzi mentre io polleggio sul divano cercando di lasciar decantare una settimana impegnativa di lavoro, tre bicchieri sul tavolino: one bourbon, one scotch, one beer. Sono sospeso tra due giornate, quella oltremodo gioiosa del 22 maggio (decimo anniversario del triplete dell’Inter) e quella impegnativa del 23 maggio (ventottesimo anniversario della scomparsa di mia madre). La TV sintonizzata su youtube, un po’ di Led Zeppelin, un po’ di Little Feat, un po’ di ASMR.

Sonnecchio, mi sveglio, risonnecchio, mi risveglio. Palmiro dorme profondamente di fianco a me, Minnie fa lo stesso poco più in là. Decido di alzarmi, mi scuoto, scorro velocemente sul cellulino le ultime notizie, me ne appare una da The Blues Fundation, parla di una terza foto di Robert Johnson, il mio padre putativo spirituale! Faccio un balzo, come? Che sta succedendo?

Decenni di attesa, di false terze e quarte foto e all’improvviso questa, sulla copertina del libro che sta per essere pubblicato da una delle sorellastre di Robert che ricorda: “negli anni trenta a Memphis, in Beale Street, c’era un posto dove potevi farti una foto senza l’ausilio del fotografo, mettevi un nichelino, tiravi la tenda ed era fatta. Un giorno, avevo dieci o undici anni, camminavo da quelle parti con mia sorella Carrie e mio fratello Robert. Ricordo che lui aveva con sé la chitarra e che la suonava mentre camminavamo; così mi feci una foto, anche Robert entrò nella cabina, evidentemente lui se ne fece due. Questa foto mostra mio fratello Robert nel modo in cui io lo ricordo, aperto, gentile e generoso. Non sembra proprio l’uomo della leggenda, quello descritto come alcolizzato e attaccabrighe. Questo è mio fratello Robert”.

Comprensibile che la sorella ricordi e voglia ricordare il fratello in quel modo, ma Robert Leroy Johnson era anche altro, molto altro, come abbiamo avuto modo di vedere qui sul blog; oltre ad essere un nero istruito, un ottimo chitarrista dalla grande tecnica e grande talento e uno che non fece mai un patto col diavolo (tutto nacque da un paio di battute fuorvianti da parte di qualche suo collega), RLJ era anche un uomo chiuso nei suoi  blues tenebrosi, uno sciupafemmine, un alcolizzato, un bestemmiatore. Lasciamo tuttavia stare tutti questi aspetti e godiamoci questa incredibile nuova foto che in effetti ci mostra un Robert solare e amichevole.

Lo so, per tanti non vorrà dire granché, ma per me è un avvenimento straordinario.

La “nuova” foto Robert Johnson

Le altre foto di RLJ:

Robert Johnson

 

Robert Johnson

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Robert Johnson sul blog:

https://timtirelli.com/2019/10/27/b-conforth-g-d-wardlow-up-jumped-the-devil-the-real-life-of-robert-johnson-omnibus-press-25019-ttttt/

https://timtirelli.com/2019/08/30/flashes-from-the-archives-of-oblivion-robert-johnson-il-re-del-delta-blues/